11
Feb
2011

Immigrazione e mistificazione italiana

L’instabilità egiziana e norsdafricana diventa parossistica, e tornjano gli sbarchi sulle nostre coste, accompagnati agli allarmi antiqaeduisti del ministro Maroni sui pessimi soggetti che potrebbero celarsi tra i clandestinbi in approdo sulle rive italiane. A Roma, quattro ragazzi nomadi sono morti nell’incendio della loro baracca in un campo Rom, e per la prima volta una grande città italiana proclama il lutto cittadino. E’ vero, non sono mancate ancora una volta le rituali e aspre polemiche di contorno. Ma, nella tragedia e nel dolore, la decisione delle autorità capitoline è un passo simbolico verso la piena integrazione. E offre lo spunto per levare lo sguardo a una questione di fondo. Come è cambiata nei Paesi avanzati la percezione e la risposta alla grande questione dell’immigrazione, in questi anni di crisi? L’Italia per davvero è in una condizione limite e di forte tensione, di grande allarme sociale e nel mirino delle istituzioni e forum internazionali, per le sue misure sull’immigrazione? O piuttosto non si tratta di uno dei tanti esempi di macroillusione, dovuta agli effetti dello scontro politico permanente che alza sempre i toni sulle questioni più emotive, in una gara emulativa con l’informazione che li ingigantisce ulteriormente, poco e male contribuendo a un’esame oggettivo dei dati e dei fenomeni? Temo proprio che sia così, dati alla mano.

La settimana scorsa si è occupato della questione l’Economist, con un’analisi della situazione britannica che si è rivelata profetica. Ha infatti precedeuto di poche ore l’energica presa di posizione del premier conservatore David Cameron, che ha proclamato conclusa una volta per sempre l’era del multiculturalismo, in nome invece dell’integrazione. A dieci anni dall’11 settembre, il Regno Unito pone termine alla parabola plurisecolare erede dell’Impero e del Commonwealth, perché soprattutto il radicalismo e il fondamentalismo islamico si sono rivelati un problema irriducibile alla tradizionale massima apertura britannica per credenze e convinzioni, usi e costumi delle comunità non d’origine, ma riprodotte nel Paese come ferree enclaves chiuse al rispetto della legge del Paese che le ospita. L’Economist aveva osservato come la Grande Londra rappresenti una felice eccezione rispetto a un paese molto polarizzato su questo tema, tanto da accomunare sotto una comune formula – il londonism – i due ultimi sidnaci di estrazione molto diversa, l’ipersocialista Ken Livingstone e il conservatore libertario che attualmente guida la capitale, Boris Johnson. Tanto il primo stupì il suo partito con una grande alleanza con il capitale privato e finanziario per rilanciare la City e realizzare Canary Wharf, quanto il secondo spiazza i vecchi tories con le sue misure ambientaliste. Ma entrambi sono accomunati da una critica ferma ai governi “amici” sulle misure restrittive all’immigrazione. Anche il governo Cameron-Clegg, allo scopo di ridurre l’immigrazione da centinaia a decine di migliaia, ha introdotto un limite temporaneo al numero di immigrati specializzati ammessi nel Paese con provenienza da Paesi extra-Ue, prevedendo controlli più severi sugli studenti stranieri e possibili limitazioni al numero di visti per famiglie. Tale soglia temporanea riduce il numero di visti per lavoratori qualificati a un totale di 24100 l’anno, e un tetto permanente verrà adottato ad aprile 2011.

Ma il Regno Unito, col suo 11% di immigrati, malgrado la sua eredità imperiale resta un Paese su questo a tensione molto più alta della nostra. Il 20% dei britannici continua a chiedere che l’istruzione superiore pubblica non venga offerta neanche agli immigrati regolari, e oltre il 43% pensa che la sanità pubblica debba essere riservata agli autoctoni prima che agli immigrati. Per il 65% dei britannici gli immigrati sono un problema più che un’opportunità. Nella Spagna in ginocchio per la disoccupazione oltre il 20’%, la percentuale nel 2010 rilevata dall’ultimo Transatlantic trends appena uscito e dedicato all’immigrazione è del 53%, del 52% negli USA. L’Italia è scesa dal 49% nel 2009 al 45% nel 2010, ed è allineata in questo a Francia e Germania. A ritenere che gli immigrati siano “troppo” è il 46% dei britannici e il 37% degli spagnoli, solo il 32% degli italiani nel 2010 dopo il picco del 53% nel 2009. In Italia solo l’1% dei cittadini ritiene che si debba limitare l’istruzione pubblica agli autoctoni, rispetto al 4% della media dei paesi europei e al 15% americano.

