31
Ott
2011

La Leopolda è liberista?

Ieri ho seguito in modo abbastanza distratto il “big bang” organizzato da Matteo Renzi a Firenze: la domenica è il giorno del Signore e del lavoro arretrato, soprattutto del lavoro arretrato. Ci sono una serie di cose che mi rendono simpatica l’iniziativa del sindaco di Firenze: la carta generazionale giocata in modo non piagnucoloso, l’ostilità dei maggiorenti del Partito democratico, la scelta di dar voce a “persone vere” che hanno detto, spesso, “cose concrete”, la scommessa su figure di rottura (come Luigi Zingales) o politici pragmatici e coraggiosi (Sergio Chiamparino). Aggiungo che di Renzi mi parlano molto bene persone che stimo (incluse un paio che sono intervenute nel weekend), e che l’alluvione di tweet è un segno di per sé incoraggiante. Ma, al di là della simpatia generica, c’è un fatto che ha reso per me molto interessante il tutto: ossia, come ha osservato Claudio Cerasa nel suo resoconto, la centralità dell’economia e della politica economica nella proposta di Renzi. Da qui la domanda: la Leopolda è liberista?

La risposta potrebbe partire dalle parole d’ordine – merito, competizione – che hanno scandito la due-giorni. A questo livello, non c’è dubbio che la Leopolda sia stata una delle convention politiche recenti dove il tasso di liberismo retorico è stato il più alto. Ma le parole volano. Invece scripta manent: per questo credo ci si debba riferire al documento conclusivo con le “cento proposte” di Renzi e dei suoi. Sempre a livello generale, avrei preferito dieci proposte, o comunque un numero più ristretto. Inoltre, molte delle proposte – anche se non la maggioranza – non hanno una diretta rilevanza economica, pur essendo più (il ritorno all’uninominale in luogo del porcellum) o meno (la riforma della Rai dove è assente la parola “privatizzazione”) condivisibili.

Stiamo, comunque, sui temi economici. Il manifesto si divide in cinque “temi”, per ciascuno dei quali vengono enunciate una serie di proposte specifiche, con vario grado di probabilità di verificarsi e diversa complessità.

Il “primo tema” è “riformare la politica e le istituzioni”. Tra le proposte interessanti c’è l’abolizione delle province, lasciando però alle regioni la facoltà di istituire enti intermedi laddove necessario. Non è specificato, ma darei per scontato che tali enti vadano finanziati con la fiscalità regionale o locale, non con la fiscalità nazionale. C’è l’aggregazione dei piccoli comuni (con la soglia relativamente in alto: 5.000 abitanti). C’è l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e ai giornali di partito. Un punto molto importante mi sembra quello sulle Camere di commercio, alle quali viene chiesto di diventare, nella sostanza, enti di mero servizio, mentre oggi esse sono (o si comportano come) imprese a tutti gli effetti: questa proposta la trova assai importante, anche se bisognerebbe vederla nel concreto. Per quel che riguarda le municipalizzate, sebbene l’accento venga posto sulle “poltrone” (che è a mio avviso un sintomo, non la causa del male) compare esplicitamente la parola “privatizzazione”, che ha un peso specifico assai significativo, nell’Italia post-referendaria, e richiede un coraggio non banale. La parte più debole di questa sezione, a mio avviso, è quella sulla Rai, che nella sostanza verrebbe riorganizzata, distinguendo meglio tra il servizio pubblico e le attività commerciali, ma non messa sul mercato (se non in una prospettiva molto ipotetica). Dire “fuori i partiti dalla Rai”, nel momento in cui la Rai resta pubblica e dunque di riffa o di raffa inevitabilmente deve rispondere ai partiti, è vuoto slogan. Tanto più che, col passaggio al digitale, svanisce ogni preoccupazione di potenziale monopolio et similia. Comunque, questa prima sezione è sostanzialmente positiva e condivisibile: il liberismo c’è.

