21
Nov
2011

In piazza sabato a Milano: – Stato, + Libertà

“Meno tasse, meno Stato, più Libertà”. All’insegna di questo slogan si terrà la manifestazione convocata dal Tea Party Italia a Milano il prossimo 26 novembre.
In Italia, converrete con me, il tè non è popolare. Noi preferiamo il caffè. Quello napoletano poi ci piace assai. In questo caso, però, il tè è soltanto la rievocazione storica della rivolta americana contro l’ennesimo balzello imposto dalla madrepatria inglese. Gli organizzatori bevono grandi dosi di caffè, e prediligono slogan semplici e immediati. Vogliono parlare al “popolo”, e vale la pena ascoltarli.I ragazzi del Tea Party vanno in jeans, adorano il rock. Sono libertari di strada. Detestano il politichese così come l’autoreferenzialità di una certa politica. Quello che chiedono è un passo indietro da parte dello Stato. Più semplice di così?
Basta con l’invasione dello Stato nelle nostre vite – spiega con un inconfondibile accento toscano David Mazzerelli, coordinatore nazionale, appassionato di cultura e storia americana – Chi avrebbe dovuto fare la rivoluzione liberale negli ultimi diciassette anni, non l’ha fatta. E oggi c’è il rischio che il governo dei tecnici proponga ancora tasse e solo tasse”. Read More

18
Nov
2011

8 ragioni contro la patrimoniale

Dalla Cgil alla Confindustria, dalla sinistra radicale al Financial Times, l’ipotesi di un’imposta patrimoniale in Italia ha ottenuto crescenti e insospettate adesioni da parti sociali e commentatori solitamente molto distanti tra loro. Vi sono invece molte e valide ragioni contro la patrimoniale, le più rilevanti delle quali ho analizzato in dettaglio in un intervento sul Sussidiario, al quale rimando per chi volesse approfondire (*):

1 – Se costruita col vincolo dell’equità la patrimoniale non è praticabile, e, in conseguenza:

2 – Si può realizzare solo in maniera non equa. Inoltre:

3 – Non è risolutiva, né realizza miglioramenti significativi per i problemi della finanza pubblica.

4 – I vantaggi che apporterebbe alla finanza pubblica sono conseguibili con provvedimenti alternativi non dirompenti.

5 – La patrimoniale è recessiva.

6 – La patrimoniale aumenta l’incertezza e (probabilmente) anche lo spread.

7 – La patrimoniale distoglie da una corretta via di riforme.

8 – La patrimoniale ricapitalizza uno stato “good company” (per riaffidarlo a una classe politica tradizionalmente spendacciona), trasferendo la “bad company” ai contribuenti. Read More

18
Nov
2011

Ancora sulle ragioni del no alla patrimoniale

Infervorarsi sulla possibilità che venga introdotta una “patrimoniale” sui valori (immobiliari, mobiliari, finanziari…) posseduti dagli italiani come se fosse chissà quale novità significa volersi nascondere la realtà; siamo infatti già sottoposti da tempo a tributi di vario genere che, nella sostanza, hanno quella natura. Read More

18
Nov
2011

(Ali)quote rosa, a quando i posti riservati sugli autobus?

A quando i posti riservati sugli autobus? Accanto a quelli per anziani e invalidi, le vedo già le seggioline rosa. “Prego, lei è una donna, si sieda”. “No, io voglio stare qui, grazie. Non voglio sedermi”. “Prego, si sieda. Lo vede? Lei deve sedersi. La seggiolina è rosa. Deve sedersi lì”.

No, io-non-voglio-sedermi-lì. Ma che cosa siamo diventati? Una torta a spicchi rosa e blu?
Dapprima le quote rosa per far contenta la Carfagna, che, almeno fino alla prossima legislatura, non dovrà più “amministrare” le nostre (pari) opportunità. Lei paladina indefessa delle quote rosa. Altruista. Poi si è abbattuto il grande movimento di popolo “Se non ora quando”; il movimento che avrebbe occupato dieci, cento, mille piazze e fatto dieci, cento, mille proposte all’insegna di un maggior intervento statale, gonne più lunghe e censura sulla pubblicità. Per nostra fortuna, così non è stato. Ora però ci si mette pure Mario Monti. Read More

18
Nov
2011

Eurocrisi, way out o big bang

E’ venuto il momento di allargare il punto di osservazione  sulla crisi in corso, ora che il governo Monti con la fiducia parlamentare entra nella pienezza delle sue funzioni, salutato e sostenuto dal consenso esplicito dei vertici europei, di Germania e Francia tanto per sottolineare ancora una volta l’attenzione tutta particolare riservata al potenziale di instabilità sistemico rappresentato dal debito pubblico e dalla bassa crescita del nostro Paese. Ora che l’Italia si pone in condizione di rassicurare i mercati- se farà e se farà bene, se la politica non si mette troppo per traverso, sde si conferma dopo mesi il sorpasso al ribasso sullo spread spagnolo di stamane – è tempo anche da noi di aprire il dossier della crisi vera, rispetto alla quale l’Italia non deve fungere da detonatore, ma che rischia comunque di investire tutto il continente. Diciamolo chiaramente. Nel 2012 è l’euro in quanto tale, a rischiare di saltare. Read More

16
Nov
2011

Gli ordini professionali: cosa c’è di selvaggio nella liberalizzazione?

