11
Ott
2012

I no che ci portano verso il declino – di Lucia Navone

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Lucia Navone.

C’è un libro che ricordo di aver letto quando mia figlia aveva solo quattro anni. Allora, puntualmente ogni notte, si svegliava per tre volte consecutive e presa dalle disperazione cercavo ovunque consigli utili per farla dormire. E così, come altri genitori più o meno disperati, sono incappata nel famoso “I no che aiutano a crescere” di Phillips Asha. Pagine utili per elaborare, almeno sulla carta, un perfetto piano educativo e sopravvivere alle notti insonni o alle ribellioni dei figli adolescenti.

E come molti sapranno, un intero capitolo è dedicato a come lasciarli piangere e a non cadere nel tranello di portarli nel lettone. Un suggerimento che sarà costato a tanti genitori sensi di colpa infiniti ma che – a parere dell’autore – aiuta il bambino a sviluppare le proprie capacità e a trovare da solo le risorse per dominare la paura del buio.

Ed è proprio partendo dal semplicissimo principio di come si costruisce l’autonomia in un soggetto, che voglio affrontare questa storia, per nulla semplice né tantomeno banale.

Il filo conduttore sono i no. In questo caso però non servono per crescere ma piuttosto a bloccare un processo di sviluppo.

Sto parlando della situazione che in questi giorni sta vivendo la città di Taranto, sia rispetto alla prevista chiusura degli impianti ILVA che alle prospettive di nuovi investimenti legati ad altre attività produttive.

È notizia del 2 ottobre  che il Consiglio comunale di Taranto ha deciso di “stoppare”, o meglio “congelare”, investimenti per 600 milioni di euro su tutto il territorio. Un ordine del giorno con cui il Consiglio comunale (le proposte sono state avanzate da “Noi Democratici” di Dante Capiuolo e “Ecologisti per Taranto Respira” di Angelo Bonelli) si impegna a chiedere “la sospensione cautelativa dei pareri e delle autorizzazioni rilasciate da enti locali, Regione e Ministero dell’Ambiente, relativamente ai progetti Tempa Rossa, Eni, Cementir e nuovi inceneritori”. Decisione che ha fatto insorgere gli imprenditori e che di fatto lascia al palo progetti già avviati e deliberati per centinaia di milioni di euro. Stiamo parlando dello stoccaggio nella raffineria di Taranto del greggio che arriverà dai giacimenti di Tempa Rossa (in provincia di Potenza), della centrale turbogas Enipower e della ristrutturazione della Cementir.

E dire no a nuovi investimenti per una città economicamente in ginocchio, è ancora una volta il segno di una politica miope che preferisce nascondersi dietro “il rispetto della salute e dell’ambiente”, piuttosto che prendersi le responsabilità del caso. Una classe politica responsabile (a tutti i livelli, non solo locali) avrebbe dovuto anticipare una serie di provvedimenti per evitare l’intervento della Magistratura e per bloccare situazioni che già da tempo il territorio di Taranto stava vivendo.

Ora, a disastro avvenuto, i provvedimenti cautelativi si sprecano (anche là dove probabilmente potrebbero essere evitati) e il fronte dei no avanza inesorabile.

Solo sul territorio pugliese negli ultimi mesi ci sono stati più fronti “contro” piuttosto che “a favore”. Parlo ad esempio del movimento “No triv” che il 6 ottobre scorso ha organizzato una grande manifestazione per protestare contro le trivelle nel mare Adriatico o i “No al carbone” (dirigenti, dipendenti Enel e due imprenditori dovranno rispondere di reati connessi alla dispersione di polveri di carbone dal carbonile scoperto e dal nastro trasportatore della centrale Federico II a Cerano).

Premesso che il Mezzogiorno ha tutto il diritto di ripensare il proprio modello di sviluppo in una dimensione diversa da quella attuale, discostandosi, per quanto possibile, da logiche meramente economiche, sarebbe opportuno che ciò avvenisse senza appoggiarsi a movimenti oscurantisti e reazionari.

