10
Feb
2011

Non troppa fretta

Una riflessione indotta dalla lettura del Rapporto sullo stato dei servizi idrici 2009 pubblicato dalla Conviri (Commissione Nazionale di Vigilanza sulle risorse idriche), dove si legge:

Il regolamento per la valutazione delle perdite nelle reti acquedottistiche fu emanato con D.M. dei Lavori Pubblici n. 99 nel 1997. Tale regolamento si prefiggeva di stabilire in  maniera univoca le grandezze da misurare in modo da creare nel tempo una banca dati  omogenea e perciò facilmente analizzabile. Obbligo dei gestori era la trasmissione annuale dei risultati delle rilevazioni eseguite. Il regolamento è rimasto fino ad oggi sostanzialmente  disapplicato. La situazione verificatasi sottende sia una  scarsa capacità di controllo da parte delle istituzioni deputate, che una conoscenza non accurata dei bilanci idrici da parte dei gestori.

Dopo aver ammesso che da più di dieci anni nessun’autorità è intervenuta per far applicare il regolamento, la Conviri fa anche un’ “interessante” proposta per ovviare a tale problema:

Nel tentativo di  modificare questa tendenza, il Comitato,  in  parallelo all’avvio della  procedura normalizzata di rendicontazione tecnica del Servizio Idrico Integrato con  il  rilevamento delle variabili gestionali e tecniche tramite il SIViRI, ha condotto per il 2007 una indagine semplificata.

A questo punto, è quindi evidente che “interessante” è sinonimo di “ambigua”, nel senso che non si capisce come un’ “indagine semplificata” possa “modificare questa tendenza”: un’indagine semplificata, invece, va solo a rendere ancora più confusa la situazione del settore idrico. Ci si scontra infatti con un quadro fatto di dati mancanti, non aggiornati e spesso discordanti, a cui si aggiunge la riluttanza a fornirli da parte dei gestori.  Basti pensare al caso di Acqua Novara.VCO, società interamente di proprietà degli enti locali che fornisce il servizio nell’ATO 1 del Piemonte: mentre la Conviri nello stesso Rapporto denuncia perdite pari al 78%, la società invece parla di valori pari al 25-35%. Sebbene la Commissione spieghi tale differenza dicendo che i loro calcoli si basano sul “volume non fatturato come % del volume immesso nel sistema”, queste differenze non sembrano essere giustificate. Ma anche concedendo (enormi) margini di errore alla Conviri, comunque l’intervallo di 10 punti percentuali nella stima della stessa società non è poco: il 25% è una media che si avvicina a quella degli altri paesi europei (15-20%), il 35% indica invece una situazione di emergenza, sebbene leggermente inferiore al dato medio nazionale pari al 37%, parecchio lontano dai valori all’estero. Si consideri però che molto probabilmente i valori nazionali sono sottostimati, perché saranno proprio i gestori che registrano dati peggiori i più riluttanti a fornire informazioni.

Ma quelli sulle perdite idriche non sono gli unici dati mancanti: Luciano Lavecchia ha visto naufragare il suo progetto proprio a causa della carenza di valori e statistiche. Anche altri lavori sono stati limitati dalla riluttanza a fornire informazioni da parte dei gestori. Lanfranco Senn, in “Le imprese del settore idrico in Italia”, scrive:

“La scarsa disponibilità incontrata da parte di numerosi imprese contattate nella prima fase field della ricerca ha condotto alla individuazione di un numero decisamente più ristretto di imprese disponibili…”, a cui si aggiungono alcuni indicatori mancanti anche tra le imprese del campione.

L’unico elemento di trasparenza risiede nell’ammissione della Conviri di non possedere i dati che per legge i gestori dovrebbero inviargliele. Ma sono passati quindici anni da quando è stato introdotto tale obbligo: se davvero i cittadini vogliono giocare un maggior ruolo nel settore idrico dovrebbero pretendere una maggiore chiarezza dei dati, che si avrà solo quando finalmente esisterà un’autorità di regolamentazione efficiente, cioè competente e con poteri sanzionatori, oltre che realmente indipendente dal potere politico.

Per ora invece la Conviri non ha alcun potere di intervento, quindi il controllo rimane sempre e comunque nella mani delle autorità d’ambito, ossia dei sindaci, ossia dei politici. I risultati si palesano in questi ritardi imbarazzanti nell’attuazione delle leggi, che si manifestano anche nel fatto che la Commissione ha creato un sistema per raccogliere ed elaborare dati sul servizio idrico (il Siviri) solo nel 2009.

Per concludere, una volta ammessi i limiti della Conviri, dei gestori e delle inesistenti istituzioni deputate, non sarebbe anche ora di cercare soluzioni più efficienti? Un piccolo suggerimento: non possono essere gli stessi soggetti a definire le leggi, farle applicare e gestire il servizio. Il conflitto di interessi è devastante.

You may also like

La bolletta elettrica spiegata
L’importanza della comunicazione nella lotta al virus
FOIA italiano: sarà vera trasparenza?*
Se nella P.A. anche gli open data hanno diritto a riposare

1 Response

  1. Lucia Quaglino

    Per completezza informativa: Acqua Novara.VCO mi ha poi informata (dopo numerose chiamate e email senza risposta) che il valore delle perdite del 2009 era in realtà pari al 34% (per l’esattezza, 33,9%). Se quello della Conviri può essere un refuso, perchè invece la società scrive sull’unico documento ufficiale che indica tale dato un intervallo del 25-35%, pur conoscendone la misura esatta?

Leave a Reply