12
Ott
2016

Uber: buone notizie dagli USA

Il 7 ottobre 2016, la Corte d’Appello della settima circoscrizione degli Stati Uniti d’America ha segnato un punto a favore della concorrenza nel settore del servizio di trasporti. L’impugnazione, da parte di alcune compagnie di taxi, dell’ordinanza che regola il servizio dei Transportation Network Providers (tra cui Uber) a Chicago è stata archiviata come anti competitiva.

In sostanza, nella sentenza si afferma che la proprietà della licenza di taxi non comporta il diritto di essere esentati dalla concorrenza. Più dei vani possibili commenti, vale la pena di riportare la traduzione di alcune delle parole del giudice Posner:

“Una licenza che consente di gestire una caffetteria non autorizza il proprietario della licenza a prevenire l’apertura di un negozio di tè. Quando la proprietà consiste in una licenza a operare in un mercato in un particolar modo, questa non comporta il diritto a esseri esentati dalla concorrenza in quel mercato. Un brevetto conferisce un diritto esclusivo di produrre e vendere il prodotto in questione, ma non il diritto di impedire a un competitore di inventare un lecito prodotto sostituto che eroda i profitti del titolare del brevetto. In verità, quando compaiono tecnologie nuove, o nuovi metodi di impresa, un risultato frequente è il declino, se non la scomparsa, di quelli vecchi…

…Le compagnie di taxi sostengono che la città [di Chicago] li ha discriminati non avendo obbligato Uber e le altre compagnie a rispettare le stesse regole che devono rispettare i tassisti su licenze e tariffe. Si tratta di un argomento anticoncorrenziale. La premessa su cui poggia consiste nel credere che ogni nuovo entrante in un mercato debba essere obbligato a rispettare tutte le regole applicabili agli incumbent del mercato con cui il nuovo entrante dovrà competere”.

Ragionamenti che potrebbero apparire persino banali, per quanto scontati, ma che i legislatori italiani farebbero bene a leggere e rileggere, prima di legiferare sul trasporto non di linea. Se mai il disegno di legge sulla concorrenza venisse approvato, entro un anno dall’entrata vigore, “il governo è delegato ad adottare, su proposta del ministero delle Infrastrutture e Trasporti e del ministero dello Sviluppo economico, previo parere della Conferenza Unificata, un decreto legislativo per la revisione della disciplina in materia di autoservizi pubblici non di linea”. Speriamo che lo faccia seguendo lo stesso buon senso del giudice Posner.

@paolobelardinel

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2 Responses

  1. diana

    Non amo particolarmente la ‘lobby’ dei tassisti, che se si fosse mossa con un po’ di lungimiranza avrebbe evitato o rallentato la nascita di offerte tipo Uber.
    Quello che non mi è chiaro, però, è perché i nuovi entranti non debbano seguire le regole del mercato che si applicano agli incumbent. Se il mercato è uno solo, o le regole sono le stesse per vecchi e nuovi o si allentano anche per chi è già dentro.
    Il richiamo al negozio di the in concorrenza con la caffetteria mi pare poco calzante, visto che offrono un prodotto/servizio diverso (a meno di non ritenere the e caffè come interscambiabili.. penso che buona parte degli italiani non concordi con questa affermazione ma forse negli USA sono meno rigidi in merito!).

  2. andrea dolci

    Non amo i tassisti e odio il concetto stesso di licenza, però mi pare che sia un controsenso permettere in nome del mercato che ci siano degli attori obbligati e seguire le regole ed altri esentati non si sa bene a che titolo.
    Se il mercato è uno, allora tutti gli attori devono sottostare alle medesime regole, altrimenti è un mercato truccato.

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