27
Apr
2013

Il bivio italo-spagnolo

La crisi spagnola è ancora ben lontana dal trovare una via d’uscita. Il Governo ha certificato ieri che il paese iberico non uscirà dalla recessione prima del 2014 e che la domanda interna rimarrà negativa fino a tutto il 2015.

I dati più preoccupanti arrivano tuttavia dalla parte dei conti pubblici. Con il prodotto interno lordo che cade, le entrate fiscali si fanno sempre più esigue mentre esplode la spesa per il pagamento dei sussidi di disoccupazione. È la ragione per cui nei giorni scorsi è trapelata sulla stampa iberica un’idea governativa di riduzione da 24 a 18 mesi per il sussidio di disoccupazione.

Tale manovra è tuttavia molto difficile da fare passare davanti ad un’opinione pubblica sempre più scontenta ed ad una società sempre più allarmata dalla piaga della disoccupazione.

Questo anno il tasso di disoccupazione dovrebbe raggiungere il 27 per cento, un valore elevatissimo che rischia i raggiungere il 60 per cento tra la popolazione giovanile.

Il sussidio di disoccupazione sta aiutando milioni di famiglie ad andare avanti, ma nasconde un’enorme inefficienza del mercato del lavoro spagnolo. Infatti i lavoratori che perdono il posto di lavoro hanno diritto fino a 24 mesi di sussidio a circa l’80 per cento dell’ultimo salario per poi passare a 400 euro mensili nei mesi successivi. Gli uffici del lavoro pubblico tuttavia non sono in grado di offrire a questi disoccupati delle alternative valide e la tendenza è quella di rimanere con il sussidio per un periodo eccessivamente lungo. Al contempo si è sviluppato un mercato nero che permette a molte persone di avere uno “stipendio” combinato al sussidio e di fatto c’è una forte disincentivo a rientrare nel mercato del lavoro.

Tale situazione provoca un tasso di reinserimento nel mondo del lavoro molto basso e una durata della disoccupazione estremamente lunga.

Riformare i sussidi è certamente essenziale per i conti spagnoli, ma è impossibile da compiere senza una dinamizzazione del mercato del lavoro e delle agenzie del lavoro stesse.

I sei milioni di disoccupati provocano chiaramente un “buco” di bilancio molto duro da sostenere, tanto che nel 2012 il deficit sul prodotto interno lordo – che dovrebbe non essere superiore al 3 per cento secondo i criteri europei – ha superato il 10,6 per cento.

Nel 2013 dovrebbe scendere al 6,3 per cento per poi calare al 4,1 per cento nel 2015, ma nel frattempo il rapporto debito/PIL dovrebbe crescere fino al 99 per cento nel 2015.

Dati molto preoccupanti, ma che hanno fatto sperare i politici italiani. La Spagna ha infatti ottenuto un allungamento dei tempi di rientro dal deficit eccessivo di due anni, ma bisogna anche ricordare che nel 2012 il debito spagnolo era ancora all’84,2 per cento, mentre quello italiano si avvicinava velocemente al 130 per cento.

L’Europa è combattuta tra chi vuole mantenere il rigore, Germania in primis, e i Paesi che maggiormente hanno sofferto la crisi economica, quali quelli del sud Europa, che vorrebbero un allentamento dei vincoli di bilancio.

Con le elezioni tedesche alle porte sarà difficile tuttavia un repentino cambiamento delle politiche tedesche, ma è chiaro che la manna monetaria che il Governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha attuato negli ultimi due anni non potrà dare effetti positivi all’infinito.

Le riforme andranno fatte sia in Spagna che in Italia, perché non è pensabile di chiedere alla Germania di accettare determinate politiche fiscali accomodanti e al contempo non agire sulle criticità e sulle rendite di posizione che ancora esistono in questi paesi.

La Spagna inoltre rimane un paese nel quale praticamente tutte le casse di risparmio sono dei “morti che camminano” grazie ai soldi pubblici messi dai Governi di Zapatero e Rajoy. Gli attivi tossici del settore bancario rimangono tuttavia intorno al 20 per cento dell’economia e in qualche modo dovranno “saltare fuori”.

