20
Lug
2009

El nucleare xe venexian?

Qualche giorno fa mi chiedevo: nucleare dove? Un indizio arriva oggi dal lungo articolo di Dario Di Vico sul Corriere Economia, che avvalora la tesi secondo cui almeno un impianto dovrebbe trovare sede in Veneto. All’indomani dell’approvazione del ddl Sviluppo, che per la prima volta apre la strada all’atomo, il governatore del Veneto, Giancarlo Galan, era stato l’unico a dichiararsi disponibile a ospitare una centrale. Oltre a lui, solo Raffaele Lombardo, presidente della Regione Sicilia, aveva lasciato uno spiraglio aperto, subordinando però la sua disponibilità all’esito positivo di un referendum popolare. Di Vico ricostruisce il dibattito veneto, sottolineando le perplessità già manifestate da esponenti di primo piano della Lega, pronti a cavalcare le opposizioni popolari (nonostante il partito sia ufficialmente favorevole al nucleare). Opposizioni non trascurabili, se bisogna dar retta al sondaggio condotto dalla Fondazione Nord Est e ricordato dallo stesso Di Vico: il 52,2 per cento dei cittadini sarebbe contrario, mentre solo il 7,2 per cento sarebbe favorevole a prescindere e un più incoraggiante, ma complicato, 32,2 per cento lo sarebbe “a patto di avere certezze sulla sua salute”.

Sul fronte del sì, ed è un’adesione significativa ancorché resta da capire se ci sia qualche contropartita implicita, il capo degli industriali, Andrea Tomat. Di Vico cita una serie di ragioni per cui il Delta del Po, Mestre e Marghera non potrebbero essere considerati: il primo è soggetto a frequenti alluvioni, le altre due sono troppo densamente popolati. Una centrale atomica, infatti, deve soddisfare una serie di requisiti, tra cui i più ovvi riguardano la disponibilità d’acqua (che potrebbe essere ovviata con una torre di raffreddamento, che in Italia sembra tabù) e una collocazione in una zona la meno popolata possibile. Oltre a questo, occorre una rete sufficientemente robusta da sostenere un carico significativo e costante come quello immesso da una centrale nucleare: un impianto di grande potenza (diciamo 1,6 GW) che lavora a ritmo continuo. Questo fornisce ulteriori elementi.

Il piano di sviluppo 2009 di Terna (attualmente in consultazione) parla chiaro:

La scarsa magliatura della rete ad altissima tensione già attualmente presenta situazioni critiche, in termini di profili di tensione e flussi di potenza prossimi ai limiti di sicurezza.

Questo significa che, al netto di massicci interventi (alcuni dei quali, ma non sufficienti, sono programmati) la rete non è in grado di supportare ulteriori carichi (a p.125 uno schema delle sezioni di maggior criticità). Analoghe criticità si riscontrano (p.116) sul lato lombardo del confine. Quindi qualunque progetto volto a installare un impianto atomico dovrebbe anzitutto guardare la questione da questa prospettiva, e risolvere rapidamente almeno le congestioni nel mantovano. L’afflusso d’acqua potrebbe essere garantito dai fiumi che scorrono nella zona, i maggiori dei quali essendo l’Adige (a nord) e il Po (a sud).

E’ naturalmente presto per parlarne. Meglio: è presto per dichiararlo. Ma, se i tempi sono quelli enunciati dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, non c’è dubbio che chi di dovere stia già studiando la cartina geografica, i regimi idrici, e le problematiche della rete ad alta e altissima tensione.

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6 Responses

  1. Massimo

    Veramente dal piano di sviluppo 2009 di Terna (pagina 81 – figura 39) sembrerebbe che una nuova potente unità di generazione in Veneto potrebbe alleviare piuttosto che aggravare le congestioni della rete.

  2. Carlo Stagnaro

    Mi pare che il superamento delle congestioni dipenda dall’implementazione degli interventi di sviluppo della rete stessa. Il punto, semplicemente, è che già fare una centrale nucleare è complicato: se io dovessi farla, non sceglierei una zona congestionata, scommettendo sul fatto che le criticità saranno risolte quanto l’impianto entrerà in funzione. Cercherei una zona che già ora, più o meno, garantisce alla mia elettricità di passare. E, vedendo la stessa questione da un altro punto di vista, se io fossi quello che decide se autorizzare o no l’impianto, non vedrei di buon occhio un progetto che, data la priorità di dispacciamento riconosciuta al nucleare, rischia di mettermi fuori mercato altri impianti esistenti, col risultato che la collettività sarebbe poi chiamata a remunerarli per non produrre.

  3. Massimo

    Mi spiace di essermi spiegato male. A quanto mi sembre di capire dal documento di Terna, la Regione Veneto (pag 123) è in forte deficit elettrico e pertanto le linee di trasmissione sono congestionate “in entrata” o anche “da ovest verso est” ( pag 51).

    Quindi si potrebbe fare in Veneto, mentre per esempio non la farei in Puglia, che invece è in forte surplus e dove la congestione è “in uscita”.

    Sulla priorità di dispacciamento avrei qualche dubbio di compatibilità con la normativa UE.

  4. Carlo Stagnaro

    Vero. Resta però il punto che una centrale nucleare è necessariamente un impianto di grossa taglia, che tra l’altro in Veneto si andrebbe ad aggiungere alla nuova centrale di Porto Tolle. Insomma: un rafforzamento della rete non farebbe male, e liberare e ampliare (ove necessario) le linee verso la Lombardia (terra di grande domanda) farebbe solo che bene, perché comunque ci si possono attendere carichi significativamente superiori a quelli attuali.
    Quanto a luoghi alternativi, resto convinto che non siano molti e che anzi, in questo momento, ci siano poche soluzioni fattibili: forse Caorso, probabilmente Montalto.
    Sulla priorità di dispacciamento, qualche dubbio ce l’ho anch’io. Però questo dice, al momento, la legge.

  5. Dubito che sia stato preso in considerazione dal piano energetico nazionale, ma se i produttori di energia vogliono, esistono un certo numero di progetti in via di completamento di centrali nucleari di piccole dimensioni. Roba piccola che richiede investimenti relativamente contenuti e non ha gli stessi requisiti di impianti di grosse dimensioni.
    Alcuni esempi possono essere trovati qui:
    http://nextbigfuture.com/2009/06/proposed-factory-built-modular-light.html
    I cechi hanno firmato dei contratti per acquistare alcuni di questi reattori, il che gli permetterebbe di risparmiare sulla rete di distribuzione.

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