10
Lug
2013

Il decreto Fare, Art.12 – Dismissioni

Il titolo dell’articolo 12 del decreto Fare può essere fuorviante: nel testo non si parla infatti di “Ricapitalizzazione delle Società di Gestione del Risparmio” ma di ricapitalizzazione di InvImIt, una SGR pubblica nata dalla manovra estiva del 2011 con l’obiettivo di valorizzare e dismettere il patrimonio pubblico. Ma, come è stato osservato, il decreto incontrerà molte modifiche prima di diventare legge. In fase di conversione verrà verosimilmente corretto anche un impreciso riferimento legislativo: il comma 1 dell’articolo 33 del D.L. 98/2011 che istituiva la SGR in questione, ne prevedeva un capitale iniziale di due milioni di euro, non di tre.

Sorvolando su questi dettagli, l’articolo 12 è l’unico punto del Decreto del Fare che si avvicina al tema delle dismissioni, quindi merita interesse e un riepilogo dell’antefatto. Investimenti Immobiliare Italia, InvImIt, era stata introdotta dalla (prima) manovra estiva 2011 con l’articolo 33 (D.L.98/2011 poi convertito, con modifiche irrilevanti, nella legge 111 del 15 luglio 2011), intitolato correttamente “Disposizioni in materia di valorizzazione del patrimonio immobiliare”.

Secondo questo articolo 33 il capitale iniziale di 2 milioni di euro della società di gestione del risparmio era interamente detenuto dal Ministero dell’Economia; compito della SGR era quello di istituire fondi a cui fossero conferiti immobili oggetto di progetti di valorizzazione. Con l’articolo 6 della legge n. 183 del 2011 (legge di stabilità 2012) il Ministero dell’Economia e delle Finanze veniva autorizzato a  trasferire immobili di proprietà dello Stato ad uno o più fondi comuni di investimento immobiliari o a uno o più società di gestione del risparmio. Con lo stesso provvedimento si stabiliva che i proventi netti derivanti dalle cessioni delle quote dei fondi o delle azioni delle società dovessero essere  destinati alla riduzione del debito pubblico.

Il ministro Grilli firmava il decreto per costituire InvImIt a fine aprile, che veniva pubblicato in Gazzetta ufficiale in data 31 maggio. Il ministro Saccomanni decideva dunque di proseguire sulla strada tracciata dai suoi predecessori e potenziare la SGR: grazie alla ricapitalizzazione decisa dal decreto Fare, InvImIt non conterà su un capitale aumentato a sei milioni.

Da qui allora alcune considerazioni:

  1. Anche il governo attuale dimostra scarso interesse sul tema dismissioni. Nonostante le belle parole degli ultimi esecutivi – Grilli puntava a dismettere 15 miliardi l’anno – l’unica certezza oggi è una nuova SGR alla quale i ministeri dovrebbero conferire immobili sulla base di decreti ancora da scrivere; immobili dei quali per ora ne sono stati individuati 350 per un valore stimato tra 1,2 e 1,5 miliardi. Invece di dismissioni che possano ridurre concretamente il debito pubblico e la pressione fiscale, tutto ciò che si è concretizzato oggi è  una nuova società pubblica. 
  2. Ben venga l’idea di valorizzare il patrimonio pubblico per cercare di massimizzare il prezzo di vendita. Questo compito poteva essere però affidato a SGR private, invece di crearne una nuova ad hoc che non sarà mai sufficientemente grande per gestire una simile mole di lavoro. Questa è la proposta avanzata dall’amministratore di Idea Fimit SGR che ha osservato come la valorizzazione del patrimonio pubblico richiederebbe una società di dimensioni enormi: meglio allora cambiare strada e pensare a collaborazioni pubblico-privato. 
  3. Il Decreto Fare dovrebbe contenere “Disposizioni urgenti per rilanciare l’economia”, secondo il suo titolo. Leggendone il dodicesimo articolo, si scopre che il capitale di una SGR pubblica dedicata alla valorizzazione del patrimonio immobiliare verrà aumentato. Sicuramente l’obiettivo del governo è quello di dare seguito a un nobile progetto, inaugurato dai governi precedenti, di dismettere patrimonio pubblico. Ma come questo timidissimo intervento possa contribuire ad un rilancio urgente dell’economia, resta tutto da capire.

Per vedere tutti i commenti degli esperti dell’Istituto Bruno Leoni, clicca qui.

 

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3 Responses

  1. jan sawicki

    Molto interessante. Due questioni di dettaglio, per non esperti di questo specifico settore.
    1) In un’operazione fondamentale – che tanto non vogliono fare – di massicce dismissioni immobiliari pubbliche, qual è veramente la differenza pratica tra una Sgr pubblica e una privata (o pubblico-privata)? Ci sono delle differenze effettive, ‘oggettive’, o è quello che chiunque di noi può intuitivamente immaginare in base alla ovvia distinzione pubblico-privato?
    2) che cosa comporta la differenza tra, diciamo, 2 o 6 milioni di euro come capitalizzazione iniziale di queste società? Significa forse che, con così poco capitale, la società sarà sostanzialmente inoperativa, e dunque sarà un altro ufficio per scaldasedie?

  2. Emilio Rocca

    1)Il problema di valorizzare il patrimonio pubblico attraverso una SGR pubblica è quello di dover destinare ulteriori risorse pubbliche per mettere in piedi la società in questione, oltre ai problemi di efficienza che chiunque di noi ci si può aspettare. Inoltre, per una massiccia operazione di dismissione, la mole di lavoro richiederebbe una SGR di dimensioni adeguate ed equivalenti.

    2)Verosimilmente la differenza tra 2 e 6 milioni – in confronto alla mole di lavoro di cui sopra – è poca cosa e non permetterà a Invimit di effettuare le dismissioni alla velocità di cui ci sarebbe bisogno al fine di liberare risorse significative per, ad esempio, tagliare le tasse.

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