10
Dic
2014

Le liberalizzazioni non sono (ancora) un optional. Il caso dei farmaci di fascia C e delle parafarmacie.

A margine della presentazione dell’indice delle liberalizzazioni redatto dall’Istituto Bruno Leoni, il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha espresso la volontà del Governo di procedere a raccogliere alcune delle sollecitazioni dell’Antitrust in materia di liberalizzazioni a cominciare dalla parafarmacie e dalle poste.
Le dichiarazioni del Ministro potrebbero indurre i più a ritenere che sia tipico di questo Governo un indirizzo politico favorevole alle liberalizzazioni e che dunque, se alle parole dovessero seguire i fatti, si potrà brindare, entro un breve lasso di tempo, ad un vero e proprio “ cambiaverso” molte volte annunciato dal Premier Renzi.
In realtà, ciò che non è emerso dalle parole del Ministro Guidi è che esiste dal 2009 un espresso obbligo di legge che impone al Governo di presentare ogni anno alla Camere, entro sessanta giorni dall’invio annuale della relazione da parte dell’antitrust allo stesso Esecutivo, un disegno di legge per l’adozione di un provvedimento per il mercato e la concorrenza, “al fine di rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo o amministrativo, all’apertura dei mercati, di promuovere lo sviluppo della concorrenza di garantire la tutela dei consumatori.” (art. 47 legge 23 luglio 2009, n.99).
Non si tratta, dunque, di una volontà contingente che può essere attribuita ed ascritta a merito ora di questo, ora di quel Governo, ma di un vero e proprio obbligo che il Parlamento sovrano ha imposto, per il tramite di una legge, a tutti gli esecutivi.
E’ alla disposizione del 2009, cioè, che deve ricondursi un indirizzo politico e legislativo duraturo di favore nei confronti delle liberalizzazioni e, sin tanto che una nuova legge non sconfesserà tale prescrizione, al Governo (al Governo Renzi come a tutti gli altri) non resterà altro da fare, se vuole rimanere nell’alveo dello Stato di diritto all’interno del quale chi detta le regole è il primo a rispettarle, che dare esecuzione agli obblighi imposti dal Parlamento.
Peraltro, l’attuale Governo versa in un ritardo a priva vista senza giustificazione, atteso che i sessanta giorni dalla presentazione della relazione dell’antitrust sono belli e passati da un pezzo, avendo adempiuto l’autorità indipendente alla trasmissione della relazione già nel mese di luglio di questo stesso anno.
Ciò detto, è del tutto condivisibile il proposito del Ministro Guidi di prendere le mosse in materia di liberalizzazioni dalla disciplina che regola l’esercizio delle parafarmacie, magari per equipararle sotto molti aspetti alle farmacie e per evitare il ripetersi di vicende giudiziarie come quella che si è conclusa innanzi alla Corte costituzionale nel mese di luglio passato e che ha visto le parafarmacie battersi per la liberalizzazione della vendita della maggior parte dei farmaci di fascia C, riservata oggi dalla legge esclusivamente alle farmacie.
L’attuale disciplina non consente, infatti, alle parafarmacie di vendere i farmaci di fascia C prescritti dal medico con regolare “ ricetta”, sebbene il responsabile della parafarmacia debba essere un farmacista abilitato a tutti gli effetti e nonostante il fatto che i predetti farmaci siano a totale carico dell’acquirente senza alcun contributo dell’amministrazione sanitaria.
La Corte costituzionale è stata chiamata a decidere sulla sussistenza della violazione del principio di ragionevolezza (che è una declinazione del principio d’uguaglianza) della disciplina legislativa che vieta alle parafarmacie la vendita dietro prescrizione medica dei farmaci di fascia C pagati integralmente dal richiedente e sulla violazione della libertà d’impresa di cui all’articolo 41 Cost.
Considerato che la responsabilità per la somministrazione del farmaco è assunta dal medico curante al momento della prescrizione e che tanto nella farmacia quanto nella parafarmacia ci si limita ad una transazione commerciale sotto la vigilanza, in entrambi i casi, di un farmacista abilitato, è apparsa incomprensibile la disparità di trattamento fra le due attività imprenditoriali, né si è ravvisato un particolare pericolo per la tutela della salute per l’acquirente che, è bene ribadirlo, si è preventivamente recato dal proprio medico di fiducia per farsi prescrivere il farmaco.
Il divieto, dunque, oltre che incidere sul regime del principio d’eguaglianza è sembrato giustamente rappresentare un’inutile ed illegittima compressione della libertà d’impresa proprio perché ai sensi dell’articolo 41 Cost. questa può essere limitata solo allorché il suo esercizio arrechi danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana. Né si potrebbe ritenere che venga in rilievo l’interesse pubblico al contenimento della spesa sanitaria atteso che il farmaco di fascia C di cui si è chiesta la liberalizzazione della vendita è solo quello pagato integralmente dal richiedente.
Ebbene, la Corte cost. con sentenza n.216/2014 ha sancito che non contrasta con la Costituzione la disciplina che riserva alle sole farmacie la vendita dei predetti farmaci ed ha fatto leva su due argomentazioni che appaiono per la verità tautologica l’una ed infondata l’altra.
Per ciò che concerne la disparità di trattamento i Giudici hanno, infatti, osservato che, pur in possesso del medesimo titolo di studio, farmacisti e parafarmaciti gestiscono due attività che il legislatore ha qualificato diversamente; ma non ha chiarito la Corte come i tratti caratteristici di tale differenza possano incidere sulla tutela della salute allorché si discuta di vendere farmaci di fascia C o quali altri beni di rilievo costituzionale abbiano a soffrire dalla reclamata equiparazione. In particolare il Giudice delle leggi sembra avere omesso di considerare tutta la sua precedente giurisprudenza secondo la quale l’irragionevolezza si annida nel disciplinare in maniera diseguale fattispecie che “in fatto” non presentano difformità che dovrebbero, invece, fare la differenza rispetto alla tutela del bene preso in esame, soprattutto quando a risultare limitata è una libertà fondamentale qual è quella di cui all’art. 41Cost..
Mentre proprio con riferimento alla violazione della libertà d’impresa la Corte ha osservato che” il regime delle farmacie è incluso – secondo costante giurisprudenza di questa Corte – nella materia della «tutela della salute», pur se questa collocazione non esclude che alcune delle relative attività possano essere sottoposte alla concorrenza,…”, ma, ancora una volta, nulla ha detto circa la concreta messa in pericolo del bene salute in occasione della vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie.
Il divieto dunque permane, ma le robuste obiezioni dei parafarmacisti in punto di libertà d’impresa sono ancora tutte lì e, come si è visto, non sono state adeguatamente superate dalla Corte costituzionale.
Le liberalizzazioni che il Ministro Guidi ha annunciato dovrebbero riguardare, innanzitutto, casi come quello che abbiamo illustrato, dovrebbero eliminare disparità di trattamento che nascondono in realtà odiosi privilegi (l’intero mercato dei farmaci di fascia C vale secondo alcune stime 3MLD di euro!), restituire libertà agli operatori economici, seguire l’esempio di alcuni Paesi europei, come Germania ed Inghilterra, dove non vi è alcun limite, ad esempio, all’aperture delle farmacie.
Sempre che queste liberalizzazioni vogliamo farle davvero e non solo annunciarle.
@roccotodero

