9
Ago
2012

I trecentomila torti dell’ingegner Moretti

Volete una dimostrazione di quanto la somma tra un quadro regolatorio frammentato, la forte influenza della politica, la mancata separazione delle reti e la proprietà pubblica possano far male al mercato e ai consumatori? Se sì, leggete e gustatevi le 136 pagine con cui l’Antitrust eroga una sanzione di 300.000 euro a Ferrovie dello Stato per i comportamenti scorretti attraverso i quali ha estromesso la concorrente Arenaways dal mercato. Questa decisione rende giustizia a una polemica durata diversi anni. Purtroppo arriva a un anno esatto dalla presentazione dell’istanza fallimentare per la società alessandrina.

Secondo il Garante per la concorrenza, il gruppo Ferrovie dello Stato ha messo in atto “un’unica e complessa strategia” allo scopo di “ritardare e poi impedire l’ingresso di Arenaways nel mercato del trasporto ferroviario passeggeri e, inoltre, a creare i presupposti per ostacolare agevolmente – attraverso un uso strumentale delle procedure amministrative – ogni futuro tentativo di apertura del mercato”. Tale strategia “ha prodotto evidenti danni ai consumatori”. A causa dei comportamenti abusivi del gruppo di Stato è stato “pregiudicato ogni effetto utile della vigente normativa sulla liberalizzazione del trasporto ferroviario passeggeri”.

Qui una breve ricostruzione dei comportamenti abusivi della compagnia guidata da Mauro Moretti:

Secondo quanto ricostruito dagli uffici dell’Antitrust, l’obiettivo di impedire l’attività di Arenaways sulla tratta Torino-Milano è stato realizzato dal gruppo Fs mediante una serie di azioni delle proprie controllate. In particolare Rfi, società che gestisce la rete ferroviaria, ha adottato comportamenti dilatori rispetto alla richiesta di assegnazione delle tracce avanzata da Arenaways, che hanno portato a un ritardo di oltre 18 mesi nel consentire l’accesso a un’infrastruttura essenziale.

Le tracce richieste per la prima volta nell’aprile 2008 sono state ottenute da Arenaways solo a novembre 2010, peraltro senza fermate intermedie, sulla base della decisione dell’Ursf. Per questa infrazione l’Autorità ha deciso di irrogare in solido, alle società Ferrovie dello Stato e RFI una sanzione di 100mila euro.

Trenitalia ha fornito alla stessa Ursf una rappresentazione dei fatti non corretta per orientare la decisione del regolatore a proprio favore, organizzando le informazioni in modo tale da alterare l’analisi di compromissione dell’equilibrio finanziario, e portare così ad una decisione di diniego della possibilità di effettuare fermate intermedie fra Milano e Torino.

Trenitalia ha inoltre utilizzato i propri treni commerciali e, in un secondo momento, anche quelli programmati nei Contratti di servizio, ampliando e modulando la propria offerta in modo da sovrapporsi in parte rilevante, quanto a orari e percorso, ai servizi che il nuovo entrante intendeva prestare.Per questa infrazione l’Antitrust ha deciso di irrogare in solido a Ferrovie e Trenitalia una sanzione di 200.000 euro.

La vicenda fa emergere tutti i problemi di cui tante volte noi dell’Istituto Bruno Leoni abbiamo parlato. Ci sono tutte le conseguenze deteriori dell’integrazione verticale: non è vero che basta una buona regolazione per evitarle. Rfi, secondo l’Antitrust, ha consapevolmente favorito la sua “sorella” Trenitalia a scapito di un concorrente (primo conflitto di interesse: tra operatore della rete e società commerciale). In più, non c’era una buona regolazione, e questo perché (a) il regolatore era privo di qualunque indipendenza e (b) il legislatore si è premurato di approvare norme tali da collimare sfacciatamente con l’aziende controllata dal Tesoro (secondo conflitto di interesse: tra azionista pubblico e società controllata). Come se ciò non bastasse, l’azienda ha fornito informazioni scorrette allo scopo di evitare il rischio che, per sbaglio, il regolatore prendesse la decisione sbagliata.

