6
Dic
2009

Al Presidente macchinista piace vincere facile

Con il Presidente macchinista alla guida della “Frecciarossa” da Torino a Milano si è ripetuto, per l’ennesima volta, il teatrino dell’inaugurazione di una grande opera. Nessun risparmio di superlativi per lo straordinario “successo” raggiunto. Ma possiamo davvero esprimerci in questi termini? La conclusione della realizzazione di un’infrastruttura e la sua apertura al traffico possono essere paragonate al completamento di un impianto industriale ed all’inizio della produzione. Di per sé, portare a termine un intervento non può in alcun modo essere considerato un successo.

Se da quello stabilimento non uscissero prodotti richiesti dal mercato in misura sufficiente da ripagare l’investimento effettuato, la sua costruzione non potrebbe essere considerata un fatto positivo ma un cattivo uso di risorse scarse.
E, a giudicare dal numero di utenti registrato nei primi due anni di esercizio, seppure limitato alla tratta Torino – Novara, ed alla offerta di servizi prevista inizialmente sulla linea, vi sono tutte le premesse per attendersi che il traffico passeggeri sulla Torino – Milano sarà di gran lunga inferiore a quello necessario a giustificare la realizzazione dell’opera che, come noto, è costata da due a tre volte di più rispetto ad analoghe linee in altri Paesi europei (vi immaginate il giudizio che si darebbe di un imprenditore privato che spendesse tre volte tanto rispetto ad un suo competitore straniero per realizzare lo stesso impianto?)
Non solo. Anche qualora i traffici sulla nuova linea fossero superiori alle più rosee previsioni ed il bilancio benefici / costi divenisse positivo, rimarrebbe il fatto che la maggior parte degli italiani, ma anche dei piemontesi e dei lombardi, non utilizzerà mai quell’infrastruttura che pure è stata costretta a finanziare con le tasse (o, meglio, che finanzieranno i nostri figli e magari nipoti che dovranno ripagare il debito contratto dallo Stato). Per tutti costoro il bilancio si chiuderà inevitabilmente in negativo. I pochi “vincitori” saranno gli utenti, soprattutto quelli abituali, che si serviranno degli eccellenti servizi ferroviari. Un caso, tra i molti, di privatizzazione degli “utili” e pubblicizzazione delle “perdite”.

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10 Responses

  1. Riccardo

    Non concordo totalmente. Bisognerebbe anche quantificare quali erano o potevano essere le perdite economiche senza quella linea ad alta velocità.

  2. “Il Giornale” oggi scrive che è la realizzazione di opere quali l’alta velocità che interessa gli italiani…
    Il fatto che sia stato denunciato in mille modi lo spreco di soldi pubblici, il fatto che sia stata denunciata la commistioni di interesse fra controllori e controllati nella realizzazione dell’opera: tutto questo, purtroppo, credo non freghi più di tanto all’opinione pubblica, altrimenti non si continuerebbe a prenderci in giro da anni.
    Sono populista? Mi sbaglio? Spero mi si faccia ricredere.

  3. damiano

    notare che anche da un punto di vista ‘statalista’ si potrebbe obiettare che i soldi dei contribuenti destinati al servizio ferroviario universale (che consiste essenzialmente nei treni pendolari e nei relativemente lenti intercity ) sono andati a finanziare una infrastruttura che verrà usata da pochi e soprattutto anche in futuro dalla nuova società privata “nuovo trasporto viaggiatori ” di cui si sa poco e niente …
    http://it.wikipedia.org/wiki/Nuovo_Trasporto_Viaggiatori

  4. Francesco Ramella

    @F.Marinelli
    Sbagliato. Fosse per me si costruirebbero tutte (e solo) le opere che gli utenti sono disposti a pagare. Per le autostrade e per molte strade è così. Anzi, oggi, gli automobilisti pagano molto di più in termini di tasse specifiche di quanto ricevono in spesa pubblica.
    Forse si costruirebbe anche, con capitali privati e a costi ragionevoli, una linea AV tra Milano e Roma

