17
Lug
2009

Rischio di Stato

Una interessante analisi sulla natura dell’aumento del rischio preso da Goldman Sachs per conseguire gli utili del secondo trimestre. Da essa si evince che l’incremento di VaR si concentra soprattutto sui tassi d’interesse, e non sul mercato azionario, ma soprattutto che il dato generale, e quello giornaliero in particolare, tendono a sovrastimare l’effettiva misura di rischio.

Secondo l’autore dell’analisi, l’unica ragione per calcolare il VaR su brevissimi periodi di tempo (il giorno o l’ora) è legato alla possibilità che la liquidità divenga un problema e l’azienda non sia in grado di assorbire forti variazioni giornaliere del P&L (il conto perdite e profitti di trading), oltre alle chiamate-margine per l’operatività in derivati. Ma una volta che la banca si è assicurata liquidità illimitata dalla banca centrale, può permettersi di detenere posizioni in perdita, ed attendere che il mercato giri a suo favore. In un certo senso, l’illimitato accesso alla liquidità garantito dalla Fed ha aumentato la capacità di Goldman (e di tutte le altre banche statunitensi attive nel trading proprietario) di assorbire la volatilità di breve termine, conferendo un vantaggio competitivo su altre istituzioni prive di tale accesso agevolato.

La presenza di questa arma non troppo segreta ha permesso a Goldman di comprendere che i rischi sui propri libri di trading erano effettivamente minori rispetto a quelli indicati dal numeretto del VaR a un giorno, e di espandere di conseguenza l’assunzione formale di rischio.

Alcune considerazioni a margine: in primo luogo, come detto, la presenza di banche centrali come fornitrici di garanzie di ultima istanza (incusa la liquidità) determina che misure quali il VaR tendano ormai a sovrastimare il rischio, mentre nella nostra vita precedente accadeva il contrario. In secondo luogo, ma non meno importante, questa condizione di operatività crea una palese distorsione ai mercati finanziari, sia sul piano competitivo che della liquidità, circostanza che legittimerebbe iniziative antitrust su scala globale. Il concetto è stato afferrato persino in Italia, dove il presidente dell’Abi, Corrado Faissola, oggi ha dichiarato che le banche italiane, pur non avendo causato la crisi, attraversano ora un momento di “grande difficoltà”, vista la loro natura di banche commerciali, mentre altre grandi banche d’affari “come Goldman Sachs, stanno facendo grandi guadagni grazie all’abbondante liquidità del sistema”.

Sfortunatamente per Faissola e per il mondo, ancora una volta gli Stati Uniti agiscono come l’enorme elefante nella cristalleria del libero mercato, mandando regolarmente in frantumi regole del gioco già fragili del loro, e questo “trading di stato” dagli utili privatizzati ne è solo l’ultima manifestazione.

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1 Response

  1. Ulisse

    nel suo video Giannino dice che la crisi non è colpa dei Banchieri Speculatori da dei Cattivi Politici che regolano male e poi non controlloano.. da come han usato i soldi dei contribuenti pubblici le Banche d’Affari sembrerebbe confermata questa tesi.. ma io credo che sia solo parzialmente vera.. per 2 motivi… 1 il sistema economico ha strumenti di pressione sugli Stati ben superiori a quelli che hanno i votanti x indurre comportamenti a loro favore ed a danno della collettività… 2 la crisi secondo me non è partita dalla fianza come dicono tutti ma dai consumi del ceto medio occidentale che non volendosi adeguare al reale livello di reddito/pil pro capite (sempre più mal distribuito) si è sfogato solo dopo in un eccesso di domanda di debito privato (Usa) e pubblico (Italia)…

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