IBL ha pubblicato recentemente uno studio di Ugo Arrigo che metteva in evidenza esattamente questo tipo di problemi e pertanto invocava l’unbundling. Nello stesso periodo abbiamo anche diffuso un “decalogo” delle buone privatizzazioni nel quale evidenziavamo la natura pro-concorrenziale dell’uscita dello Stato dal mercato. Il capo delle ferrovie, l’ingegner Moretti, rispose con un’intervista al Corriere della sera, liquidando le nostre obiezioni come se fossero del tutto infondate. In precedenza, si era fatto beffe della valutazione negativa da noi prodotta nell’Indice delle liberalizzazioni al grido che “l’Italia è il paese più liberalizzato d’Europa”.

Molto bene, ingegner Moretti: a dispetto di quello che lei dice, ha detto e ripeterà, l’Italia è un paese dove la concorrenza non è resa possibile dalla presenza di un monopolista pubblico verticalmente integrato. Questa situazione, come ha certificato l’Antitrust, produce un danno – non un beneficio – per i consumatori.

Noi abbiamo ragione e lei, ingegner Moretti, ha torto. Trecentomila volte torto.

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34 Responses

  1. francine

    Mi pare che anche il settore delle telecomunicazioni non scherzi.Credo che forse neanche in Uzbekistan(mi scusini gli uzbechi)ci siano solo 2 operatori che hanno le principali reti in evidente conflitto di interessi,duopolio nel settore delle pubblicita’ etc..Con costi altissimi per chi vuole fare pubblicita’,servizi e programmi scadenti,piu’ la ciliegina del canone Rai.

  2. Marco Tizzi

    Questo caso è per me la dimostrazione fatta e finita che le authority così come sono non servono a un tubo: se bastano 300 000 euro per far fuori un concorrente, altro che azzardo morale!

  3. Sono d’accordo: se danno c’è stato – non ho letto tutte le 136 pagine – 300.000 Euro “sono spiccioli” in rapporto al danno arrecato (e all’utile operativo del soccombente).
    Il dubbio che si possano risparmiare i soldi di alcune authority assale anche me …

  4. Francesco

    Si ma paghi di tasca sua chi ha provocato il danno mica Fs, se no i soldi li tiriamo fuori noi.

  5. stefano

    Voglio anzi esigo sapere i motivi per cui un’attività fino a 2 mesi fa, a regime di monopolio e con tantissimi manager strapagati, e con due sole linee in parallelo, non sia riuscita, in 60 anni, ad avere non dico dei ricavi ma almeno un pareggio di bilancio. Voglio che qualcuno me lo spieghi.

  6. Marco Tizzi

    @Andrea Barbon
    Il “danno” è il fallimento dell’azienda in questione.
    Voglio dire: non è che hanno ricevuto un danno economico, sono proprio stati fatti fuori!

    E questa fa il pari con la multa di circa la stessa cofra a Apple che si rifuita di ubbidire alle leggi comunitarie sulle garanzie.

    O diamo a queste costosissime istituzioni poteri REALI oppure annotiamole nella grande lista degli sprechi.

  7. Lorenzo62

    A me basta ricordare come è stata “uccisa” l’Alfa Romeo, a suo tempo azienda a partecipazione statale, cui fu imposta una scelta che nessun buon imprenditore o industriale (e per assurdo nemmeno un buon statista) assennato avrebbe mai fatto: l’invenzione dell’Alfasud, con la quale l’azienda faceva concorrenza a se stessa ponendo il suo nuovo prodotto in conflitto con l’altro, già commercialmente affermato e tecnologicamente superiore: la “Giulia”. Questa, infatti era ormai un vero “mito” per l’utenza, pronto a proseguire e consolidare la propria affermazione sul mercato; ma la concorrenza dell’Alfasud ha distratto, diviso e infine deluso gli acquirenti, a causa della pessima qualità (a prescindere dalla bontà del progetto), che ha prodotto un rigetto verso il marchio di una buona fetta della clientela precedentemente fidelizzata. Il risultato fu la vendita dell’Alfa Romeo; il candidato interessato era la Ford, ma qualcuno gridò allo scandalo sostenendo che giammai un prodotto italiano doveva finire in mano straniera, cosicché fu messo in atto un “salvataggio” che di fatto la consegnò su un piatto d’argento alla Fiat. Nel frattempo si affermava la concorrente tedesca della Giulia: la “Golf” (prima serie), sulla quale il costruttore, saggiamente, si guardò bene dal mettere in discussione un prodotto riuscito a favore di uno equivalente, ma al contrario ne pianificò l’evoluzione, concentrando su di esso gli investimenti tecnologici e commerciali.