  5. Francesco Ramella

    @Riccardo
    E’ quello che si fa con l’analisi costi-benefici. Si paragona la situazione esistente o di “non progetto” con quella di progetto

  6. andrea lucangeli

    Le considerazioni espresse in questo post avrebbero tutte una loro ragionevolezza sole SE NON STESSIMO PARLANDO DELL’ITALIA…….dove tutto funziona al contrario….- Dove la commistione amministratori pubblici/amministratori privati/politica è inestricabile, dove la matematica è…..un’opinione, dove non c’è confine tra bene pubblico ed interesse privato, dove uno spreco astronomico di soldi pubblici viene magicamente rinominato “risorsa per il paese”, dove l’analisi costi-benefici può essere di destra o di sinistra (sarebbe come dire che 2+2 se sei di destra fa 5, se sei di sinistra fa 3…), una sgangherata nazione dove tutto è soggettivo, nulla può essere condiviso perchè oggettivo,reale,inconfutabile.- Un paese di Guelfi e Ghibellini perennemente in lotta per il Potere (fine a sè stesso…), un paese senza futuro…

  7. tonino segau

    Quello delle opere pubbliche – dette tali, prima ancora che per la fonte di finanziamenti necessari per realizzarle, per la loro supposta utilità “generale” – è uno degli ambiti in cui i mercatisti hanno da sempre le più grandi difficoltà a far passsare il proprio punto di vista.
    Un punto di vista ragionato, che si basa – come opportunamente è già stato puntualizzato – sull’analisi costi/benefici.
    Che altro non è che la “versione tecnica” di quel sapere ragionare su “ciò che si vede (treni veloci oggi) e ciò che non si vede (debito pubblico domani, ma anche posti a sedere vuoti oggi)” che dovrebbe essere l’abc per valutare non solo la costruzione di strade, ferrovie e aeroporti, bensì la convenienza di intraprendere qualsiasi attività che implichi costi.
    Il che dovrebbe valere a maggior ragione quando è lo Stato a scimmiottare l’imprenditore privato, il quale in caso di fallimento (che solo ex post può essere verificato) non danneggerà che sé stesso e i propri finanziatori. Non la generalità indiscriminata dei contribuenti.
    Si definiscono queste opere “pubbliche”, si diceva, in virtù della loro rilevanza per la comunità. Ma se così tanta parte della comunità è interessata ad usufruirne, perché è necessario che sia lo Stato e il suo coercitivo canale di finanziamento ad occuparsene?
    Il timore è forse che la gente non sarebbe disposta a pagare per la realizzazione di certe opere se ne potesse comprendere il vero prezzo (pagando biglietti a prezzo di mercato)?
    Ma è proprio questo il punto, non che non ci piacciano i treni e la velocità!

    Strade, ponti, ferrovie, aeroporti. Piramidi…

  8. bill

    Il problema è che se non si privatizza è difficile non assistere a sprechi e alti costi.
    Però, stando così le cose, non penso che nel lungo termine l’altà velocità non abbia modo di dare benefici. Questo perchè, che si voglia spendere o meno, spostarsi più velocemente è un beneficio innegabile.
    La vedo piuttosto male per il trasporto aereo interno, che pare cominci ad accusare la concorrenza ferroviaria.
    Venendo a quella tratta, mi spingo a dire che 2 anni di Torino-Novara non mi pare creino un precedente rispetto alla linea Torino-Milano: a Novara, a parte le risaie, non mi pare ci sia molto altro (con tutto il rispetto, sia chiaro..).
    Voglio aggiungere che, coi costi spropositati che abbiamo dovuto subire negli anni passati, l’unica cosa da fare ora è portare a compimento le opere. Non so quanto alla fine sia costato il raccordo di Mestre, ma il beneficio è stato enorme.
    Ma torno al punto di partenza: bisogna privatizzare se non si vogliono vedere uscite autostradali per il paesello dell’onorevole..

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