16
Dic
2009

La vergogna dell’auto in Italia: 38 bn di acquisti, 65 bn di tasse

Oggi farò un’eccezione allo status deontologico del giornalista, che deve mantenersi indipendente dalle diverse lobbies in campo in ogni segmento della produzione, al fine di salvaguardare la propria indipendenza di giudizio verso qualunque punto di vista “costituito” secondo interessi dichiaratamente di parte. Interverrò alla conferenza stampa di fine anno dell’Unrae, l’associazione dei produttori esteri di autoveicoli che operano sul mercato italiano. Non sposerò la loro richiesta di incentivi pubblici all’acquisto di veicoli a minori emissioni anche per il 2010. Ma testimonierò contro quello che considero un vero scandalo antieconomico: che senso ha dare incentivi al settore a spese dei contribuenti, quando su 38 miliardi di euro spesi in acquisti di auto dalle famiglie italiane nel 2009, lo Stato ricava la bellezza di 65 miliardi di euro in  tasse? Quel che serve è ribaltare il punto di vista. Non aiuti discrezionali pubblici alla vendita, ma meno rapina di Stato sull’acquisto e la proprietà. Avrebbe effetti sicuramente maggiori e migliori, meno distorsivi.

La stima del mercato è di 2,1 mio di unità vendute a fine 2009, grazie agli incentivi assunti da fine febbraio in avanti che hanno potentemente – come in tre quarti della UE – sostenuto il mercato, con 795 mila nuovi veicoli incentivati entro fine ottobre, e saranno un milione o più entro fine anno. Per i produttori – quelli esteri sul mercato italiano pesano per il 69% del venduto, e hanno diminuito la quota di meno dell’1% nel 2009 malgrado i più che proporzionali incentivi riservati dal governo alla sola propulsione a metano, che è esclusivamente FIAT – occorre naturalmente estendere e ampliare l’incentivo anche nel 2010, comprendendovi tutta la classe Euro2 se vogliamo che anche nel 2010 si vendano in Italia almeno 2,1 milioni di unità, stante la perdurante crisi dei veicoli commerciali e industriali che non sono stati compresi nella Tremonti ter.

Per noi liberisti, secondo me, vale invece la pena sottolineare tre fatti, assai difficilmente giustificabili. La quota detraibile per le aziende delle auto acquistate resta al 40% del valore totale e del 40% per l’IVA relativa, mentre in tutti gli altri grandi Paesi europei è oggi del 100%, e oltretutto da noi entro un  tetto massimo di 18mila euro che è ormai fermo da 12 anni. Il che significa incentivare le famiglie all’acquisto, ma scoraggiare invece le aziende, e deprimere la componente delle flotte societarie: guarda caso, nel segmento relativo, soprattutto quello D non a caso sceso dal 16,5% del mercato italiano nel 2000 a poco più del 12% nel 2009, la FIAT non ha oggi modelli.

Secondo aspetto. Sull’acquisto e la proprietà di auto, in Italia continuano a gravare oggi ben 30 – trenta! – diversi adempimenti amministrativi cartacei – tra fase del preacquisto, acquisto, immatricolazione, iscrizione al PRA, e documenti connessi a proprietà e circolazione – e ben 18 – diciotto! – forme diverse di prelievo tra tasse, imposte e contributi – tra IVA all’acquisto, IPT diversificata per maggiorazione da Provincia a Provincia,  imposta sull’assicurazione RCA, contributo al SSN sul premio assicurativo, tassa di proprietà, imposte di bollo su certificato di conformità, richiesta immatricolazione, iscrizione al PRA, accise sulla benzina per la crisi di Suez del 1956, per il disastro del Vajont,  per l’inondazione dell’Arno, il terremoto del Belice e via continuando, imposta sugli olii lubrificanti nei veicoli e nei ricambi, tassa sugli olii usati, contributo obbligatorio per la raccolta delle batterie e pneumatici usati, imposte e tasse sui trasferimenti di proprietà, quelle sulle radiazioni dal PRA,  sul trasferimento di residenza e su Diosachecosancora…

Terzo aspetto, conseguente: sui 38 miliardi di euro in acquisti di auto stimati nel 2009, il totale del gettito pubblico in imposte e tasse gravanti sul trasporto su strada sfiorerà o supererà i 65 miliardi di euro. È un controsenso assoluto, di fronte a queste cifre, incentivare l’acquisto di auto coi soldi del contribuente. Basta che lo Stato abbatta le sue richieste e i suoi incassi, lasciando liberi i consumatori di scegliere che cosa vogliono e se vogliono, invece di decidere dall’alto e discrezionalmente quali motorizzazioni premiare, di chi e perché.