In altre parole: l’Italia alla luce dei dati comparati è vittima di una pessima autopercezione. Non siamo il Paese ad alta tensione sociale sull’immigrazione che vediamo descritta politici e media. Ed è un bene così. Perché per l’equilibrio dei conti intergenerazionali e previdenziali, vista la bassa fecondità degli italiani ferma a 1,38 per donna rispetto a 2,1 che è il tasso di equilibrio, nei prossimi anni continueremo ad aver bisogno in media di 150mila immigrati da regolarizzare ogni anno, per tenere in piedi la nostra economia. Piaccia o no, questo dicono le cifre. Faremmo meglio a sceglierci i muigliori per preparazuione e titoli di studio e professioni, come da anni fanno tedeschi prima, e britannici poi. Altrimenti, per quanto più contenuti siano di fatto gli sbarchi clandestini negli ultimi mesi del pre rivioluzione dei gelsomini nordafricana, saranno le solite regorizzazioni di massa ex post

You may also like

Punto e a capo n. 11
Quello che l’Europa chiede all’Italia
Se l’Italia passa come la terra delle opportunità
Con Draghi l’Eeuropa è ripartita. Noi no, e la colpa è solo nostra

28 Responses

  1. Enrico

    Caro Giannino. Come al solito la tua analisi pare serena e lucida. Condivido appieno le tue tesi. Una sola osservazione. Quasi tutti i “miganti” (termine orribile, per altro) sono tali perchè in Italia trovano lavoro come badanti, bassa manovalanza ecc.. Forse pensiamo, noi italiani, di avere una cultura superiore che ci impedisce di abbassarci a fare lavoro che facevano i nostri padri. E creiamo disocupazione… Forse sarebbe ora di pensare seriamente, come suggerisci, a “importare” teste preparate e a fare in modo che certi lavori siano fatti anche da italiani (presuntuosi acculturati e viziati) modificando drasticamente il termine di disoccuopato in rennittente al lavoro.

  2. Luca Giammattei

    Spero di non apparire scontroso o antipatico ma vorrei conoscere la fonte die dati citati nell’articolo circa l’orientamento dei cittadini britannici.

  3. j

    Compito dell’economista è cercare di analizzare i fenomeni sociali riducendoli a freddi numeri e il suo tentativo è legittimo e apparentemente abbastanza neutrale.

    Tuttavia traspare una deriva del ragionamento dell’economista sul suo pensiero umano, in cui l’immigrato buono, colto, quello che può essere una risorsa per il paese, un semplice “fattore di produzione” ecc.. lo dobbiamo accettare, visto che i vicini lo fanno da anni – mentre l’immigrato cattivo, quello del barcone che viene costretto a vivere in clandestinità e quindi, spesso, a diventare criminale pur di mangiare, faremmo bene a tenerlo alla larga un po’ meglio, visto che i nostri vicini si starebbero pentendo di averli fatti penetrare nella loro candida società bianca e perfetta, come dimostrerebbero i sondaggi.

    Spero di aver inteso male, anzi ne sono quasi certo e mi scuso, ma è quello che a mio avviso poteva trapelare dal post e può essere un’occasione di approfondimento per un tema così importante per la crescita del nostro paese, come lo stesso post ben evidenzia.

    Aggiungo al ragionamento che i sondaggi non sempre rispecchiano la realtà correttamente, bisogna saperli leggere conoscendone i limiti: se gli italiani sono tolleranti nei sondaggi, non vuol dire che lo siano anche nella realtà. Conosco diverse persone che si definiscono di sinistra, fanno tanto i tolleranti quando devono mostrarsi “di sinistra” di fronte a qualcuno, mentre poi quando capita l’occasione di farsi sfuggire la battutina o il pregiudizietto non si tirano indietro, non se ne accorgono nemmeno (è qui la differenza con i nostri vicini).
    E’ difficile dire in pubblico di essere xenofobi, perché la cultura prevalente vuole che ciò sia politicamente scorretto e impopolare. Giustamente aggiungerei, ma non è questo il punto: il punto è che il razzismo o l’intolleranza non si leggono dai numeri, ma si respirano per strada.

    In Inghilterra incontrare un nero non fa molta differenza dall’incontrare un bianco, perché c’è l’integrazione e l’accettazione reciproca, ormai culturalmente acquisita. Sicuramente possono migliorare ancora e sicuramente lo faranno.
    In Italia, invece, il nero viene tuttora definito “marocchino”, “vu cumprà”, “bingo bongo” da molti, troppi idioti. E purtroppo anche molte persone “normali”, hanno un subconscio senso di superiorità verso gli stranieri. I media che cercano sempre di sottolineare la nazionalità di una persona quando questa commette un crimine e non è italiana è uno scandalo, un fare del luogo comune una regola della comunicazione. Rumeno? Ladro. Marocchino? Stupratore. Ecc… Queste associazioni poi rimangono nella collettività e impediscono l’integrazione, ancora più della barbarica legge Bossi-Fini.