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9 Responses

  1. Lucio

    Premetto di non avere nulla contro le parafarmacie, ma questa solfa della liberalizzazione a ogni costo va sbugiardata perché evidentemente chi scrive non si rende conto (o non vuole?) delle conseguenze che in tal modo si mettono in atto. La liberalizzazione di Monti con il concorsone per l’apertura di nuove sedi sta per abbassare il quorum delle farmacie, creando dietro l’illusione (illusione? Perché… ci sono tanti di quei ricorsi legali che in Italia vedranno luce tra una decina d’anni con i tempi attuali della giustizia civile) di nuove aperture, delle società costituite per comodo andranno ad aprire nuove farmacie. Con quali soldi? Con quali investimenti? Creando quali debiti? Vedremo, ma ormai già tutti sanno ancora prima di partire che questa operazione come è già avvenuto in altri paesi europei porterà a una contrazione effettiva del numero delle farmacie (che già non versano in buone condizioni visto che sul territorio nazionale ce ne sono alcune migliaia in situazione di fallimento). Invocare la liberalizzazione della fascia C come una panacea di ogni male significa non rendersi conto che alla fin fine non converrà più tenere una farmacia. Tanto avere una farmacia significherebbe soltanto avere le grane del registro stupefacenti e della pianta organica che “blinda” la farmacia al comune di appartenenza. A quel punto chi ha farmacie piccole e periferiche le lascerà e le chiuderà, potendo aprire parafarmacie con la fascia C in posti più economicamente redditizi (grandi centri abitati). Così avremo il depauperamento dei servizi nella periferia, accentrandosi tutti nei grandi centri ed avremo fatto un altro danno alla qualità della vita. Danni? E certo: voi non dovete pensare che vivendo a Roma basta scendere in strada per trovare quello che serve. E se abitate in montagna o in collina, dove ci vuole mezz’ora per arrivare alla prima farmacia o parafarmacia grossa? E se non avete la macchina? Ci pensa la liberalizzazione di altri servizi portandovi il pacchetto a casa (se e quando arriva)? E con quali costi per le fasce più deboli? Nulla viene fatto gratis in un SSN che non ha più una lira (pardon un euro) ma vede solo e continuamente tagli orizzontali su tutto e tutti indiscriminatamente. In altri paesi d’europa l’hanno fatto e sono tornati sui loro passi dopo aver DESERTIFICATO alcuni loro territori. Noi abbiamo la possibilità di sapere prima cosa ci sta aspettando se prenderemo determinate decisioni. Vogliamo anche noi subire la stessa sorte e non abbiamo imparato nulla?
    http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnSalute/2011/05/04/Farmaceutica/Farmacie-in-2800-Comuni-rischio-desertificazione-con-liberalizzazione_112101.php