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21 Responses

  1. carlo

    in realtà alle persone serve un servizio di mobilità .non un bene ingombrante e costoso cui dedica mediamente oltre un terzo del proprio reddito disponibile.l’automobile è ancora troppo poco tassata se alla gente non entra nel cranio che con modeste rinunce potrebbe tenersi più soldi in tasca.anche l’ indeducibilità dei costi oltre un certo valore ha a tal proposito un senso.oltre un certo livello la mobilità in sicurezza è garantita e il fisco ha cause migliori cui dedicare le risorse.francamente preferirei un sistema sanitario migliore al fatto di scalarmi i costi di un audi a8.
    gli incentivi sono da abolire

  2. oscar giannino

    Carlo: sugli incentivi siamo d’accordo. ma è iL fisco cioè lo Stato, a dover graduare e decidere qual è il servizio di mobilità privato “giusto” e “sbagliato”? e che dire allora, se imbocchiamo questa via, dell’immobilizzazione di quote troppo elevate – rispetto alla media Ocse – del proprio reddito disponibile in acquisti immobiliari, alla radice del fatto che siamo il paese con la più alta percentuale di famiglie proprietarie? e perché non adottare l’idea che gli italiani spendono troppo in alimentari, rispetto al proprio fabbisogno calorico? io preferisco che sia la persona e la famiglia, non lo Stato,a decidere liberamente del proprio reddito disponibile e patrimonio, il più possibile senza distorsioni…. anche perchpè l’esternalità negativa del traffico mi pare che lo Stato se la foraggi più che ampiamente, guardando le cifre…. per dire con la tassa di proprietà sugli autoveicoli che rescinde dal loro uso, mentre io sarei allora per un chip incorporatro nell’auto che permette il pay as you go, visto che non sono del tutto sprovvisto di nozioni sulle tasse pigouviane… parliamone liberamente, si accettano ovviamente tutti i punti di vista

  3. Davide

    Caro Oscar, lei ha ragione su tutto, ma il chip Orwelliano nell’auto no, la prego.
    E’ sensato economicamente, ma viola mostruosamente la privacy e la libertà personale.
    In realtà con le enormi tasse sui carburanti abbiamo già una forma di tassazione del genere, seppure imperfetta.
    Carlo: trovo che ci voglia un discreto coraggio a dire che l’auto è poco tassata, visti i dati. E’ forse la cosa più massacrata dal fisco che esista, e porta allo stato, direttamente od indirettamente, circa il 20% delle sue entrate complessive.

  4. bill

    Beh, è la solita lotta fra dirigismo e mercato. Evidentemente, c’è chi crede che qualche burocrate possa e debba decidere chi possa acquistare cosa, e ciò in nome..di cosa? Del Bene, del Giusto, della Salvezza del Pianeta..di cosa? Qualsiasi atto che oggi un cittadino fa è soggetto ad una tassa: ma in nome di che? Che senso logico ha una tassa sulla proprietà? Che senso ha che uno stato indirizza le scelte dei consumatori verso un settore piuttosto che un altro? Si potrebbe continuare all’infinito con domande di questo tipo, ma penso che purtroppo troppe persone sentano un intimo bisogno di qualcuno che dica loro come stare al mondo, evidentemente in modo da evitare l’oneroso compito di operare delle scelte individuali. E si è pure disposti a pagare, non solo in soldoni (tanti..) ma anche in termini di libertà individuale, per tutto questo.

  5. Gionata Pacor

    Sembra che l’incentivo sia fatto apposta perché i contribuenti si dotino di un auto… e poi poveri loro!

  6. carlo

    l’ auto è stratassata.ma dal mio punto di vista ancora evidentemente troppo poco per far aprire gli occhi a chi si tiene due o tre vetture per famiglia.sono poi d’ accordo con Oscar che lo stato non dovrebbe mettere il naso su come i cittadini destinano reddito e ricchezze.peccato che con il rilancio di reddiotometri e accertamenti sintetici andiamo verso la tassazione della spesa anzichè del reddito.ne parlava l’ altro giorno enrico de mita sul sole.lui non è preoccupato. e si sbaglia.
    tornando all’ auto. la soluzione è una forte agevolazione al car sharing. sotto i 10.000km percorsi all’ anno non conviene avere un auto di proprietà. c’è troppa ignoranza e anni di bombardamento che hanno treasformato l’ auto in un feticcio, in una proiezione della personalità. serve solo per andare dal punto a) al punto b).ci vorrebbe una campagna pubblicitaria di disintossicazione con la violenza di quella del fumo.non sono un ultraecologista.faccio solo dei calcoli. il costo di ownership di un auto del valore di 30k € è di circa 850€ mensili.fate un pò voi.se una famiglia rinuncia alla seconda auto il suo paniere di spesa può riempirsi di un sacco di altre cose interessanti.chiaro che dovendo foraggiare un oligarchia è più facile prendere la mira….
    e siccome sono un talebano vero aggiungo una considerazione sul cibo.tutte le malattie sono legate al sovrappeso. proporrei un’assistenza sanitaria a punti basata sull’ indice di massa corporea.
    ( e qui Oscar deve essere d’ accordo per forza )