    Fortunatamente nelle scuole ormai l’integrazione è pane quotidiano, è fondamentale che lo stato agisca lì per creare una nazione multiculturale ricca e bella.
    Le generazioni cresciute praticamente senza stranieri, che stanno vivendo questa nuova fase come uno shock, in parte si abitueranno solo quando gli attuali bambini delle loro famiglie porteranno a casa le prime fidanzate straniere o viceversa – e capiranno quanto è bello volersi bene anziché odiarsi stupidamente.

    Senza questa crescita culturale, non possiamo sperare di tornare a far parte del “primo mondo” nemmeno economicamente.

    Un saluto

  4. logos

    @j
    mi permetto di correggerti, visto che ho vissuto per due anni in Inghilterra. Hai perfettamente ragione per quanto riguarda la gente di colore, ma la situazione dei musulmani è completamente diversa. La gente di colore proveniente dalle ex-colonie si è perfettamente integrata con gli inglesi in quanto ne ha adottato i costumi, ecco perché la percezione risulta diversa. L’Islam invece, ad esempio quello dei Pakistani, è molto rigido proprio per quanto riguarda i costumi, spingendo così all’isolamento, alla ghettizzazione, al sospetto infine. Se poi ci metti che molti di questi immigrati provengono da regioni remote, rurali e con un tasso di alfabetizzazione molto basso; il risultato è un cocktail micidiale. Infatti, quello che sconcerta l’opinione pubblica inglese è che molti terroristi sono autoctoni, vedi quelli di Londra. Questi erano nati e cresciuti a Leeds, nel cuore dell’Inghilterra, dove la gente dice di essere inglese non britannica. Non fare l’errore d’immaginare il Regno Unito con Londra. In una società chiusa come quella inglese di provincia è difficile una reale integrazione con una realtà altrettanto restia agli scambi come quella musulmana. A questo devi aggiungerci la crisi economica che toglie lavoro e sussidi!

  5. Daouda

    Dottor Giannino lei sà bene che sta scrivendo menzogne.
    Più immigrati?
    Ed i diritti di proprietà degli italiani?
    Chi ce lo ha domandato se potessero venire estranei qui?

    La verità è questa. Il liberalismo non può prevedere la statualità.
    Venduti!
    Soprattutto perché voi avete sempre il culo coperto…chissà com’è??

  6. Sig. Giannino. Condivido parzialmente ciò che sostiene. In altre parole, l’Italia dovrebbe affrontare il problema immigrazione clandestina con maggiore rigore verso chi entra illegalmente. In Europa posso citare gli esempi della Svizzera e Spagna, mentre oltreoceano, gli USA fanno rigidi controlli con chi tenta di entrarVi. Ovviamente qualcuno sfugge a questi controlli, ma se ripreso in terra americana, dovrà più di una spiegazione e magari l’espulsione. In Italia si fa di tutto per regolarizzare gli immigrati clandestini, non importa se non ci sono case per ospitarle, le scuole per i loro bimbi sono inadeguate, i corsi di lingua italiana per adulti, ci sono (se ci sono) solamente in grossi centri etc. Non ultimi i problemi sanitari derivanti da questo comportamento politico. Malattie ormai scomparse dall’Italia, hanno fatto la ricomparsa! Non ultimo, l’immigrazione ed i rom, fanno comodo a certi comuni per innalzare la loro popolazione residente, ben consci che non hanno poi le strutture adeguate per un aumento di popolazione imprevisto.

  7. mario

    Sì, ma nel suo discorso Cameron parlava anche di precisi impegni e azioni da parte dello Stato per favorire una effettiva cittadinanza ed integrazione. Qualcuno sa citare analoghe azioni da parte dello Stato Italiano?

  8. Riccardo

    L’articolo di Giannino riassume perfettamente l’equivoco culturale di cui anche i migliori economisti italiani soffrono.
    Analizzando i numeri Giannino ha ragione ma nella realtà le cose non vanno così.
    Nonostante le proiezioni e le curve di equilibrio previdenziale dicano che abbiamo bisogno di 150.000 immigrati l’anno, i fatti dicono che in relatà dobbiamo solo meglio indirizzare i nostri disoccupati, come bene ha scritto Luca Ricolfi su “Panorama”, i nostri giovani (ma neanche tanto..) continuano a snobbare i lavori manuali e tecnici, nonchè a indirizzarsi verso le lauree leggere e non verso ingegnerie e studi scintifici.
    Naturalmente queste sono generazioni che si riversano nel mercato dei disoccupati insoddisfatti mentre in realtà sono solo inoccupati purtroppo per scelta.
    Non abbiamo bisogno di immigrazione ma di umiltà e voglia di lavorare.
    Saluti

