13
Ago
2010

La Germania fa boom e rotea lo scettro… da noi invece

La crescita record tedesca nel secondo trimestre annunciata oggi alza di un gradino ulteriore la primazia tedesca sull’intera euroarea. Per almeno tre ragioni. Mostra a tutti gli altri Paesi su quali margini d’intervento rapido di fronte alla più grave crisi del dopoguerra poteva contare chi avesse tenuto in ordine la propria finanza pubblica negli anni migliori precedenti. Stacca tutti – e noi per primi italiani, i diretti concorrenti in questa partita – nell’ammontare, intensità e qualità della domanda estera che Berlino si sta assicurando sui mercati mondiali che più tirano. Nanizza ogni pretesa di una politica comune europea, della domanda e dell’offerta, visto che il gap tra il passo germanico e quello del resto d’Europa si fa più ampio. C’è da riflettere parecchio, venendo alle vicende di casa nostra. Soprattuitto se si pensa che alle elezioni di maggio inNord  Renania Westphalia la Merkel ha perso, perdendo insieme la maggioranza al Bundesrat: epppure nessuno, sia pure nel precipitare dei sondaggi e nella malmostosità del suo stesso partito su cui più volte ha qui scritto Giovani Boggero, si èmesso a pensare a crisi di governo, elezioni, e tanto meno dossier.Se analizziamo in termini comparati la crescita europea nel secondo trimestre 2010, occhio innanzitutto a un risultato insospettato solo tre mesi prima: l’euroarea nel suo complesso cresce ben più degli USA, che si stanno impietosamente piantando e per Obama al midterm saranno dolori, a meno di inopinate riparrtenze a settembre, che nessuno sa oggi immaginare nei dati. L’Europa cresce infatti sul primo trimestre 2010 in media dell’1% di PIL, e sopra la linea stanno il Regno Unito con l’1,2%, la Svezia con l’1,3%, l’Estonia con il 2%, la Germania con un più 2,2%, e la Lituania con il 2,8%. Sotto la linea la Francia con più 0,6%, l’Italia con lo 0,4%, Spagna e Portogallo con lo 0,2%, la Grecia co un meno 1,7%. Su base annualizzata guardando all’indietro, cioè su metà 2009, l’Ue è crsciuta in media di in non disprezzabile 1,7%. La Francia è in media spaccata. L’Italia è sotto la linea con l’1,1%, persino il Portogallo fa meglio di noi con il suo più 1,4%, mentre la Spagna sull’anno precedente ha il segno meno 0,2%, e la Grecia sprofonda al meno 3,6%. Sopra la linea, tra i Paesi magguiori, la Svezia con il suo spettacolare più 3,6%, e in cima a tutti la stellare Germania, con un incredibile 3,7% di aumento sull’anno scorso. La crescita del trimestre tedesco è la più alta dall’unificazione tedesca. e se la si proietta sull’anno a venoire, di questo ritmo la Germania crescerebbe quasi del 9%!

A tirare la ripresa tedesca sono le esportazioni ad alto valore aggiunto. Mercedes, per esempio, da metà 2009 a metà 2010 ha letteralmente triplicato le sue vendite in Cina. Nel solo viaggio in Russia e Cina della seconda settimana di luglio, la Merkel ha portato a casa contratti per circa 25 miliardi di euro per primarie imprese germaniche. Ma altre due componenti sul fronte interno raforzano il traino della domanda estera. Le imoprese tedesche hanno ripreso a investire a un tasso doppio di quanto fosse previsto. E la domanda interna, che molti immaginavano flat a seguito del’alta disoccupazione, è ripartita in contemporanza con un più 0,4% al contestuale calo dei disoccupati. Al paragone, l’Italia pure è trainata dal commercio estero, ma in proporzioni assai meno intense di quanto i tedeschi stiano facendo man bassa. E soprattutto, da noi, languono  gli investimenti delle imprese, e i consumi delle famiglie restano orientati al segno restrittivo.

La Germania è insime alla Cina l’unico grande Paese che stia uscendo dalla crisi adottando una “vera” ricetta keynesiana. Ma quando dico “vera” intendo nel senso che i politici dimenticano sempre: e cioè che negli anni in cui l’economia tira bisogna tagliare deficit e spesa pubblica e abbassare le tasse, come puntualmente la ger,mania ha fatto nel decennio precrisi, dando anche una svolta alla produttività con grandi contratti in imprese leader che hanno  fatto svoltare gruppi come Volkswagen, Siemens e via continuando, oltre che coi due pacchetti Hartz. Cos’ i tedeschi hanno potuto mobilitare non solo fino a 480 miliardi di euro di garanzie per il loro sistema bancario – che resta l’anello debole del sistema germanico – ma ben 115 miliardi a sostegno delle imprese private da ricapitalizzare, e 80 miliardi in due tranche di sostegno alla domanda. L’effetto è stato concentrato e, da quel che si vde, efficace, tanto che la Gewrmania ha già innestato la retromarcia tre mesi fa tagliando spesa pubblica compresa quell “sociale”, e salvando invece ricerca e università.