  7. Davide

    Cioè lo stato non deve mettere il naso su come i cittadini destinano reddito e ricchezze, però crede che dovrebbe imporre alle persone scelte diverse da quelle che prendono. Peraltro con criteri basati sulle sue personalissime e discutibilissime opinioni (si da il caso che l’Italia sia la patria dei motori, materia in cui è la passione a farla da padrone; sono in tanti a ritenere che l’auto non sia un elettrodomestico come la lavatrice, e non ho capito chi sarebbe lei per voler imporre la sua visione razionalistica e priva di umana passione a tutti quanti).
    Curioso, ma indicativo di un certo tipo di mentalità statocentrica, autoritaria, contraria alla natura irrazionale ed emotiva dell’uomo – quindi inumana in stile sovietico, che ha un po’ troppo peso in questo paese.
    Una sola domanda: perchè mai la gente dovrebbe essere costretta a comprare il suo sicuramente interessantissimo paniere, anzichè quello che dimostra di gradire più del paniere stesso?
    Cos’ha di mirabolante questo paniere? Che risponde alle sue preferenze e quindi deve essere imposto a tutti? Mi faccia capire.

  8. Da non dimenticare anche il fatto che, avendo la Peste Italiana generato un paese incentrato sulle automobili ed il trasporto in auto, i servizi ferroviari in Italia sono da terzo mondo!

    Quanto costa ‘sta disgrazia in termini di miliardi?
    Incalcolabile!

  9. Massimo

    Caro Oscar, quando andrai all’UNRAE non dimenticare di citare IVA su ripatazioni, IRPEF sui salari dei dipendenti delle aziende legate al mercato dell’auto e IRPEG sugli utili delle stesse società, tariffe dei parcheggi, balzelli tipo quello che si paga per entrare a Milano con un’autovettura non EURO4, imposta di registro sull’acquisto dei garages e ICI sul possesso dei medesimo.

    Sono troppo ignorante per giudicare se l’auto sia troppo o troppo poco tassata, peró se tutti dessero retta a Carlo questo gettito fiscale verrebbe meno (secondo me anche più del 20% di quello complessivo) e dovrebbe essere compensato da nuove tasse, anche per finanziare il conseguente aumento di capacità del trasporto collettivo che si renderebbe necessario.

    Un’ultima considerazione: se uno è disposto ad affrontare tutto lo stress che comporta guidare un’auto ed a pagare tutti gli innumerevoli balzelli che sono legati a questa scelta, ed a finanziare cosí anche quelli che scelgono il trasporto collettivo (biglietti e abbonamenti coprono soltanto una parte dei costi totali, il resto lo paga Pantalone) qualche motivo ci sarà….

  10. Che tanta gente sia disposta a dissanguarsi per l’auto mi sembra evidente, però un conto avere un bene più bello e un conto è l’essere costretti ad usarla.
    C’è una speculazione edilizia mostruosa che dissangua il patrimonio familiare ( a discapito di quello che dice l’ISTAT), che impedisce di spendere in altri beni.
    Sei quindi spesso costretto ad usare l’auto percorrendo parecchi chilometri e che comportano un ulteriore aggravio di spesa (oltre che ha fare una vita di me..).
    Pensiamo a fare una politica (edilizia e trasporti) in modo che l’auto possa essere spesso una opzione e non un obbligo.
    A questo punto uno spende i soldi come meglio crede anche con un auto più bella (io preferisco viaggi e ristoranti).

