20
Dic
2011

Liberalizzazioni? Si, grazie!

Liberalizzazioni? Si, grazie. Esattamente il contrario di quando dice uno studio della CGIA di Mestre. I risultati presentati dall’inchiesta dell’Associazioni di Artigiani e Piccole Imprese Veneta sono a dir poco sconcertanti. Nell’analisi si dimostra che i prezzi, laddove vi siano state le liberalizzazioni siano addirittura aumentati più dell’inflazione.

Ma è veramente cosi? E soprattutto, questo indica qualcosa?

Il primo grande errore riguarda la definizione di liberalizzazione. Per vedere se vi è stata o meno l’apertura del mercato non è possibile guardare solo l’andamento dei prezzi. Infatti la discesa dei prezzi è una delle possibili conseguenze dell’entrata di nuovi entranti.

Facciamo un esempio che chiarisce meglio. Il settore del trasporto aereo. I prezzi nel settore, secondo lo studio, sono aumentati di 1,4 volte l’inflazione dal 1997 ad oggi. L’anno preso di riferimento è certamente giusto, dato che nel 1997 l’Unione Europea ha aperto alla concorrenza.

Un risultato sconcertante? I consumatori non hanno beneficiato di tale apertura del mercato? Andando a vedere i dati, si evidenzia che il settore aereo è quello che maggiormente si è sviluppato dal momento della liberalizzazione ad oggi. È inconfutabile che il trasporto aereo sia diventato un servizio di “massa”. Fino agli anni Novanta i giovani non potevano certamente utilizzare l’aereo come mezzo di trasporto, ma con l’arrivo delle compagnie low cost, “l’opzione” aereo è entrata nel paniere di scelta di una gran maggioranza dei consumatori.

Cosa è successo allora? Semplicemente i prezzi dei biglietti sono molto legati all’andamento del prezzo del petrolio. A fine anni ‘Novanta, vista la crisi economica sofferta da alcuni Paesi emergenti, il prezzo del petrolio era meno di un decimo rispetto a quello odierno. Il costo del carburante incide fino al 40 per cento dei costi totali e si spiega perché i prezzi dei biglietti possano salire tanto.

Oltretutto il prezzo Istat utilizzato è una media e non è in grado di apprezzare la variabilità dei prezzi. Se si andasse a guardare meglio, sicuramente si potrebbe vedere che la variabilità dei prezzi è aumentata, indicando che esistono oggi prezzi molto più bassi rispetto al passato, nonostante l’aumento dei costi per le imprese aeree. Una controprova è che le compagnie aeree non si trovano in una situazione di oligopolio dove fanno enormi profitti. Nel settore aereo i margini sono bassissimi, se non nulli, indicando un ambiente estremamente competitivo.

Altro errore grave dell’analisi riguarda la confusione tra privatizzazioni e liberalizzazioni. Nel settore delle telecomunicazioni, che ha sperimentato una caduta dei prezzi, si è avuta sia una privatizzazione di Telecom Italia che un’apertura dei mercati, facendo cadere i prezzi. In questo settore inoltre l’innovazione tecnologica aiuta a fare abbassare i prezzi.

Nel settore autostradale si è privatizzato, ma non mi sembra che il settore sia stato liberalizzato (visto anche il carattere di monopolio naturale del settore autostradale).

Ultimo ma non meno importante è affermare che il settore ferroviario è liberalizzato. L’esistenza di un solo operatore sul mercato è la conferma che di apertura di mercato per i treni ce n’è davvero poca.  I prezzi sono aumentati per decisione del monopolista e per un cambio del paniere (i servizi AV, più cari, sono aumentati). Se si vuole comunque approfondire, consiglio l’ottimo studio del Prof. Ugo Arrigo nell’Indice delle Liberalizzazioni 2011.

Le liberalizzazioni sono utili e l’obiettivo è ridare smalto all’economia italiana che ormai da troppo tempo è in sofferenza. Uno studio della Banca d’Italia, non a caso, afferma che con l’apertura dei mercati la crescita potrebbe aumentare di un punto percentuale l’anno.  Un’enormità in questo periodo di crisi.