Il secondo tema è “far tornare i conti per rilanciare la crescita”. Già dal titolo è interessante, perché esso esprime una banalità non scontata: non può esserci sviluppo, se i conti pubblici sbracano. La prima proposta della sezione non è solo condivisibile in quanto all’obiettivo (portare il debito pubblico sotto il 100 per cento del Pil in tre anni) ma lo è soprattutto se si guarda agli strumenti proposti: privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e soprattutto delle imprese pubbliche. Poi, certo, c’è una concessione alla patrimoniale (pudicamente chiamata “imposta sui grandi patrimoni”: non è chiaro se, nella testa di Renzi, si tratti di un’imposta ordinaria o straordinaria). Anche sulle pensioni il Leopolda-pensiero è pienamente condivisibile: aumento dell’età pensionabile, parificazione uomo-donna, accelerazione della transizione al sistema contributivo (manca solo, ma non credo per contrarietà, il passaggio da sistema pubblico a fondi pensione in concorrenza). Sul fisco, viene invocata una redistribuzione del carico dai redditi da lavoro a quelli da capitale, che in sé non è né giusta né sbagliata, in quanto occorre guardare al “come” e al “quanto”; l’abolizione dell’Irap (non viene spiegato come andrebbe finanziata: con le altre misure di risparmio qui previste?); forme di lotta “consensuale” all’evasione (per esempio riduzione dell’aliquota Ires per chi emerge, misura controversa in verità); nuove regole per la bancarotta; e poi liberalizzazioni di ordini professionali, servizi pubblici, Inail (lo ripeto perché è la prima volta che lo vedo in un programma politico: liberalizzazione dell’assicurazione contro infortuni e malattie, presumibilmente con la privatizzazione dell’Inail); potenziamento dell’Antitrust (da discutere perché non mi è chiaro); semplificazione normativa; più concorrenza anche nei servizi gestiti dal settore pubblico; riforma del lavoro “alla Ichino”; e, vabbé, aliquote rosa. Giudizio: se metà di queste cose restano, io voto Renzi a qualunque cosa si candidi. Liberismo a manetta.

All’interno del secondo tema, ci sono poi una serie di proposte relative a varie aree della spesa pubblica. Sulla sanità, l’architrave delle proposte è un “patto di stabilità interno non derogabile sui parametri dei costi standard”. Altre proposte non saprei valutarle, ma c’è la parola magica: “esternalizzare”.

Per la ricerca, si propone un fondo nazionale gestito con criteri da venture capital, da accoppiare con incentivi fiscali.

Per la giustizia, non so valutare ma mi sembrano tutte proposte ragionevoli.

Il terzo tema, invece, è più deludente: “green, digital, cultura e territorio”. Le proposte “green” mi sembrano, sinceramente, un po’ tiepide (anche se non particolarmente dannose). Sembra di avvertire la tensione tra consiglieri che suggerivano approcci diversi, cosa che alla fine pare essersi risolta in uno sforzo di sintesi al ribasso. Faccio un esempio: sugli incentivi verdi si dice che “Gli incentivi rinnovabili non saranno impiegati solo per l’installazione d’impianti: ci si concentrerà anche sulla ricerca e sulla creazione di una vera filiera industriale”. Una frase simile significa poco. Gli incentivi alla ricerca, oltre a richiedere cifre n volte inferiore a quelle che oggi girano nel settore, sono un capitolo a sé che poco ha a che vedere con la politica ambientale in senso stretto; idem la mitologica “creazione di una filiera industriale” che è politica industriale, aka rent seeking. Il ragazzo, su questo, può migliorare. Sono invece più interessanti, a occhio, le proposte in tema di cultura, almeno alcune (defiscalizzazioni, autonomia dei musei) mentre altre sono roba vecchiotta (l’1 per cento del Pil investito in cultura – a proposito, chi decide cosa è investimento culturale e cosa no?). Molto intelligente, invece, è la scelta di inserire la liberalizzazione del trasporto pubblico regionale nell’ambito delle proposte sul territorio. Liberismo al verde.

Il quarto tema è “dare un futuro a tutti”. Le proposte sono un po’ sciatte e non so quanto realizzabili (“affitto di emancipazione” per aiutare i giovani a trovare casa, finanziamenti delle università agli studenti sostenuti da un fondo nazionale, un contratto di lavoro per gli studenti universitari…). Altre cose, invece, sono potenzialmente dirompenti: il finanziamento degli atenei in funzione dei loro risultati nella ricerca e nella didattica, l’abolizione del valore legale del titolo di studio, l’abolizione della formazione “che serve solo ai formatori”, eccetera. Liberismo spuntato.

