11
Mag
2010

Pd e nucleare. Qualcuno batte un colpo

UPDATE: Il dibattito si allarga dentro il Pd. Il sito del Sole 24 Ore sente, su posizioni diverse, il responsabile energia del Pd, Federico Testa, e gli “ecodem”, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

UPDATE 2: Qui la risposta evasiva di Bersani. Il segretario dice cose in parte condivisibili, nel criticare il piano del governo. Ma la lettera dei 73 non era a proposito di questo: riguardava l’opposizione preconcetta al nucleare. Con la sua replica, Bersani non fa altro che alimentare che l’opposizione del Pd non riguardi il progetto dell’esecutivo, le sue specificità, ma, appunto, il nucleare di per sé. Almeno gli “ecodem” hanno le palle di dirlo chiaro e tondo.

Il Riformista di oggi apre con la notizia di una lettera inviata da una settantina di intellettuali e politici, più o meno di sinistra, che scrivono al segretario del Pd, Pierluigi Bersani, una lettera dai contenuti molto chiari e molto condivisibili: il no al nucleare, senza se e senza ma, non trova riscontro nella storia della sinistra in questo paese, nella logica, nell’ambiente. Tra i firmatari, Umberto Veronesi, Margherita Hack, Enrico Morando, Gilberto Corbellini, Chicco Testa, Umberto Minopoli, e molti altri.

Il senso della lettera si riassume nella conclusione:

Riterremmo innaturale e incomprensibile ogni chiusura preventiva su un tema che riguarda scelte strategiche di politica energetica, innovazione tecnologica e sviluppo industriale così critiche e con impatto di così lungo termine per il nostro paese.

La maggior parte dei firmatari non sostiene queste tesi per la prima volta. Anzi, le ha affermate con forza in vari momenti e in diverse sedi. Per la prima volta, però, vediamo emergere lo scontento e il disappunto di una fetta importante del mondo che guarda al Pd, e che chiede al partito di smetterla con posizioni approssimative e populiste. In qualche modo, l’elezione di Bersani rispondeva anche a questa esigenza: consentire al Pd di darsi una struttura e un programma più solidi, in modo da esprimere posizioni che non siano, semplicemente, il percolato di quello che i sondaggi dicono essere l’opinione pubblica. Il nucleare è una questione troppo importante e troppo complessa per liquidarla in uno slogan. Condannarsi a un “no” pregiudiziale, per il principale partito dell’opposizione che aspira a essere principale partito di governo, significa marginalizzarsi, rinunciare alla possibilità di influire sui modi e i tempi (e Dio solo sa quanto avremmo bisogno di un confronto di merito tra centrodestra e centrosinistra).

Di fronte a una domanda tanto pressante, con firme tanto numerose e tanto autorevoli, Bersani non può sottrarsi. Aspettiamo, tutti, una risposta.

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11 Responses

  1. Mi sono messo comodo…in attesa della risposta definitiva ed esauriente che il PD sarà sicuramente in grado di darci.
    Posso pensare, nel frattempo ad un: “Sì, è vero ma però dovremmo far si che la ricerca bla bla bla le centrali di sesta se non settima generazione..bla bla bla quindi…la gente bla bla bla”…se ci prendo Otelma mi fa un baffo.

  2. Leonardo

    La risposta è semplice: il PD è morto, purtroppo nessuno li ha avvertiti. Amen.
    Sacrosanta la ricerca sul nucleare, la partnership su progetti futuri/bili sul nucleare (es. iter e ignitor). Bene la ricerca sulla possibilità di sfruttare il torio.
    No alla vendita della “fontana di Trevi” nucleare: non esiste oggi nessuna tecnologia commerciale implementabile che possa avere un impatto positivo sul lungo termine. Basta informarsi, questo è evidente.
    Ribalto la domanda: si può vivere senza nucleare?
    La risposta probabilmente è sì. Domani sarà quasi certamente sì.
    Continuo a trovare una nota stonata su queste pagine il leitmotiv nucleare che richiede alti sussidi governativi e importanti interventi statali in tutto il ciclo dall’approvazione dei progetti allo stoccaggio delle scorie, di fatto rendendone opaca fin da subito la sostenibilità economica in ambito puramente mercatista.
    Viene pubblicata tra l’altro oggi una lettera di ASPO Italia dove illustri ricercatori e scienziati escludono la possibilità di ritorno al nucleare in questo momento. Avranno anche loro delle buone ragioni, tecniche e economiche, o si tratta soltanto di schieramento politico? Dopo i necessari approfondimenti tenderei a propendere per la prima.