  8. marcomaria

    E’ evidente che questa e’ una delle varie “beffe” all’italiana. Fate per cortesia un’articolo sulle pseudo privatizzazioni che ci hanno fatto credere. Lo Stato (secondo me una rivisitazione di quello Jugoslavo dei “bei tempi”) manovra tranquillamente le “ex” societa’ pubbliche,ora sotto sotto forma di SpA, avendo le quote in maggioranza.Energia, telefonia, ed altro non sono assolutamente in regime di liberizzazione come auspicato ed obbligato dalla Comunita’ Europea. Dimostrino,dati alla mano, il contrario! Le tariffe rimangono alte solo ed esclusivamente perche’ possono permetterselo essendo monopoli di fatto.Marco M.

  9. Stefano

    Se da http://www.fermareildeclino.it non nasce rapidamente un movimento, un’organizzazione, un partito, un “chiamatelo come vi pare”, io ho gia’ preso la mia decisione: cerchero’ di vendere la mia casa e trasferire me, la mia famiglia e la mia attivita’ di consulente nel Canton Ticino.
    Se fallira’ anche questo progetto (che avra’ il mio sostegno!), il futuro non abitera’ piu’ qui.

  10. marcomaria

    @Stefano
    “Luca salta la fila” oggi su Libero….Ho gia’ dato un “consiglio non richiesto” al dott.Giannino che e’ quello di alleanze oculate e non alla Berlusca (si veda anche l’intervista di Romiti su “Luca”) solo perche’ stimo l’economista in quanto tale. Pero’,come afferma il M5S, si circondi di persone semplici e capaci avendo per esempio i vari Ministri Olandesi, i quali circolano in bicicletta senza portaborse e scorta!!!
    L’apparente “salta la fila” ,psicologicamente denota il “distacco” dalla realta’ quotidiana, idem per chi e’ a Stromboli e non a Igea Marina (in mezzo al popolo reale e vero) per ferie.Lei ,Sig.Stefano ha ragione da vendere e penso che in molti facciano il Suo passo poiche’ siamo veramente alla frutta.In bocca al lupo.

  11. Antonio Cappa

    Il dramma è che io sono come Stefano. Progettista e consulente, sto meditando la stessa cosa.

  12. Mike

    Per me non ci sono alternative. Dato che l’Antitrust non serve a nulla, in quanto arriva sempre tardi, quando la frittata è fatta, e le sue ridicole sanzioni non risarciscono né il danneggiato di turno, né i consumatori, si venda Trenitalia con gara internazionale al miglior offerente, con vincolo di destinazione del ricavato alla diminuzione del debito pubblico, mantenendo allo Stato la sola rete quale monopolio naturale. Via il dente, via il dolore.

  13. Francesco_P

    La concorrenza di Arenaways sulla linea Torino-Milano non avrebbe danneggiato economicamente RFI nel breve, ma avrebbe creato un pericoloso precedente. Un servizio più intelligente sul trasporto a breve raggio avrebbe imposto cambiamenti nel modo di porsi in rapporto con l’utenza e le Regioni.

