25
Ago
2011

Robin Tax: sotto a chi tocca? Sotto sotto tocca tutti

La Commissione industria del Senato ha suggerito di estendere la Robin Hood Tax – l’addizionale Ires di 4 punti percentuali per tutte le imprese energetiche, incluse reti e rinnovabili, che si aggiunge alle precedenti addizionali – ad altri settori “concessionari”, quali le telecomunicazioni e le autostrade. Questo ha scatenato una vera e propria guerra lobbistica tra aziende e associazioni di settore, con gli energetici che lamentano uno sfavore fiscale inconcepibile e gli altri che tentano di evitare un aggravio d’imposta. Non è uno spettacolo esaltante: è ben comprensibile che le diverse industrie cerchino di tutelarsi, utilizzando tutte le armi a propria disposizione. Gli energetici hanno ragione: già oggi pagano un’aliquota Ires superiore del 25 per cento a quella di tutti gli altri, alzarla ancora (specie in un momento di crisi) sarebbe una follia. Hanno ugualmente ragione le aziende di tlc e infrastrutture: già sono piene di magagne, ci manca solo un aumento fiscale tra capo e collo, peraltro in un quadro congiunturale tutto fuorché roseo.

Sono i guasti che provoca l’interventismo, che continua a “chiamare” altro interventismo. Pietro Monsurrò ha spiegato bene come “le lobby parassitarie nascono spontaneamente non appena si forma un potere in grado di elargire privilegi”. Come ci ha insegnato la public choice, il riconoscere ai poteri pubblici sovranità sull’economico porta le imprese a cercare di avvantaggiarsi, di quegli stessi poteri pubblici. Questo porta talora a giocare “in attacco” (come nella richiesta di incentivi, agevolazioni ad hoc, denari a fondo perduto) e talvolta “in difesa”, come in questo caso. Ma siccome gli attori coinvolti, come comprensibile, sono concentrati sul breve termine e il resto del dibattito li segue, fatica ad emergere con chiarezza l’unica posizione che coincide davvero con l’interesse generale: quella della libera impresa.

È esattamente per interpretare questo punto di vista che esiste l’Istituto Bruno Leoni. Non a caso ci siamo occupati di Robin Hood Tax ben da prima delle polemiche attuali, e abbiamo detto la nostra in più di una occasione. A prescindere dai settori colpiti, la Robin Tax è una imposta assurda, i ripetuti aumenti sono doppiamente assurdi, l’estensione ad altri settori è tre volte assurda e prelude in realtà a un innalzamento generalizzato dell’Ires. In altre parole, la questione per noi è semplice: questa imposta non s’ha da fare, e non s’aveva da fare quando si è messo il piede, per la prima volta nel 2008, sul piano inclinato della tassazione discrezionale.

La sua popolarità (anche oggi sui giornali si legge di ipotesi di incidere sulla Robin Tax per bilanciare una rimodulazione del “contributo di solidarietà”) è dovuta ad una illusione ottica. Come in altri tempi sui “petrolieri” (diventati poi buona parte del settore energetico), si pensa di agire “sulle imprese energetiche” o “sulle concessionarie”: come se queste imprese fossero “colpibili” (rectius: rapinabili) senza che ciò andasse a penalizzare individui in carne ed ossa – come azionisti, impiegati o consumatori dei servizi offerti dalle medesime. La reazione iniziale fu confusa: alcune delle imprese colpite combatterono la tassa, ma, forse per piaggeria verso il governo appena insediato e verso il ministro dell’economia che “aveva previsto la crisi”, accettarono la tassa e alcune di esse – le due più grandi – addirittura vi aggiunsero un “contributo volontario” del valore complessivo di 250 milioni di euro. Gli azionisti, naturalmente, zitti e mosca. L’errore fu lì: una volta accettato il principio, perché fermarsi?