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8 Responses

  1. La frase che più mi ha fatto intervenire per l’evidente malafede che si innesca quando si è convinti a prescindere di una tesi è quella per cui “Nel settore aereo i margini sono bassissimi, se non nulli, indicando un ambiente estremamente competitivo.”
    Perchè è proprio questo l’aspetto che più dovrebbe interessare chi ha sposato la tesi dell’assolutismo inteso come libero mercato. Se i margini sono bassissimi per l’elevata competizione tra gli attori del settore aereo questo non solo porta il prezzo del biglietto ai livelli minimi, ma sopratutto sconta nel lungo l’impossibilità di fare quegli investimenti necessari, sia per quanto riguarda l’ammodernamento del comparto, ma anche solo per quello che è la semplice manutenzione di tipo ordinario. Margini bassi comportano anche lavoratori sottopagati e con meno esperienza.
    Parlare del libero mercato in maniera asettica e misurando il tutto con la logica dei numeri è una pratica oltre che ingannatoria anche irresponsabile. Non è che se io metto i piedi nel forno a 60 gradi e la testa nel freezer a – 30 arrivo ad una temperatura corporea adeguata.

  2. pietro27

    è il prezzo del petrolio che sale o il prezzo delle accise? il libero mercato approfitta della sua etichetta di “libero” per fare quello che vuole, cartello e via dicendo. Da che vivo non ho trovato alcun beneficio nè dalle privatizzazioni, nè dalle liberalizzazioni. E dalle varie autorità garanti non ho visto alcuna discontinuità…. perchè liberalizzare vuol dire pure avere controlli seri da parte dello stato per garantire il cittadino. O viceversa se tu stato mi obblighi a fare l’assicurazione, poi devi pure calmierare di brutto, altrimenti mi dai in pasto ai pescecani…e cosi sui famosi conti correnti dei pensionati… non mi puoi gettare in pasto alle banche per tua convenienza e cosi per mille altri esempi…

  3. lionello ruggieri

    Ancora un’obiezione a quelle giuste già sollevate. Se è vero, come è vero, che le autostrade, (come indicato nell’articolo) sono privatizzate, ma non liberalizzate a causa del loro “carattere di monopolio naturale” perché sono state privatizzate e l’autore ne difende la privatizzazione che si è limitata a spotare l’utile dalle casse statali a quelle di un privato?

  4. Ricardo

    @lionello ruggieri

    Le cose sono un pò diverse:
    1) Le autostrade, intese come infrastruttura, NON sono privatizzate: esse restano saldamente in mano ad ANAS (cioè allo Stato).
    2) Ciò che è stato (parzialmente) affidato ai privati è la GESTIONE di ALCUNE tratte autostradali, ma con le tariffe regolamentate (stabilite da ANAS).
    3) la caratteristica di monopolio naturale delle autostrade rende ovviamente impossibile una liberalizzazione “classica” – ma si può invece introdurre l’elemento di competizione in fase di gara (evitando, quindi, le assegnazioni a tavolino ai Benetton, come è putroppo successo) e soprattutto vigilare sul rispetto degli impegni (i.e. corretta gestione e manutenzione – come purtroppo NON è successo, sempre nel caso Benetton).
    4) Se si rispettano le condizioni suddette, questa “liberalizzazione” della gestione autostradale è molto efficiente e porta benefici per tutti, soprattutto quando la gestione è associata all’investimento iniziale da parte del privato per la costruzione dell’autostrada stessa attraverso l’istituto del project finance.

  5. Ricardo

    @pietro27

    La questione non è se lo Stato deve o non deve regolamentare, ma QUALE TIPO di regolamentazione deve mettere in campo.

    Alcuni tipi di regolamentazioni tendono a creare cartelli (che sono la negazione del libero mercato), limitare la concorrenza, creare barriere: ad esempio ordini professionali, tariffe minime, numeri chiusi, etc

    Altri tipi di regolamentazione servono invece a stimolare la competizione di mercato ed ad impedire condotte lesive dei consumatori e della concorrenza: ad esempio leggi antitrust e su concorrenza sleale, etc

    Ovviamente sto facendo un discorso generale, poi ogni industria merita un discorso a sè.

    I benefici dalle liberalizzazioni in Italia in passato sono effettivamente stati molto pochi, per il semplice fatto che in Italia liberalizzazioni PRATICAMENTE NON SE NE SONO MAI FATTE.
    L’unica cosa che in Italia si qualifica è la liberalizzazione della telefonia, ed è iinegabile che abbia portato benefici, e questo nonostante sia stata comunque fatta male: hanno lasciato la proprietà dell’infrastruttura ad uno degli attori – Telecom – quando una vera liberalizzazione imporrebbe la separazione netta tra proprietari dell’infrastruttura e gestori dei servizi.