Da noi, l’intervento sulla capitalizzazione delle piccole imprese i cui attivi restano gracili doveva partire con il Fondo di capitalizzazione proposto da Confindustria più di un anno fa, poi farraginosament concordato tra Tesoro e banche, che però non è mai partito. Quanto ai tagli alla finnza publica, da noi vige il sistema lineare per portare comunque  a casa il risultato, senza criteri prioritari perché altrimenti ogni lobby invoca di essere risprmita dalle forbici: col pessimo risultato che si levano risorse anche laddove bisognerebbe invece concentrarle, a scapito di chi invece si limita  a spendere per tenere in piedi inutili e costosi organici di dipendenti pubblici.

Non voglio farla lunga. Un Paese serio dovrebbe prendere la germania come riferimento, e cercare di capire come correre al suo passo. Noi crediamo di aver fatto il giusto evitando di finire nella lista dei sospettati dell’eurodebito, insieme a Grecia, Spagna e Irlanda. Ma di questo passo risprofonderemo nella nostra bassa crescita, che va avanti dagli anni Novanta. Poi dice che uno è esterofilo….

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14 Responses

  1. Lucio Carolo

    purtroppo non ci resta che guardare e riflettere, dove il nostro paese sbaglia? comunque così non si può continuare prima o poi deve accadere qualcosa.

  2. LUIGI ZOPPOLI

    Alla cospicua messe di notizie, aggiungo che la Germania da almeno da un decennio, sta lavorando per conquistare nel modo più intelligente, positivo, sofisticato e profondo i paesi destinatari delle sue esportazioni: molte istituzioni universitarie si sono insediate in Korea, Cina, Vietnam e Giappone dove oltre alle materia istituzionali, inesegnano la lingua tedesca. Che l’iniziativa funzioni alla grande è testimoniato dalle decine e decine di migliaia di giovani orientali ed arabi che affollano le città universitarie della Germania anche solo per imparare il tedesco. Insomma stanno formando intere legioni di ambasciatori che porteranno la Germania nei loro paesi nei loro cuori e nel loro lavoro.
    Per inciso: gli importanti risultati econoici di BMW sono interamente dovuti all’esplosione delle vendite in Cina.

  3. Jo

    Buongiorno,
    ho ascoltato su radio 24 la sua discussione con l’esponente dell’ IDV, che veramente mi ha irritato. Premetto che la mia cultura è cristiano liberale e sentire tante frasi fatte affastellate dal politico IDV a fronte delle sue giuste considerazioni sullo scandalo dello “stato ladro” è una misura della distanza della politica dalla realtà. In particolare, che vuol dire “lo stato siamo tutti noi”? Lo stato per me è una organizzazione accessoria alla libertà e ricerca della felicità (vedi costituzione americana) di ogni individuo, pienamente responsabile del proprio destino. Dio ci scampi da coloro la cui priorità è lo stato e poi viene l’individuo; in questo senso non c’è nessuna sacralità nella costituzione, ma se i risultati di questa sono la produzione continua di ingiustizie, una politica immobile e ripiegata solo sulla ricerca del potere, una giustizia da quarto mondo e il fatto che i furbi la passano sempre liscia, vi prego cambiamola….

  4. Marcello

    …come si fa a sedersi ad un tavolo per discutere alla pari con questi dati??? Senza parlare di condizoni delle infrastrutture, scuole, sanità…etc…

  5. la ricerca e sviluppo italiana si basa…. sul cambio del colore della confezione 🙂
    perchè in linea generica siamo le solite schiappe.
    se il prossimo anno avrò l’aspettativa… provo a cercare fortuna (e ad imparare la lingua) in inghilterra, che avrà si qualche problema… ma MAI quanto noi: malati terminali italiani.

  6. Nicole Kelly

    I dati tedeschi saranno sicuramente veri, ma quelli italiani?
    Non mi sembra che la gente non sia andata in vacanza in massa!
    E qualche amico che fa Equity e M&A mi dice che non c’è tutto quel movimento che ci sarebbe da aspettarsi con aziende in crisi.
    Anzi, c’è tanto lavoro di ristrutturazione organizzativa e un po’ nel marketing.
    Certo in alcune zone del sud è più evidente la crisi, ma la gente si sta spostando al nord e a Roma e tuttavia anche questi non sono numeri enormi.
    Pero’, in tutto il paese la gente va in massa per saldi e gli outlet sono pieni…o sono comparse pagate dai commercianti per fare un po’ di ammuina?
    Quindi, da dove viene il carburante che permette a nave italia di continuare a navigare?
    Questo è un altro dei misteri italici!