Due giorni fa è stato approvato il nuovo ddl stabilità dove, all’articolo 10, si avvia un possibile percorso di liberalizzazione degli ordini professionali. Le opportunità e i rischi di tale misura saranno approfonditi in un Focus di Silvio Boccalatte dedicato al tema. Ciò che si intende esaminare qui sono gli effetti benefici, che già si vedono, di quella che viene invece definita una “liberalizzazione selvaggia”. Read More

12
Nov
2011

Il programma europeo del (nuovo) governo

Entro venerdì scorso il Ministro dell’Economia avrebbe dovuto rispondere a 39 dettagliati quesiti formulati dal Commissario U.E. agli Affari economici Olli Rehn in una lunga lettera dello scorso 4 novembre ma dato che il governo è dimissionario è probabile che l’incombenza passi al governo entrante (*). I 39 quesiti sono tuttavia importanti perchè essi rappresentano una sintesi delle cose che avrebbero dovuto essere fatte negli scorsi anni e che non essendo state fatte e neppure tentate si dovrà cercare di realizzare a tappe forzate nei prossimi mesi. La lettera di Rehn è una sorta di negativo, come ai tempi della vecchia fotografia su pellicola,  di un impegnativo programma di governo. Basta stamparne il positivo, le risposte che sono in gran parte implicite nelle domande, ed ecco che il programma viene fuori.

In sintesi l’Italia ha bisogno di un governo che non ha bisogno di scrivere un programma (economico) perché questo è già il suo programma. E non si dica che si tratta di un commissariamento, trattandosi di provvedimenti ovvi che avremmo dovuto prendere spontanemente nel nostro interesse da molto tempo.

Quello implicito nella lettera di Rehn è un “programma europeo” in un triplice significato:

  1. E’ indispensabile all’Italia per continuare a stare in Europa e nella moneta unica.
  2. Ce lo impone l’Europa che non vuole rischiare di fallire trascinata dal nostro fallimento.
  3. E’ il programma che qualsiasi paese europeo in cui abbia prevalso il buonsenso economico (e quindi con pochissime eccezioni) ha già realizzato. 

(*) AGGIORNAMENTO: Il Ministero dell’Economia ha in realtà risposto ai 39 punti della lettera di Rehn. Lo riporta il Sole 24 Ore pubblicando sul sito il testo integrale della lettera inviata dal MEF a Bruxelles. Sul Sussidiario.net ho formulato proposte per riforme future su alcuni dei 39 punti.

9
Nov
2011

Attenti a ciò che rischiamo! Già 50 miliardi di oneri e sarà peggio

Gli spread stanno impazzendo, tra poche ore rischiamo di essere a quota 600, l’intera curva dei rendimenti per ogni scadenza è sopra il 7%. L’Italia rischia non la misisone ordinaria di monitoraggio del Fmi entro fine mese, ma dopodomani una squadra speciale del Fondo che sbarchi dagli elicotteri e ci imponga la secessione temporanea dai mercati, vincoli di capitale obbligatori e sanguinose manovre di ripresa di contatto con la realtà reale: il mondo non intende farsi coinvolgere nella follia di un’Italia che non è la Grecia ma non per quello che crede la sua classe politica, cioè troppo grande per fallire, ma non lo è appunto perché siccome siamo una fonte di contagio enorme il mondo interverrà con la cavalleria aerea per sbatterci alle corde, finché cambiamo marcia e disinnestiamo il pedale dell’irresponsabilità. Forse è bene porsi una domanda precisa. Quanto costa all’Italia, la drastica accelerazione del rischio di insolvenza pubblica che i mercati hanno iniziato a stimare da luglio ad oggi? E’ un esercizio contabile che vale la pena di fare, anche se pone rilevanti problemi economico-statistici, visto che le cifre su cui si può lavorare sono per lo più da stimare per approssimazione. Tuttavia dovrebbe rappresentare un esercizio obbligato per tutti i cittadini italiani, lavoratori e imprenditori, risparmiatori e contribuenti, in modo da sottoporre a un preciso rendiconto le responsabilità politiche di ieri, oggi e domani. E’ comprensibile che vasta parte degli italiani tenda a graduare le proprie valutazioni riferendosi al tradizionale asse valoriale destra-centro-sinistra. Ma non è male tentare anche di appoggiare il proprio ragionamento a qualche numero che si riferisca anche ai valori economici. Ieri sera  ci ho provato, quando lo spread era a 495 e non a 563 dove svetta ora che posto. Read More