La Spagna dovrà fare una riforma del lavoro e probabilmente anche del sistema pensionistico, mentre l’Italia dovrà compiere velocemente un piano di liberalizzazioni e di privatizzazioni.

Se a questo bivio i due paesi non prenderanno la direzione esatta, molto probabilmente cadranno in un burrone oscuro e insieme a loro, tutta la zona Euro.

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15 Responses

  1. Parla come Mangi

    Ma non ho capito il senso logico. Danno i soldi alle banche perchè queste sono in difficoltà, se non peggio tra un po, perchè queste hanno fatto azioni spericolate, in sostanza hanno scommesso, con i soldi depositati dai risparmiatori e il governo cosa fa?? Tassa la gente ancor di più, innescando una spirale recesiva, anzi dato che di soldi ne servono per tappare le azioni spericolate, vuole anche comprimere dei diritti, che tra l’altro gli spagnoli pagano con le loro tasse, quindi non è una gentile concessione o la misericordia. Ma allora perchè uno paga le tasse?? E poi mi scusi, ma se lei paga un’impresario edile per costruirle la casa e se questo una volta intascati i soldi va giocarseli per avidità alla roulette finanziaria, lei cosa fa?? Aumenta le sue fatture per articolo oppure denuncia l’impresario e gli chiede anche i danni?? Mi creda solo per capirci…mi sembra un tantino surreale come cmportamento.

  2. francine

    La parte che riguarda i compiti da fare da parte del governo italiano appena insediato e’ quella che mi pare la piu’ difficile a realizzarsi.Sembra che stiano gia’ tutti gongolando del periodo di disattenzione dei mercati e che sia la destra che la sinistra stiano pensando ad un galleggiamento verso chissa’ quale salvazione da parte di chi e cosa poi non si sa’..Purtroppo il disastro per l’Italia e’ pressoche’ sicuro(la situazione della Spagna e’ forse socialmente e culturalmente differente).Quando si legge che la prima cosa da fare(per accontentare il proprio elettorato stupido e becero)e’ eliminare l’imu sulla prima casa si puo’ intendere quanto profonda sia l’ignoranza economica e politica della nostra classe dirigente seguita a ruota dalla massa.Anche le persone scelte per l’esecutivo a parte qualche folcloristica trovata seppur apprezzabile,nel nocciolo rappresentano il modus pensandi classico degli ultimi 25anni di declino.Il motto e’ cambiare tutto(in facciata)per non cambiare nulla e comunque cambiare solo quello che interessa ad una parte del paese che rappresenta il proprio elettorato.Parlare di riforme globali della giustizia,semplificazioni della burocrazia,riduzione al minimo della tassazione e soprattutto dell’ingerenza statale vuol dire arrivare da Marte e non solo nel Parlamento ma anche nei salotti buoni dove ci si e’ creati il proprio giardino di rendita fino ad arrivare al bar dello sport dove l’oscuro pensionato cinquantenne(in pausa dal lavoro in nero) e l’impiegato comunale(in pausa pure lui) si trovano a prendere il caffe e discutere di politica.Morale:se si vuole vivere in un paese civile l’unica soluzione (a medio e breve termine)e’ l’espatrio..

  3. Niky

    Gent.mo
    pur essendo tendenzialmente liberista comincio ad avere serissimi dubbi sulla positività dell’impatto di altre privatizzazioni e “liberalizzazioni”. Tutto ciò che è stato “liberalizzato” o privatizzato in Italia ha quantomeno raddoppiato i costi delle forniture senza alcun beneficio. Ora è chiaro che incide positivamente sul PIL, perchè fa spendere più soldi ma non sul potere di acquisto dei clienti ai quali continua ad aumentare il costo della vita. Per cui finchè non si trova il modo di vendere le aziende invece di regalarle agli amici dei politici (D’Alema docet) e finché non si trova il modo di garantire reale concorrenza eviterei di generare ulteriori aumenti di prezzi per gli Italiani.
    Il sempre stimatissimo Giannino diceva giustamente che certi servizi li paghiamo poco perché tanto vengono pagati con le nostre tasse: vero, ma altrettanto vero che lo stato ladro non ci restituirebbe comunque eventuali “utili” derivanti da operazioni di rilascio ai privati delle concessioni ma finirebbero nel calderone.
    Per cui per raggiungere l’obiettivo di rilanciare lo stato comincerei a cercare di risistemare la giustizia cosa che permetterebbe di ridurre la burocrazia. Non dimentichiamoci che l’80 per cento della burocrazia è necessaria a causa della mancanza di certezza di buona giustizia in tempi brevi. Poi chiaramente il partito dei magistrati si opporrà per cui come giustamente ha scritto Francine ci toccherà espatriare. 🙁

