13
Gen
2012

Liberalizzare le Poste: un passo importante per l’economia italiana

Poste Italiane sono state spesso prese ad esempio negli ultimi anni come caso di successo di ristrutturazione. In parte c’è del vero, dato che hanno avuto la capacità di spostare il proprio business verso il settore finanziario e da questo ottenere buona parte degli utili. Tuttavia, come dimostra anche l’indice delle liberalizzazioni, il settore postale è poco liberalizzato e permangono dei grandi problemi che riguardano l’incumbent. La principale conseguenza di questa mancata liberalizzazione è la contrazione del mercato postale.

La posizione di dominanza di Poste Italiane è stata messa in dubbio dalla legislazione europea, che lentamente nel corso degli anni, è andata in direzione di un’apertura del mercato.

Tuttavia l’azienda di Stato, continua ad avere un trattamento di favore, come dimostra anche l’analisi dell’Antitrust presentata al Parlamento una settimana fa.

In primo luogo vi è la problematica della definizione di servizio universale. Questo non è definito al meglio da nessuna Autorità, ma è presente anche un affidamento lungo quindici anni. Solo nel settore autostradale e degli aeroporti la durata del contratto è così lunga. Un’assurdità, così come è assurdo che esista una gara unica per tutto il Paese.

Sarebbe necessario suddividere l’Italia in diversi lotti, in modo che nuovi operatori possano entrare in delle singole aree geografica. Il dimensionamento nazionale è la tipica barriera all’entrata che serve a scoraggiare la concorrenza.

In sintesi, per quanto riguarda il servizio universale, bisogna fare attenzione a non considerare servizio universale ciò che non è, ma soprattutto fare delle gare che abbiano una durata relativamente corta e un dimensionamento geografico limitato.

Il secondo problema è legato alla parte finanziaria. L’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato indica nella separazione tra Banco Posta e il settore recapito la soluzione. Banco Posta è un’anomalia perché è considerata la “Banca dello Stato”. Questa decisione di passare tramite le Poste ha un sovra costo per lo Stato che si appoggia sulla “banca” postale. Diverse centinaia di milioni di euro l’anno.

È bene separare il mercato postale da quello finanziario in modo anche che la “banca postale” si trasformi in un vero istituto di credito e non faccia concorrenza sleale al settore bancario.

Quali vantaggio da una vera apertura del settore recapito in Italia? Il nostro paese è sempre stato considerato un fanalino di coda nel settore postale ed è anche per questa ragione che grandi aziende operative nell’e-commerce hanno ritardato l’apertura delle filiali italiane.

La mancanza di affidabilità ha di fatto provocato a cascata una serie di perdite per il sistema economico italiano. L’e-commerce è infatti un settore in piena crescita che ha delle potenzialità enormi e potrebbe in parte rivitalizzare l’economia italiana. L’internet economy vale ancora poco in Italia, il 2 per cento secondo uno studio di BCG nel 2010, ma ha grossi potenziali di crescita.

Il miglioramento del sistema logistico italiano e in particolare del settore recapito può aiutare ad incrementare il livello di sviluppo dell’e-commerce.

Si dimostra quindi come la liberalizzazione del settore postale, che dovrebbe essere ricompresa nel “pacchetto liberalizzazione” del Governo Monti non è dunque fine a sé stessa, ma serve a dare dinamismo ed innovazione a tutta l’economia italiana.

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11 Responses

  1. maria

    questo articolo è pieno di inesattezze…non è vero che l’affidamento dura quindici anni, non è vero che il servizio universale non sia specificato; inoltre la separazione tra banco posta e il settore postale, esiste già nei bilanci dell’azienda.potrei continuare…occhio a quello che si riporta, spesso senza verificare!

  2. Marco Tizzi

    Scusate, ma io questa storia non l’ho capita: cosa significa liberalizzare il recapito?
    Ci sono centinaia di corrieri che recapitano corrispondenza e pacchi, non mi pare proprio che manchi la concorrenza.
    A cosa ci si riferisce nello specifico?