    Purtroppo anche questa ennesima presa per i fondelli contribuisce a far fuggire gli investimenti dall’Italia. Come ci si può confrontare con un monopolista pubblico diventato S.p.A. solo per compiacere formalmente ai dettami europei? E che dire di un antitrust che “punisce” le pratiche scorrette con mini multa (300.000 euro sono tanti per ciascuno di noi, ma sono pur sempre un quarto di quanto costa una carrozza passeggeri) quando ormai il danneggiato è fallito?

    L’egoismo ottuso della casta sta condannando il Paese al collasso. Ormai manca poco al “punto di non ritorno”.

  14. guido cacciari

    @Stefano
    @ Antonio Cappa.

    Anch’io me ne sto andando in Svizzera. Mi sembra che tutti i liberi professionisti che ne hanno la possibilità lo stiano facendo. Ed anche molte piccole società. Sempre più vicino dell’Australia.

    @ Marco Tizzi. Concordo (Anche se bisognerebbe poi vedere anche tutto il “nero” ed il “sottobanco” che probabilmente c’è sotto).
    Peggio del monopolio statale c’è la privatizzazione che crea un monopolio privato.
    Ed ancora peggio, la parziale privatizzazione che crea un monopolio semi-privato.

  15. Marco Tizzi

    @guido cacciari
    Infatti il grande rischio delle privatizzazioni fatte di corsa, a scopo di cassa, senza un piano serio dietro è che si privatizzi senza liberalizzare, cadendo dalla padella alla brace.
    (Anche) per questo la shock therapy non funziona e mai funzionerà.

  16. john galt

    Con Moretti, FS si è definitivamente ripiegata su sè stessa, uroboro incestuoso tra proprietà e sindacato, finendo definitivamente con l’essere asservita solo e soltanto agli interessi dei propri dipendenti. Razza sindacalizzata, questi ultimi, con in mano uno squallidissimo potere di ricatto sul resto della nazione, che da mai si fa scrupolo di utilizzare in modo abietto. Basta contare il numero di scioperi nel corso dell’anno per rendersene conto. Gente che sguazza senza ritegno in regime lavorativo iperprotetto, incuneandosi senza vergogna tra gli interstizi di norme già scandalosamente favorevoli, pur di spremere anche il più marginale dei vantaggi personali. Provate a cercare un controllore sui treni regionali. Viaggiano regolarmente tutti in macchina, in affiancamento al macchinista (prassi che sarebbe di sola emergenza), per lucrare una qualche integrazione. O chiedete loro cosa ne pensano di NTV. Vi diranno, come è capitato a me, che i dipendenti di quella compagnia hanno firmato contratti che li costringono a lavorare per 12 ore e che questa cosa mette a repentaglio le conquiste sociali, dunque sarebbe meglio impedire ad Italo di viaggiare. Come dire: meglio che lui rimanga disoccupato, piuttosto che io possa perdere i miei privilegi. Fantastico, davvero. Creature paleozoiche mantenute in vita da pregiudizi sociali e politici morti e sepolti da decenni. Quella pseudo azienda merita solo di fallire. Non come Alitalia, però, ma sul serio.

  17. La cifra da pagare è veramente ridicola. Hanno fatto fallire una ditta con il loro comportamento e pagano quanto gli costa un consulente per un anno? E l’antitust ha pure scritto un libro (136 sono un libro per me) spendendo chissà quanti altri soldi. Secondo me vanno cambiate le regole sulle multe.

  18. Piero from Genoa

    tutti oligopolisti difendono loro interessi in modi anche illegali..

    siano essi Pubblici (Ferrovie x non parlare di Eni/Snam)

    o Privati (Apple vince “in casa” contro Samsung o EuroMonti vs Microsoft Usa, (Telecom detiene rete + mare di debiti))

    o Partito-Azienda (Mediaset Auto-Piano-Frequenze con il Corollario di Alitalia)..

    anche Liberisti chiedono Anti-Trust PUBBLICHE..
    e siccome regolamentazioni non bastano chiedete giustamente Dividere/Privatizzare Ex Lege Monopoli Plubblici Integrati Verticalmente..

    ma scusa Carlo.. una domanda più Generale.. il Capitalismo (sia Liberista sia Comunista) ha tendenza ENDOGENA vs continua CONCENTRAZIONE (lo dicevano da punti diametralmente opposti sia Marx sia Von Mises) con inevitabili posizioni dominanti difese in tutti i modi..

    quindi logicamente ne dedurrei.. che un Liberista dovrebbe augurarsi che ci sia un Super Anti-Trust Occidentale Pubblico che Smonta a Forza Proprietà non solo degli Oligopoli Pubblici ma pure di quelli Privati ?

    buon agosto.. e stà tranquillo x ora.. il Bazooka x 6 mesi calmerà tutto..