  2. Bob

    Liberalizzare la fascia C? Ma non ha un prezzo imposto dallo stato? Forse qui c’é il solito zampino delle coop che vogliono il tavor e il viagra a marchio coop… Se vi va di liberalizzare pensate prima alla telefonia, al gas, alla luce elettrica…alla società autostrade…. Perché in Italia le autostrade devono essere private? Che spazi di liberalizzazione esistono? Boh…..

  3. marco

    Se si guardano i dati reali, ovver0 gli indici delle liberalizzazzioni, i paesi in cui si sta meglio sono quelli che li hanno piu alti, tanto per fare un esempio la solita germania e l’inghilterra , casualmente li le farmacie sono di libera apertura.
    Poi noi italiani siamo fantastici, tutti sosteniamo che bisogna liberalizzare ma di sicuro sempre e solo quello che non ci riguarda personalmente.
    Inoltre se le autostrade devono essere pubbliche allora lo dovrebbero essere anche le farmacie dato che fanno parte di un servizio pubblico.
    Mi sembra un discorso molto comodo poter usufruire di una convenzione contingentata sovvenzionata pubblicamente che però porta guadagni privati, non mi sembra molto diverso dagli scandali delle coop in cui assistiamo in questi giorni.

  4. Francesco

    Caro Roccotodero, non la conosco ma evidentemente lei è completamente fuori dal sistema dato che ha fatto una analisi molto miope della situazione italiana. Riprendendo i concetti espressi dai precedenti, non si possono paragonare le situazioni di germania ( dove le farmacie hanno garantita una redditività molto più alta che in italia proprio per la diversa situazione patrimoniale dello stato tedesco e del loro servizio sanitari) , e la situazione inglese ove le farmacie ( drugstore….) sono completamente in mano a società di capitali che le hanno trasformate in supermercati con vendita di farmaci…nulla di lontanamente paragonabile a quello che le farmacie italiane, tedesche, austriache, francesi sono oggi….ma se si vuole andare verso quella direzione……Ma qui mi sembre ci sia un accanimento terapeutico verso le farmacie…come se i problemi italiani fossero tutti causati dalle farmacie…ma per favore smettiamola. Se invece lei sta difendendo gli interessi di coop e GDO allora questa è un’altra storia…..
    Saluti

  5. Piero Barbaro

    Complimenti per l’articolo, chiaro, completo e oggettivo. Speriamo che l’Italia si avvii ad essere un paese civile anche in questi settori selezionando in modo meritocratico chi svolge ruoli fondamentali per la vita. Non solo di liberalizzazioni c’è bisogno ma anche di qualità che si può ottenere solo con un accreditamento individuale al SSN mentre oggi le farmacie godono irragionevolmente di un accreditamento collettivo, uniche nel comparto sanitario. C’è poi l’annoso e ancora irrisolto problema del rispetto delle norme relative all’esercizio della professione che vengono costantemente disattese, vedi anche le innumerevoli denunce da parte di vari e diversi organi d’informazione. per chiarire il concetto la vendita di un farmaco senza la debita prescrizione medica, per i casi eccezionale c’è un’apposita procedura, nei paesi civili viene punita con la radiazione dall’albo professionale, in Italia a parere anche di professori universitari sarebbe pratica necessaria imposta dal sistema. Un po’ il discorso di chi ruba per fame o non paga le tasse per necessità che potrebbe essere anche un ragionamento valido se fatto in giudizio, da un giudice e non da un professore (sic) sui media. Infine volevo solo accennare al fatto che i sanitari dovrebbero prestare la propria opera in SCIENZA e coscienza, sulla coscienza è difficile discutere ma sulla scienza un po’ di meno in quanto esiste un consenso a livello internazionale su molti argomenti ma si continuano a prescrivere e vendere cose che la scienza ritiene essere delle colossali bufale e questo non è bene. Infine come non si pretende che i medici facciano anche gli idraulici non capisco perché i farmacisti debbano vendere giocattoli o cosmetici per vivere penso sarebbe giusto venissero remunerati per la loro professione e non per cose che non competono loro.

