1
Lug
2012

La sentenza “Pomigliano” e la cecità della politica e della Fiom

La Fiat è un’azienda sempre più globale e l’Italia rischia di diventare per l’azienda torinese una “palla al piede”. Questa considerazione, molto dura ma reale, è ancor più vera dopo la sentenza del giudice di Roma che obbliga il gruppo guidato da Sergio Marchionne ad assumere 145 operai perché iscritti alla FIOM.

La sentenza avviene in seguito alla “battaglia” di Pomigliano, dove l’azienda in cambio di maggiore flessibilità e produttività, aumentava i salari degli operai. C’era una maggiore responsabilizzazione da parte degli operai, ma questa veniva ripagata con premi.

Si è creato a “Pomigliano” un contratto di secondo livello, che aveva addirittura portato fuori da Confindustria l’azienda torinese. Un contratto che è tipico nel mondo teutonico, dove ormai più del 40 per cento dei contratti è siglato in questo modo.

Questo contratto è stato sottomesso alla volontà degli operai della fabbrica campana e dopo la “battaglia” al referendum è stato sottoscritto dalla maggioranza degli operai. Tale modello è stato poi ampliato alle altre fabbriche italiane di Fiat in modo da far partire il “Piano Italia” che prevedeva circa 20 miliardi di investimenti e soprattutto di riportare sopra la soglia di un milione di auto prodotte nel nostro paese.

Adesso la FIOM esulta per questa sentenza senza capire le conseguenze e senza forse avere mai visto i dati del settore:

–         In Italia la produzione di veicoli è scesa sotto il livello di Repubblica Ceca e Belgio ad un valore molto prossimo al mezzo milione di veicoli annui (in Spagna se ne producono almeno tre volte tanto).

–         In Italia non esiste altro produttore al di fuori di Fiat, perché le condizioni per investire sono come una palude. Nessuna certezza legislativa, come dimostra la sentenza di Roma, troppa burocrazia e livello di tassazione tra i più elevati in Europa.

–         L’Italia conta per circa il 15 per cento delle vetture prodotte nel mondo da Fiat, uno scenario stravolto rispetto a 10 anni fa , quando il gruppo torinese ne produceva oltre il 50 per cento in Italia.

–         Le vendite del gruppo Fiat in Italia sono in continuo calo, così come in Europa (-17 per cento nei primi 5 mesi dell’anno) e il centro degli interessi, volenti o nolenti, è ormai spostato verso il Continente Americano, dove Chrysler è cresciuta del 32 per cento da inizio anno e dove in Brasile mantiene la leadership di mercato davanti al colosso Volkswagen.

Questi quattro semplici dati, non dovrebbero far esultare i partitari della vittoria della FIOM; anzi, dovrebbero farli preoccupare, perché questa sentenza potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza di Marchionne.

Perché il manager dovrebbe continuare a mantenere la sede in Italia, se la maggior parte della produzione avviene fuori dall’Italia così come le vendite? Perché dovrebbe continuare a rimanere in Italia dove la legislazione e la burocrazia sono così lente che di fatto non permettono neanche l’arrivo di altri investitori?

Il caso di Termini Imerese è forse l’esemplificazione triste di quanto sia impossibile investire in Italia. Uno stabilimento costruito quando ancora esisteva lo scambio tra politica ed azienda di sussidi in cambio di occupazione, ma che in realtà aveva delle problematiche logistiche non indifferenti. Ogni auto prodotta in Sicilia aveva un sovra costo superiore ai mille euro per problemi logistici mai risolti da parte della politica (scarsi collegamenti).

Nel momento in cui Sergio Marchionne ha ritenuto insostenibile il mantenimento dell’apertura dello stabilimento, è intervenuta ancora una volta la politica con centinaia di milioni di euro di sussidi alla zona “depressa economicamente”.

Nonostante questi soldi, non si è arrivati ancora a nessun risultato, perché i problemi non si risolvono con i sussidi, bensì con una burocrazia leggera, buone infrastrutture e una legislazione certa e rapida.