  19. Francesco_P

    Scusate, l’O.T., ma intanto l’ILVA sta rischiando di morire per mano giudiziaria : http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2012/08/11/ILVA-GIP-RISANARE-IMPIANTI-MA-STOP-PRODUZIONE-_7330447.html

    Se i successivi ricorsi non dovessero avere un esito non solo favorevole, ma anche inequivocabile, si tratterebbe di una ferita gravissima al nostro sistema industriale, tale da spingerci oltre quel “punto di non ritorno” ove si aprono solo scenari inquietanti.

  20. Ricardo

    @ piero

    1) stai facendo un po’ di confusione: il “capitalismo comunista” non esiste, forse intendi le forme di capitalismo con forte intermediazione dello stato.
    2) non e’ vero in generale che il mercato tenda alla concentrazione, anzi in generale e’ vero il contrario, salvo i casi di alcuni specifici mercati con caratteristiche particolari (e.g. Network effect)
    3) i liberisti sono contro i monopoli. Nel caso dei monopoli pubblici non serve aluna super-autorita’: un monopolio pubblico esiste perche’ una regolamentazione lo tiene in piedi, basta modificare quella. Nel caso dei privati: una forte concentrazione non e’ di per se un male fintanto che c’e’ libero accesso al mercato. La disciplina antitrust, infatti, non punisce la concentrazione ottenuta per crescita interna, ma solo l’abuso di posizione dominante

  21. Piero from Genoa

    @Ricardo

    ciao David Riccardo..

    con giuoco di parole chiamavo Capitalismo l’Accumular in Massa Capitale Privato e Statale (x Mezzi Produzione).. cmq possiamo chiamar questo processo come volete.. Pippo Pluto e Paperino possono pure andar bene.. è solo forma..

    che l’Occidente sia Governato “di fatto” dalle Multinazionali (e non solo Finanziarie/Spread) lo vede pure un cieco.. la piccola frammentazione di cui parli produce ma non Comanda..

    about AntiTrust in buona parte confermi quel che penso.. x Oligopoli PRIVATI anche Liberista chiede una AntiTrust PUBBBLICA 🙂

    NULLA E’ PERFETTO.. NON LO STATO MA NEPPURE IL LIBERO MKT..

  22. Ricardo

    @ piero

    “”””per oligopoli Privati anche Liberista chiede un’anti-trust pubblica””””

    Assolutamente si: il liberismo NON significa assenza di regolamentazione, quello sarebbe anarchia, significa un DIVERSO TIPO di regolamentazione, un tipo che crea e difende le condizioni per una libera concorrenza (incluse appunto le norme antitrust), contrapposte invece a quelle che la impediscono (monopoli pubblici, ordini professionali con numeri chiusi, etc etc)

  23. Piov

    Uno dei principali problemi di questo Paese è l’assenza pressoché totale di responsabilità, sia come cultura che come sistema sanzionatorio. Posto che l’orientamento all’assunzione delle proprie responsabilità attiene ad un più ampio problema di educazione su cui non mi soffermo (troppo ci sarebbe da dire), almeno si potrebbero prevedere sanzioni serie, che colpiscano adeguatamente i comportamenti illeciti, sia a livello personale (qualcuno avrà pur deciso di stroncare Arenaways!), sia a livello di società o istituzione, comminando multe che abbiano almeno un potere di deterrenza. Non è un pensiero particolarmente complesso, eppure pare che nessuno dei soloni alla guida del Paese ci abbia ancora pensato (ovviamente, sanno benissimo che questo sistema non serve a nulla …). Che tristezza!