  3. lionello ruggieri

    Ma chi lo dice che il servizio frazionato in mano ad un certo numero di privati funzionerebbe meglio e/o costerebbe meno? specialmente se con appalti di breve durata il privato non avrebbe interesse ad investire o a rinnovare i mezzi.

  4. Serse

    @lionello ruggieri

    Ma come non hai visto i vantaggi che hanno portato le liberalizzazioni?

    :-)))

    Ma lasciali dire a questi economisti che non sanno nemmeno quanto costa un litro di latte e come funziona una filiera.
    Studiano e insegnano cose di cui disconoscono

  5. Aldus

    x Maria, Marco, Lionello, eccoli gli sparadubbi !
    Ma si vede ad occhio nudo che Poste è un forte monopolista che, oltre a prodotti bancari, vende (per fare contanti neri?) la più indecente della paccottiglia di merci o giocattoli ! Aprire gli occhi !!
    Basta coi monopòli

  6. Marco Tizzi

    @Aldus
    Sui prodotti bancari non ci sono dubbi: le poste devono entrare nel mercato bancario, che deve essere liberalizzato.

    Ma sul recapito non ho proprio capito cosa si intende per liberalizzazione: qualsiasi corriere gestisce il recapito, non ho capito cosa si debba liberalizzare. Mi illumina?
    Grazie.

  7. Diana

    Prendo spunto, come di consueto, dalla mia esperienza quotidiana per fare due sole piccolissime osservazioni:
    punto 1) come dice “Maria” cito: “la separazione tra banco posta e il settore postale, esiste già nei bilanci dell’azienda”…. Ma verrebbe da aggiungere: e solo in quelli, perchè da quando Poste Italiane è diventato di fatto una banca, quello che secondo me dovrebbe essere il suo ambito primario cioè quello POSTALE ha toccato il minimo storico. E’ normale che si debba aspettare un’eternità per ritirare un pacco – che purtroppo per sua natura non è gestibile per via digitale (ma quando lo potremo “smaterializzare” col teletrasporto?!?!) perchè l’impiegato deve stare ore a spiegare come funzionano i vari “prodotti postali” a una signora che comunque uscirà con le idee più confuse di quando è entrata, perchè l’impiegato, vista la fila, ha giustamente cercato di essere rapido e conciso, scontentando di fatto tutti, sia chi attendeva in fila, sia la possibile nuova cliente?
    punto 2) nell’ufficio postale in cui sono solita recarmi da anni e in cui mi sono sempre trovata bene, anni fa hanno affidato il servizio “consulenza” all’impiegata più anziana, che devo dire è anche sempre stata una persona coscienziosa, quindi suppongo ci si possa fidare di un suo consiglio; ma quanti di questi impiegati di fatto possono dare una consulenza finanziaria con “cognizione di causa”? In fondo si può trattare “solo” dei risparmi di una vita….
    Capisco l’interesse delle Poste a orientarsi nel settore finanziario per averne degli utili, ma per me sarebbe utile che intanto le Poste funzionassero come si deve…

    Grazie

  8. carlo alberto

    Solo una domanda: perchè per ritirare una raccomandata in posta ci sono due diversi numerini da prendere ? Un numero per chi ha il conto Banco Posta e uno per chi non ce l’ha.E guarda caso chi ha il conto Banco posta può “passare più velocemente” mentre chi non ha il conto deve confluire nell’altra fila. Il servizio di spedizione e di ritiro raccomandate è gestito solo dalle poste quindi tutti sono obbligati ad andare in posta per usufruire di tale servizio. Perchè quindi le poste si permettono di favorire i loro correntisti su servizi che invece dovrebbero essere “uguali per tutti”?

  9. Rosanna

    la liberalizzazione di questo settore èuna cosa buona se finisce davvero il monopolio di poste Italiane, informatevi quanti milioni di euro prende poste italiane dallo stato ogni anno, mentre le private debbono pagare una tassa specifica per poste italiane.

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