29
Giu
2018

Sorteggio e democrazia

E’ un’idea folle, quella di Grillo di sorteggiare i senatori?

Vi sono moltissimi ragionamenti contro i sistemi elettorali. Più arduo è sostenere che ve ne siano a favore dei sistemi di sorteggio.

I sistemi elettorali illudono le persone di contare qualcosa per una decisione – il loro voto – espressa tra migliaia e in poco più di un secondo.

Quel che è peggio, è che i sistemi elettorali ammantano i detentori del potere politico del sacro vello della volontà del popolo. Il lupo dell’assolutismo per agnello della democrazia. L’arbitrio del principe che diventa responsabilità di tutti.

Senza considerare i fenomeni di selezione avversa che i sistemi elettorali non sono riusciti a risolvere: le campagne per il voto hanno sempre funzionato a chi alza più la voce, la posta delle promesse, la garanzia delle prebende. I dipinti di Hogart o le ultime pagine dei Viceré testimoniano che, anche all’epoca dei notabili, questi sono da sempre i metodi ortodossi.

D’altro canto, l’esperienza ci mostra che la classe politica non splende per virtù e conoscenza. Ora, si dice, più di allora, specie per la conoscenza. Forse è vero, certo è che la vicinanza “mediatica” tra chi governa e chi è governato rende molto più visibile ogni sciatteria, e al tempo stesso l’immediatezza del contatto, anche se virtuale, rende trascurata, istintiva e spesso non ragionata l’attività politica e istituzionale, oltre che la sua comunicazione.

Se vi sono tutti questi ragionamenti contro la selezione elettorale, perché allora non lasciare che sia il caso a scegliere le persone che siedono nelle stanze dei bottoni? Il calcolo delle probabilità ci informa che, statisticamente, le scelte casuali non portano a risultati peggiori di quelli provenienti da scelte ragionate.

La democrazia come governo attraverso le elezioni è molto più recente della democrazia come governo per il popolo. Lo ha detto, con parole molto più eleganti Montesquieu, quando ha scritto che il sorteggio è tipicamente democratico.

La democrazia rappresentativa di massa ha poco più di cento anni. Probabilmente il credito che ha lo merita tutto, ma la tanto declamata democrazia ateniese poggiava, tranne che per le cariche militari e finanziarie, sul sorteggio e la rotazione dei ruoli come antidoto alla oligarchia.

Dal Tardo Medioevo al Rinascimento, Venezia e Firenze affinarono le tecniche di sorteggio in maniera anche molto complessa. Il Doge stesso veniva individuato con un barocco meccanismo che mescolava sorteggio e elezione, mentre a Firenze con una complicata procedura di sorteggio si nominavano la Signoria, il consiglio legislativo e i commissari del governo. L’una e l’altra città ispirarono l’organizzazione di governo di varie altre città italiane, da Parma a Bologna, da Siena a Perugia. Il Regno di Aragona e quello di Castiglia conoscevano e adottarono il sistema fiorentino dell’“imborsazione” e lo copiarono anche nel nome.

Ai giorni nostri, tracce di sorteggio hanno resistito nella repubblica di San Marino, dove per sorte venivano nominati, fino alla metà del secolo scorso, due dei sessanta membri del suo consiglio, e nella formazione degli uffici parlamentari (gli antenati delle commissioni) sotto lo Statuto Albertino. E ve ne sono ancora in molti paesi nelle nomine delle procedure concorsuali, nella selezione dei membri aggiunti della corte costituzionale italiana per giudicare i reati presidenziali, nelle giurie popolari americane e nelle corti d’assise nostrane. Qualcuno si è spinto più in là, proponendo ad esempio, nel Regno Unito, che la Camera dei Lords divenisse una camera di sorteggiati, o, in Francia, che il Parlamento fosse affiancato da una terza camera sempre di sorteggiati.

Tuttavia, questi precedenti sono molto lontani dall’idea di Grillo.

Si tratta di organi, anche per quelli che sembrano più vicini come la Camera dei Lords, che non hanno un ruolo di rappresentanza politica, e che nella maggior parte delle ipotesi hanno un ruolo di decisione tecnica. O, pensando ai precedenti più risalenti, si tratta di organi rappresentativi di territori e popolazioni molto ridotti.

Quel che si può concedere alla provocazione di Grillo, è che il metodo stocastico sembra essere caduto nell’oblio non perché democraticamente osceno, ma perché si è voluto far poggiare i governi su una teoria del potere e della sovranità diversa dall’assolutismo ma comunque elitaria, che identificasse nella oligarchia degli eletti la legittimazione ad agire e al tempo stesso la garanzia dei talenti.

Da questo punto di vista, il sorteggio può essere un elemento di razionalizzazione, ma non di sostituzione, della democrazia elettorale. Si può applicare agli organi di autogoverno, a partire dal CSM ma anche ai consigli degli ordini professionali o agli organi di governo delle università, purché l’estrazione avvenga all’interno di quella platea che, al momento, rappresenta l’elettorato passivo (ad esempio, giudici e professionisti per l’elezione della loro quota in Corte costituzionale o nel CSM, iscritti all’ordine per i vari ordini professionali). O si può applicare a quelle autorità che attualmente sono designate attraverso meccanismi di cooptazione/nomina tra soggetti ritenuti altamente qualificati per quella nomina (come nel caso delle autorità indipendenti). La selezione randomica potrebbe – perché no? – inserirsi in questi circuiti e sostituirsi, per quanto in parte e in alcune ipotesi, ai metodi appena detti, con almeno due accorgimenti generali.

Il primo, è, appunto, la delimitazione della platea da cui condurre l’estrazione, che non deve essere più ampia di quella dei soggetti che sarebbe designati per via elettiva o di nomina. Il secondo, è una turnazione che abbia tempi idonei a consentire un adeguato bilanciamento tra efficacia dell’attività dell’organo e garanzia di ricambio dei componenti.

Reintrodurre la dignità del sorteggio a partire dalla selezione degli organi di autogoverno, come i consigli superiori delle magistrature, e da svariati ruoli “tecnici”, come le autorità indipendenti o le più varie commissioni e cariche che affiancano i governi, significherebbe ritenerlo una forma di razionalizzazione della democrazia elettorale.

Ma credere che possa sostituire la democrazia elettorale sembra nulla più che una provocazione, specie per un Senato che ha le medesime competenze e funzioni di una camera, quella dei deputati, che resterebbe elettiva.

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1 Response

  1. Mimmo Cosenza

    Nel 2017 la Corte Costituzionale ha già introdotto il sorteggio nella legge elettorale. In particolare nella scelta dei collegi di elezione dei capilista. E’ forse ancora una piccola cosa, ma a suo modo rappresentativa dell’essenza anti-oligarchica e anti-corruttiva del caso. Immagino che conosca bene il testo di “Democrazia a sorte” che, pur con alcune importanti limitazioni, è molto istruttivo. Infine, mi permetto di segnalare che la sorte è alla base dell’algoritmo, cosidddetto di Proof of Work nel contesto delle monete elettroniche decentralizzate che forse rappresentano uno dei più rilevanti esperimenti sociali del nostro secolo.

    Cordiali saluti

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