  24. piera53

    @Marco Tizzi
    sono d’accordo: vedi per esempio la privatizzazione della Banche a cosa a portato: grandi arricchimenti privati, stipendi e stock options da capogiro ai manager, mentre x l’utenza costi sempre maggiori e benefici sempre minori (pochissimi interessi se non zero e commissioni salate anche se si opera on-line)

    )

  25. alexzanda

    sono anni ormai che vedo tutti, ripeto tutti, gli industriali di mia conoscenza con un’azienda di una dimensione non piccolissima, e anche i professionisti più evoluti, dedicare tutte le energie migliori ed i loro sforzi più prolifici a favore della succursale estera della loro azienda madre, quando non proprio al trasferimento su due piedi di tutto all’estero, come esemplificato anche da alcuni commenti qui sopra……. e vedo anche le aziende italiane capogruppo lasciate a languire, non certo dismesse ma più realisticamente lasciate vivacchiare in un lento consapevole ed inesorabile declino.
    e questa è la parte più vivace della nostra società, quella più produttiva e ricca di inventiva e voglia di fare, ma è così mortificata che non può fare altro, o va via o si rassegna a declinare inesorabilmente.
    vedendo tutto questo da tempo e nel contempo leggendo ancor oggi notizie come questa del bell’articolo di chicago blog, chi riesce ancora ad avere speranza? vi prego, anch’io vorrei essere meno disfattista e veder una luce in fondo al tunnel, ma voidavvero la vedete? fatela vedere anche a me, io sono pronto ad emigrare ma vorrei lottare per il mio paese prima……….

  26. Francesco_P

    @alexzanda

    Ha pienamente ragione. Chi ha un prodotto valido non può più continuare a produrlo in Italia per il peso della tassazione, il peso della burocrazia, le carenze infrastrutturali, ma soprattutto per l’assenza di ogni certezza nel diritto.

    Anch’io nel mio piccolo vedo aziende che fuggono dove le condizioni competitive complessive permettono loro di vivere, mentre le imprese che non riescono a delocalizzarsi perdono la capacità di investire per innovare i propri prodotti (parlo di aggiornali e di migliorare i processi produttivi, non di grandi innovazioni!). Conosco imprese che non sono più in grado di sostenere le vendite grazie ad un adeguato marketing. Se i costi che gravano sulle imprese sono maggiori che all’estero è chiaro che l’Italia è destinata ad un’economia da terzo mondo; quello che pesa non è certo il costo lordo del lavoro ( vedere http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/index.php/Labour_cost_index_-_recent_trends ).

    Arenaways è uno dei tanti esempi di come l’ex monopolista diventato formalmente un gruppo continui a comportarsi come tale con tanto di accondiscendenza e ritardi biblici delle autorità.

  27. Paolo Accornero

    Sono d’accordo con Piov, solo norme che sanzionino gli interessi privati dei dirigenti pubblici o pseudo-pubblici, quando con le loro decisioni danneggiano la società stessa, potrebbero correggere detti comportamenti. Nel caso in specie, posto che 300.000 euro sono una multa ridicola, se anche solo una percentuale di questa, fosse a carico di chi ha preso le varie decisioni, se ne limiterebbe il malo comportamento.

  28. Francesco_P

    @Paolo Accornero

    Infatti la vigilanza della Banca d’Italia commina le multe ai membri del CdA, ai direttori generali ed eventualmente ai dirigenti e capi servizio che hanno commesso infrazioni. La società vigilata NON può in alcun modo intervenire per rifondere le multe agli esponenti / dirigenti. La Banca d’Italia e la Consob hanno un potere ispettivo di cui le authority non dispongono.

    Le auhtority non hanno potere un reale perché non si vuole che lo abbiano.

    P.S.
    Per chi non fosse abituato a navigare il sito della Banca d’Italia, rammento che i bollettini di vigilanza, che contengono anche la sezione “Sanzioni della Banca d’Italia”, sono agevolmente accessibili sotto la voce Vigilanza > Bollettino di vigilanza.