  3. Claudio

    Di fronte ad una politica in disaccordo su tutto annunciare di investire su un progetto di lungo periodo come il nucleare vuol dire solo una cosa, fare spot.
    Non c’é verso di impegnare il paese, peggio ancora, investire risorse su un progetto di 20 anni solo per vedere la prima centrale funzionare quando questo potrebbe essere bloccato ogni 5 anni per ulteriori 5 anni.
    Per questo l’annuncio del nucleare rimane, per me, un semplice annuncio come il governo ci ha abituato in questi anni (visti cali significativi delle tasse? vista maggiore sicurezza? visto una migliore gestione dell’immigrazione clandestina?) che non porterà ad altro che fiumane di soldi spesi e tenuti fermi dalle maggioranze che verranno.

  4. gengis

    Non si sottrarra’.
    1. (Dichiarazione al TG1) “Il PD non ha nazionalmente preclusioni alla sviluppo nucleare, nel rispetto e riconoscimento della piena autonomia delle Regioni in materia di localizzazione dei siti”.
    2. (Intervento ad Annozero) “Noi esigiamo rispetto per la nostra posizione. E sostegno per la nostra lotta. E per un obiettivo chiaro, limpido e popolare. Il nucleare in una sola regione. Il Veneto”.

  5. ezio

    Scusate, ma gli Italiani non si erano già espressi contro la scelta del nucleare o siamo alla solita solfa dell’ io so io e voi non siete un xxxxx?
    E se anche fosse, pensate veramente che il nucleare in Italia, con quello che smuoverebbe a tutti i livelli, sarebbe economicamente vantaggioso? (vedi TAV)

  6. Claudio

    In effetti non ho memoria di aver mai sentito o letto un tecnico che, calcolatrice alla mano, faccia due conti. Probabilmente perché la cosa è molto complessa.
    Occorre valutare:
    – spesa di costruzione dell’impianto;
    – costo di esercizio;
    – costo di stoccaggio / ricondizionamento delle scorie nucleari;
    – spesa di smaltimento dell’impianto a fine vita.

    Lo stoccaggio è molto delicato perché occorre trovare un sito geologicamente sicuro, cosa che in Italia è difficile da trovare essendo zona altamente sismica. Una cosa che non viene mai valutata è che scorie con tempi di dimezzamento di millenni andrebbero in zone ipersicure pena l’inquinamento delle generazioni a venire, queste zone in Italia non esistono.
    Lo smaltimento della centrale va calcolato in quanto un impianto non può rimanere aperto “ad libitum”, le continue emissioni di radiazione corrompono i macchinari al punto che dopo circa 30 anni l’impianto va cessato e i macchinari trattati come rifiuti radioattivi. Questo è il motivo principale per il quale molti paesi che hanno centrali degli anni 80 stanno chiudendo questi impianti.

    Detto questo, se i siti scelti per centrali e stoccaggi saranno sicuri (no terremoti, no orogenesi in atto) e l’investimento garantisse un effettivo ritorno, perché no?
    Alla fine il referendum fu promosso sull’onda dell’emozione di impianti come Chernobyl che erano vetusti già all’epoca in cui ci fu l’incidente.

  7. stefano

    @ezio
    il referendum sul nucleare, se non ricordo male, determinò una moratoria ventennale sull’uso di tale fonte energetica, non il bando perpetuo. Inoltre, con la solita coerenza italica, il nucleare non ha mai cessato di essere usato, seppur indirettamente, nel nostro Paese.
    Rendiamoci conto di questo: solare, eolico e quant’altro non sono adatti a fornir energia come serve a noi. Non è che puoi spegnere le macchine perché s’è rannuvolato o è andato giù il vento, tanto per essere chiari.
    Finché non si troverà qualcosa di meglio, bisognerà usare il nucleare.
    Quanti anni mancano, a Rubbia o a chi per lui, per trovare l’energia pulita?

  8. ezio

    Le fonti alternative al nucleare ci sono, basta volerle trovare, vedi “Report” nella puntata dedicata alle fonti rinnovabili, in Germania. Ciò detto, il problema principale a mio avviso, è che con i dirigenti che ci ritroviamo, (60 miliardi l’anno, il costo della corruzione in Italia), il nucleare se anche si facesse e per fortuna non si farà, avrebbe dei costi esorbitanti per le disatrate finanze dello stato. Io non mi fiderei tanto nel farmi nuclearizzare il paese da un governo che per rientrare nei parametri, vuole tagliare sul welfare e lasciare 620000 auto blu in circolazione.

  9. Marco O.

    Ezio, a proposito dell’affidabilità e imparzialità di Report ti consiglio di leggere “Pane e bugie”, un bel libro di uno scienziato (Bressanini) che certamente non è vicino al centro-destra.

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