Il quinto tema ha un titolo (per me) urticante: “per una società solida e solidale”. Nella sostanza ci sono una serie di proposte di dubbia utilità: il quoziente famigliare (che in realtà rischia di avere conseguenze negative per l’occupazione femminile: come si coniuga con le aliquote rosa??); la detrazione della spesa famigliare; incentivi alla natalità. Trovo piuttosto buone le proposte sull’immigrazione: adozione dello jus soli, selezione degli immigrati sulla base delle competenze domandate dal mercato del lavoro, accelerazione delle procedure per chi sia in possesso di un contratto di lavoro. Assolutamente da rigettare, invece, è l’idea di tassare le transazioni finanziarie per finanziare le organizzazioni no profit. Ancora peggio è il servizio civile obbligatorio. Queste due proposte fanno inclinare verso un deciso segno “meno” il giudizio su questa sezione che, altrimenti, conterrebbe alcuni spunti. Liberismo vo cercando.

Conclusione: il programma della Leopolda può valere tanto o valere poco. Per ora è un file pdf su un sito internet. Tuttavia, esso avanza molte proposte che non solo sarebbero utili al rilancio della crescita economica in Italia, ma che sono perfettamente coerenti da un lato con una prospettiva “di mercato”, dall’altro con una sensibilità “di sinistra” verso la creazione di più opportunità per tutti. Se mai questo documento dovesse diventare una piattaforma politica vera e propria, ci sarebbe molto da fare per supportarlo. L’unica vera perplessità è il numero eccessivo delle proposte: Renzi dovrebbe stabilire delle priorità, almeno come macro-aree di intervento, e dire quali tra questi cento suggerimenti siano quelli su cui il governo dovrebbe concentrarsi per primi.

Detto questo, e per rispondere alla domanda iniziale: dalla Leopolda è uscito quanto di più liberista si possa pretendere da un documento politico nell’Italia di oggi. In termini generali, si tratta di un liberismo pragmatico che fa i conti con la realtà, coi vincoli che la realtà impone, e con le conseguenze che ci si può realisticamente attendere da un’iniezione di concorrenza nel tessuto italiano. Non so se Renzi sia liberista per convinzione o per assenza di alternative dato il contesto; e non so se i suoi seguaci siano altrettanto pronti a scommettere su queste misure, specie se venissero calate nella pratica. Ma il processo alle intenzioni è sempre la via più facile e sbagliata per voltare le spalle a una possibile innovazione. Il documento della Leopolda è un programma che merita la massima attenzione e la più attenta discussione.

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21 Responses

  1. RiccardoC

    Dalla leopolda sono arrivate forti raffiche di un vento di grande rinnovamento per molti aspetti improntato al semplice, banale, ma sempre più raro buon senso e dall’altrettanto rara diligenza del buon padre di famiglia.
    Che oggi come oggi vuol dire sposare molte cause dei liberali.
    Tuttavia Renzi, da bravissimo comunicatore, farà molta attenzione a tenere lontana la parola “liberismo” dal suo programma 😉

  2. giorgio

    In merito alla RAI, Renzi dice: “Oggi la Rai ha 15 canali, dei quali solo 8 hanno una valenza “pubblica”. Questi vanno finanziati esclusivamente attraverso il canone. Gli altri, inclusi Rai 1 e Rai 2, devono essere da subito finanziati esclusivamente con la pubblicità, con affollamenti pari a quelli delle reti private, e successivamente privatizzati.”
    A me sembra del tutto sensato (certo, prima vengono privatizzate e meglio é).

  3. foxtrot1959

    Toh, un discreto programma “de destra” (liberale, beninteso…all’incirca).
    Non s’era mai visto… 🙂
    Adesso me ne manca uno “de sinistra” per poter scegliere.
    Come? Chi ha detto “Aspetta e spera!” ?

  4. Giacomo

    Renzi non sarà un liberale duro e puro ma una parte significativa del il suo programma, il suo pragmatismo, la rottura anti-ideologica con la classe dirigente e con il pensiero dominate del PD sono meritevoli di attenzione e di fiducia.
    Bersani ha sostenuto che la ricetta di Renzi è vecchia, si rifarebbe a suo dire a idee anni ’80. Diciamo a Bersani due cose: 1-Renzi almeno ha delle idee; 2- tali idee nella misura in cui (in larga misura a quanto pare) nascono da- o comunque soddisfano- le rivendicazioni classiche libertarie, allora lungi dall’essere abbandonate in quanto vecchie continueranno a esercitare una pressione evolutiva sulla politica, in particolare ciò è necessario in Italia dove le riforma liberali non sono state varate e in cui ci sarà quindi bisogno di una più forte, definita e orgogliosa identità liberale. E se un opportunità in questa direzione arrivasse da sinistra, da Renzi? Non è un caso che lo stesso Renzi abbia promosso l’abbandono di una rigida dicotomia destra-sinistra e non è un caso che da una prospettiva liberale autentica si possa ritenere inconsistente a livello filosofico il dualismo tra liberalismo conservatore e liberalismo progressista: le istituzioni che promuovono la libertà individuale (quindi il merito, la libera intrapresa, la concorrenza e anche la garanzie dell’equità delle occasioni sociali ed economiche) sono da conservare, mentre le istituzioni che la limitano sono invece da riformare.

