28
Set
2010

Il silenzio sul patto di stabilità europeo

L’Italia ufficiale ha la testa a quanto domaniaviene in parlamento, dopo due mesi di rodeo che ha dissipato gran parte di quel po’ di credibilità che questo governo aveva conquistato evitando quanto meno all’Italia di finire sulla graticola nella crisi dell’eurodebito. La vicenda non mi appassiona, ho sin qui anche per radio praticamente evitato di occuparmene. E’ un raro ma emblematico caso di totale mancanza di consapevolezza di quali possano essere le serie priorità di un Paese. E, per quanto mi riguarda e qualunque sia la verità sui 40 metri quadri a Montecarlo, mostra che qualunque sia la forma di governo da noi la storia della Fronda francese è un eterno classico, principi  in lotta contro re nella convinzione di dover ereditare il regno, ma a costo di rovinare il regno una volta che si smarrisce il senso delle proporzioni e della misura. Ai nostalgici della Prima Repubblica, ricordo che era l’esatto copione della lotta tra correnti Dc, e che di quella inedia di governo sono figli debito e discredito italiano. Forse è anche per questo, che in Italia stamane solo il 24 ore come giornale finanziario, e la Stampa, dedicavano attenzione all’Ecofin fuor da ristretti articolini nelle pagine di economia. L’Europa non è affato uscita dall’allarme della crisi che ne ha attanagliato significato e futuro da febbraio a maggio, eppure quasi nessuno s’interessa al nuovo Patto di stabilità europeo che dovrebbe fissare le nuove regole comuni per evitare di precipitare nel baratro. Penso sia un grave errore. E non mi convince affatto la posizione assunta dall’Italia. Da mesi abbiamo lasciato qui sulla vetrina del blog un videoeditoriale sul patto di stabilità, in cui sottoloineavo che l’Italia faceva bene a puntare i piedi perché nel calcolo del debito fosse compreso non solo quello pubblico ma anche quello delle famiglie. Detto questo, puntare insieme alla Francia a sanzioni deboli e discrezionali significa non capire quanto debole resti la capacità decisionale della poitica italiana, in asenza di vincoli stringenti, su deficit e debito pubblico.

Prima di entrare nel merito, una semplice questione di metodo. Perché Comuni, Province e Regioni hanno giustamente – dopo molte riottosità- dovuto sottoporsi alle decisioni assunte dal governo in materia di rispetto del patto di stabilità interno, con norme nuove come il rientro coatto del deficit sanitario e il relativo comissariamento, e norme stupide come il divieto ai Comuni virtuosi di riutilizzare nell’esercizio successivo per opere pubbkiche  gli avanzi di bilancio ristornati? Perché o Tremonti faceva così, oppuire la finanza pubblica italiana continuava a fare acqua in periferia malgrado le toppe poste alle paratie dello scafo centralista, e la pressione fiscale elevatissima. La domanda è allora: perché le Autonomie devono ccettarlo dal centro, mentre il governo centrale non deve accttare una disciplina altrettanto ferma e automatica imposta dall’Europa?

Ho due risposte secche. Nel merito, non accettare norme europee di correzione automatica di deficit e debito  è un errore. Nel metodo, penso anche che sia sbagliato, battersi insieme alla Francia contro Germania, Olanda, Regno Unito e BCE a favore del fatto che la discrezionalità delle sanzioni dipenda da maggioranze politiche in sede di Consiglio europeo.

Credo che l’Italia avrebbe dovuto coraggiosamente fare una scelta diversa. Abbracciare l’idea di ssere pronta a far scendere il proprio debito pubblico anche di 3 o 4 punti l’anno come regola standard per diversi anni: avrebbe imposto nuobve dismisisoni di patrimonio pubblico, e operazioni straordinarie sul debitop che sono assoluitamente necessarie oltre che più che possibili, senza ricorrere a finanza creativa. Le operazionidi dismisisone sono le classiche manovre di accompagnamento necessarie a conforto di un cambio di sistema fiscale – come quello comunque in corso atribuendo autonomia impositiva e responsabilità di spesa alle Autonomie – e vieppiù lo sarebbero qualora si andasse a una seria manovra di ridimensionamento delle aloiquote marginalie  e mediane e del totale reale di spesa pubblica sul Pil come noi pensiamo necessario per avere più crescita, più libertà e meno Stato corrotto e corruttore. In più, l’alleanza coi Paesi seri e rigorosi avrebbe levato argomento alle pretese tedesche di essere unico pivot di quest’Europa senz’anima, che con regole deboli resterà ancor più debole e con minor crescita, peggio esposta ai venti del’instabilità e priva ancor più di una politica di stabilità non solo comune, ma, soprrattuto, davvero operante.