Mettere in contrapposizione lo sviluppo del territorio e la tutela dell’ambiente vuol dire tarpare le ali al nostro soggetto in crescita. Significa dirgli no, in ogni caso, senza dargli la possibilità di trovare risorse per crescere, per svilupparsi e soprattutto per meglio dominare la paure che ogni crescita o cambiamento comporta. Così non si creano le basi per una coscienza critica in grado di valutare, realmente, rischi ed opportunità. Ogni progetto collettivo che si rispetti ha bisogno di persone consapevoli, mosse da bisogni e necessità reali e non da paure inconsce. E i paladini dell’ambiente lo sanno bene, tant’è che sono riusciti – dopo anni bui – a riconquistarsi la fiducia del popolo.

Tornando alle paure della notte e alla storia iniziale, la cosa più semplice sarebbe dire a un bambino “se non dormi l’uomo della notte ti porta via”. E l’uomo della notte, statene certi, riuscirà a far dormire l’insonne ma il prezzo da pagare è un individuo pieno di incertezze e insicurezze.

Molto più impegnativo insegnarli a non avere paura raccontandogli delle storie, rassicurandolo, facendoli compagnia senza portarlo a dormire nel lettone. Tutto questo ovviamente ha un prezzo: preziose ore di sonno irrimediabilmente perdute.

Con i no a oltranza (o con la fiera della demagogia come ha dichiarato Daniela Fumarola della Cisl di Taranto) si rischia l’effetto domino.

A questo punto chi dice no dovrà motivare la propria decisione (come ogni buon genitore/cittadino) e prendersi tutte le responsabilità del caso dicendo agli abitanti di Taranto (o della Puglia) quali sono le alternative.

Diversamente andremo verso il declino (non solo industriale ed economico) accompagnati  da una bel carico di no, in questo caso assolutamente inutili e soprattutto dannosi.

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13 Responses

  1. Gianfranco

    C’e’ una sola cosa che volevo dirle: verso i nostri figli, le nostre scelte, sono dettate dall’amore.
    Sia nel bene, che nel male. Sia quando ci accorgiamo di aver sbagliato che quando (molto piu’ raramente) ci accorgiamo di aver, in effetti, fatto la cosa giusta – infatti ce ne accorgiamo meno, anche se succede nella maggior parte delle volte.

    Qui i NO sono dettati dal fatto che e’ l’unico modo di far percepire all’esterno la propria esistenza.
    Nego quindi esisto. Quindi sono.

    L’ambientalismo e’ la scusa piu’ facile: cela l’ira del Signore. E’ l’uomo della notte.

    Ci sono gia’ tantissimi bimbi impauriti diventati elettori impauriti. E funziona cosi’.

    Cordialmente.
    Gianfranco.

  2. Piero Iannelli

    Mi auguro una loro presa di coscienza, ricordando i CINQUANTA MILIONI DI MORTI per la malaria.
    …e tra questi includiamo i più noti come Greenpeace e WWF..

    http://carlozucchi.wordpress.com/2007/09/27/il-ddt-e-la-cattiva-coscienza-degli-ambientalisti/

    NO A TUTTO.
    E TRAGICI SONO I RISULTATI :
    Finanza Non fare le infrastrutture costerà 400 mld 19/11/2010 Milano

    http://www.costidelnonfare.it/index.php?sezione=Rassegna%20Stampa
    http://www.agici.it/download/articoli 2010/Milano Finanza 19_11.pdf

    In Italia 331 opere ferme: così bruciamo 30 miliardi
    Su Libero in edicola oggi tutti i progetti paralizzati dagli ambientalisti e dalle amministrazioni locali: una costosissima follia tutta italiana

    http://www.liberoquotidiano.it/news/953938/In-Italia-331-progetti-fermi-cos%C3%AC-bruciamo-30-miliardi.html

    I veri interessi della collettività e la miopia locale
    ..Se tutti i nimby d’Italia trionfassero, riuscirebbero ad accentuare il ritardo di sviluppo che già hanno prodotto e farebbero mancare anche le risorse che, affluendo dalle aree produttive del Paese, consentono per ora livelli di vita civili anche laddove in tutti i modi si ostacolano opere che la civilissima Svizzera realizza senza problemi. ..
    http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-03-07/veri-interessi-collettivita-miopia-224756.shtml?uuid=AbL7KH4E