Forse la Fiom dovrebbe guardare a questo esempio e comprendere che a causa della sentenza di Roma vi è il serio rischio di fare scappare Fiat e perdere decine di migliaia di posti di lavoro.

Un rischio che la classe politica non ha ancora chiaro. Purtroppo.

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33 Responses

  1. Ascoltando i commenti e dichiarazioni di giornalisti sinistra/destra, delle volte mi sembra di vivere in un paese dell’est europa prima della caduta del comunismo. il guaio è, che neanche si rendono conto di cosa dicono, secondo loro una azienda deve investire, ma non deve guadagnare (tanto per dirla semplicemente).

  2. giuseppe

    Il contratto è tipico del mondo teutonico, dove, in cambio di produttività, si passa da duemila euro a duemiecinquecento. Nel mondo latino si vorrebbero fare le nozze coi fichi secchi, passando da milleduecento a milletre.
    Le sembra un dettaglio, Giuricin?

  3. Marco Tizzi

    So di essere molto controcorrente, ma penso che questa vicenda possa essere un grande affare sia per Fiat che per l’Italia.
    Quella automobilistica è la più grande bolla di tutti i tempi, con una sovrapproduzione che dura da più di 20 anni e un mercato che va avanti a strappi tra aziende che sopravvivono solo grazie alle proprie finanziarie e altre che vengono spesso e volentieri abbondantemente sussidiate. Prima o poi si avrà il grande scoppio e l’armageddon.

    Fondare tutto il settore industriale di un paese sull’automobile è secondo me pericolosissimo e lo è anche per Germania: la rivoluzione elettrica è alle porte, è più facile che tra 10 anni ci saranno le auto Apple a dominare il mercato piuttosto che la VW abbia ancora la forza che ha oggi.
    Per questo costruire componenti sarà ancora importante, assemblare automobili molto meno dato che un motore elettrico non ha tecnologia intrinseca e per costruire una macchina elettrica basta una qualsiasi carrozzeria.

    Quindi, a mio parere, alla fine va bene così.

    Certo Giuricin che dire che il contratto Péomigliano è uguale a quello della VW dove gli stipendi sono il doppio e c’è la cogestione è proprio una…

  4. Francesco

    Egr. Sig. Andrea Giuricin, si vada a leggere il cosiddetto “Accordo” di Pomigliano (lo trova sul sito del Sole24ore), poi si legga un quotidiano qualunque degli ultimi 4 anni (dove si parla di una certa “crisi” globale).
    Quando sarà riuscito a fare 1 + 1, si renderà conto di quanto è ridicolo il suo post!

  5. wilcoyote

    Articolo più ideologico degli stessi proclami cgiellini. Denota una preoccupante miopia di chi dovrebbe avere idee chiare e, possibilmente, imparziali.

  6. Mike

    Ormai Marchionne ha deciso. L’ ltalia non è più strategica per Fiat e bisogna farsene una ragione. Piuttosto, va colta l’occasione per aprire il mercato ad altri produttori e ad altre produzioni. Concordo con il Sig. Tizzi: la rivoluzione elettrica è il futuro.

  7. Alberto

    Come si dice qui a Roma, morto un Papa ‘nantro Papa famo. Se Marchionne, dico giustamente dal suo punto di vista, e la Fiat (a cui sarà opportuno, il consiglio è amichevolmente caloroso, cambiar nome, se lascia l’ Italia) vogliono andare a fare in culo altrove, vadano, ed anche qui do ragione alle idee di Marco, da cui magari mi dividono nella fattispecie del prodotto in questione, solo alcuni dettagli di tipo tecnico-economico, è opportuno tagliare, dismettere le produzioni zavorra che non hanno futuro. Che Marchionne continui a produrre le sue immondizie e liberi il nostro terreno una volta per tutte; quel terreno, in un futuro grande paese, che spero verrà, sarà occupato da fabbriche di mezzi molto più efficienti ed innovativi, che la Fiat non sa fare.
    E poi Giuricin mi faccia capire, cosa c’ entra tutta la tiritera che lei fa su Pomigliano e sugli accordi relativi, su cui personalmente concordo, col fatto di non assumere o di cacciare gli iscritti alla FIOM; non le pare che un’ azienda debba essere sottoposta ai normali checks & balances di ognuno di noi? O la Fiat in Italia, oggi, gode di diritti che erano quelli in voga qualche secolo fa?