  7. albertoF

    I dati della germania fanno come al solito riflettere e pensare. Dal perchè al percome sia solo la Germania ad avere dei dati talmente positivi, in una Europa che si vanta di tendere all’unità ( ma che a mio avviso è e rimane ancora lontana anni luce da questo traguardo), al se oramai l’Europa non sia semplicemente una sorta di estensione dei confini economici Tedeschi.
    I dati della Lituania a mio avviso sono molto interessanti, più di quelli tedeschi, anche se a differenza dei teutonici, soffrono di una rilevanza minore.Gli Italici dati fanno più pena del solito, considerato che l’italia si stà avviando ad una crisi politica, che non può assolutamente permettersi in un quadro economico come quello attuale. Il che a mio avviso dimostra la scarsa propensione da parte dei cari eletti ( che sono un po’ come i cari estinti) ad avere una cognizione di quello che sia il medio / lungo periodo, per non parlare della diciamo “immaturità” con cui questi affrontano il loro incarico, non riuscendo a capire che ci sono momenti per fare politica e momenti in cui bisogna fare muro per affrontare e risolvere una volta (e magari, per tutte) i problemi di cui l’Italia è satura..ma questa è una considerazione personale.
    @Nicole Kelly
    Il carburante italiano, inizia ad essere sempre più oscuro…anche se volendesi appellare alle leggi della fisica una spiegazione si troverebbe….
    Buon ferragosto a tutti.

  8. Complimenti per l’analisi e volevo aggiungere che nei giornali si parla spesso anche della crisi negli USA. A mio parere, gli USA, essendo una nazione ricca con molte risorse naturali, non ho dubbi che si riprenderà presto.

    L’Italia si deve basare totalmente sulla produttività interna perché non ha risorse naturali, e senza un governo la ripresa sarà dura. Ma non solo la ripresa, senza un governo forte, sano e stabile sarà molto difficile anche la crescita, lo sviluppo e l’occupazione.

  9. Roberto 51

    Dal suo articolo ho notato che, tra i paesi che stanno andando meglio, troviamo economie “socialdemocratiche” come la Svezia (anche se da 2 anni ha un governo di centrodestra) ed economie “liberiste” come la Gran Bretagna.
    Questo conferma una mia opinione: le teorie che sottostanno a ideologie come il liberismo valgono tanto quanto quelle che sostengono l’ideologia socialista e sono scarsamente rilevanti rsipetto al risultato finale. Un paese può avere successo con un’organizzazione di stampo socialdemocratico, con una pressione fiscale al 48,2% (Svezia) mentre un altro, sempre additato come esempio di liberismo, può trovarsi vicino al baratro con una tassazione al 32,2% (Irlanda).
    In realtà il successo (o l’insuccesso) di sistemi di grande complessità, come sono gli stati, dipende da un numero enorme di fattori difficilmente compendiabili in una qualsiasi teoria, che tiene conto di alcuni parametri del sistema ignorandone altri.
    Applicando un po’ di buon senso e ricorrendo al buon vecchio empirismo, si vede che le nazioni hanno successo quando si verificano alcune condizioni: sufficiente livello di correttezza e onestà; libertà assoluta di opinione, religione e nella vita privata; differenze di reddito non troppo elevate; inclusione delle diversità che sono in realtà fonte di ricchezza; rispetto delle regole; senso di responsabilità amministrativa accettabile e soprattutto un popolo formato di persone che si sentono parte di una squadra, consci che a vincere è sempre la squadra e mai il singolo.
    Temo che a noi in Italia manchino molte di queste cose e non si vede nessuno in grado di dare una svolta per liberare le risorse e le energie di cui pure disponiamo. Soprattutto dobbiamo capire che se vince la squadra vinciamo tutti, altrimenti perdiamo tutti:vincere da soli mentre tuto va a rotoli è una pia illusione. Se non capiamo questo possiamo starcene a casa, scivoleremo sempre indietro tra le nazioni nel mondo.