  9. Andrea Chiari

    Riguardo agli stranieri, spesso si dice che questi sarebbero disponibili per i “lavori che gli Italiani non vogliono più fare”, giustificando con tale espressione la necessità di poter disporre, come nazione, di una manodopera straniera che accetta, a differenza dei nostri giovani, a svolgere attività sgradevoli e mal pagate, ma indispensabili, nell’agricoltura, nell’industria e nei servizi. Vorrei riproporre la questione partendo dal presupposto che il lavoro è una merce: ha un mercato, un’offerta, una domanda, un prezzo. Se mi offrissero un lavoro in fonderia per 2.000 euro al mese, io – personalmente – non accetterei. Se me ne offrissero 3.000 ci farei un pensiero. Per 4.000 farei il sacrificio. Ma se viene un poveretto dall’Africa che si accontenta di 1.000 perchè è disponibile a mangiare pane e cipolle pur di mandare qualche soldo alla famiglia, è difficile sostenere che questa disponibilità (o concorrenza) non incida sulla qualità delle retribuzioni e quindi sulle opzioni di lavoro che i giovani italiani hanno davanti. Se ci fossero meno braccia a farsi avanti, gli imprenditori pagherebbero di più e ci sarebbe meno disoccupazione. E’ la logica del mercato. Poi si dirà che in questo modo alcuni prodotti verebbero a costare di più e che i vecchi non si potrebbero permettere le badanti. Certamente un lavoro meglio pagato pone dei problemi all’imprenditore. Forse il dramma è globale: il lavoro nel mondo vale poco e aprendosi le frontiere non ci sono più fortezze protette dove esercitare all’interno i diritti e i modesti privilegi strappati nel novecento dai
    lavoratori. La stessa socialdemocrazia che si basava su questo assioma “lascio le fabbriche ai padroni ma questi però mi pagano e in più con le tasse finanziano il welfare” è entrata in crisi con l’economia globalizzata e i nuovi (calanti) valori del lavoro. Non è che gli Italiani non vogliono fare i lavori sporchi: è che i lavori sporchi andrebbero pagati di più e questo è difficile quando entrano da noi uomini abituati a standard di vita e di retribuzione infinitamente inferiori ai nostri. Detto questo, preciso che io sono di sinistra, riformista, guardo con grande simpatia umana i lavoratori immigrati e mi scandalizzo per tutte le miserie a cui mezzo mondo è ancora sottoposto e che costituiscono il motore primario di queste disperate emigrazioni. Però certe verità vanno dette anche da sinistra, per meglio gestire le situazioni, altrimenti se noi tacciamo per il “politicamente corretto”, queste cose – che sono evidenti – vengono tirate fuori da altri, molto più pericolosi e intolleranti.
    A volte mi domando se fosse stato possibile costruire una “fortezza Europa” in cui televisori, macchine fotografiche ma anche certi alimentari sarebbero stati molto costosi (interi settori si sarebbero dovuto ricostruire) con il vantaggio però sull’occupazione e sui salari alti. Sarebbe stata una scelta teoricamente possibile come alternativa alla globalizzazione? Avrebbe ciò comportato più pericoli di guerra tra aree economiche tra loro chiuse? Voglio dire, un “tremontismo” esasperato avrebbe potuto rallentare la concorrenza internazionale sul tema del lavoro, rafforzandolo, almeno da noi, contro il capitale oggi trionfante? Mi seccherebbe dare ragione a un ministro così antipatico (e che – se mi si permette la divagazione – scrive libri con uno stile così sciatto …).

  10. Juan Carlos

    Me ha gustado el comentario, felicitaciones!

    Pido atención en la manera de escribir, porque creo que el texto tiene algunos errores ortográficos. Para mí que no soy de lengua italiana, algunas palabras no las he podido entender.

  11. Riccardo

    Attenzione amici a dare la colpa alla globalizzazione, perchè poi Oscar torce il naso e dice che è la nostra paura a competere che ci anima.
    Io faccio l’artigiano da trent’anni nel campo dell’automazione industriale e ho visto le mie macchine ultramoderne diventare obsolete perchè battute da schiere di operai cinesi che lavorano a un dollaro l’ora.
    Siamo davanti ai braccianti che mandano in soffitta la macchina a vapore, un novecento alla rovescia.
    L’unica strada è l’umiltà nel lavoro, ricominciamo a fare tutti i lavori di cui il territorio
    necessita e poi, poi integriamo con forze immigrate, magari non ex carcerate, per compensare le effettive devianze dalle curve previdenziali e demografiche.
    Ma ho l’impressione che il nostro Giannino, (intendiamoci, che il Signore ce lo conservi..)
    non sia sufficientemente sensibile al ciclone cino-indiano che ha investito il lavoro in Italia. Che sia perchè non produce ciabatte? Possibile.
    Saluti

