1
Feb
2012

Hazlitt. Capitolo 19 – L’azione sindacale fa crescere davvero i salari?

I sindacati svolgono una funzione utile e legittima, ma il loro potere di elevare i salari è sopravvalutato, proprio mentre è sottostimata l’efficacia del fattore che in realtà è il più determinante: la produttività.
Quando i sindacati riescono a imporsi senza rivendicare l’efficienza produttiva dei loro iscritti, ma usando la loro forza politica o la loro posizione strategica, arrecano complessivamente un danno alla società e ai lavoratori. Tutti gli aumenti salariali che i sindacati riescono a ottenere in tal modo, infatti, poiché non si accompagnano a un aumento di produttività, comportano necessariamente una sottrazione di risorse e quindi una perdita. Questa si pensa che sia a carico dei datori di lavoro, ma è così solo in circostanze particolari e nel breve periodo, mentre nel medio e lungo termine (su cui un economista deve riflettere) impoverisce la maggioranza dei lavoratori.
Nella loro posizione di consumatori, i lavoratori pagheranno un aumento dei prezzi e rischieranno maggiormente la disoccupazione. Anche considerando quei casi in cui gli aumenti salariali vengano assorbiti dagli utili di determinate industrie, gli investitori saranno incentivati a cambiare settore e se si estenderanno i risultati della politica sindacale anche a questo settore, allora cercheranno all’estero opportunità di maggiori rendite.
Hazlitt fa una rassegna di tutti i risultati ottenuti dai sindacati che hanno compromesso la crescita delle economie nazionali e il benessere delle comunità e spiega come alla base di quelle iniziative ci fosse sempre lo stesso errore: la falsa credenza che esista una limitata quantità di lavoro e l’ignoranza del basilare principio per cui il lavoro crea altro lavoro, dato che quanto è prodotto da A crea la domanda di ciò che B potrà produrre.

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11 Responses

  1. Francesco

    Caro Direttore,
    se fossero realmente interessati a risolvere i problemi dei lavori avrebbero fatto 3 scioperi “alla francese” in 30 anni, invece che 2000 “all’italiana”, che non servono a nessuno, al di la di peggiorare l’affidabilità del sitema. Il fine del sindacalista è, anche subconsciamente, di replicare il sistema che lo ha tenuto in vita, nella danza delle responsabilità tipica dell’Italia, in cui non si sa mai chi ha fatto cosa e chi è resposabile di che, e in quello strano “balance of power” italiano, in cui le forze non si controllano tra di loro come dovrebbe essere, ma si danzano insieme, quasi in una commedia delle parti e degli equivoci, al fine di dare al popolo bue una certa impressione, ma alla fine combinare poco.
    Cordialità
    Francesco

  2. Giorgio

    In effetti, a quegli “intellettuali” che usano le statistiche solo quando gli comoda e oggi le usano per dimostrare che non vi è corrispondenza tra flessibilità del lavoro e disoccupazione (l’ultimo, due giorni fa, a “L’infedele” di Lerner), non sarebbe male ogni tanto chieder loro che ne pensano della correlazione (negativa) fra tasso di sindacalizzazione e occupazione/livello dei salari. Chissà, magari trovano uno spunto di riflessione.

  3. kmatica

    i sindacati non possono fare le lotte per conto, in piazza devono andarci i lavoratori e loro devono ribellarsi come fanno in Francia e altrove.
    Non dimentichiamo che abbiamo il costo del lavoro più alto in Europa con i salari più bassi, quindi cosa centra la produttività? In un paese moderno si attua con tecnologie all’avanguardia, a meno che non vogliano ridurci a meri manovali (più palate al minuto più produttività)
    e senza dubbio con una classe imprenditoriale all’altezza (vedi Marchionne quando tentò di entrare in Germania, venne liquidato in una settimana) che non si limiti a competere sul costo del prodotto (perchè ci sarà sempre qualcuno disposto per vivere a fare quello che tu non ritieni degno) ma vada a competere sulle idee, se le ha, e non aspetti che noi cittadini paghiamo delle scuole (ormai diventate delle anticamere per il lavoro) per far fare i soldi a loro.
    Il lavoro è nostro, la ricchezza generata è nostra, il modo di gestirla è nostro, quindi casa centra questa gente?