  5. Sulla green economy, a giudicare dal sito del big bang alla voce “Chi è salito sul palco”, si potrebbe ipotizzare che qualche ruolo lo possa avere avuto Emiliano Cecchini che è amministratore di una azienda che opera in quel settore, la “Fabbrica del Sole” di Arezzo. E’ anche stato assessore all’innovazione al Comune di Arezzo. Di innovazione ne abbiamo vista poca in verità, o almeno è sfuggita, ma c’è sempre speranza.
    Se la mia deduzione fosse giusta, non mi stupirebbe nè scandalizzerebbe, però sarebbe bene, proprio nello spirito dichiarato alla Leopolda e nel programma dei 100 punti di abbandonare il finanziamento pubblico a favore dei contributi privati, dichiarare come stanno le cose. Le lobbies esistono, quelle verdi poi sono sempre state le più attive e non sempre hanno apportato vantaggi concreti o culturali, ebbene che si possano conoscere, che tutti siano messi in grado di giudicare. Salire sul palco è in verità già una dimostrazione di trasparenza perché in genere il lobbista rimane occulto. Diciamo che il mio è un auspicio per il futuro più che un appunto per il presente
    Pietro

  6. Freedom

    L’articolo mi sembra chiaro e molto ben fatto ma vorrei ricordare due cose molto semplici ed direi ovvie che vengono sempre taciute, in particolare la prima:
    – occorre licenziare una buona parte dei dipendenti pubblici impiegati nello stato e negli enti locali, che svolgono funzioni assolutamente inutili ed in molti casi dannose per l’economia, che consentono anzi in molti casi di favorire colore che operano in modo scorretto;
    – per fare questo, occorre procedere ad una drastica riforma della nostro costituzione e della legislazione in generale, per eliminare tutte le assurdità che queste due fonti normative prevedono e che consentono il proliferare dei dipendenti pubblici.

    In definitiva, lo stato deve tornare ad occuparsi degli aspetti essenziali ma questo non può avvenire se la costituzione e le varie norme (statali, regionali od altro) prevedono diversamente.
    Mi sembra una cosa ovvia, ma vedo che la capiscono in pochi. E poi secondo me è ora di finirla con coloro che hanno soluzioni facili ed immediate su tutto. Le cosiddette riforme che devono essere necessariamente fatte sono invece complesse, richiedono capacità e conoscenze specifiche e mi sembra che questi signori (Renzi compreso) non abbiamo nessuna di queste caratteristiche.
    Saluti

  7. Paolo Silvi

    Uno di sinistra che per ammodernare il nostro paese fa uso di “liberismo” e, quindi, è costretto a volgere lo sguardo verso destra. Nemo profeta in patria !

  8. ALESSIO DI MICHELE

    In terra coecorum, beati monocoli ! Questo è il massimo esempio di liberismo che si può udire da un dirigente (funzionario ? gregario ? peone ?) di un partito di massa italiano. Mi sarebbe piaciuto sentire qualcosa sul risparmio energetico (magari un semplice telelavoro) e, soprattutto, qualcosa sullo sganciamento dalle pressioni vaticane; il cattolicesimo e chi lo rappresenta saranno sempre elettoralmente importanti in Italia, ma sono stati, sono ed in saecula saeculorum saranno la vera benzina nel motore dello statalismo duro e puro. Ma bisogna sapersi accontentare.

  9. massimo

    Del programme di Renzi mi convince non tanto il contenuto, quanto la crisi isterica che gli è presa ai dinosauri. Ci deve essere qualcosa di buono, anche se io non l’ho ancora capito…

  10. CLAUDIO DI CROCE

    La testimonianza della pochezza della sinistra è dimostrata dal fatto che è sufficiente un giovane amministratore locale che dice cose ovvie e di buon senso per chiunque – per nulla di destra – per mandare in confusione la ” classe dirigente ” sinistra con “esperienza “ultratrentennale. (molti anche ultraquarantennale )
    E questi sarebbero coloro che si candidano a salvare l’Italia !!!!!!!

