11
Ago
2014

Fisco: semplificare la semplificazione

La delega fiscale conferita al governo dalla legge 11 marzo 2014, n. 23 contiene un mandato ampio e chiaro che, riconoscendone il valore dei fini della crescita economica, pone al centro dell’azione riformatrice un obiettivo di semplificazione del sistema tributario. Ciò si evince, in primo, luogo dall’articolo 1, che individua tra i criteri direttivi generali del provvedimento “[il] coordinamento e [la] semplificazione delle discipline concernenti gli obblighi contabili e dichiarativi dei contribuenti”, nonché una maggiore uniformità nella disciplina relative alle obbligazioni tributarie e ai poteri dell’amministrazione finanziaria; ed emerge con maggior chiarezza dall’art. 7, che invita alla revisione sistematica dei regimi fiscali e al loro riordino, al fine di eliminare complessità superflue”, con particolare riferimento agli adempimenti inessenziali, nonché al ruolo dei sostituti d’imposta, dei centri di assistenza fiscale, degli intermediari.
Il primo schema di decreto, sottoposto nelle scorse settimane ai pareri consultivi delle competenti commissioni di Camera e Senato, intraprende la strada indicata dal legislatore delegante, ma manca di coraggio. Il pezzo forte del provvedimento è costituito dalla dichiarazione precompilata, introdotta in via sperimentale per dipendenti e pensionati: secondo alcuni si tratta della soluzione definitiva ai molti mal di testa causati dal 730 e dall’Unico; per altri, invece, è la dimostrazione plastica e un po’ inquietante della nudità del contribuente di fronte al fisco. Quello che interessa rilevare in questa sede è che, più che semplificare la vita al contribuente, la dichiarazione precompilata pare complicarla agli altri soggetti coinvolti – a cominciare dai sostituti d’imposta.
Sotto questo profilo, in particolare, sarebbe auspicabile un rilassamento delle scadenze per l’invio della certificazione e, soprattutto, un’attenuazione della disciplina in materia responsabilità degli intermediari e di sanzioni a carico dei sostituti d’imposta; inspiegabile, poi, è l’abolizione del compenso alle imprese che svolgono l’attività di assistenza fiscale, evidentemente figlia di una logica che equipara la semplificazione alla riduzione dei costi visibili, ma non si preoccupa di quelli invisibili.
Anche rispetto ai rimborsi d’imposta si osserva una certa ambivalenza da parte del legislatore delegato, che ha commendevolmente proposto l’abrogazione dell’obbligo di fideiussione, rimpiazzandolo, però, con la richiesta di un visto di conformità per i crediti superiori a 15.000 euro, requisito altrettanto gravoso e di efficacia discutibile. Ulteriori interventi si rendono necessari in ambito Iva: per semplificare il recupero dell’imposta su crediti non riscossi e per sfrondare la normativa sovrabbondante che regola le operazioni intracomunitarie.
Altrettanto urgente – e già promessa a più riprese – è, infine, l’abrogazione della responsabilità solidale fiscale negli appalti, che peraltro si sovrappone ad una responsabilità solidale contributiva. Si tratta di una misura che scarica impropriamente sui committenti e sugli appaltatori oneri di contrasto del lavoro nero e dell’evasione fiscale che non possono competere loro – e che sovente si traducono in un irrigidimento dei rapporti di questi soggetti con appaltatori e subappaltatori.
Certo, la delega delinea un percorso legislativo articolato in una pluralità di decreti che il governo potrà emanare nell’arco di trenta mesi, entro un confronto costante con il parlamento: pertanto, non mancheranno le possibilità di correggere la rotta in corso d’opera. Ma l’aurea massima “non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi” acquista una valenza particolarmente significativa quando è rivolta ai decisori politici, la cui agenda è costantemente rimodulata sulla base delle urgenze e delle emergenze del momento. Il momento per la semplificazione fiscale è oggi. Del resto, quelli suggeriti sin qui non sono ripensamenti radicali dell’impianto del decreto, ma semplici aggiustamenti che meglio adeguerebbero il tenore delle sue previsioni all’intento perseguito dalla delega evitando di fare di una molto necessaria riforma l’ennesima occasione perduta.

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