    Parlando delle assicurazioni: purtroppo esperienza insegna che la tariffa massima imposta tende a diventare di fatto una tariffa fissa. Nel caso specifico la soluzione NON è la calmierazione del prezzo (che c’era fino a poco tempo fa e le cose non erano certo migliori) ma invece una vera liberalizzazione per abbattere le barriere all’entrata e vari altri “lacci e lacciuoli” che limitano pesantemente la competizione tra le compagnie, più un maggiore potere di intervento da parte dell’antitrust.

  6. Ricardo

    @Massimo

    Gli investimenti si fanno quando portano profitti AGGIUNTIVI, non se i margini attuali forniscono abbastanza cassa.

    In altre parole: se una compagnia ritiene che un investimento gli porterà dei benefici in termini di minori costi e/o di maggiori ricavi (sufficienti a ripagare l’investimento) allora investirà, altrimenti no – ma il fatto eventuale di avere dei margini elevati a causa di poca concorrenza non incentiva in nessun modo l’investimento – è anzi ampliamente documentato che in situazioni di debole concorrenza c’è anche MENO innovazione.

    Manutenzione ordinaria: se fosse vero, avremmo dovuto assistere ad un incremento dei guasti e degli incidenti aerei, soprattutto alle compagnie low-cost – ma questo non è stato. Presumibilmente le normative di sucurezza da un lato (altro esempio di regolamentazione “buona” – vedi sopra il commento rivolto a Pietro 27) ed il mercato stesso dall’alro (chi viaggerebbe con compagnie che hanno frequenti incidenti?) impediscono una simile eventualità.

    Lavoratori sottopagati: questo è un tema più delicato, ma è anche molto più esteso della singola industria o mercato – ma in generale il livello dei salari cresce con la crescita economica (non a caso in Italia, dopo 10 anni di stagnazione e mercati sovraregolamentati, abbiamo i salari più bassi d’Europa) – le liberalizzazioni rendono l’economia più dinamica e favoriscono la crescita, e di conseguenza i salari

  7. warren buffet

    BAGGIANATE

    LA LIBERALIZAZIONE E LA STATALIZZAZIONE SONO FALSI PROBLEMI

    COME CAPITALISMO E COMUNISMO

    SERVONO PER INGANNARE LE MASSE

    I MOVIMENTI DI PROTESTA NON CONTESTANO QUESTE DUE COSE

    CONTESTANO L’ACCENTRAMENTO DELLE RISORSE IN POCHE MANI

    CONTESTANO L’IMPOSSIBILITà DI PARTECIPARE

    VOGLIONO POTER COMPRARE AZIONI E DECIDERE LE GOVERNANCE

    VOGLIONO PARTECIPARE ALL’ECONOMIA DI UN PAESE

    NON TRAMITE UNO STATO O TRAMITE PRIVATI A GOVERNANCE CHIUSA E PADRONALE

    LA GENTE NON VUOLE FARE CONCORRENZA MA VUOLE PARTECIPARE ALLE AZIENDE DI SUCCESSO

    è FINITO IL MONDO CAPITALISTA PERSONALE

    è NATO IL CAPITALISMO PARTECIPATIVO INDIVIDUALE (E PER FORTUNA NON PIù STATALISTA O LIBERISTA)

    INTERNET è QUESTO OVVERO SOCIAL NETWORK

    IL FUTURTO è CAPITALISMO SOCIAL NETWORK

    PUOI ANCHE AVERE IL MONOPOLIO MA NON PUOI IMPEDIRE CHE IO NON POSSA PARTECIPARE AL TUO SUCCESSO

  8. Andrea Giuricin

    Gentile Massimo,
    il settore aereo, proprio perchè vede una forte concorrenza, è quello che ha visto una maggiore innovazione. Si pensi alle novitá che le low cost hanno portato nel settore.
    I margini, in particolare l’EBIT, ricomprendono giá l’ammortamento per gli investimenti. Quindi il suo è un falso problema.
    Per il resto rimando all’ottimo intervento di Ricardo.

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