Questa è una tassa sbagliata: lo è a prescindere dall’entità e lo è a prescindere da chi colpisce (“mal comune mezzo gaudio” non è un principio di equità fiscale) o da come la base imponibile viene definita. Lo è perché è discriminatoria, distorsiva, anti-certezza del diritto, anti-investimenti e in ultima analisi anti-crescita e anti-europea come hanno spiegato Testa e Di Mario sul Sole 24 Ore. Il gettito che garantisce è inferiore a quello che potrebbe essere recuperato, sotto forma di minore spesa per interessi, privatizzando gli asset pubblici. In ogni caso, quel gettito potenziale non giustifica la perdita di credibilità che avrebbe l’Italia dimostrando, una volta di più, di essere un Paese dove i decisori politici non si fanno scrupolo a “mettere le mani nelle tasche” di chiunque sia sospettabile di non avercele vuote.

 

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17 Responses

  1. Vittorio

    Le aziende si rifaranno sugli utenti come al solito. L’autostrada è aumentata 3 volte negli ultimi 18 mesi. Con la scusa dell’aumento del tre % arrotondano ai 20 o 50 centesimi superiori e quindi ad ogni aumento si raggiungono cifre assurde. Anche perchè l’arrotondamento sarebbe giustificato solo dal pagamento in contanti che avviene invece ne 20 % dei casi (lo dico a caso ma saremo li).
    Ingiustificati gli aumenti a chi dichiara tanto e quindi dichiara tutto: IL SOLITO REGALO AGLI EVASORI che si guarderanno bene dal dichiarare un po’ di più.
    Ho sempre votato Silvio ma questa proprio non l’ho capita.

  2. Gianni

    GIOCO ENERGETICO PROVOCATORIO

    Giochiamo a calcolare il contenuto energetico dell’Euro, ma non dell’EURO in generale, il contenuto energetico di un singolo euro e scopriamo:
    -che al primo livello della produzione di un euro, cioè a livello dei costi diretti di fabbricazione del prodotto abbiamo consumato un tot di kilowattora
    -a livello dei costi globali, cioè diretti, indiretti, di sede, ammnistrativi, abbiamo consumato due tot,
    -così via fino ad arrivare al contenuto energetico dell’euro a livello del risultato prima delle imposte
    -e poi a quello decisivo del contenuto energetico dell’euro costituente l’imposta versata

    Allora ci accorgiamo che PER PRODURRE UN EURO DI GETTITO ALL’ERARIO abbiamo consumato TUTTO, o quasi, l’italico fabbisogno di energia diviso per il gettito fiscale.

    Fatti quattro conti della serva ci accorgeremmo che, dando 0.4 euro d’incentivo per produrre 1 kWh di eolico barra fotovoltaico, buttiamo via una quarantina di kilovattora normali.

  3. Gianni

    GIOCO ENERGETICO PROVOCATORIO

    Giochiamo a calcolare il contenuto energetico dell’Euro, ma non dell’EURO in generale, il contenuto energetico di un singolo euro e scopriamo:
    -che al primo livello della produzione di un euro, cioè a livello dei costi diretti di fabbricazione del prodotto abbiamo consumato un tot di kilowattora
    -a livello dei costi globali, cioè diretti, indiretti, di sede, ammnistrativi, abbiamo consumato due tot,
    -così via fino ad arrivare al contenuto energetico dell’euro a livello del risultato prima delle imposte
    -e poi a quello decisivo del contenuto energetico dell’euro costituente l’imposta versata

    Allora ci accorgiamo che PER PRODURRE UN EURO DI GETTITO ALL’ERARIO abbiamo consumato TUTTO, o quasi, l’italico fabbisogno di energia diviso per il gettito fiscale.

    Fatti quattro conti della serva ci accorgeremmo che, dando 0.04 euro d’incentivo per produrre 1 kWh di eolico barra fotovoltaico, buttiamo via una quarantina di kilovattora normali