  8. francescosecondo

    NON DIMENTICHIAMO PERO’ I GRAVI ERRORI DELLA DIRIGENZA E DEI GRANDI AZIONISTI FIAT NEGLI ULTIMI 20 O 30 ANNI, E NON DIMENTICHIAMO I CONTRIBUTI PUBBLICI E LE INFINITE AGEVOLAZIONI AVUTE DALLA FIAT,SE POI PRENDIAMO COME ESEMPIO LE AZIENDE AUTOMOBILISTICHE TEDESCHE, DOBBIAMO FARLO PER TUTTE LE QUESTIONI, BASTI VEDERE IL TRATTAMENTO DELLE MAESTRANZE O LA POLITICA INDUSTRIALE VW CORDIALI SALUTI

  9. Claudio Di Croce

    Quanto deciso dai giudici anticipa quanto succederà ogni qual volta esisterà una controversia tra datori di lavoro e lavoratori : il lavoratore avrà sempre ragione .
    la FIAT da tempo ha già deciso di allontanarsi da questo paese cattocomunista . Altre aziende , in silenzio non avendo la notorietà FIAT lo hanno già fatto e continueranno a farlo e noi resteremo solo pieni di dipendenti pubblici sanguisughe , di sindacalisti ,cantanti,teatranti,attori, nani e ballerine . ah! dimenticavo ,di energie alternative . Auguri ai giovani di decidere al più presto di lasciare questo paese troppo pieno di parassiti.

  10. Rick

    Giuricin, lei considera giusto decidere le assunzioni in base al sindacato a cui si è iscritti?

    Si o No?

    Io direi No e pur apprezzando Marchionne e come sta gestendo la FIAT qui ha torto. Le probabilità che il numero di operai riassunti & iscritti a FIOM sia 0 (ZERO) è una su svariati milioni.
    La discriminazione c’è tutta.

    Questo non toglie che la politica della FIOM, testarda, inefficace e inefficente non sia sbagliata.

  11. Bear2909

    Quests sentenza peggiora così tanto il clima degli investimenti in Italia che non solo nessun investitore straniero si sentirà invogliato ad investire e creare nuovi posti di lavoro in Italia, ma molti più investitori italiani prenderanno la decisione di spostare il proprio centro di attività all’estero. La FIOM e chi gioisce con la FIOM per questa decisione non capisce le implicazioni negative per quel che riguarda la futura offerta di posti di lavoro in Italia. Oppure non ha nessun interesse nel futuro, ma unicamente nel presente. Ma il presente dura poco. E quando posti di lavoro in Italia ce ne saranno ancora meno e i soldi della cassa integrazione finiranno, i nostri disoccupati andranno a cercare lavoro all’estero……

  12. Andrea

    Vedo che c’è tanta gente che è ancora ancorato a mentalità ottocentesche come la FIOM!! In cui ci sono iscritti i lavoratori(se così si possono chiamare) che hanno meno voglia di lavorare! Lo dimostra il fatto che sono sempre i primi a scioperare o a darsi malati se c’è la nazionale!! Forse non avete la lucidità per capire che se i salari sono bassi in Italia, la colpa è delle spese di burocrazia, di tasse e di complicazioni varie che gravano sui lavoratori, i quali non capiscono che se la Fiom non esistesse(solo per rompere a chi vuole fare impresa e dare lavoro) guadagnerebbero di più!! Tutte queste “menate”, alla fine si ripercuotono sempre sui lavoratori!! E le fabbriche efficienti non potranno mai esserlo se c’è sempre qualcuno(sindacati, burocrazia, governi) che si mettono in mezzo, o meglio contro!!

