7
Gen
2010

La Bri è l’unica a fare il proprio dovere

Scarso o nullo il rilievo sui media italiani della convocazione a Basilea da parte della Banca dei Regolamenti Internazionali di alcuni tra i maggiori istituti mondiali dell’area Usa ed Ue . Si conferma l’impressione, più volte ribadita su questo blog, che Basilea a differenza dei maggiori regolatori continui ad avvertire la necessità di interventi d’urgenza in quanto tutte le maggiori ragioni all’origine dell’instabilità finanziaria restano in essere. Fare miliardi di utili per gli intermediari prendendo denaro a carrettate a costo zero in Usa o comunque modesto nell’Ue, per fare impieghi a un tasso del 9% – per dire – in Brasile, non solo non è molto difficile, ma continua a far rimbalzare sulle economie emergenti – verso le quali dovremmo essere grati, trainano oggi l’economia mondiale – il rischio di minarne la solidità – compromettendone il ruolo di locomotiva che al contrario è nostro interesse preservare, se vogliamo che il commercio mondiale  riprenda con vigore, e consenta il “riaggancio” alle nostre esportazioni. Per quanto futuribile possa apparire, servirebbe un coordinamento globale dei tassi tra le tre macroaree mondiali, Usa, Ue e Cina (che oggi ha dato un ulteriore piccolo ma significativo segnale di restrizione monetaria per evitare il surriscaldamento, innalzando di 4 punti base il suo tasso di riferimento trimestrale, da 1,02 a 1,06%). In assenza di coordinamento monetario, paradossalmente l’unico sceriffo che mostra di tenere gli occhi aperti è la Bri, cioè lo sceriffo che non ha pistole né fucili per intervenire, visto che quelli stanno invece ai regolatori nazionali troppo “vicini”, soprattutto in Usa, alla politica. Che oggi ha un unico motto: ripetere “le cose stanno procedendo bene”. A costo di chiudere gli occhi sui casi Dubai, Grecia, Islanda e sugli impieghi in contrazione come non mai, nell’ultimo trimestre 09.

7
Gen
2010

America For Sale

Prima la notizia del meeting segreto tra alcune banche d’affari e i notabili Democratici centristi e pro-business, che solo agli occhi dei malevoli ha prodotto il decisivo intervento dei New Democrats nell’annacquamento della riforma della regolazione finanziaria. Oggi quella secondo la quale, a dicembre 2008, l’allora capo della Fed di New York ed oggi Segretario al Tesoro, Timothy Geithner, avrebbe ordinato ad AIG di non rendere noti, nelle comunicazioni societarie, i nomi delle controparti a cui l’assicurazione americana, divenuta buco nero governativo, avrebbe effettuato i pagamenti in adempimento dei contratti di credit default swap.
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5
Gen
2010

Dopo il no di Bernanke a Taylor, un cero a sant’Ambrose e al suo pessimismo

Capisco che a inizio anno potrebbe essere considerato menagramo. Ma io continuo a non essere molto ottimista, sul decorso della crisi mondiale. Capisco che i governi debbano impegnarsi nel convincere le opinioni pubbliche che ormai si tratta solo di tirare il fiato e andare avanti, perché la grande rete di sicurezza ha funzionato e non si può che migliorare, senza troppi patemi. Ma la lettura dell’intervento pronunciato da Ben Bernanke al meeting annuale dell’American Economic Association mi ha gettato nello scoramento. Per fortuna invece Ambrose Evans-Pritchard mi ha tirato su il morale, con il suo sarcasmo che in realtà dipinge uno scenario da film horror. Read More

5
Gen
2010

Contro l’Austro-masochismo

Questo post è il seguito del precedente in quanto parlo dei problemi interni della Scuola austriaca, un corpus di dottrine con un ottimo potenziale per spiegare fenomeni quali i cicli economici, ma che da qualche decennio vivacchia in sordina. La Scuola austriaca era parte del mainstream negli anni ’30, ma successivamente è scomparsa dalle riviste che contano, dai libri di testo, e dai programmi delle università, tanto che quasi nessun economista contemporaneo di rilievo ha assorbito le idee della Scuola austriaca nel suo complesso. Questa è l’evidente sintomatologia di un fallimento, ma qual è la diagnosi?

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5
Gen
2010

Ryanair, l’Enac e il tesserino perduto

Non sembra accennare a placarsi la lotta all’ultimo tesserino tra l’eccentrico capo di Ryanair O’Leary e il Presidente di Enac Vito Riggio. Il 7 gennaio è previsto un incontro a Roma tra le parti al fine di chiarire la questione e chissà se nell’occasione l’Enac fornirà a O’Leary un campionario (necessariamente nutrito) di tutti i possibili tesserini rilasciati dalle quasi infinite amministrazioni pubbliche italiane. Sembra che la befana abbia declinato l’incarico di anticipare la consegna a O’Leary il giorno precedente per eccesso di peso del corposo catalogo che le avrebbe fatto superare il suo peso massimo ammesso al decollo e violare la vigente normativa aeronautica italiana. Read More

4
Gen
2010

Problemi di coordinazione

Il blog di Boettke e di altri ‘austriaci’ della George Mason University ha cambiato nome: da Austrian Economists è diventato Coordination Problem. Mentre il titolo originale era facilmente riconducibile ad un corpus di dottrine con una ben precisa identità, il nuovo titolo, ispirato al libro di Gerald O’Driscoll “Economics as a coordination problem: the contributions of Friedrich A. Hayek”, non è altrettanto semplice da leggere.
Non mi intendo di marketing e non mi interesso di dibattiti nominalistici, però passare da un’etichetta riconoscibile ad una incomprensibile ai più è una mossa apparentemente strana e su cui quindi occorre riflettere.

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31
Dic
2009

Grazie, buon anno, con una promessa

Tra qualche ora termina l’anno che ha segnato la peggior crisi nel secondo dopoguerra. Un grande grazie a voi tutti che contribuite su base volontaria – come noi tutti qui – a questo blog. Ottocentoquaranta articoli in 8 mesi mostrano che su molti settori abbiamo capacità di analisi mediamente superiori a quelli della stampa non solo generalista, ma specializzata. Possiamo fare molto meglio e lo faremo, nell’anno nuovo. Vi prometto una cosa sola. C’è una certa differenza tra chi può andare a tappeto e chi tappeto si fa. Noi siamo della prima specie, a me è capitato tante volte e l’essenziale è ritirarsi in piedi a riprendere ad allenarsi per il prossimo incontro. Ma la media dell’informazione economica italiana è del secondo tipo, assai più pericoloso per l’effetto distorsivo che crea. Per chi avesse bisogno di conferme, ecco il numero odierno del primo quotidiano economico italiano: apertura su Tremonti uomo dell’anno, doppia fotona del premiato a pagina uno e tre, e su quest’ultima premiati alcuni poco noti e potenti protagonisti dell’economia italiana, Marcegaglia, Marchionne, De Benedetti, Scaroni etc. Titolo del fondo di apertura – ripeto: a chiusura dell’anno che vede la produzione industriale italiana arretrata di ben 100 trimestri – : “i migliori anni della nostra vita”. Prosit. Tra chi soffre e chi s’offre, in fondo, la differenza sta solo in un apice. Decisivo però: è questo il mio buon anno, grato a tutti voi.