  4. lionello ruggieri

    Ogni imposta di qualsiasi importo, di qualuque tipo applicata su qualsiasi cosa ha gli stessi difetti imputati alla cosidetta Robin tax. Inoltte le imposte si chiamano così proprio perché vengono “imposte” dallo Stato. E sempre danno idea di essere una rapina o cmq una prevaricazione. Ma lo Stato non ha mezzi ed entrate porprie e, se si vuole che possa fornire dei servizi, anche minimi, DEVE imporre tassazioni. A chiunque diano fastidio. La vendita degli asset non è una soluzione. Finiti questi, in assenza di una tassazione sufficiente, si potranno solo ridurre i servizi. Inoltre, ceduti i beni statali, non rimarrà che affittarli per poterli usare. E’ come se una famiglia, per fronteggiare le spese correnti, vendesse la casa di proprietà per poi locarla. Aggraverà solo i suoi problemi. Si possono ridurre i servizi sino a renderli pari a zero o insufficenti, ma uno Stato che non è in grado di fornire previdenza, assistenza medica, sicurezza e istruzione in misura adeguata è inutile che esista- Va abolito per quanto costi poco. Friedman è la prova che non sempre l’analfabetismo è una disgrazia per la collettività.

  5. Giuseppe Gilardoni - Genova

    Perchè il Signor Lionello Ruggieri parla di ridurre i servizi e non le spese inutili di una politica da Stato Leviatano?
    Giuseppe Gilardoni.

  6. mentorex

    @lionello ruggieri
    Ma lei sa quante volte già paghiamo questi servizi?
    Per quanto veniamo già tassati, in uno stato efficiente, vedi paesi scandinavi, il livello dei servizi dovrebbe essere altissimo oltrechè completamente gratuito. Invece i servizi che lo Stato ci fornisce, per la maggior parte, sono completamente inefficaci e inefficienti. Inoltre oltre a pagarli con le tasse indirette molte volte ci tocca ripagarli ogni volta che ne richiediamo il servizio. La verità che ormai le ns tasse servono solo a pagare una pletora di passacarte seduti dietro scrivanie a girarsi i pollici, a pagare pensioni impropriamente date e a pagare gli interessi sul debito pubblico consolidato.
    MARIO MONTI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO

  7. Gianni

    Il modo più efficace per ridurre le spese per i servizi è quello di farli pagare DIRETTAMENTE ed INTEGRALMENTE agli utenti, togliendo di mezzo lo stato fornitore di servizi e PRIVATIZZANDO quante più attività statali (o meglio “pubbliche”) possibile.
    In questo modo si toglie l’alibi della necessità delle imposte per dare servizi: non esiste la proporzione più imposte= più servizi.

    Esiste invece la proporzione più imposte=più spreco, e soprattutto esiste la proporzione più imposte=più clientele da mantenere, e qui si arriva al vero punto critico che è l’allocazione delle risorse, fino ad ore dispensate A DEBITO, cioè firmando cambiali (titoli di stato) a destra ed a manca.

    Le voci di spesa determinanti sono quattro: Previdenza, Sanità, Pubblico Impiego e poi la grande bestia nera degli Enti Locali, che per carità di patria nessuno ha il coraggio di evocare.

    Le soluzioni le conoscono tutti e sono le seguenti (e chi dice il contrario dice balle):
    -Previdenza: riportare in equilibrio il numero degli anni lavorati col numero degli anni di pensione.
    -Sanità: Accorpare i presidi ospedalieri in strutture efficienti (in certe regioni occorrerebbe chiudere quattro ospedali su cinque) e far pagare in parte importante le degenze all’utenza. L’Azienda Sanitaria deve diventare un’azienda per davvero.
    -Pubblico impiego: efficienza dell’attività e personale in quantità standard come da media europea.
    -Enti locali: annullare i meccanismi della copertura delle spese da parte dell’amministrazione centrale. L’ente locale spende localmente e trovi i soldi localmente, chiedendoli a coloro che vivono nel territorio specifico, e che eleggono gli amministratori.

    Una riflessione sul debito: guardate che quando qualcuno vi ha prestato tanti soldi non siete più liberi, quel che dovete fare lo decide il creditore.
    Se gli stati europei presentassero all’incasso i titoli italiani che hanno in portafoglio l’ITALIA NON POTREBBE PIù PAGARE LE PENSIONI.

    Diciamo per esempio che POTREBBERO COSTRINGERCI A FAR LA GUERRA ALLA LIBIA minacciando di liquidare i nostri BOT (è solo un esempo)…

    Altra riflessione: siamo sicuri che ci possiamo permettere tutti questi servizi?