  12. roberto amati

    è ridicolo e tendenzioso affermare che l’Italia deve immigrare migliaia di giovani uomini e donne extracomunitari per coprire il buco demografico dovuto ad una media di proliferazione insufficiente. primo, perchè sarebbe sufficiente fare più politiche per la famiglia che stimolino i giovani italiani a fare più figli. secondo, perchè con l’attuale livello di disoccupazione e di cassa-integrazione nel nostro paese, rischiamo di avere solo altre migliaia di bocche da sfamare che non producono Pil. infine, questo modo di ragionare mi sembra molto mercantilista (direi quasi “schiavista”) e assolòutamente disumano! Col serio sospetto che dietro all’immigrazione massiccia e clandestina si nasconda un qualche mercato illecito delle persone. Forse, prima di fare opinione in materia, sarebbe meglio appurarlo. non crede?

  13. Nicole Kelly

    Come ha già fatto notare qualcuno questa immigrazione agogata da Giannino non ha lo scopo dichiarato dal Giannino stesso di pagargli la pensione ma di permettere a industrie decotte e fallimentari di continuare a galleggiare pagando pochissimo gente che si accontenta di essere sfruttata per sopravvivere.
    Un sistema di sfruttamento che non evita il naufragio di queste aziende zombie, che inquina il mercato e che impedisce la crescita alle aziende sane, quelle che automatizzano e migliorano la produzione e che, con poci diependenti ben pagati, vendono (di preferenza all’estero) prodotti ad alto valore aggiunto.
    Ma Giannino è uno di quelli che credono che a scavare una buca si fa prima con 10 neri(che fa tanto coloniale) piuttosto che con un escavatore.

  14. CHICHIBIO

    L’articolo è molto chiaro e, come la solito, apre una feroce discussione
    che, secondo me, deve comunque essere molto attenta.
    L’immigrazione è argomento molto scottante e investe la sfera di ogni
    singolo cittadino. In italia non abbiamo un tessuto sociale capace di
    pensare all’integrazione come un fatto importante e necessarie al nostro equilibrio demografico e questo perchè i ns. governanti degli
    ultimi trent’anni sono stati occupati a spogliarci più che a governarci.
    L’arrivo di questi immigrati, senza alcun programma e senza alcuna preparazione a livello sociale, nelle nostre comunità locali innesca conflitti sempre dirompenti, vuoi per l’emergenza abitativa o per l’emergenza scolastica o per l’emergenza sociale che certi comportamenti di questi immigrati provoca.
    L’integrazione parte dal creare un percorso culturale per insegnare la
    nostra lingua e le nostre tradizioni che, tuttavia, non devono sostituire le loro ma che devono comunque essere conosciute e rispettate. Analogo discorso vale per il sistema giudiridico e la sua applicazione.
    Alla base di questo processo non può che esserci una selezione all’ ingresso perchè se non saremo capaci, per ragioni umanitarie e/o religiose, di incanalare in qualche maniera il movimento verso le nostre coste ci troveremo sommersi da una umanità dolente e affamata che spazzerà via senza appello questa italietta da operetta
    e con essa la sua popolazione.
    Non possaimo permettere che l’Italia diventi la strada di accesso all’Europa perchè in breve tempo saremo lasciati da soli a gestire un problema che è di tutta l’ Europa ma che abbiamo in casa noi.

  15. Nikolai

    A parte che in omaggio al Pensiero Unico vige la regola del “tortura i numeri e ti diranno quello che vuoi”, a valere ben più di ogni filosofare è la realtà: stiamo diventando in una gigantesca favela con moltitudini di sfruttati o con lavori altrettanto scalcinati a beneficio di pochissimi. Al cospetto di questo degrado c’è da rimpiangere perfino la vecchia URSS.

  16. Sergio

    1. Se l’Italia attira ancora immigrati è un buon segno, vuol dire che c’é ancora ricchezza e disponibilità occupazionale. Dovremo preoccuparci molto di più il giorno in cui in Italia non arriverà più nessun immigrato, vuol dire che l’Italia sarà alla frutta….

    2. Il tasso di natalità italiano è 1.38 contro il 2,1 necessario per tirare i conti a pari.
    Il 2,1 non mi pare un obiettivo irraggiungibile, fino a qualche decennio fa in Italia era superiore. La domanda è questa: in questi ultimi 10 anni, di cui 8 governati da Berlusconi con la Lega (paladina della famiglia tradizionale…) cosa è stato fatto realmente per aiutare le giovani coppie a fare più figli? Risposta: NIENTE !!!!

  17. armando

    abbiamo bisogno di immigrati perche i lavori sgradevoli sono sottopagati e perche i cosidetti giovani vengono mantenuti da genitori o stato fino a tarda eta

  18. Daouda

    Prima di tutto : ciavemo na cifra de disoccupati che ponno lavorà na cifra de clandestini che manco dovrebbero sta qua E SOPRATTUTTO NESSUNO L’HA VOLUTI NE’ INVITATI gli stranieri, nun se pijamo in giro.
    Mmo è toccato ai non specializzati, poi toccherrà anche agli intellettualoidi…

    Secondo: sappiamo tutti benissimo che si và avanti ad elusione fiscale sennò qua era già chiuso tutto, con o senza immigrati.

