3
Mar
2010

Per chi investe su oil&commodities

Non so quanti tra i nostri lettori “traffichino” come trader sui mercati di oil e commodities. Io lo faccio, e non solo su quelli. Non sono di quelli che pensano che i mercati si conoscano solo con teoria e dottrina, senza frequentarli. Anche se, per partecipare, bisogna essere in pool a meno di essere molto ma molto ricchi. In ogni caso, ecco qui un paper per voi che “sistematizza” una regola ben nota a chi gioca sul prezzo del barile, e di conseguenza sui sottoindici delle società quotate di settore. Esiste una relazione bidirezionale tra prezzo del barile e indici delle Borse dei paesi del Golfo, in particolare dell’Arabia Saudita, e i due economisti dell’università di Orleans e di Paris X Nanterre ne danno una lettura “storica” molto utile.  In parole semplici: barile e indici locali sono elementi anticipatori l’uno dell’altro, a seconda dei diversi cicli economici.

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4 Responses

  1. Leonardo

    Interessante, ma non basta comprare quando i prezzi sono bassi e vendere quando sono alti?

  2. Livio f.

    Se vivi il mercato in cui operi, puoi capire se è il momento di comprare o vendere…alto o basso sono due concetti un pò astratti e poco precisi…

  3. Leonardo

    …ovviamente sì. Però se tra qualche tempo la benzina sarà sotto l’euro a causa del petrolio sotto i 40$ è ben probabile che si stia comprando bene.
    D’altra parte comprare dopo una forte discesa e vendere dopo una forte salita dovrebbe ragionevolmente mitigare il rischio di comprare sui massimi e vendere sui minimi 🙂
    Tutto questo se si ragiona da investitore, non da speculatore, o se si vuole “trafficare” come trader.
    D’altra parte le commodities, se comprate nell’ottica che ho indicato sono una buona idea per chi domanda su cosa investire per proteggersi dall’inflazione.
    Ovviamente non ci sarà sempre l’idiota che compra future su oil a 150$ pensando di fare un investimento…

  4. Maurizio Mazziero

    Comprare a basso prezzo e vendere ad alto prezzo è senz’altro un buon enunciato, ma non sempre facile da tradurre in pratica.

    Le materie prime sono contrattate mediante futures e quindi si ha un effetto leva, occorre dunque pensare che è possibile perdere molto di più di quanto viene messo sul piatto e trattenuto sotto forma di margine (importo che garantisce la solvibilità nei confronti della borsa).

    Un esempio: il famoso “idiota” che potrebbe aver comprato a $150 al barile, avrà probabilmente messo come margine intorno ai $10-12.000 – non ricordo i margini di quel tempo – ma nel caso avesse mantenuto la posizione sino a $40 avrebbe perso ben $110.000 per ogni contratto.

    Morale: con i futures non è sempre possibile fare il cassettista, anche perché trattandosi di futures questi vanno in scadenza e ci si deve spostare sul contratto successivo che quota a un prezzo generalmente maggiore. Morale, stare in posizione costa ed erode il risultato finale dell’operazione.

    Per concludere, vi sono delle modalità per acquistare quando i prezzi sono eccezionalmente bassi, ma vanno attuate a patto di aver compreso tutti gli aspetti critici, aver fatto un piano di come resistere a ulteriori ribassi e considerato attentamente il “caso peggiore”.

    Cordialmente
    Maurizio Mazziero

    P.s. Nella risposta ho volutamente tralasciato ETF e Certificati che derivano il loro prezzo dai contratti futures e che presentano altre specificità.

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