    @Giuseppe Gilardoni – Genova

    @lionello ruggieri

  8. Alberto

    Caro Signor Ruggeri, come si vede che lei vive sopra le nuvole dove a noi comuni mortali non è dato. Se una famiglia non ha i soldi per tirare avanti, venderà proprio la casa o, peggio, gliela portano via (ha mai sentito dire ?). Lo sa che dal 1° di Ottobre diventerà pratica corrente per centinaia di migliaia di autonomi ? Ma certo, nell’empireo in cui vive Lei, di queste cose non ci si cura.
    Lei è un vero fenomeno !!!

  9. stefano tagliavini

    @Giuseppe Gilardoni – Genova
    Ci sono persone che i servizi se li possono pagare tranquillamente anche se sono integralmente a pagamento. Sono coloro che non vogliono pagare per i più deboli. Per questi egregi sognori lo Stato dovrebbe dismettere patrimoni e servizi, chi non se lo può permettere si arrangia. In Francia le persone più ricche chiedono di essere tassate di più, in Italia si invoca il rispetto della legalità anche per gli evasori.

  10. Alberto

    Caro Signor Tagliavini, uno stato che sfila il 70% non è uno stato che tassa, è uno stato che espropria. Mi lascino i miei soldi ed io non chiederò mai nulla a questo stato. Tra quelli come lei e quelli come me non c’è possibiliyà di dialogo; provo semplicemente schifo per le sue idee di espropriatore. Sic et simpliciter.

  11. giancarlo

    alberto,
    non arriviamo all’estremo.
    se tutti finiamo per fare il suo discorso chiudiamo baracche,burattini e torniamo a casa. il danno puo essrere grosso e irrecuperabile.
    Io ho sentitoio dire che il gettito irpef ire deriva per la stragrande parte dai tassati alla fonte. se a questi si accorda il principio ‘dammi il lordo che i servizi me li pago io’ il gettito irpef va a farsi benedire. lei dirà:”benissimo, che si paghino da loro direttamente i servizi pubblici”. però attenzione: alcuni servizi sono individuabili nella fase di erogazione, come l’autobus. Altri servizi come la polizia, i carabinieri, l’esercito, le strade ecc ecc, come li finanziamo? ammesso pure che azzeriamo gli sprechi, il loro costo non va a zero! Se il gettito irpef ce lo siamo giocato, come detto, che facciamo, emettiamo altri BPT? Ma poi, lei che è sempre così preciso, mi spiega come salta fuori il 70%?

  12. Piero

    “”” l’addizionale Ires di 4 punti percentuali per tutte le imprese energetiche… “”””

    di fatto è come l’Iva.. è come le Accise.. è come il Contributo Straordinario a carico dell’ENI x il Patto di Amicizia Laibia-Italia-Silvio…

    sono TUTTE Imposte INDIRETTE.. verranno DI FATTO SCARICATE sui PREZZI quindi sul CONSUMATORE FINALE… che però NON le VEdE.. e questo x i politici è un bel vantaggio…

  13. Giuseppe Gilardoni - Genova

    @ Gianni
    @ Stefano Tagliavini

    Che tutti i “servizi” e l’attuale livello di welfare siano sostenibili (“possiamo permetterceli” ) può essere materia di discussione. Che molti servizi debbano essere comunque mantenuti, per ragioni di solidarietà umana e di consenso sociale, mi appare evidente. Quello che è indubitabile è che non possiamo permetterci le spese di questo assetto politico – parlamentari a vari livelli e spese conseguenti ad un apparato statale elefantiaco. Queste spese, inutili – e spesso dannose, quali intralci a chi vuole intraprendere – dobbiamo cercare di far diminuire. A incominciare al numero dei partecipanti al gioco politico e delle prebende. E incominciamo con l’abolire le Province.

  14. Piero

    @Giuseppe Gilardoni – Genova

    ciao.. sono di Genova anch’io…

    lo sai quanti CI prende un CONSIGLIERE REGIONALE LIGURE… 9.000 euri al Mese..
    a me sembran troppi.. ha ragione a lamentarsi dei tagli agli enti Locali xrchè NON vogliono tagliare il Centro.. ma dei loro Privilegi Locali (che si sommano ai Nazionali)
    stan tutti belli zitti zitti… proviamo a farci sentire noi dal basso..