  4. lodovico

    l’Italia è fatta di luoghi comuni: la democrazia si attua con i partiti, i sindacati come i partiti rappresentano la democrazia in fabbrica, l’uscita dei lavoratori per anzianità favorisce l’occupazione, etc. Ma la democrazia si attua con le regole ed i diritti ed il lavoro non è una quantità definita. speriamo che Monti legga I B L.

  5. Alberto Magnago

    Che i sindacati in Italia siano arretrati culturalmente è noto e, soprattutto, evidente. Che perseguano la sola via dell’aumento salariale è funzionale alla % che si prendono sulla busta paga (che fine ha fatto il referendum contro approvato?). Se fossero seri, alla tedesca, contratterebbero per avere peso nelle politiche aziendali in termini economici (+ produttività = + soldi), come si è cercato di fare nell’accordo FIAT. Se fossimo seri non avremmo persone che fanno i sindacalisti di professione e guadagnano una paccata di soldi alle nostre spalle, non avremmo i contributi figurativi (Perchè non li abboliamo!!!) a nostre spese, chiederemmo conto dei risultati in termini di sopravvivenza delle aziende, non permetteremmo di avere sindacati senza un bilancio e con patrimoni enormi. Ma, come è noto, non lo siamo.

  6. Salvatore Rizza

    Dott. Oscar Giannini
    Penso che ormai da anni facciamo dei regali ai Tedeschi.
    Noi siamo evasori, loro bravi contribuenti, ma noi abbiamo lo scontrino fiscale loro no.
    Noi non riusciamo a vendere all’estero, forse i loro prodotti sono migliori? Si.
    Ma noi siamo costretti a vendere a un prezzo inferiore, i prodotti noi riusciamo a produrli meglio, ma nelle contrattazione non possiamo mettere il 30% di tangente, i Tedeschi si e lo scaricano senza alcuna documentazione salvo il versamento da banca.
    Da noi gli stranieri non investono, per la mafia? si, per la giustizia, anche, per la burocrazia? senz’altro, ma sopratutto per l’art. 18 e per diritti che hanno gli sfaticati, come i primi tre giorni di malattia pagati.
    Dottore come si fa a spiegare tutto ciò alla Camusso.
    Le auguro un buon fine settimana
    Salvatore Rizza

  7. Massimo Fabbri

    Concordo con quanto scritto da Alberto Magnago, aggiungo, quello che dovrebbe essere richiesto alle sigle sindacali è il giusto pagamento delle tasse ….visto l’enorme patrimonio che hanno.
    Sicuramente ci verrebbe riferito che svolgono una funzione sociale… ma per chi .. per loro sicuramente… daltronde anche i nostri politici svolgono una funzione.. eppure pagano le tasse!!!
    .. qualcuno ha mai visto una riunione sindacale in una azienda? e le richieste che pretendono in questi tempi? non credo.. sarebbe opportuno pubblicare e spiegare cosa fanno e cosa sono questi sindacati…
    (che fine ha fatto il referendum contro approvato? vorrei proprio saperlo?…..
    Vorrei dare un ulteriore imput…. e le COOP…. è proprio vero che sono società ..così diverse dalle altre?
    I contributi ai partiti???
    I contributi alle testate giornalistiche
    I contributi al cinema.. etc…

  8. Andrea Chiari

    E’ una bella analisi che lancia squarci di luce sulla storia di questi due secoli. Ne ricavo che non sono state le dure lotte sindacali che hanno strappato in occidente dignitose condizioni per i lavoratori (trasformandoli in consumatori e quindi alimentando lo stesso crescere dell’economia) ma sarebbero stati altri meccanismi, come l’aumento di produttività che AUTOMATICAMENTE, o per benevola concessione, si sarebbe tradotto in salari più alti. Ma sì, trasformiamo i sindacati in bocciofile. Il sito si dimostra come la componente colta e civile dei famigli del padrone delle ferriere. Che non è scemo e ha capito che investire nell’istruzione rende di più che assoldare gorilla armati.

  9. Giuseppe Ferrari

    @Salvatore Rizza

    Cioè, chi con l’influenza prende 3 giorni di malattia e poi magari va a lavorare ancora malato è uno scansafatiche che ruba lo stipendio? Poi ci si domanda perchè i lavoratori si iscrivono alla FIOM …

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