  4. Giordano

    …… e andare in Islanda…. dove non vogliono entrare più nell’euro…. oppure usare l’euro ma non l’Europa…..Qui sono dieci anni che si chiede a dei cammelli di vivere secondo le regole degli ippopotami…. e ci si meraviglia se i cammelli affogano…..

  5. Gianfranco

    Non credo proprio “tutta la zona euro”.
    Se ci dimostrassimo una liability, piu’ che un asset, ci troveremmo cacciati fuori dall’euro e con un debito immutato ed ancora in euro.
    Saluti
    Gianfranco.

  6. Marco Tizzi

    @Niky
    Quindi secondo lei spende più di telefono adesso che quando c’era la SIP? Spende più col frecciarossa adesso di quanto spendeva quando non c’era italo? Energia?
    Ma mi faccia il piacere!
    Anche la privatizzazione più difficile di tutte, quella delle autostrade, è stata conveniente, basta guardare dove sono ancora in mano allo Stato e fare un confronto. Per non parlare di quella microscopica parte di giustiza che è stata privatizzata con gli arbitrati.

    Purtroppo Mamma Stato è molto brava a fare propaganda. E voi abboccate.

  7. Parla come Mangi

    Perchè la napoli-reggio calabria è privata??
    La sanità è privata??
    E gli introiti dello stato persi per svendere al privato non li conta??
    Introiti persi equivale a più tasse, non lo considera??
    Non legge i giornali ove è risaputo che non puoi mettere due privati assieme senza che non facciano subito cartello??
    Le assicurazioni sono statali?? Le banche sono statali forse?? I mercati finanziari che hanno soppiantato l’economia reale sono forse fatti di stati o di privati?? Forse è la sua mamma che è sempre incinta che sforna pesci che si contradicono da soli.

  8. Marco Tizzi

    Parla come Mangi :
    Forse è la sua mamma che è sempre incinta che sforna pesci che si contradicono da soli.

    Funziona bene questa storia della moderazione, non c’è che dire…

  9. Samuele Strappa

    Una lunga analisi per dimostrare che le politiche di assistenza al reddito sono una pietra al collo dei conti pubblici, per affermare che bisogna dinamizzare il mercato del lavoro, snellire il welfare, e solo 3-righe-3 per ricordare che il sistema finanziario ha ancora in pancia i titoli tossici sufficienti per far esplodere l’economia non solo spagnola. In buona sostanza, se lo Stato presta i soldi alle banche per salvare gli interessi dei risparmiatori, va bene, mentre se si preoccupa di tutelare i suoi cittadini, spreca denaro pubblico. O sbaglio?

  10. giancarlo

    direi che gli errori letali per l’Europa, e particolarmente l’Europa del sud, sono stati commessi molti anni fa ed oramai non c’è assolutamente più nulla da fare: la maggior parte di noi è destinata alla miseria ed i nostri giovani se non emigrano qui fanno la fame (a meno che i genitori non si svenino per loro… posto che ci venga lasciato qualcosa di quanto risparmiato).
    In primis, alla caduta della cortina di ferro, si è consentita un’ invasione simile a quelle di goti e vandali.
    In secundis, si è lasciata entrare la Cina nel WTO spacciando la cosa come una opportunità per le nostre merci … ne hanno tratto vantaggio ferrari, Rolex, Porche e pochi altri, ma la massa dei cittadini europei ha preso una legnata nei denti senza precedenti. Il valore del nostro lavoro è stato abbattuto di almeno il 505 ed è solo l’inizio.
    In tertiis. la costruzione dell’Euro (maledettissimo Prodi) è stata fatta da una banda di mentecatti che non ha neppure tentato di costruire un serio modello interpretativo e capire cosa sarebbe avvenuto nell’arco dei decenni. Oggi ci troviamo in una situazione in cui l “euro tedesco” andrebbe rivalutato del 40% e le nostre monete dovevano nel frattempo svalutarsi di pari percentuale . Inltre alla germania serve che il costo del denaro cresca, e a noi serve che cali… Siamo fottuti, e i pannicelli caldi si supposte privatizzazioni e liberalizzazioni (per altro fattte all’italiana si risolvono sempre in maggiori costi) sono l’ennesima presa in giro.
    L’unica flebile speranza è l’eliminazione fisica, o almeno l’esilio, del migliaio di principali esponenti politici e la confisca dei loro beni. Come valore monetario è una goccia nel mare, ma il risparmio verrebbe dalla fine dei loro furti e del loro abuso di potere.