  11. stefano

    @carlo
    caro Carlo, libero di pensarla come vuoi, ma guarda che noi siamo costretti ad usare l’auto per muoverci, visti i servizi pubblici.
    Io ho una meravigliosa Punto, mia moglie dopo 10 anni d’insistenza da parte mia perché si mettesse a guidare (non ti dico il tempo perso da me a svolgere il servizio taxi per tutti) ha finalmente acquistato una lussuosa Aygo. Ebbene ritengo siano entrambe necessarie, ritengo inoltre che siano ultratassate. Ma sono certo che ciò sia dovuto al fatto che i soldi servono allo Stato per gestirli in maniera estremamente oculata. Si vede, no?
    Tra l’altro questa mattina in auto mi ha sfiorato il pensiero che se non si costruiscono strade, il traffico si “muove” per file con conseguente aumento dei consumi e dell’inquinamento, ma soprattutto delle entrate statali.
    E che se non si fanno parcheggi aumentano le contravvenzioni per divieto di sosta. E che i semafori sono molto interessanti. E che l’autovelox salva la vita dell’assessore al bilancio.
    E che gli Italiani, specie se dotati di veicoli a motore, sono delle vacche da mungere.

  12. pietro

    C’è da considerare una cosa, che l’automobilista è senza dubbio una vacca da mungere, ma comunque caricare sulla fiscalità generale i costi di costruzione, e manutenzione della rete stradale sarebbe un sopruso, nella tanto ammirata ( da Oscar ) Svizzera non ci pensano due volte a tassare pesantemente il traffico di merci su gomma.

  13. stefano

    @pietro
    finché vuoi, fatto sta che in Italia l’auto serve per pagare qualsiasi altra cosa. Tanto per dirne una, se una strada è dissestata invece che metterla a posto si abbassa il limite di velocità e si appone un bel cartello (strada dissestata, appunto) e così si risolve il problema. Anziché spendere 50 milioni di € per sistemare, con la modica spesa di 5 milioni di € si mettono 2 cartelli ed è fatta, ci esce anche qualcosa per chi di dovere e i verdi non rompono.
    Se è vero che dall’auto il fisco ricava il 20% del suo gettito, i soldi per sistemare la viabilità ci sarebbero.
    Salvo spenderli in improbabili eventi culturali quali la “festa della frittellina zuccherata” o la “grande tombolata comunale allietata dalle Oba-Oba” et similia.

  14. marco

    oscar giannino :Carlo: sugli incentivi siamo d’accordo. ma è iL fisco cioè lo Stato, a dover graduare e decidere qual è il servizio di mobilità privato “giusto” e “sbagliato”? e che dire allora, se imbocchiamo questa via, dell’immobilizzazione di quote troppo elevate – rispetto alla media Ocse – del proprio reddito disponibile in acquisti immobiliari, alla radice del fatto che siamo il paese con la più alta percentuale di famiglie proprietarie? e perché non adottare l’idea che gli italiani spendono troppo in alimentari, rispetto al proprio fabbisogno calorico? io preferisco che sia la persona e la famiglia, non lo Stato,a decidere liberamente del proprio reddito disponibile e patrimonio, il più possibile senza distorsioni…. anche perchpè l’esternalità negativa del traffico mi pare che lo Stato se la foraggi più che ampiamente, guardando le cifre…. per dire con la tassa di proprietà sugli autoveicoli che rescinde dal loro uso, mentre io sarei allora per un chip incorporatro nell’auto che permette il pay as you go, visto che non sono del tutto sprovvisto di nozioni sulle tasse pigouviane… parliamone liberamente, si accettano ovviamente tutti i punti di vista

    d’accordissimo con oscar ! e con davide per il chip, non mi piacciono troppi controlli……

    cmq chi dice l’auto può essere sostituita dai trasporti collettivi dimostra senza dubbio una mentalità decisamente poco incline ad ascoltare le ragioni degli altri o come dice davide sostenere un obbligo per tutti di usare solo il mezzo pubblico è senza dubbio l’espressione più chiara di una mentalità statocentrica che farebbe di questo mondo solo una grossa prigione ( e vediamo che cosa mi risponderà carlo, sn già pronto all’eventualità!)

  15. carlo

    @marco.posso solo risponderti che sei talmente incline ad ascoltare le ragioni degli altri da non aver letto quello che ho scritto.dove avrei parlato di un obbligo ad usare il mezzo pubblico? ho parlato di incentivi al car sharing. significa: vado in un parcheggio . tiro fuori la carta di credito scelgo una macchina. la uso per il tempo che mi serve e la riporto.dove il servizio è disponibile, per chi fa basse percorrenze è vantaggioso rispetto alla proprietà del bene.servizio offerto da privati non dallo stato.in realtà statocentrico è chi si fa sfilare dallo stato annualmente migliaia di euro per un bene che sfrutta solo parzialmente. senza protestare se le sue tasse non vengono investite per fornirgli dei servizi alternativi di qualità.
    più che la prigione abbiamo la pena di morte visto che muoiono ogni anno sulle strade italiane oltre 5000 persone.pratichiamo uno sport estremo costoso ad alto rischio e in cui personalmente non mi diverto granchè.la mia argomentazione sul livello di tassazione è volutamente paradossale.malgrado gli alti rischi e gli enormi costi , fiscali e non , si continua a ritenere inaccettabile una transizione ad un sistema di mobilità più razionale ed economico.lasciando stare il fatto che non riesco a cogliere il vantaggio di fare , che so tre ore nel traffico, piuttosto che stare comodamente seduto in una poltrona di un treno pulito. magari con un collegamento internet che mi consenta di accapigliarmi con voi…