  10. MassimoF.

    @Roberto51: certo, il fatto che un paese sia unito, democratico e ben amministrato è importante , ma non è decisivo ai fini della crescita economica. Quello che le socialdemocrazie e i paesi liberisti che vanno bene economicamente hanno in comune è una gestione efficiente dell’economia. Cerco di spiegarmi meglio : secondo la teoria economica cosidetta neoclassica, un sistema economico và bene , quando le imprese che lo compongono vanno bene. Le imprese , sempre secondo la teoria , vanno bene, quando allocano le proprie risorse al fine di ottenere il massimo profitto. Sempre secondo la teoria, questo avviene in un sistema dove vige il massimo possibile di concorrenza. In questa situazione , si raggiunge l’ottimo paretiano, ovvero il punto di massima efficienza. Ora , tutti i sistemi economici da lei citati, sia liberisti, sia socialdemocratici, hanno il sistema economico che più si avvicina alla condizione prescritta dalla teoria. Ovvero, le imprese sono private, vivono nel mercato, hanno come fine il profitto, sono nel mezzo della concorrenza ( che le spinge ad essere efficienti ), e , cosa vitale, hanno tutta la libertà di ristrutturarsi come vogliono . In Svezia per esempio non vige l’articolo 18 italiano. Quindi, in realtà , a parte le tasse ( ma non sui profitti ), la Svezia, la Gran Bretagna, gli USA, l’australia, il canada, la germania, sono molto più simili tra di loro , di quanto non lo siano con l’italia. E il modello di gestione è sempre quello liberista.

  11. Il buon keinesismo alla tedesca apprezzato da Giannino e la gestione efficiente dell’economia di cui parla @r.51 sono l’effetto, in primis, di un modello istituzionale che funziona. Il che consente ai partiti di prendere decisioni anti lobbies senza rischiare ogni volta la pelle. Chi lo immagina oggi il PD abbracciare le posizioni di Ichino in tema di riforma della contrattazione e non finire il giorno dopo processato (e ricattato) dai soliti noti ? Con una legge elettorale modello tedesco non vi sarebbe l’obbligo, almeno a sinistra, di conciliare l’inconciliabile. Non mi pare poco.

  12. huckfinn

    …la Germania investe fior di quattrini in università e ricerca; da noi invece:

    ” LA GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA NON VA ALL’UNIVERSITÀ
    di Massimo Baldini e Enza Caruso 14.07.2010

    La manovra prevede che nel triennio 2011-13 non vi saranno rinnovi contrattuali per tutti i dipendenti pubblici e, per il personale docente (istruzione e università), anche il blocco degli automatismi stipendiali legati all’anzianità di servizio. Quando si fanno tagli lineari su strutture retributive che progrediscono con l’anzianità si determinano effetti regressivi che ricadono sulle classi di stipendio più basse, determinando forti iniquità. Se invece si recuperasse il valore della capacità contributiva si potrebbero ripartire le perdite secondo proporzionalità. Meglio ancora, secondo progressività. … È evidente che il prezzo più elevato viene pagato dai ricercatori non confermati, per i quali la manovra assume un peso che va dal 26 per cento al 34 per cento sul reddito netto. Per tutti gli altri, la manovra penalizza maggiormente chi ha da pochi anni ha ottenuto una promozione e ha poca anzianità nel ruolo. … La struttura dei tagli è quindi regressiva: a parità di inquadramento (ricercatore, associato o ordinario) pagano di più in termini percentuali i giovani, che hanno minore anzianità. Se tuttavia si escludesse dalla manovra il blocco degli scatti, si recupererebbe equità e le perdite si livellerebbero tra il 10 e il 13 per cento per tutte le categorie dei docenti universitari..”

    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001828.html

  13. Nicole Kelly

    Hey! Fermi tutti!
    L’avete letto sul Sole24ore di oggi?
    Alex Weber il duro ha detto che i tassi non si toccano…perché i prezzi non cresceranno e perché la ripresina si sta esaurendo, come dice pure Frau Merkel.
    E allora Weber ordina alla BCE di stare tranquillini, di non toccare la cloche dei tassi sperando che succeda qualcosa di buono.
    Fino al 2015 c’è tempo e quindi: quieta non movere.

  14. ale

    Non ho -purtroppo- il tempo per una risposta più scientifica. Rispondo però a Nicole Kelly che il carburante viene proprio dal consumo privato che lei descrive, il cui calo nel 2008 ha influenzato in misura marginale la crescita del Pil (-0,6%). A redditi nominali (da lavoro) costanti o lievemente in aumento, tolti i licenziati, il “congelamento” dei prezzi ha significato un aumento del reddito in termini reali. Altro carburante viene dalle medie imprese internazionalizzate, quelle che esportano in Oriente al pari dei tedeschi, come ha messo in luce il dr. Giannino in altri articoli. Nonostante ciò se la nave non riparte lo deve, credo, agli investimenti che non ripartono. Questi sì sono calati del 3% nel 2008 contribuendo in maniera decisiva alla crisi.

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