  11. Andrea Chiari

    Il titolo tradisce l’impostazione ideologica del blog. Non ci si chiede nel titolo se il programma è efficace o no (o meglio, lo si fa, e ben argomentando, dopo, nel testo) ma se può essere ideologicamente corretto, come in altri contesti si sarebbe detto “è marxista?” “è veramente cristiano?” Sono così necessarie le etichette? Non sarebbe il caso che i veri liberali (credo applicando correttamente lo spirito pragmatico che storicamente connota il liberalismo) cessassero di sposare il “liberalismo ideologico”, importato imballaggio compreso da contesti fanatici degli USA? O dobbiamno andare in giro tutti con patacche, gagliardetti, assicurazioni di fedeltà DOC alla bandiera?

  12. Giovanni Galgano

    Sui contenuti vorrei approfondire, anche se sembrano ad una prima lettura ancora non saldissimi. Ma dalle reazioni scomposte che ha suscitato, da Fassina (il responsabile economico del PD, che ha replicato a Renzi tacciandolo di essere sostanzialmente un figlio di papà che non aveva mai lavorato in vita sua) a Rosy Bindi, si evince che il sindaco fiorentino ha toccato più di un nervo scoperto. E che fa paura. E c’è già chi lo dipinge come un burattino nelle mani dei poteri forti che intendono perpetuare il dominio degli stessi (Gelli-Craxi-Berlusconi-Renzi). E ho detto tutto, diceva Peppino De Filippo a Totò.

  13. Ugo Pellegri

    La sommatoria di quanto dice Renzi, per me, è decisamente positiva tale comunque da farlo ritenere molto interessante anche per chi crede in scelte liberiste che dovrebbero essere proprie per un elettorato di centro destra.
    Visto il disastro combinato dall’attuale governo, dico: forza Matteo provaci!

  14. CLAUDIO DI CROCE

    Non riesco a capire quali voti potrebbe prendere Renzi . Da sinistra ? io credo che possano prendere più voti gli estremisti , coloro che sognano uno stato sempre più invasivo , più imposte e tasse , più regole, più controlli di tutti i tipi , ecc… ecc… una piccola o grande DDR. Il popolo sinistro italiano è ancora troppo influenzato dalla ” cultura ” socialcomunista, estremista e quindi non credo che un sinistro moderato possa prendere voti a meno che in una eventuale campagna elettorale non cambi toni e diventi più ” sinistro “.

  15. Massimo

    oggi Renzi è la sola alternativa credibile nel vergognoso panorama politico italiano. Fa proposte concrete, condivisibili o meno; non parla solo e sempre di Berlusconi, come fanno invece i suoi compagni di partito; ha creato una squadra che sembrerebbe piuttosto valida, con tanta gente con esperienze diverse e fuori dal giro politico attuale; è critico a ragion veduta sulla storia recente del PD; sembra essere pragmatico e senza troppe idee preconcette; ha coraggio; è giovane.

  16. liberal

    Interessanti questi commenti. Nessuno però riflette sul fatto che questo “Big Bang” è stato organizzato da un Sindaco, giovane e di sinistra. La segreteria del PD non applaude in massa? Immaginate qualcosa di simile organizzato da un Sindaco del PDL? Con libertà, in diretta e senza filtri, di critica a tutto campo, anche verso il Capo?
    Potrà mai esistere una cosa simile nella destra attuale?
    Ridicolo il commento “sulla pochezza della sinistra sulle cose ovvie di buon senso dette da un giovane amministratore”.
    Lo è o lo fà questo berlusconiano che a fine regime si permette di fare lo spiritoso su chi dovrebbe salvare l’Italia?
    Chieda scusa, piuttosto, per aver votato chi sta distruggendo l’Italia.
    Concordo invece con chi dice di non mettere etichette sulla fronte. Se chi le mette è ideologico non vedo perchè il liberismo “conclamato” non sia una ideologia.
    Che le cose di buon senso siano automaticamente “liberiste” lo dicono i soloni di questa ideologia e ripeto ideologia.
    E’ stata una scelta di buon senso permettere alle Banche commerciali di poter essere anche Banche d’affari, coi soldini dei risparmiatori? Via, cerchiamo di parlare seriamente…….

    Cmq viva Renzi e viva la possibilità di esprimere idee e progetti.

    A quando tutto questo dai “liberisti col bollino in fronte” molto, molto ben nascosti ed inutili nel magma populista-berlusconiano?