    Quindi ma sti dati a COSA SERVONO? A CHE COSA?

    Terzo: la globalizzazione và innazi tutto a foraggiare cartelli e corporazioni. Ma de che stamo a scrive?
    Eddaje ma che davero state così lobotomizzati? Dovemo cresce! DOVEMO CRESCE!
    Grazie al cxxo che cresci se entri nel giro bbono!!!!! Dopo non me dì che nun me cantà la solfa che ciài er cxxo vergine però, MERDA…

    Quarto: ma perché dovemo barattà i soldi con la dignità… ma che diamine di ragionamento bacato e suicida è questo?
    A casa mia , se non ledo nessuno, comando io!
    In Italia è già grasso che cola che ci conserviamo casa che le varie Mafie ci assillano dalla mattina alla sera, si vive con l’ansia in un modo del tutto insano ed irrispettoso.
    E’ USO E COSTUME TROVARSI DEI SANTI IN PARADISO, o no?
    CIAVEMO TUTTI LA ROGNA A BELLI!
    Quindi non venite a rompere co le vostre pontificazioni.

    Quinto: ma che è sta mania della richezza?
    Senza rispetto e responsabilità si ha solo una società de vipere e parassiti.
    Avete addirittura la faccia tosta de chiedervi come semo arrivati fino ad oggi?
    Grazie al cxxxo , sto mondo è na delega!

    Sesto: l’ “american way of life” è una gran vaccata.
    Andateli a vedere i veri americani , altro che sti finocchi dal new deal a sta parte che campano sulle spalle delle colonie!!!
    Liberismo è fasse un bucio de culo e godesse mano a mano quello che ci permettiamo, no vive sulle spalle dell’altri e nun fà un cazzo grazie al sistema!
    Semo tutti bboni cor cxxo coperto!!!!!!!!!!!!!
    Che tanto poi se i conti stanno in rosso che se fà, una guerra no ( che tanto finché sò negri o beduini sti cxxi no) ?
    Aumento le tasse, sti cxxi no?
    Aumenta l’inflazione, sti cxxi no?
    Il governo gestisce lo spaccio ed il traffico d’armi ed a mé m’aresta, sti cxxi no?

    Eh ma io ciò la pensione, ciò la sanità, ciò i diritti…
    MA ALMENO SPARTACO CE O SAPEVA DA ESSE SCHIAVO…quà ce volete pure pijà per culo ed una delle poche vie d’uscita è il suicidio.
    Vedremo.

    p.s. e ci meravigliamo che la folla è socialista? MADONNA SANTA MADONNINA MIA!!!!

  19. DOMANDA: E’ il lavoro di badante un lavoro precario ?
    RISPOSTA; E’ precario in modo direttamnete proporzionale alla precarieta’ dello stato di salute dell’assistito/a.

    SINTESI: Tutti i lavori sono precari in modo proporzionale allo stato di salute del datore di lavoro, privato o azienda o Stato che sia. Se il datore di lavoro e’ obeso ed elefantiaco, appesantito da fardelli costosi, inutili ed improduttivi la sua salute e’ compromessa quindi la sua precarieta’ aumenta esponenzialmente e di conseguenza la precarieta’ del posto di lavoro di coloro che ne fanno parte.

    INOLTRE: qualunque organizzazione composta da persone PRECARIE IN SE’, e con questo intendo prive di fiducia in se stesse e della voglia e forza di migliorarsi, E’ PRECARIA.

    Si dice che la disoccupazione giovanile in Italia abbia raggiunto il 28%: allora mi damando, perche’ i giovani disoccupati, magari anche laureati in sociologia, filosofia, scienza della comunicazione, ecc, nelle more della ricerca di un lavoro ai loro occhi piu’ qualificante, non si impiegano come badanti, ad esempio, che e’ un servizio molto richiesto, con alto contenuto etico e sociale ed anche ben retribuito invece di farsi mantenere da genitori, zii e nonni o di manifestare in piazza per elemosinare il posto fisso nella PA quale polizza assicurativa sulla vita?

    Fratelli, cosi’ non si puo’ andare avanti.
    Ritengo che chi rifiuti un posto di lavoro degnamente tutelato e retribuito non debba essere considerato disoccupato bensi’, come ho letto da qualche parte, un RENITENTE AL LAVORO e quindi cancellato dalle liste di disoccupazione.