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13 Responses

  1. d’accordo con tutto.

    diciamo che la scemenza di sommare debito pubblico e debito privato ha contagiato tanti Italiani.

    ma il resto dell’articolo è sacrosanto.

  2. Kalergi

    otto punti di riduzione in tre anni (questo l’onere che grava sull’italia secondo la proposta della commissione) sono circa 120 miliardi. ma stiamo scherzando? vogliamo morire asfissiati da una morsa deflazionistica?

  3. Luca Salvarani

    Se dovesse davvero passare in questi termini sarà divertente vedere cosa si inventerà il vostro amato Tremonti (condoni o giochini contabili stavolta non funzionerebbero) e come farà Berlusconi a mantenere il consenso dovendo tagliare davvero e non solo a parole la spesa pubblica (escludo che aumenti le tasse altrimenti non lo votano più nemmeno i piccoli imprenditori/artigiani che ancora dopo 16 anni credono che glie le ridurrà)!
    Secondo me finirà tutto in farsa come gli stress test o Basilea 2… tanti proclami e buoni propositi.. poi fatta la legge, trovato l’inganno… Ma se i paesi europei faticano a contenere i DEFICIT come è possibile che riescano a ridurre il debito, ossia a creare AVANZI STRUTTURALI di bilancio? Siamo seri! Teniamo poi conto che la cuccagna dei tassi a zero non durerà in eterno e il solo onere degli interessi sul debito potrebbe assorbire avanzi primari significativi… Nel frattempo nessuna riforma sta ridando competitività al sistema economico e i problemi si accumulano, lo scrivo perchè alcuni visionari propongono interventi bancari “di sistema” stile Alitalia, eurobond o sciocchezze simili….perchè anche spostando i debiti è sempre il reddito che li ripaga e se questo non c’è i debiti non si ripagano da soli…
    Ammesso e non concesso che passi in questi termini, la realtà mi suggerisce solo 3 opzioni praticabili: o i paesi membri rispettano i vincoli falsificando i conti stile Grecia, oppure la BCE stampa denaro e monetizza il debito e inflaziona stile USA (non facciamoci incannare dagli interventi “sterilizzati”), oppure l’Unione monetaria si spezza per conflitto di interessi insanabile tra i suoi membri, cosa già oggi abbastanza evidente. Secondo me anche se la terza sarebbe la più razionale e ovvia a questo punto, alla lunga prevarrà la seconda essendo quella più “politicamente” percorribile. Le soluzioni stile meno spesa, meno tasse, privatizzazioni, liberalizzazioni, più efficienza… sono sicuramente corrette in teoria, ma funzionano in situazioni “normali”, con ciclo economico internazionale positivo e spesso accompagnate da una svalutazione di breve periodo: questa non è la realtà dell’Italia, che in prospettiva è ormai virtualmente fallita (parlo dei titoli pubblici non dei risparmi privati delle famiglie), e dove si ritengono inaccettabili anche tagli di spesa minimi e insignificanti rispetto al deficit corrente.

  4. Luca Salvarani

    X Kerub: Io la penso diversamente! Per me è giusto sommare i 2 debiti. Magari con dei coefficienti di ponderazione in modo da far “pesare” di più il debito pubblico.
    E perchè mai? potresti obbiettare.. Semplice: perchè il debito privato può facilmente trasformarsi in debito pubblico e non solo in teoria ma anche in pratica! Se una banca fallisce o sta per fallire tipo quella irlandese o le banche regionali tedesche e probabilmente anche le nostre se redigessero il bilancio in modo corretto (guarda a quanto ammontano gli avviamenti per esempio..) è lo stato che ne garantisce gli obblighi verso i depositanti, se un’azienda fallisce spesso lo stato rimborsa i suoi debiti tipo le case automobilistiche in Usa o Alitalia e Tirrenia da noi. Il pil rappresenta il reddito prodotto con cui ripagare tutti i debiti: siano essi pubblici o privati. E’ come se in una azienda considerassi solo il debito ordinario e non quello subordinato… il reddito aziendale serve per pagare anche quel debito e se non lo consideri non cogli correttamente la situazione patrimoniale dell’azienda. Altro esempio più terra-terra: se le famiglie sono piene di debiti verosimilmente lo stato dovra spendere di più in welfare in futuro mentre se la famiglia ha meno debiti lo stato può lasciare al mercato diversi servizi e ne risulta un livello di debiti minore. Se guardi agli USA per es il debito pubblico è “normale” quello privato è altissimo…se la casa vale meno del debito privato residuo il debitore si libera riconsegnandola alla banca e la differenza tra valore recuperabile dell’immobile e credito residuo diventa una perdita per la banca che poi si trasforma in debito pubblico nel momento in cui lo stato soccorre le banche…Ti ho convinto?