  13. Mike

    La sentenza può essere anche giusta. Resta il fatto che il sistema – paese non è più competitivo, né come luogo di produzione, né come mercato. Io vivo in Veneto. Posso assicurare che sono sempre più numerose le imprese di piccola e media dimensione che emigrano, silenziosamente, nella vicina ed ospitale Carinzia. La grande Fiat è solo la punta dell’iceberg.

  14. Francesco P

    @Rick

    La FIOM aveva respinto l’accordo. Ora la sentenza crea una sorta di giurisprudenza sui generis per cui se sei della FIOM passi davanti agli altri lavoratori e agli altri sindacati anche quando rifiuti l’accordo.

  15. giuseppe

    @Andrea
    E allora, se è come dice Lei, la ricetta tedesca non funziona.
    I lavoratori dovrebbero mettersi a novanta gradi perché il Governo non è capace (o non vuole) fare quel che dovrebbe fare? Mi viene qualche dubbio se si abbia ben chiara la nozione di Mercato. Un libero scambio in un libero contesto di offerta, domanda, posizioni antitetiche e dialettiche. Sembra invece che ci si meravigli ogni volta che dall’altra parte non c’è un materasso o un sacco da pungiball. Un Liberismo all’amatriciana?

  16. sandro

    La mia impressione è che, giusto o sbagliato, Marchionne stia cercando di accumulare più pretesti che può al fine di giustificare il trasloco di FIAT in altri paesi. Altrimenti non si comprederebbero certi atteggiamenti “stupidi”, non propri di una persona come lui: su tutti il caso in questione; sapeva benissimo che non assumere gente della FIOM sarebbe stato considerato discriminante. Invece lo ha fatto. L’Italia allora perderà una azienda che opera, allo stato attuale, in business destinato a ridimensionarsi in futuro: il vero problema è che l’Italia (intesa come classe politica e istituzionale) non mi sembra in grado di riempire il vuoto con attività ad alto potenziale (energie alternative, sfruttamento del turismo, mobilità elettrica, ecc ecc)

  17. Giuseppe

    E’ chiaro che chi ha scritto l’articolo non ha mai lavorato in una fabbrica, ne tanto meno guadagna 1000 euro al mese. Mi permetta ma lei sa cosa significa discriminazione, questo sta succedendo in FIAT, in Italia. A me non interessano le sigle sindacali ma credo che sia inispensabile che queste esistano e possano rappresentare i lavoratori.

  18. Giuseppe

    @Andrea
    Non credo proprio che la causa dei problemi delle imprese siano una sigla sindacale piuttosto, i pochi investimenti e l’alta tassazione. I lavoratori incidono sul costo del lavoro circa il 7% per il restante 40% sono tasse . Ora di chi la colpa del fuggire degli imprenditori della FIOM ? ma mi faccia il piacere !

  19. Giuseppe

    @Bear2909
    Ha forse il paraocchi e tappi nelle orecchie credo che molte sono le cose che lei non capisce. il male dell’Italia sono la corruzione l’evasione fiscale e la mancanza di una politica economica. altro che FIOM.

  20. Giovanni Bravin

    Nel 2010, fu fondata la Fabbrica Italia Pomigliano Spa,con capitale sociale di € 50.000 e la promessa di travasarvi o assumere 5.000 dipendenti. Già con queste premesse, capitale sociale / dipendenti, avrebbe fatto sghignazzare più di un Notaio o CCIAA.
    Risultato di simile operazione, a malapena, nel 2012, si raggiungono le DUEMILA unità lavorative……

  21. FrancescoM

    Resto dell’idea che l’Italia siano un paese sostanzialmente socialista e questo e’ dovuto ad una ideologia contraria al mercato talmente diffusa da fare anche della destra nostrana una eccezione nello scenario internazionale. Ho soltanto un dubbio: “Ogni auto prodotta in Sicilia aveva un sovra costo superiore ai mille euro per problemi logistici… ” forse si intendeva dire uno sovra costo superiore DI mille euro… ma aspetto conferma. L’obiezione invece che muovo e’ sugli effettivi diversi livelli salariali tra Germania e Italia.