  29. Piero form Genoa

    @Francesco_P

    come mai l’Avvocato Mussari, che in poco meno di 10 anni ha letterelmente distrutto cca 80% del valore di Monte Paschi Siena è stato riconfermato alla testa dell’ Abi ?

    le aziende pubbliche non funzionano, alle antitrust non gli danno poteri e ci piazzano gli amici, ma al così detto privato efficente che combinano ?

    il merito e la moralità sono requisiti necessari solo alle maestranze ma non ai top ?

    da qual pulpito vien la predica ?

  30. paolo silvi

    Per questioni familiari ho vissuto da vicino, molto da vicino, la vicenda delle Aerolinee ITAVIA a partire dal 1964, anno in cui ha cominciato ad operare sotto la Presidenza dell’Avv. Davanzali, e con tutte le differenze del caso scorgo molte analogie. Quella volta l’ITAVIA dovette lottare contro il monopolio ALITALIA fatto che compromise e condizionò il potenziale sviluppo dell’iniziativa. Se oggi Bologna può godere del servizio di un aeroporto internazionale lo deve solo ed unicamente all’Avv. Davanzali ed al fatto che ALITALIA si oppose energicamente sempre all’ingresso di ITAVIA a Fiumicino. Perdonate l’apparente divagazione ma, di fatto, continuiamo a doverci servire di mercati assolutamente non concorrenziali. Altro passaggio chiave e strategico che dovrà affrontare FiD (!):

  31. Francesco_P

    @Piero form Genoa

    Credo che lei, come ciascuno dei lettori, abbia a lungo riflettuto sull’eterna questione se la politica condiziona le banche o, viceversa, se siano le banche condizionare la politica. E’ un po’ l’altro eterno dilemma, prima l’uovo o la gallina?

    Sulla rilevanza ed abilità politica dell’avvocato Giuseppe Mussari non c’è alcun dubbio, sulla sua abilità di banchiere più d’uno. In un sistema corporativo (pardon di concertazione fra governo e parti sociali) come il nostro, la capacità politica è indispensabile per dare voce ad un’associazione che rappresenta un mondo importante come quello bancario. Lo stesso dicasi per l’industria, per il commercio, per i sindacali, per gli alti esponenti della PP.AA., ecc.

    Mi spiace di doverle togliere delle speranze, ma i suoi dubbi sono più che giustificati. Anche le autorità investite di reali poteri che normalmente esercitano con severità, talvolta non riescono a vedere buchi macroscopici. Antonio Fazio docet.

  32. Piero from Genoa

    @Francesco_P

    bah.. in ITALIA..non si son accorti del Fiscal Brontos delle 2 big (che però non riguarda la Sorveglianza che se vede ha tutto il Diritto di girarsi dall’altra parte:).. delle Conversioni di Obbligazioni in Azioni date alle vecchiette in questi mesi da due Banche del Nord.. dei prestiti di MedioBanca a Ligresti che poi faceva partite InfraGruppo tra Assicurazioni ed Immobili.. bah..

    bah.. all’ESTERO.. tra Lemahn .. GoldManSach che attacca AIG dopo aver comprato CDS Nudi proprio su AIG.. Libor & Barclay (quella che 3 anni fa spostò 10 mld di tossici in una filiale fuori bilancio in qualche isoletta paradisiaca).. JpMorgan e 1 Trader Cattivo che fa miliardi di danni da solo (da cui x sillogismo mi sento autorizzato a dire che gli asini volano con la sveglia al collo ed una sirena sulla testa).. Riciclaggio & Hasbc che ora compra MPS x salvarla così chiudiamo il cierchio e ritorniamo a Mussari ed all’ex Brontos..

    direi che ci son pochi dubbi su cosa sia dietro le quinte la Finanza Privata.. non peggio ma neppure meglio della Politica.. il più pulito ha la rogna 🙂

    cordiali saluti

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