Pagare i debiti della P.A. (come maxi manovra keynesiana)
Non si può che essere d’accordo con le dichiarazioni seguenti del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera in audizione alla Camera (tratte da Repubblica del 29 marzo):
Passera rileva che l’ammontare del “non pagato” da parte della Pubblica amministrazione alle imprese, tra crediti pubblici e privati raggiunge i 100 miliardi. Una somma, avverte, che si traduce in indebitamento bancario. Su questo versante Passera indica l’impegno ad “adottare la direttiva europea dei pagamenti: magari non saranno 30 giorni ma quand’anche fossero 90, sarebbe un miglioramento clamoroso”. Secondo il ministro “se riuscissimo, nei prossimi mesi, a rimettere in moto una metà dello scaduto, sarebbe in termini di impatto sulla finanza e sui conti economici, perché 100 miliardi di indebitamento ai tassi attuali sono una cifra enorme di oneri finanziari, metteremmo in moto molto”.
A rafforzamento della necessità di pagare rapidamente i debiti della P.A. verso i fornitori si possono aggiungere le seguenti considerazioni:
- Ragioni di equità impongono che il settore pubblico provveda a pagare i suoi debiti con lo stesso rigore e tempestività con cui chiede ai cittadini il pagamento delle imposte.
- I debiti verso fornitori sono già debito pubblico ed è irrilevante ai fini della sostanza della finanza pubblica che essi assumano una forma diversa rispetto al debito verso i sottoscrittori di titoli.
- Una più corretta contabilizzazione del debito pubblico imporrebbe di tener conto di entrambe le tipologie.
- Pagare i debiti della P.A. attraverso una maggiore emissione di titoli non accresce pertanto il debito pubblico complessivo ma sposta semplicemente valori da una tipologia di debito a un’altra (con la differenza non irrilevante che i crediti dei fornitori verso lo stato sono involontari mentre quelli dei sottoscrittori del debito sono volontari).
- Pagare rapidamente i debiti della P.A. rappresenterebbe l’equivalente di una manovra keynesiana di stimolo della domanda.
- E’ l’unica manovra ammissibile con i vincoli europei alla finanza pubblica nazionale.
- Dati gli importi indicati dal Ministro Passera sarebbe anche una maxi manovra.
- Essa non peggiora di un euro il saldo di bilancio della P.A. (indebitamento) in quanto è riferita al mancato pagamento di spese a suo tempo autorizzate e contabilizzate. L’Europa non può quindi dire nulla al riguardo.
- E’ evidente che essa aumenta tuttavia il fabbisogno e il ricorso al mercato, determinando un equivalente incremento dei titoli che debbono essere collocati.
- Il governo che decidesse di attuare questa atipica manovra ‘keynesiana’ potrebbe tuttavia compensarla con un equivalente programma di dismissione di asset pubblici.
- Anche se il timing fosse sfasato (dismissioni molto più lente del pagamento dei debiti) sono certo che gli effetti, economici, finanziari e non finanziari risulterebbero cospicui.
- L’incremento di reputazione a seguito di un’operazione del genere avrebbe evidenti effetti benefici ai fini della riduzione dello spread e del costo del debito negli anni successivi.