  22. Marco Tizzi

    @Terzo Stato
    Non sono esperto di nulla.
    Faccio il consulente freelance, quando scrivo significa che non lavoro.
    Se scrivo spesso, quindi, non è una buona notizia…

  23. Ronnie

    Sig. Giuricin,

    come al solito quando si parla di Fiat Lei cerca di venedere lucciole per lanterne. Ma vorrebbe anche definirsi uno economista? Il problema non è che FIAT ha riassunto solo parte degli operai ma che, nel caso di specie, FIAT – anzichè basarsi come di consueto su criteri ben più oggettivi e corretti (anzianità, carichi familiari, specializzazioe etc) – ha appositamente discriminato gli operai iscritti alla FIOM, non riassumendone nessuno … coincidenza? Una tale coincidenza che Report, su questa problematica, ci aveva già fatto sopra una puntata. Magari cominci ad usare un pò più di obbiettività, sono sicuro che conosce il significato del termine.

  24. Marco Saltalamacchia

    Se l’Italia si sta marginalizzando rispetto a molti altri paesi europei anche nella produzione automobilistica, la ragione è da ricercarsi nell’ottuso protezionismo stimolato da Fiat ed assecondato da tutti i governi che hanno permesso nel tempo:

    1) IVA maggiorata su vetture sopra i 2.000 cc (Fiat faceva solo piccoli motori benzina)
    2) Superbollo su Diesel (vedi sopra)
    3) Quote su import auto giapponesi
    4) Cessione Alfa Romeo a Fiat a parità di prezzo rispetto offerta Ford, pagata in 20 senza interessi
    5) decenni di incentivi rottamazione su misura (vedi il caso del gpl)
    6) Cassa integrazione straordinaria a gogo
    7) Programma Fabbrica Italia

    Probabilmente se gli stessi denari fossero stati destinati ad incentivare l’insediamento di aziende straniere (penso ai giapponesi), senza bisogno di scomodare i paesi dell’est europa forse oggi ci troveremmo nella più confortevole posizione degli inglesi o spagnoli che pur non avendo nessuna azienda automobilistica nazionale (ovvero di capitale spagnolo) hanno volumi produttivi doppi o tripli rispetto al Bel Paese (http://www.acea.be/images/uploads/files/20111011_Production_EU27_1105_III_MV.pdf)

  25. Alberto

    E’ proprio questo il punto; Marchionne levi le tende e si favorisca l’ arrivo di aziende nuove; mi sembra che ormai il feeling sia sepolto. Anche qui si esca dall’ incertezza come per l’ euro.@Marco Saltalamacchia

  26. Claudio Di Croce

    @Marco Saltalamacchia
    Lei ricorda qualche partito o sindacato che si è opposto a suo tempo agli aiuti alla FIAT ? O alla vendita ALFA ROMEO alla FIAT ? O qualche giornalista ( di quelli che si definiscono con la schiena dritta ) dei giornali di proprietà FIAT diretta o indiretta o confindustriale o del gruppo Repubblica o L’Unità o altri giornali sinistri? O qulche comitato di operai Alfa o di qualunque altro gruppo ? Io non ricordo e lei ?

  27. Claudio Di Croce

    @Marco Saltalamacchia
    Ricordo infine che presidente dell’IRI , proprietario ALFA all’epoca della cessione , era l’esimio Prof. Romano Prodi che assecondò la cessione alla FIAT . Dobbiamo però ricordare che l’ALFA era un rottame di azienda in stato fallimentare : Lo stabilimento di Pomigliano era quello che al mondo era meno produttivo con una importante presenza della camorra e la maggior parte dei dipendenti facevano tutto fuorchè lavorare . Circolava la battuta su quel signore che disse ad un suo amico dirigente ALFA che voleva acquistare una vettura ALFA ; questo gli rispose , ah! bene te la farò avere a prezzo di costo . Il signore rispose subito : per carità , a prezzo di listino , grazie , sennò non ce la faccio .

  28. Alberto

    Certo se aspetta 4 giorni per rispondere, poi resta la sua battutina stupida! ma dato che io faccio controlli le rispondo che Io spero, non mi illudo, non le sembra diverso?@radicipiero

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