  11. marco

    quando la Spagna avrà un debito al 99% del suo PIL noi avremo superato il 130% del nostro e fa una bella differenza anche perchè a carico dei nostri timonieri politici ci sta a inizio millennio un avvio col debito italiano al 103% del PIL e costo dello stato sotto ai 700 miliardi di euro/anno che a tassi di interesse tedeschi grazie all’introduzione dell’Euro siamo riusciti ad incrementare fino al 126% del PIL il debito (+23%) e spese superiori agli 800 miliardi di euro/anno (+15%). E’ giusto che siamo “osservati speciali” soggetti ad una severa disciplina educativa, i contribuenti devono maturare e diventare molto più selettivi verso i loro rappresentanti promuovendoli in base al merito ed ai risultati realmente conseguiti da detti rappresentanti e per evitare di mandare altrimenti in fumo i contributi pagati da contribuenti più attenti ed esigenti quali i Tedeschi o gli Svedesi. Fine dell’epopea “spaghetti e mandolini” ma duro lavoro e MERITOCRAZIA.

  12. Alberto

    Ma lei lo sa che quelle in mano allo stato sono ad esempio la Salerno-Reggio Calabria?? Praticamente si sono regalate a Benetton le autostrade che garantivano un profitto con i rischio zero e trattenuto a carco della collettività quelle in perdita. Complimenti vero affare!! Il risultato è stato che gli aumenti adirittura sono superiori all’inflazione.
    E che dire dell’energia?? Costo superiore alla media europea.
    Forse le sue informazioni anzichè prenderle dai dati istat le prende dall’opuscolo del perfetto…neo-liberista che affari sulle spalle dello stato.
    Piace giocare facile perchè difficile non è in grado.

  13. Alberto

    @gianfranco
    E’ quindi?? Se siamo fuori dall’euro abbiamo ancora il debito in euro e allora?? Ma abbiamo la sovranità monetaria che fa si che non siamo più ricattati dai nostri creditori non è difficile da capire, anzi sarebbero proprio a loro a corteggiarci paurosi di perdere tutto completamente.
    Infatti il Giappone al suo debito al 240% ma ha mantenuto la sua sovranità monetaria ben stretta e mi sembra che funzioni alla grande diversamente se avesse dovuto adottare una moneta straniera come l’euro sarebbe già fallito e strafallito caro lei.
    Le teorie sono una cosa i fatti sono altri basta semplicemente guardare cosa accade in tutto il mondo a meno non si creda che tutti sono matti e l’unico rimasto savio sono quella decina di paesi che adottano l’euro che uno ad uno stanno crollando sotto il peso delle loro teorie idiote che ancora adesso non hanno uno straccio di paese, di economia che possa essere portata come esempio.
    Il fanatismo è sempre stata una piaga sociale e la panacea dei fessi bisognosi di riscatto.

  14. Alberto

    @marco tizzi
    Raccoglie quello che semina, se parla di mamme e di pesci di certo per andare fuori tema le risponderanno sull’oggetto.
    Per cortesia eviti di usare il neo-linguismo, ritorni ad usare i termini propri, quella che lei chiama moderazione in raltà il termine consono è censura semmai se proprio ne è un fautore la applichi a se stesso ed eviti di imporla al prossimo ricordandole che fino a prova contraria se non le piace il tono a solo da rispondere.

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