15
Ago
2010

Credito P2P, la situazione in Germania

Sulla situazione di Zopa in Italia hanno già ampiamente parlato su questo blog Carlo Lottieri e Massimiliano Trovato. Non meno interessante è osservare come abbia reagito al fenomeno del credito peer-to-peer la Germania, gelosa custode della posizione dominante delle proprie banche, pubbliche o private che siano. Al proposito giova innanzitutto ricordare che nella Repubblica federale operano da ormai tre anni abbondanti due soggetti, Smava.de e Auxmoney.com, mentre Zopa, pioniere del settore nel Regno Unito, non è presente sul mercato teutonico. Qui le principali differenze in merito alle offerte dei due operatori, che finora pare abbiano soddisfatto, con successo e senza inghippi, quella fetta di mercato non altrimenti in grado di ottenere un prestito- con un tetto massimo di 25.000 euro alla volta- dalle istituzioni tradizionali.

Il centro studi di Deutsche Bank, una delle principali banche di investimento al mondo, ha drizzato subito le antenne, pubblicando nel luglio 2007 e poi ancora nel settembre del 2009  due bollettini, in cui venivano spiegati dettagliatamente potenzialità e rischi dell’avventurarsi nel cd. social lending. Nel numero 05/07 del suo giornale il watchdog tedesco BaFin ha provvisoriamente lasciato la porta aperta agli operatori, ricordando che l’autorizzazione all’attività bancaria – per il rilascio della quale la cooperazione di BaFin con la BuBa è necessaria- diviene imprescindibile ex § 32 c. 1 della legge sull’intermediazione nel credito (KWG), qualora essa sia esercitata in maniera commerciale ovvero a scopo di lucro. In poche parole, senza licenza non si gioca. Ecco perché Smava.de e Auxmoney.de hanno dovuto appoggiarsi a due piccoli istituti di credito, BIW Bank e SWK Bank, per poter proseguire la loro attività imprenditoriale, senza per ora dover passare al vaglio diretto di BaFin.

Sulla configurazione giuridica del fenomeno sorgono comunque dubbi anche in Germania, cosa di per sé del tutto comprensibile, se si pensa che gli ordinamenti di civil law rischiano di andare in tilt ogniqualvolta una nuova fattispecie emersa spontaneamente dall’autonomia contrattuale va ad incrinare questo o quel dogma fissato per legge (si pensi, solo per fare un esempio, agli sconvolgimenti prodotti in dottrina e giurisprudenza dal superamento dell’idea di “numero chiuso dei diritti reali”).

Nel maggio scorso alcuni parlamentari del gruppo ecologista Bündnis 90/Die Grüne hanno interpellato l’esecutivo, ponendo venticinque interrogativi dal sapore vagamente consumeristico, nella speranza di ottenere una regolamentazione del settore. Ebbene, il Ministero delle Finanze ha fornito le proprie risposte alla fine di giugno. In sostanza il Governo dice che al momento ha cose più importanti a cui pensare, mostrandosi anche piuttosto disinformato, laddove manca di individuare le piattaforme attive nel paese e le esperienze verificatesi oltre confine. Inoltre i tecnici del Ministero sostengono erroneamente che non esista un meccanismo di garanzia o di sicurezza in caso di morosità e che il rischio sia sopportato interamente dal prestatore, cosa non del tutto corretta almeno per quanto attiene Smava.de. Meno sicurezza per i propri investimenti è invece presente su Auxmoney.com dove gli utenti non sono necessariamente identificati e non c’è alcun controllo sulla loro solvibilità da parte della Schufa, la società privata di Wiesbaden che svolge il servizio per Smava.de.

In particolare, però, ci paiono degni di nota e condivisibili alcuni commenti del Ministero sull’inopportunità di aggiungere carta e burocrazia alle transazioni.

n.7 La persecuzione dei reati spetta alle Procure della Repubblica e ai Tribunali. Il governo federale non ha avuto notizia di alcun caso di abuso o di raggiro in relazione all’esercizio o all’uso delle piattaforme di concessione privata del credito.

n.12 (…) Il prezzo pagato dal prestatore alla banca per il credito non è da considerarsi un deposito ai sensi della KWG.

n.17 Partendo dal presupposto di un consumatore adulto e responsabile e prendendo in considerazione l’attuale quadro di controllo e il fatto che a BaFin – così come alle autorità dei singoli Länder– non sono pervenute notizie di casi di abuso o raggiro, il governo federale non vede alcuna necessità per procedere all’introduzione di standard legali minimi per le piattaforme di concessione privata del credito.

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