Art bonus… o malus?—di Angelo Miglietta
“Adesso i privati non hanno più nessun alibi” sembra che abbia detto Il ministro dei Beni Culturali Franceschini. Si riferisce alla norma introdotta dal governo per premiare con un importante credito di imposta le donazioni effettuate da privati per sostenere gli enti, perlopiù pubblici, che gestiscono i beni culturali. La tesi è che servono più soldi per la cultura, lo stato non li ha, ma il governo offre un incentivo enorme, che mai si era visto. E così, sembra di poter leggere fra le righe, si è finalmente trovata una soluzione ai problemi della cultura, che sono dovuti alla mancanza di fondi.
Questa tesi è purtroppo invece la causa del grave problema del declino della gestione e conservazione dei beni culturali nel nostro Paese. Perché presuppone che il problema sia quello della mancanza di fondi, non del modo come essi vengono spesi, e, in altre parole, gestiti i beni culturali. Per fare un confronto con i temi di gestione d’impresa, sarebbe come dire che siccome un’impresa non va bene occorre reperire maggiori fondi per consentirne la sopravvivenza. Una cosa peraltro verificatasi nel caso delle crisi delle banche, giudicate troppo importanti per potere fallire e perciò salvate dagli interventi pubblici, a carico dei contribuenti.