  17. isabella

    Le critiche più feroci a Renzi sono venute dal PD sia nella persona del suo segretario che dal suo presidente. Non capiscono che se c’è per il PD una possibilità di governare questo Paese è che si deve misurare su tali proposte. Invece sembra che l’unico pensiero dei dirigenti PD sia cercare delle alleanze. Un partito vince se le sue idee sono vincenti cioè sono condivise dall’elettorato non dai potenziali alleati. Un vecchio proverbio dice:”meglio soli che male accompagnati”. Riproporre una “grande alleanza delle sinistre” per vincere fa pensare all’elettore medio che si voglia vincere per vincere, cioè per procurarsi posti in parlamento, benefits vari, soldi, non per proporre una visione seria del futuro del paese.Non si può pensare di governare senza spiegare ciò che si intende fare, dove si vuole condurre il Paese. Rifiutando di discutere sulle proposte di Renzi si chiede agli italiani di votare a scatola chiusa senza considerare che il tempo delle ideologie è finito e che coloro che votano a sinistra per partito preso sono sempre meno; si rischia che la “gioiosa macchina da guerra” si schianti un’altra volta.

  18. Mauro

    @Freedom
    Eh sì, é proprio ora di finirla con quelli che hanno soluzioni facili e immediate su tutto. Anche con quelli che hanno il dito sul grilletto “licenziare i dipendenti pubblici”, direi. O questa non rientar tra le soluzioni facili e immediate?

  19. Giorgio

    @liberal
    “Chieda scusa, piuttosto, per aver votato chi sta distruggendo l’Italia.” Fantastico. E poi si permette di giudicare “ridicoli” i commenti altrui. E questo che cosa sarebbe? Chiedere scusa per aver votato qualcuno piuttosto che qualcun altro? Ma andiamo! E’ evidente che essendo il voto PERSONALE e SEGRETO una richiesta del genere non ha il minimo senso. Lei, per chi ha votato? Può produrre adeguata documentazione comprovante l’avvenuta scelta? Che so, un’istantanea della scheda elettorale presa direttamente in cabina con il cellulare? O non sarà per caso uno dei tanti italici trasformisti che ora si schiera con la folla “indignata” per pura convenienza?

    Qui ci si confronta sulle idee, non si danno patentini o pagelle di correttezza sui voti altrui, dato che chiunque potrebbe ergersi a facile moralista, non essendo possibile dimostrare i propri trascorsi elettorali. D’altronde, i 46 milioni di antifascisti dell’Italia dell’immediato dopoguerra stanno a dimostrare che passano i decenni, ma gli Italiani non cambiano mai. Con il senno del poi siamo tutti fenomeni, vero?

  20. Francesco_P

    @liberal

    Purtroppo tutti dobbiamo chiedere scusa per aver votato chi sta distruggendo l’Italia perché entrambi gli schieramenti si son dati da fare tantissimo per gettare i soldi pubblici. Basta avere un po’ di memoria per scoprire che tutti i partiti devono essere “cacciati via”.

    Se fossimo in Inghilterra considereremmo Renzi come un qualsiasi laburista seguace di Blair, forse un po’ troppo sbilanciato a sinistra; purtroppo da noi è tacciato dalla sua parte di essere di destra e dalla destra di essere di sinistra.

    Inoltre in una regione rossa come la Toscana tutta la politica può avvenire solo nell’ambito della sinistra. Mi sembra di ritornare indietro di secoli, quando tutte le questioni dovevano essere risolte nell’ambito della Chiesa, comprese quelle scientifiche. D’altronde tutta la nostra elite politica e sindacale non si è neppure resa conto di quanto sia cambiato il mondo dagli anni ottanta e si ostinano a credere di poter risolvere i loro problemi solo chiamando ogni tanto un “tecnico” ad aumentare le tasse!

    Il semplice fatto che un comico strampalato che ripete sempre lo stesso copione sia riuscito a raccogliere un così ampio consenso è un dato inequivocabile circa la distanza fra società e centri di potere. Purtroppo M5S non è una soluzione, anzi, potrebbe farci cadere dalla padella nella brace (o meglio dalla brace nell’altoforno).

    ALTERNATIVA VERA CERCASI!!!

    P.S.
    In questi giorni imperversa lo scandalo della Regione Lazio che fa passare in secondo piano la vicenda di Lusi, spedito agli arresti domiciliari in convento. Il cambiamento politico alla Regione Lazio avvenne sull’onda della vicenda Marrazzo. E il buco di bilancio di Veltroni sindaco di Roma dove lo mettiamo? Se poi noi tabagisti incalliti del nord rimpiangiamo Radetzky …

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