  15. Alberto

    @Giancarlo

    Carissimo Giancarlo,

    Ha ragione e, come ha già capito da sè, non era mio intendimento estremizzare a quel livello. E’ chiaro che la tassazione deve esserci ed essere equa. Ma equità è concetto ben lontano da quel 70% che Le citavo. il dato è desunto da uno studio di World Bank – Paying Taxes 2011, The Global Picture – e tiene in conto l’ammontare complessivo di tasse e tributi che gravano sull’azienda media da loro individuata (TaxpayerCo.) che è un’azienda con 60 addetti. A pagina 30 di detto studio (disponibile online), Lei troverà il dettaglio delle tasse gravante su questa azienda italiana. Sulla stessa base, Lei scoprirà che la TaxpayerCp in Svezia è tassata al 55%, mentre in Giappone (altro fornitore di un corposo welfare, ben piu’ corposo del ns., parlo per esperienza diretta), è fermo al 49%.
    Se poi va a guardare il ns. ranking tra le 183 economie analizzate, Lei scoprirà che il ns. disgraziatissimo paese si colloca al 167° posto, davanti soltanto a paesi come: Etiopia, Comore, Bielorussia, Sierra Leone, Congo (l’ultimo). Se ci lamentiamo dell’altissimo livello di corruzione tra le italiche mura, forse, un piccolo aiutino alla sua comprfensione ci può venire anche da questo studio.

    Ad ogni buon conto, a quelli come me, non occorreva questo studio per capire la realtà che viviamo. Non perchè io sia piu’ intelligente (al contrario, sono, banalmente, di media stupidità) ma perchè l’ho vissuto quotidianamente sulla mia pelle per una trentina d’anni. L’avvicinarsi del 1° Ottobre, data dell’inizio dell’esproprio proletario di stato, ci rende particolarmente nervosi. E badi bene che la stragrande maggioranza dei miei consimili (non possediamo la dignità di ritenerci colleghi, noi si vive come dhimmi) non ricorre al SSN ma si paga la sanità o direttamente o tramite un’assicurazione. Se esistesse, si pagherebbero anche la scuola privata per i figli. Il 95% delle imprese italiane (dato ISTAT 2009), ha meno di 10 dipendenti (titolare compreso). Fanno in tutto 18 milioni di persone; non si tratta propriamente di una minoranza. Gli autonomi sono fra i 3 ed i 4 milioni: anche qui non si tratta di una minoranza. Per loro si sono create leggi speciali che, forse, non esistevano nemmeno durante il ventennio di Buonanima, quando si dovevano espropriare i patrimoni degli ebrei.

    Fra un po’ tutti saremo assoggettati al famoso “Serpico”, mediante il quale l’accesso tramite codice fiscale renderà possibile tracciare anche i 100 euri. Sarà Il Grande Fratello Fiscale, il sogno di Tremonti. E forse anche di Hitler e Stalin, se avessero potuto. Certo, ai trinariciuti leghisti o al tizio di cui piu’ sopra, quelli del “tassateci di piu”, interessa molto poco: loro le tasse mai le hanno pagate in vita loro, avendogliele versate il sostituto d’imposta con il tramite dei suoi luridi profitti.

    Caro Signor Giancarlo, mi perdoni ancora per lo sfogo ma qualche piccolo “concern” dovremmo permettercelo un po’ tutti, nell’interesse proprio di tutti. Un caro saluto a Lei ed a tutti i dhimmi come il sottoscritto.

  16. stefano tagliavini

    @Alberto
    Non credo che lo schifo che lei prova sia pari a quello che provano le migliaia di persone che tuttte le mattine lavorano come lei e che come lei non sono d’accordo nel vedere lo Stato che sperpera i soldi e che chiude due occhi nei confronti degli evasori. Il dialogo tra me e le è impossibile nopn per le idee ma per un problema culturale. Lo stesso problema che impedisce a questo paese di avere un senso civico e un etica che le permetta di essere un paese normale.

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