17
Gen
2011

Energia, Autorità, mercato e privatizzazioni… radicali

Finalmente la politica batte un colpo sulla faccenda, ormai quasi grottesca, delle mancate nomine all’Autorità per l’energia. Lo fa con una lettera aperta del segretario di Radicali Italiani, Mario Staderini, al quotidiano Terra, che incollo integralmente in coda a questo post. A Staderini va riconosciuto il merito di aver preso la questione di petto, con parole chiare e fornendo un quadro preciso della situazione che abbiamo di fronte. E, soprattutto, di essere uscito dal tormentone su chi-appartiene-a-chi e aver impostato il tema secondo le sue direttrici generali.

Per Staderini,

Il prossimo settennato dell’Autorità dovrebbe essere quello di una completa apertura al mercato, della privatizzazione di Enel ed Eni, di una reale contendibilità delle attività di distribuzione, dello sviluppo razionale e dell’efficienza delle rinnovabili, di una vera tutela del consumatore.

Si può discutere sulle virgole, essere d’accordo o meno sull’impostazione dei radicali (e, nel merito, qui siamo prevalentemente d’accordo) ma non si può ignorare il fatto che, dopo che il Consiglio di stato ha concesso 60 giorni di proroga al collegio uscente, tutti sembrano essersi dimenticati che tra altri 30 siamo da capo, e soprattutto tutti sembrano aver trascurato le cause vere dell’impasse. Anche a prescindere dal coraggio con cui affronta alcune tematiche del tipo “chi tocca i fili muore” (penso alla privatizzazione dei colossi controllati dal Tesoro), Staderini ha finalmente rotto una cortina di imbarazzante silenzio. Abbiamo perso il primo mese (abbondante): speriamo di non perdere il secondo (scarso) per non mettere a repentaglio i progressi fatti.

Lettera aperta pubblicata su Terra, 16 gennaio 2011

di Mario Staderini

Caro direttore,

da trenta giorni l’Autorità per l’energia opera in stato di ordinaria amministrazione ed è dunque bloccata nella sua attività regolamentare e sanzionatoria proprio nel pieno di una fase di riforme decisive del settore, tra cui l’avvio della borsa del gas e la riforma complessiva degli incentivi alle fonti rinnovabili e all’efficienza.

Il motivo? Scaduto il termine di durata del Collegio, la politica non ha nominato i nuovi componenti e la legge non prevede proroghe.

In realtà il Governo ha designato il nuovo Presidente e i quattro Commissari, ma siccome maggioranza e opposizione non hanno trovato un accordo – le nomine infatti devono essere approvate con maggioranza dei due terzi dalle Commissioni parlamentari competenti-  tutto è saltato, con il Presidente designato –Antonio Catricalà- che ha preferito rinunciare all’incarico piuttosto che rimanere in balia delle beghe tra partiti e correnti. Le stesse che dal 2004 ad oggi costringono l’Autorità ad operare in mancanza del suo plenum, essendo stati nominati solo due componenti sui cinque previsti dalla legge.

Eppure il settore dell’energia rappresenta un mercato che fattura in Italia 230 miliardi di euro all’anno, incidendo in maniera determinante sullo sviluppo del Paese e sul suo assetto ambientale.

Spetta all’’Autorità promuovere la concorrenza, l’efficienza e la qualità dei servizi, con il ruolo di cane da guardia a vantaggio dei consumatori anziché mero esecutore degli indirizzi dell’esecutivo.

Le liberalizzazioni nel settore energetico avviate alla fine degli anni ‘90 sono un processo incompiuto, se è vero che dal 1997 ad oggi le tariffe elettriche sono aumentate del 40% e quelle del gas del 43%, mentre nelle telecomunicazioni i prezzi sono diminuiti del 15%.

Anche sul fronte del risparmio energetico la strada da fare è ancora lunga.

Il prossimo settennato dell’Autorità dovrebbe essere quello di una completa apertura al mercato, della privatizzazione di Enel ed Eni, di una reale contendibilità delle attività di distribuzione, dello sviluppo razionale e dell’efficienza delle rinnovabili, di una vera tutela del consumatore rispetto, ad esempio, al rischio che i costi della sciagurata avventura nucleare vengano ribaltati sulle bollette degli utenti.

Oltre alla competenza, i prossimi Commissari dell’Autorità devono dunque garantire autonomia decisoria per spezzare il più grave conflitto di interessi di qualunque mercato liberalizzato: un Governo ancora socio di maggioranza delle due aziende più interessate a ritardare competizione e innovazione, ovvero Eni ed Enel. E soggetto al continuo ricatto economico delle loro cedole di dividendo.
All’epoca della sua istituzione, nel 1995, era in parte inevitabile che i Commissari dell’Autorità venissero dai soggetti che avrebbero dovuto regolare, perché  le competenze erano concentrate presso gli ex monopolisti e presso le strutture tecniche del Ministero. Oggi esiste invece una vasta classe di esperti presso aziende, università e agenzie di settore, alla quale è possibile attingere per formare la cinquina sulla base dei curricula e dell’attività svolta.

Noi Radicali chiediamo da tempo che i membri delle Authorities vengano scelti –come avviene in Inghilterra – dopo un bando pubblico che veda gli aspiranti essere giudicati e auditi dalle Commissioni parlamentari. Solo così potremo avere nomine dettate dalla competenza e dall’autonomia anziché dalle spartizioni partitiche. Si pensi che l’attuale empasse dell’Autorità per l’energia è causato dai contrasti interni al Partito Democratico rispetto ai due componenti designati dal Governo in quota opposizione.
Caro direttore, visto che le settimane che ci separano dal 15 febbraio, data ultima per il rinnovo dell’Autorità, trascorreranno in opache trattative senza confronto ne di curricula ne audizioni in Commissione, perché non ci pensate voi di Terra?

Aprendo le vostre pagine all’indicazione e al confronto tra professionisti di riconosciuta competenza che possano assicurare un mix di specializzazioni indispensabili a un’Autorità efficace e autonoma.

Risposta del direttore di Terra: Caro Staderini, l’invito ovviamente è accolto. Da martedì pubblicheremo le prime nomination.

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10 Responses

  1. Pietro Francesco

    Beh non capisco perché di tanti settori che necessiterebbero di una privatizzazione perché non funzionano (come le poste possedute al 100% dallo stato), ci si debba accanire con delle società che sono le prime al mondo nei loro settori, e funzionano benissimo e non danno alcun problema, come eni ed enel, che tra l’altro sono possedute dallo stato solo per il 30 %. Forse perché quel 30% fa gola a molti che magari vorrebbero comprare in saldo???

  2. Caber

    Il problema non è la privatizzazione di ENI ed ENEL al posto dei Poste Italiane…
    Entrambe le cose vanno seguite contemporaneamente.

  3. Grande Mario Staderini!
    Bisogna ammetterlo: i Radicali di Emma Bonino sono gli unici interlocutori liberali seri presenti nel panorama politico italiano.

  4. @Francesco Nicolai
    Ovviamente si sta parlando dei costi già sostenuti per la costruzione delle centrali nostrane, avviate alla dismissione ben prima del termine della vita utile dei reattori. E’ in questo che consiste la sciaguratezza italiana. Ed è giusto che siano tutti gli utenti a pagare l’inettitudine dei politici che hanno indetto quel referendum demenziale. Di certo non si può pensare di far pagare l’Enel, che sull’idiozia energetica dei politici non ci può fare nulla.

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