  16. tonino segau

    Intanto un incentivo che probabilmente ci metterebbe tutti d’accordo sarebbe rivedere verso l’alto tutti i limiti di velocità. Che però non si può fare. Nella nuova bibbia paternal-ecologista-statalista è peccato. Ma anche la medicina paternal-sperperatrice-statalista lo sconsiglia vivamente, ritenendo che i riflessi del suddito guidatore siano molto più lenti di quelli del suddito elettore.

    Peccato anche che le strade che lo stato si arroga il diritto di (non) costruire – e che poi alle volte, quando decide, lo dia in concessione poco cambia – siano la più efficacie misura di concorrenza sleale nei confronti dell’automobile.

    E anche mutuare le norme sull’applicabilità del codice della strada dalla Gran Bretagna, non sarebbe una cattiva idea. Certo, è evidente la tendenza tutta all’opposto a cui ci hanno abituato governi passati e recenti. Di questo passo, un giorno qualcuno si sveglierà e proporrà di rubricare l’eccesso di velocità in sé nel codice penale: un comma aggiuntivo (con tanto di annessa circostanza aggravante) al tentato omicidio, magari.

  17. bill

    La cosa buffa però è la paranoia insita nelle inziative pubbliche.
    Ovvero: si danno incentivi per l’acquisto dell’auto, e si afferma di voler aumentare il numero di auto costruite in Italia di 2 o 300.000 unità. Meraviglioso! Ma uno, appena uscito dal concessionario, non può andare in centro perchè il traffico è vietato o permesso solo a notte profonda; deve pagare per parcheggiare anche se, dietro questo obolo, non c’è alcun servizio; devi stare attento che non ci sia la pulizia della strada, perchè sennò di notte la cooperativa convenzionata ti rimuove la vettura e devi pagare multa più rimozione; in certi giorni, parlo per Bologna, c’è il totale blocco del traffico dalla tal ora a quell’altra (ovviamente nel pieno dell’attività lavorativa).. e si potrebbe continuare per ore.

  18. Davide

    tonino segau :
    Intanto un incentivo che probabilmente ci metterebbe tutti d’accordo sarebbe rivedere verso l’alto tutti i limiti di velocità. Che però non si può fare. Nella nuova bibbia paternal-ecologista-statalista è peccato. Ma anche la medicina paternal-sperperatrice-statalista lo sconsiglia vivamente, ritenendo che i riflessi del suddito guidatore siano molto più lenti di quelli del suddito elettore.

    Forse se uscissimo da questo complesso del “non si può fare”, perchè per la suddetta bibbia è peccato, potremmo combinare qualcosa.
    A mio parere siamo noi che riconosciamo alla suddetta bibbia l’autorità di dire che “non si può”.
    Quando, in realtà, la suddetta bibbia sarebbe di per sè un indice per capire che è giusto fare il contrario.
    Di voci per smentire le fesserie che vanno per la maggiore sulla questione praticamente non se ne sentono, nonostante il cittadino medio, senza troppi condizionamenti a senso unico, col fischio che vorrebbe i 130.
    Per esempio, i “tecnici” del ministero che dicono che neanche i 150 vanno bene, perchè le autostrade 50 anni fa sono state progettate per i 140, senza tenere conto di quanto siano cambiati i veicoli che percorrono tali autostrade e di quanto scadano nel ridicolo appigliandosi a soli 10 km/h, sono nient’altro che una massa di ignoranti che dovrebbero dedicarsi all’agricoltura o alla pastorizia.
    Potrebbero anche soddisfare le loro manie paternal-ecologiste, con uno stile di vita più in armonia con la natura.

  19. tonino segau

    Caro Davide,
    d’accordissimo con te, su tutta la linea. Il mio passo era da intendersi ironico. Purtroppo la materia è – credo per motivi di “economia strategica” – poco discussa da chi la pensa come noi.
    Oltre l’opera copiosa di Block sulle strade e la circolazione su gomma, belle le pagine che Pascal Salin dedica nel suo “Liberalismo” proprio alla questione della velocità, dove – senza rinunciare alla consueta verve ed efficacia divulgativa – smonta punto per punto gli argomenti dei socialisti della strada.

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