    Cari giovani, se avrete fiducia in voi stessi, nelle vostre capacita’ e la necessaria umilta’ e voglia di migliorarvi, non sarete mai precari, compatibilmente alla precarieta’ della nostra vita.
    per altre idee ed iniziative per un Rinascimento dell’Italia vi invito a leggere e commentare ” Lo Stato cane ed uccello guata famelico i vostri beni” ed il pamphlet
    “Se Gesu’ fosse Tremonti…” sul blog:
    http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
    Grazie

  20. Eugenio

    A tutti gli ipocriti che contestano chi vuol fermare l’immigrazione selvaggia.
    La verità è che tutti a chiacchere parlano della integrazione, dell’aiuto agli immigrati clandestini e no, ma deve essere fatta lontana da casa loro.
    Mai sentito un Dalema o un Bersani che guadagnano 15000 € mensili mettere a disposizione casa, barca o minima parte del loro lauto stipendio per ospitare qualcuno.
    Al mio paese il prete ha una casa con almeno 20 stanze vuote, non ho mai visto ospitare uno zingaro o un estracomunitario.
    L’integrazione esiste solo nelle chiacchere e il buonismo non serve a niente.
    Meglio fare poco ma sia concreto.

  21. Andrea Chiari

    abbiamo bisogno di immigrati perche i lavori sgradevoli sono sottopagati dice Armando. Grazie, è proprio quello che dico: in una logica di mercato se non ci fossero gli immigrati non è che per caso i lavori attualmente sottopagati sarebbero diversamente retribuiti? Se ho bisogno di un garzone per la stalla e non ne trovo forse anche un giovanotto italiano schifiltoso avrebbe più forza contrattuale per chiedere, chessò, duemila euro. Altrimenti le mucche muoiono. Ma se c’è un pakistano che lo fa a meno … Sono di sinistra e questo pensiero non mi rende felice. Aiutatemi a capire dove sbaglio.

  22. Riccardo

    Mi sembra che la discussione si sia impantanata nelle solite considerazioni radicali.
    I numeri non mentono, ancorché torurati ma non dicono tutta la verità.
    Che nei prossimi anni avremo bisogno di quote crescenti di immigrati è cosa certa, lo dicono le curve demografiche.
    E’ altrettanto vero che se gestiamo questi flussi con gli occhiali del solidarismo ottuso e sciatto della demagogia, faremo un danno al paese e agli immigrati stessi.
    E’ altrettanto vero che non possiamo permetterci di raccontare ai nostri giovani ceh potranno fare tutti gli architetti o anche solo gli impiegati di concetto. Ancora oggi c’è chi sbraita per le condizioni di lavoro nei call center ma si guarda bene dal rispondere ai 15000 operatori che cercano tecnici idraulici o elettromeccanici.
    Dobbiamo essere onesti con i nostri ragazzi, rivalutare il lavoro manuale e tecnico.
    Ma non solo.
    In queste settimane un’industria di divani piuttosto famosa reclamizza i suoi prodotti come costruiti a mano in Italia. A mano, si, ma da laboratori cinesi, in nero, in Italia.
    La pratica è conosciuta e notissima a tutti gli operatori del settore, soprattutto nelle marche e nel veneto.
    Questo caso è emblematico per far capire la sfida culturale ed economica che ci aspetta.
    Riusciremo a rimettere il lavoro al centro delle attenzioni della nazione?

  23. stefano

    @Nikolai
    Perfettamente d’accordo.

    @Sergio
    1) Per quanto riguarda il distretto in cui risiedo, ho visto parecchi Indiani tornarsene a casa. Personalmente ritengo gli Indiani gente piuttosto laboriosa. E parecchio furba.

    2) Tasso di natalità: gli unici che l’hanno alto sono gli immigrati, per lo più i musulmani.
    Per via della bomba demografica, credo. Ne parlavano già dagli anni ’80. Tanto se anche fanno 163 figli, qualcuno che li aiuterà lo troveranno. Loro. A me stanno solo togliendo tutto.
    Vogliamo che gli Italiani facciano più figli? Abbattiamo il fisco e seguiamo il fulgido esempio del Silvio. E’ inutile lamentarsi che gli Italiano non fanno abbastanza figli se mostri loro quanto è bello andare con i trans.
    Scherzi a parte, qual’è la lungimirante politica italiana sulla famiglia? Più tasse per tutti?
    Niente da fare, siamo in mano a dei geni.

    @Daouda
    Daouda nun te preoccupa’. Aspettamo che ‘r dollaro e l’euro saltino. E nun mancano secoli. E dopo se famo ‘na risata. Finalmente nascerà l’URSE, ma avrà vita breve e tribolata. Stamme ‘bbene.