  6. Mi permetto di intervenire e precisare alcune cose.

    Qui non si parla di coop o liberalizzazioni del farmaco.
    I “parfarmacisti” citati nell’articolo non sono farmacisti di secondo ordine, non hanno preso una laurea diversa da quella di farmacia, non hanno qualifiche e competenze diverse.
    I “Parafarmacisti”, come ancora qualcuno si ostina a definerci, sono Farmacisti con tutti i crismi che stanno lottando per il loro sacrosanto diritto di esercizio della professione.
    Io sono un farmacisti che si e’ laureato, ha fatto al sua pratica e ha superato un esame di stato; Poi mi sono iscritto all’ordine dei farmacisti della mia provincia e pago la cassa previdenziale dei farmacisti.
    VOGLIO POTER FARE IL MIO LAVORO!!!, ma non posso farlo in Italia.
    Il problema, che non si evince, e’ che le leggi che noi contestiamo di fatto rendono il diritto di esercizio di una professione EREDITABILE!!!, non le mura… non l’attivita’ commerciale(che si sognerebbe di toccarla), ma il Diritto all’esercizio della professione di Farmacista viene Ereditato e allo stesso tempo negato ai tanti Farmacisti che non sono Figli di….

    Questo e’ lo scandalo, questo e’ quello contro cui stiamo lottano, questo e’ quello che stiamo cercando di scardinare.

    Ps. Aggiungo una nota: la sentenza della Corte Costituzionale tra le sue motivazioni dice: “…Può dirsi, in definitiva, che l’art. 32 ora esaminato ha innovato il sistema precedente, introducendo il principio secondo cui, fatte salve alcune particolari categorie, i farmaci di fascia C possono essere dispensati nelle parafarmacie, ad eccezione di quelli espressamente indicati nel citato elenco, per i quali permane l’obbligo di prescrizione ed il conseguente divieto di vendita; sicché nel regime vigente la regola generale è che i farmaci di fascia C possono essere venduti nelle parafarmacie, mentre l’obbligo di prescrizione ed il correlativo divieto rappresentano l’eccezione. Ciò è confermato, ove ve ne fosse bisogno, dagli artt. 1 e 2 del decreto ministeriale 15 novembre 2012 (Attuazione delle disposizioni dell’articolo 32, comma 1, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sulla vendita dei medicinali previsti dall’articolo 8, comma 10, lettera c), della legge 21 dicembre 1993, n. 537. Decreto sostitutivo del decreto ministeriale 18 aprile 2012). ”
    La sentenza si motiva e dipinge uno stato dei fatti diametralmente opposto a quello reale.
    I farmaci di fascia C per regola generale non sono dispensabili nelle parafarmacie, eccezione sono i sop e otc.
    Sop e otc sono in numero di molto inferiore rispetto al totale dei farmaci di Fascia C(che per regola generale non possono essere dispensati nelle parafarmacie).

    Infatti su circa 7500 farmaci di Fascia C in Italia. 2550 sono sop/otc dispensabili in parafarmacia e i restanti 5000 non sono dispensabili in parafarmacia.

  7. marco

    Non capisco come si possa pensare che difenda le coop dato che ho citato gli scandali di questi giorni che le riguardano.
    Per quanto riguarda l’inghilterra non esistono solo i drugstore ma ci sono anche le farmacie indipendenti gestite da privati.
    In ultimo, riguardo alllo stato patrimoniale della germania , non capisco perchè in italia una mala gestione dello stato deve sempre e solo ripercuotersi sul consumatore, se le farmacie hanno problemi con lo stato li risolveranno con lo stato , impedire ad altri attori di scendere sul mercato mi sembra solo un interesse di comodo e di lobby per garantire guadagni sempre ai soliti, come la cronaca di questi giorni riporta.

  8. Carlo

    Ben vengano le multinazionali se ciò vorrà dire dare uno stipendio decoroso e da professionista ai farmacisti italiani che dispensano il farmaco, esattamente come già avviene in GB e tanti altri paesi traino dell’economia mondiale!

  9. Lorenzo

    Ho letto sopra molte cazzate rigurdo la liberalizzazione della fascia C dei farmaci alle parafarmacie.Come giutamente riportsto da qualcuno(solo da qualcuno),perche tutti servi del sistema.il titolare di parafarmacia e un farmacista che contribuisce alle casse dello stato come i piu qualificati FARMASTI.i farmaci di fascia C sono completamente a carico dell’uilizzatore. Allora mi dite dove’ il problema? Nelle lobby? Tutti corrotti,che difendono il proprio orticello.Se non si cambia questa mentalità non ce speranza per l’Italia e gli italiani. Leggete cosa a concluso la corte con la la sua sentenza. Niente!!! Completamente confusa. Vi sembra possibile?????

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