  3. Enrica

    Sicuramente sono stati detti troppi no in Italia, molti anche a torto.
    Ma vorrei ricordarle che quando nessuno ha detto niente, a dire la verità solo una persona ha detto che non si poteva e non era nemmeno italiano, a Longarone nel Bellunese sono morte quasi 2000 persone.
    A Messina hanno appena buttato dalla finestra 500 milioni più 300 milioni di penale, se non sbaglio.
    A Porto Marghera qualche anno fa hanno suonato le sirene per una fuoriuscita di gas, non meglio identificata.
    A Monselice le case attorno al cementificio non le vuole comperare più nessuno.
    In Emilia provi a parlare di trivellazioni se le riesce, dopo il terremoto di “pianura” da cui è stata colpita questa regione.
    Il problema è che nonostante ci sia molta ignoranza (nel senso di non conoscenza) ancora in giro, c’è comunque più informazione e se vogliamo più sensibilità ambientale, vogliamo dire che è un tutto “Not in My Background” ? Forse sì, ma credo che molto dipenda anche dalla “fiducia” e “assenza di interessi” che ha dispensato la classe politica in tutti questi anni.

  4. Alessandro Ricci

    E’ la solita politica della falsa dicotomia. In Italia, dobbiamo fare le barricate su tutto, e devi essere da un lato o dall’altro. Tutti Manichei.
    Forse è il caso di rendersi conto una volta per tutte che mentre noi facciamo le squadre, il mondo cresce.

  5. Gianfranco

    Se il movimento ambientalista fosse autentico, non costruirebbe le barricate che costruisce.

    Si adoprerebbe per fare in modo che le opere e le strutture di cui lei parla, Enrica, fossero “a norma”, “sicure” e farle progettare, quand’anche non di impatto ambientale negativo, se non altro sicure abbastanza da poterci convivere.

    Questa coscienza non esiste, nel movimento ambientalista. O ci siamo persi qualcosa?

    Anzi e’ interesse dei verdi mantenere il popolo disinformato e focalizzare unicamente sulle cose negative.

    E tutto questo perche’ del potere della Dea Natura Vendicatrice, basato sulla paura, il movimento ambientalista fa uso.

    Continuando a dire NO e’ diventato una forza negativa.
    Dire NO e’ molto piu’ facile che educare e spiegare, ne converra’.

    A mio figlio spiego che se infila le dita nella presa, la corrente scarica attraverso di lui verso la terra e gli fa tanto male. Non gli dico che dentro quei buchi c’e’ il Male…

    🙂

    Salutoni
    Gianfranco.

  6. Enrica

    @Gianfranco
    Sono d’accordo con lei. Ma non è solo il movimento ambientalista a dire no, spesso sono intere comunità di cittadini, scollegate dai VERDI.
    Il punto è proprio questo, lei nei confronti di suo figlio si è sempre comportato correttamente, non lo inganna, non possiamo dire lo stesso per chi ci ha governato.
    Per educare suo figlio ci metterà degli anni, e l’educazione si basa soprattutto sul comportamento che mantiene agli occhi di suo figlio. Non gli dice che non lo manda a scuola perchè non ha i soldi e poi va ad acquistare una Ferrari.
    E sulla riprova costante che le scelte che lei opera per il suo bene, fin che non è autonomo, non sono sbagliate.
    In Austria corrono autostrade sotterranee, in Slovenia e in Austria in pieno centro cittadino ci sono già bidoni di raccolta differenziata automatizzati con il microchip.
    In Alto Adige c’è il Teleriscaldamento: un ‘unica centrale termica scalda quasi tutti i paesi della Val Badia.
    Per contro le dico che spesso mi sento dire che comuni espropriano terreni di proprietà per far passare una strada res.le e poi sembra che si scordino di corrispondere il dovuto indennizzo.
    Ti credo che alla fine uno dice “NO” a prescindere, non è giusto lo so, ci vorrà tempo, che non so se avremo più.

  7. fra

    Un altro no arriva dalla C.C. come risposta al taglio degli stipendi pubblici di magistrati e dirigenti. Come dire a voi il mercato per noi invece i tagli sono discriminanti. Sempre più vicini al collasso….