  24. diana

    alcune brevi riflessioni:
    * la comunità che in Italia ha più problemi di integrazione è quella cinese (anche a detta della Caritas),
    * nel caso del Pakistan, forse è la ‘tradizione’ più che la sola ‘religione’ che crea problemi di inserimento (religione che -guarda caso- rafforza lo schema familiare tradizionale)
    * infine, nel nostro paese il tutto va forse visto alla luce della nostra grande tradizione di lavoro in nero e mancato rispetto delle regole… che finché è stata seguita dagli autoctoni andava bene, e ora ci accorgiamo che può creare altri problemi.

  25. Davide

    Ma la crisi economica non aveva appena fatto calare l’immigrazione di 100 mila extracomunitari (era uscita la notizia a inizio 2011)? (adesso arrivano i tunisini, per via della rivoluzione e dei disordini, ma non bisogna dimenticarsi che il trend di immigrati nel paese è in discesa e che questo è solo un effetto istantaneo (neanche loro ci credono in noi:)).
    Non capisco il ragionamento per cui ci vogliono più immigrati per sostenere la popolazione. Se gli italiani fanno pochi figli il motivo è molto semplice, oltre all’egoismo, oltre a un sacco di cose, di soldi non ce ne sono, e chi non fa 5 figli, ma ne fa 1 solo, lo fa perché pensa al futuro dei suoi figli. Come pensate che si faccia a fare 2 figli e pensare di pagargli l’istruzione con gli stipendi che ci sono?
    Poi non capisco perché dare sempre la colpa ai giovani viziati, mantenuti, etc. Di lavoro specializzato non ce n’è tanto, servono di più le braccia che la testa. C’è un sacco di gente che cmq non trova neanche lavori umili. MA in ogni caso non vedo niente di liberare, nel voler obbligare le persone a lavorare e secondo me si chiama schiavitù; se il lavoro a me non mi va di farlo e voglio restare inoccupato sono affari miei, io non chiedo aiuto a nessuno. Se il mercato del lavoro è così deprimente, la meritocrazia inesistente, perché sbattersi? Il mercato del lavoro italiano e lo stato assistenzialista favorisce il parassitismo, non i migliori. Ed era così anche nella scuola.
    Gli immigrati che arrivano, portano solo altri problemi in questo momento. Non ce la facciamo noi stessi, dobbiamo anche pensare ad aiutare gli altri? Non siamo una associazione di volontariato e non abbiamo fondi illimitati, chi vuole aiutarli lo faccia a sue spese e li ospiti in casa sua; non lo stato con i soldi dei pochi che lavorano. Le aziende se ne sono tutte andate nei paesi low cost e low burocracy a produrre, perché la nostra classe dirigente non riesce a cambiare le regole in meglio e a dare prospettive agli investitori, agli imprenditori, ai lavoratori e agli italiani; sono bravi solo a parlare e a fare promesse. Già non si fa più niente neanche qua in Italia, ma restano un sacco di immigrati e sarà un problema in più.
    Prima dobbiamo diventare competitivi, poi quando saremo veramente avanti agli altri, penseremo anche a dare un lavoro a chi non ce l’ha. Abbiamo già dato.

  26. senserei

    Le argomentazioni, per quanto degne di nota e lucide, dimenticano un dato essenziale.
    Abbiamo bisogno di stranieri che vengano a farsi sfruttare al lavoro nero e facciano figli al nostro posto, perchè sono abituati nei loro paesi di origine a mettere al mondo figli come conigli, farsi sfruttare e sottopagare, senza chiedersi quale futuro avranno, e poi sono certi che a loro, essendo indigenti, passeranno studi, assistenza sanitaria e case popolari gratuite.
    Mentre ai giovani italiani, non permettono di trovare un lavoro, che non sia provvisorio e sottopagato, non concedono case popolari e non li aiutano a mantenere i propri figli, con previsioni più attente alle famiglie.
    Stiamo parlando di impedire agli italiani di mettere su famiglia e stiamo fomentando la nascita di una massa imponente di proletari extracomunitari, una società multietnica e multirazziale, senza un’identità nazionale, una vera e propria torre di babele di diseredati e proletari, privi di ogni diritto, da sfruttare.
    Tutto solo per permettere di mantenere in vita uno stato sprecone pieno di spese folli ed inutili, una classe politica superpagata e esagerata, dipendenti statali in esubero, baby pensionati e finti invalidi, pensionati sociali (ovvero evasori fiscali per tutta la vita e poi percettori abusivi di pensione mai versata), prostitute e balordi dei centri sociali, drogati curati dalla sanità pubblica.
    In altre parole, per poter continuare a fare cazzate, è meglio far entrare masse di extracomunitari, che permettano la continuazione degli sprechi e mantengano il carrozzone pubblico sprecone e l’Inps.
    Se questo è un buon motivo per aumentare le invasioni di massa di poveri derelitti, credo che Giannino farebbe meglio a riandarsi a studiare Marx e a controllare meglio la fine dei paesi dell’est (Kossowo in testa).
    Roba da far rabbrividire.

Leave a Reply