18
Gen
2010

Sopresa! I “bamboccioni” non scoraggiano l’occupazione

Vasta eco in Italia alla sentenza del Tribunale di Bergamo che ha costretto un padre a mantenere fino all’indipendenza economica – quando e se mai verrà – una figlia 32enne universitaria, da 8 anni fuori corso a Filosofia. Renato Brunetta ha proposto una legge per far uscire di casa i giovani a 18 anni: sono contrario alle leggi, ma il fine è buono. Personalmente, me ne sono andato ancor prima. Non penso affatto di aver sbagliato. Ma qual è l’effetto che genera sul mercato del lavoro una simile propensione italica al “bamboccionismo”, come viene ormai nomato dopo una mitica uscita anni fa di Tommaso Padoa Schioppa? Francesco Giavazzi spiazza tutti, e spiega in un recente paper che sono altri, gli effetti che generano bassa occupazione .

Insieme a Fabio Schiantarelli del Boston College, e Michel Serafinelli di Berkeley-UCLA, Giavazzi approfondisce l’influenza esercitata sui mercati del lavoro dei diversi Paesi OCSE dai fattori culturali che riguardano l’indipendenza e l’identità di genere, rispetto alle caratteristiche “oggettive” rappresentate dalle normative, dal loro grado di flessibilità nell’hiring and firing, dai sistemi tributari e dal cuneo fiscale. Ebbene lo scoraggiamento alla partecipazione al mercato del lavoro e l’effetto di minor ore lavorate procapite c’è per le donne. Ma la protratta permanenza in famiglia non si rivela, alla prova dei fatti, un fattore capace di differenziare significativamente l’occupazione giovanile: su di essa, sono le caratteristiche normative e fiscali a pesare. I bambocci, dunque, non sono scansafatiche.

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5 Responses

  1. jack

    in mancanza dei neri di Rosarno, Brunetta vuole nuovi schiavi giovani 18enni possibilmente italiani …mi sa che ha sbagliato i calcoli!

  2. luisa

    Mi e’ di difficile comprensione come possa qualcuno intendere il lavoro come schiavitu’ .

    Il lavoro e’ una componente essenziale nella realizzazione dell’individuo al di la’ del beneficio economico .

    Se si dovesse misurare sempre e solo in termini economici perdendo di vista cio’ che una soddisfacente occupazione puo’ apportare alla qualita’ della vita di ciascuno di noi significherebbe che siamo davvero alla frutta .

    Anni di pubblicita’ delle sinistre hanno provocato un effetto davvero disastroso .

  3. Davide

    Non sono scansafatiche, anzi! Non doversi occupare di vitto, alloggio ed eventuali carichi famigliari consente di concentrarsi sul lavoro e sulla carriera.

  4. microalfa

    @Luisa

    Invece è comprensibilissimo: a fronte di una parte della popolazione che per formazione e caratteristiche proprie ha la possibilità di scegliere la professione che meglio lo realizza – presumo tra parentesi tutti i partecipanti di questo forum – esistono anche i moltissimi che per varie ragioni tale scelta non hanno potuto effettuarla. Il cattocomunismo, concordo, è causa e parimenti effetto di molta parte di alienazione da lavoro.
    In fondo la storica diatriba tra i liberali che vorrebbero una pari opportunità alla partenza e i socialisti che propugnano una uguaglianza di arrivo.

    @ Davide

    Mi piace la tua logica utilitaristica: parafrasando, come dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna, così dietro ad una grande carriera c’è sempre una mamma amorevole e paziente.:)

  5. Pippo

    Da ex-bamboccione, dico che Brunetta secondo me ha ragione (anche TPS), ma facciamo molto comodo. Non è giusto, ma permettiamo a un sistema non meritocratico (vedi stipendi non legati alle responsabilità) di continuare a perpetrarsi.

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