  8. Alessandro S

    Tra poco non ci sarà più necessita di dire di no. Non ci sarà semplicemente più nessuno che chiederà!
    Qui ci si illude che la minestrina calda alla sera la troveremo sempre. Che ci sarà sempre uno stato che ci garantirà lavoro, salute, pensione, ecc. Perché mai dovremmo sporcarci le mani con acciaierie, centrali nucleari o a carbone che siano, degassificatori o schifezze simili? Facciamo tanti bei parchi con i fiorellini e gli uccellini.
    Poi se i nostri figli non sapranno come passare il tempo nell’attesa che arrivi l’indennità di disoccupazione che sicuramente il nostro stato gli promettera e la nostra efficiente magistratura gli garantirà, potranno sempre trasferirsi in India.

  9. Alessandro

    Chi ha avuto la leggerezza di dire no agli altoforni avrebbe dovuto avere prima il coraggio di dire no alle automobili nei centri abitati che creano più morti per malattie polmonari di 100 Cernobyl messe assieme.
    Se la lotta non va a braccetto con la COERENZA essa si chiama PROPAGANDA.

    Qualcuno in questa guerra contro i mulini a vento guadagnerà un seggio in paradiso.

  10. Gianfranco

    Caro Alessando,
    ogni tanto mi trovo cosi’ in serio contrasto, leggendo qualcuno, che faccio fatica a distinguere il limite dove e’ piu’ giusto ignorare o rispondere.
    Mi perdoni quindi, se le rispondo. Questo e’ uno di quei casi in cui penso sia giusto farlo.

    E arrivo subito al punto, Alessandro: quella che le auto nei centri abitati causino morti per malattie polmonari come 100 cernobil messe assieme e’ la classica balla terroristica che un certo movimento ambientalista ha seminato.

    Parlo per esperienza, da un numero imprecisato di broncopolmoniti che ho contratto vivendo a Milano (estrema periferia).

    Il problema dell’inquinamento nelle grandi citta’ che in Italia non e’ paragonabile a Cernobyl, dove centinaia di migliaia di persone sono state trasferite e la zona e’ completamente invivibile.

    Cortesemente, quindi: evitiamo il terrorismo lessicale.

    L’inquinamento e’ dovuto da 2 fattori: impianti di riscaldamento ed industrie.
    Gli impianti di riscaldamento sono intoccabili, perche’ se un sindaco decidese di mettere ad euro 5 le vecchie caldaie a carbone e nafta e le stufe a cherosene, sarebbe impiccato al pennone piu’ alto.
    Le industrie, le notti tolgono i filtri dagli scarichi delle ciminiere, perche’ al buio non si vedono i fumi.

    Queste erano, anche, le cause dello smog a Milano negli anni 70. Macchine ce n’erano meno della meta’ di ora e l’aria era molto piu’ inquinata.

    Se lei avesse ragione, l’aria sarebbe piu’ sporca. Ma non lo e’.

    Poi e’ arrivato il riscaldamento a metano. Le dice nulla, questo?

    Quindi, Cernobyl non c’entra nulla. Le macchine hanno un’incidenza irrisoria.

    Quando parlavo di terrorismo dell’UOMO DEL BUIO che viene e ti porta via se non ubbidisci, intendevo proprio questo.

    Fortunatamente esiste gente informata e gente, come me, che non solo e’ informata ma c’era, era li’. Ha visto. Per questo e’ molto difficile da impressionare.

    Cordialmente,
    Gianfranco.

    ps. se lei crede veramente a cio’ che a scritto, non si preoccupi: l’hanno presa in giro.

  11. Mike

    Come giurista, resto sempre più perplesso di fronte a provvedimenti cautelari come quelli assunti dalla magistratura nel caso dell’Ilva di Taranto, dato il rischio che, di fatto, essi finiscano per travalicare il fondamentale confine tra giurisdizione e pubblica amministrazione. Come uomo della strada, ho la sgradevole certezza che, approfittando dei suddetti provvedimenti della magistratura, il mondo del “no ad oltranza”, del “non nel mio giardino” e dei “politici verdi” che quel mondo infantile strumentalizza, finirà per distruggere per sempre la capacità produttiva e quindi l’economia di questo paese.

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