24
Ago
2010

Il termometro dei bond

Cosa ci dicono i rendimenti dei bond sovrani? Che il mercato non crede più a chi ha fatto troppo debito e a chi persevera senza prima avere ingranato la ripresa. Come gli americani: il debito pubblico Usa al ritmo attuale supererà il 100% del GDP USA prima del 2015. Quello dell’euroarea sarà allora al 95%. E sopra il 90% sarà anche quello del Regno Unito, pur inglobando le misure correttive annunciate dal governo Cameron-Clegg.  Ergo: bisogna tagliare ancora. Basta vedere la curva degli yields pubblici.

Nei mercati emergenti e nei cosiddetti Piigs il rendimento dei bond governativi riflette i timori di una rapida inflazione o di un default del debito. In America, Germania e Giappone gli yields sul debito sono a terra. Quelli decennali statunitensi superano di poco i 300 punti base,  350 nel caso britannico. Non abbastanza secondo il mercato, rispetto a tutto ciò che è nella pipeline. E ancora: il rendimento del Treasury decennale si attesta al 3.67% per cento. Sempre negli Stati Uniti il titolo a due anni è sceso allo 0,49% e il dieci anni al 2,61%. La novità di questi ultimi giorni è che gli acquisti si sono diretti in modo massiccio anche sulle scadenze più lunghe. Così i titoli 30ennali non hanno solo toccato nuovi livelli record, ma hanno anche ridotto il differenziale nei confronti dei titoli a 10 anni: sul Treasury lo spread tra le due scadenze è ormai sceso a 105 punti base, minimi da luglio.  Il fatto che il movimento si estenda alle scadenze più lunghe della curva dei tassi è il sintomo che la prospettiva di uno scenario di disinflazione a medio termine (e di deflazione, nel peggiore dei casi) sta diventando più radicata fra gli investitori. Fra gli esperti, intanto, il dibattito è acceso: Come possono i fondamentali giustificare rendimenti così bassi? Esiste davvero una bolla dei bond governativi? “Probabilmente no, ma siate cauti verso i rischi a bassa probabilità” , risponde Tyler Cowen, nel suo blog “Marginal devolution”. Secondo Ricardo Caballero del Mit le curve riflettono semplicemente una forte carenza di asset considerati sicuri. Per Viral Acharya, “E’ meglio chiamarla una bolla della spesa pubblica” mentre per Stephen King  “Probabilmente i rendimenti dei titoli pubblici sono bassi per buone ragioni”.  

 

 

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2 Responses

  1. duster

    Buon pomeriggio a tutti.

    Personalmente non riesco a comprendere la connessione logica tra questi 2 passaggi:

    1) “Cosa ci dicono i rendimenti dei bond sovrani? Che il mercato non crede più a chi ha fatto troppo debito e a chi persevera senza prima avere ingranato la ripresa. Come gli americani: il debito pubblico Usa al ritmo attuale supererà il 100% del GDP USA prima del 2015.”

    2) “Quelli decennali statunitensi superano di poco i 300 punti base, 350 nel caso britannico. Non abbastanza secondo il mercato, rispetto a tutto ciò che è nella pipeline. E ancora: il rendimento del Treasury decennale si attesta al 3.67% per cento. Sempre negli Stati Uniti il titolo a due anni è sceso allo 0,49% e il dieci anni al 2,61%. La novità di questi ultimi giorni è che gli acquisti si sono diretti in modo massiccio anche sulle scadenze più lunghe.”

    Non capisco perché se il mercato critica gli USA per una ripresa debole e per aver fatto troppo debito (e continuare a farlo), si continuino ad acquistare titoli di stato USA che appunto vedono crollare i rendimenti… Qualcuno può aiutarmi? Grazie.

  2. MassimoF.

    Come ha detto, l’abbassamento dei rendimenti delle scadenze lunghe vuol dire che gli investitori si aspettano se non deflazione, perlomeno non inflazione per molto tempo. Considerando la marea di carta che la fed stà immettendo nel mercato, vuol dire che il de-leveraging sarà lungo e doloroso. Questo spiega anche perchè i rendimenti dei titoli di stato sono bassi. Gli investitori sanno che le banche sono ancora piene di debiti e quindi non sicure, sanno che il mercato immobiliare deve ancora scendere, perciò tengono alto il premio per il rischio del mercato azionario, del mercato immobiliare , e investono dove il rischio non c’è: oro, liquidità, titoli di stato di paesi storicamente solvibili.

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