  5. Giorgio

    @Luca Salvarani: deve anche considerare che, in Italia, risparmio privato delle famiglie e titoli pubblici in gran parte coincidono. Se i titoli pubblici sono “virtualmente falliti”, il risparmio privato non lo vedo tanto bene.

  6. MassimoF.

    Guardate che nell’articolo si dice chiaramente che è giusto conteggiare debito pubblico+debito privato e che bene ha fatto l’italia a voler che si conteggiasse tutto assieme. Il problema è un’altro , ovvero l’atavica propensione degli italiani alla spesa pubblica. E l’opposizione alla germania nasce proprio da questo. La via dei tagli alla spesa è obbligata in ogni caso, perchè se anche usciamo dall’euro, è vero che possiamo contare sulla svalutazione della lira, ma con i conti in completo sfacelo saremmo giustamente preda dei mercati e ci costringerebbe a tenere tassi di interesse alti. Anche il dichiarare default, non risolverebbe i problemi in quanto essendo immutati i capitoli di spesa, entro breve tempo torneremmo al livello di debito di prima e sempre con tassi più alti ( d’altronde chi presterebbe denaro a bassi interessi ad un paese fallito ? ). Per quanto riguarda la monetizzazione del debito, al di là che potrebbe non funzionare più di tanto, comporterebbe comunque alla fine, tassi più alti ,e senza aver tagliato la spesa , si tornerebbe in poco tempo alla situazione originaria. Questi scenari sono quelli classici dei paesi del sudamerica , e non mi pare che questi stiano benissimo. Bene fà quindi la Merkel a tenere duro. E se l’italia non ce la fà , è solo un problema degli italiani, i quali non mi fanno la benchè minima pena. E’ giusto che se un popolo è incapace di governarsi ne paghi le conseguenze.

  7. Fortunato Pagano

    Caro Oscar,
    ti ascolto in radio e confermo la tua coerenza, sono anche d’accordo su quasi tutto. Ma sulla somma debito pubblico e debito privato vorrei soltanto dirti come la penso.Per me mischiare il debito pubblico con il debito privato serve solo ai politici per giustificare la tenuta dei conti pubblici. Infatti, se ci pensiamo bene e come se qualcuno dicesse che comunque, se si vuole, si possono nel tempo ripianare il debiti con i risparmi dei cittadini riportando il denaro sperperato negli anni 70-80 nelle casse dello stato tra il 2010-2020.
    Detto ciò vorrei chiederti di incalzare i tuoi interlocutori politici, in modo ancora più forte, chiedendo sempre concretamente le prossime riforme quali saranno e in che tempi saranno implementate. Ogni giorno si parla di dovere da parte della politica di continuare con le riforme …. ma quali ??? … non si sa !!
    Pensandoci bene l’ultimo pacchetto di riforme (anche se limitate e incomplete) sono state quelle di Bersani.

    Una riforma semplice potrebbe essere: Utilizzare i proventi della lotta all’evasione in modo automatico come riduzione delle tasse per cittadini (30-40%) e imprese (60-70%).

    Che ne dite ???

    Grazie.

  8. Luca Salvarani

    X Massimo F. L’avevo capito che l’articolo considerava giusto sommare i 2 debiti e io sono d’accordo, cercavo solo di argomentarlo a Kerub.
    Io non ho detto che la Merkel fa male ma che pretende l’impossibile…la stessa Germania credo non riuscirebbe a ridurre il proprio debito di quell’ammontare per vari anni…Se l’Italia non ti fa “la benchè minima pena” ricordati che è un problema di quasi tutta l’Europa e non solo italiano, e pena o no, se l’Italia fallisce la Germania non solo perde un mercato di sbocco dei suoi prodotti ma perde sui crediti verso di noi.. perciò prima di strangolarci e autostrangolarsi dovrebbe pensarci un attimino sopra…
    Che la via dei tagli sia obbligata è ovvio ma se la fai oggi con cambio fisso, contesto economico recessivo, altri paesi che manipolano i cambi, stampano moneta e monetizzano il debito perchè la realtà è questa, non credo possa funzionare granchè…Quando dici che le altre ricette sono da Sudamerica hai ragione, è l’Italia che assomiglia sempre più al Sudamerica, senza però averne le materie prime ne una forza lavoro giovane e in crescita ma piuttosto una quantità di pensionati in crescita che devono essere mantenuti da una forza lavoro sempre più piccola…Per me è evidente che l’Italia nel lungo termine è insolvente, perciò senza toccare pesantemente spesa ma anche debito non se ne esce…che poi la BCE compri i nostri BTP e venda il debito tedesco (chissa per quanto ai tedeschi andrà bene…) imbrogliando per un po i mercati e ritardando l’inevitabile è un altro discorso.

  9. Andrea

    Il debito pubblico ha rappresentato la richezza delle nazioni, il debito se è sovrano non rappresenta affatto un problema, se al contrario è nelle mani di sconosciuti e remoti finanziatori, il debito diventa una vera e propria arma contro i cittadini.
    I monetaristi della scarsità monetaria,del fondamentalismo dell’inflazione,della disoccupazione programmata andrebbero processati a Norimberga.

  10. Luca Salvarani

    X Fortunato Pagano: Ottima proposta. Cmq usare i risparmi dei cittadini per ripianare i debiti in situazione di emergenza non sarebbe affatto una novità…ricordi il prelievo coatto sui conti correnti dei primi anni 90′? Cmq il motivo principale è un altro: a lungo andare il debito privato diventa debito pubblico come ho argomentato sopra!

  11. stefano

    @Luca Salvarani
    “escludo che aumenti le tasse altrimenti non lo votano più nemmeno i piccoli imprenditori/artigiani che ancora dopo 16 anni credono che gliele ridurrà”
    Ed eccolo! Hai centrato il punto. Io sono uno di quelli che, suppergiù, da 16 anni vota Silvietto.
    E se vuoi saperlo l’ho votato per non votare gli altri, che l’unica cosa che sapevano fare era aumentare le tasse. Non perché fossi convito dell’intenzione di Berlusconi di abbassarle.
    Oscar Giannino a “Nove in Punto” oggi mi ha dato di che pensare.
    Ovvero, anche io ne ho le scatole piene, e fumano anche a me che non fumo. Questa classe politica è indegna del mio voto.
    Sulla casa di Montecarlo penso che Fini o ci fa o ci è, tertium non datur. Il resto dei bivaccatori del parlamento non sono però molto migliori del sig. Tulliani. Ognuno si fa i fatti suoi, salvo poi richimarsi ad alti e nobili principi.
    Per cui, anche se ho sempre votato dx per paura della sx, ormai è chiaro che il nostro destino è fare la fine della rana bollita a poco a poco. Oppure farsi bollire più rapidamente, e non è detto che la seconda strada sia la peggiore.
    Non sono più disposto a farmi prendere per il c…esto; d’ora in poi voterò scheda nulla (non bianca) incartandovi successivamente una fetta di salume: e che si mangino anche quello. Malidetto chi ni coce ‘r pane!

  12. Luca Salvarani

    X Giorgio: Hai ragione! Proprio per quello proponevo dei coefficienti di ponderazione per pesare di più il debito pubblico!

    X Stefano: Capisco la tua frustrazione. Se fossi Silvietto potrei risponderti che per chi evade le tasse e usufruisce di condoni o mancate sanzioni il governo ha fatto molto e perciò a loro ha ridotto le tasse…

  13. adriano

    Peccato che chi ha buone idee rinunci a tentare di proporlo alla politica.
    Se la manovra restauratrice in atto vincerà,ce ne sarebbe bisogno.
    Purtroppo eliminato C.,unica novità della prima,eliminato B.,unica novità della seconda,non si intra-
    vede nessuno.Ci vorrebbe un Marchionne politico,ma non c’è.
    E la situazione da disperata,ma non seria,diventerà disperata e seria.
    Il problema apparente è il debito pubblico,che si dice sotto controllo,mentre allegramente lievita.
    A volte dubito del significato delle parole.Occorre dimezzarlo con le dismissioni.
    Il problema reale è l’impossibilità di riscrivere la costituzione.Se non si cambia la carta dei compro-
    messi e delle bivalenze,nulla è utile,neppure feroci vincoli esterni.
    Ma tutti dicono che è bellissima,per cui prepariamoci in letizia ad altri disastri.

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