19
Ago
2009

I lombardi all’ultima crociata

C’è una domanda che vorrei tanto fare ai politici lombardi: perché non vi piace il kebab? Prima Roberto Formigoni, col suo “coprifuoco” dell’una di notte. Ora la giunta leghista di Capriate, che inibisce alle kebabberie le vie del centro.
Per quanto se ne legge su Internet, la delibera di giunta appare davvero surreale, vietando l’apertura di locali pubblici “gestiti da immigranti” in via Vittorio Veneto. Scelta “di carattere urbanistico”, come dice il sindaco?
Si può sostenere che sia auspicabile che le strade centrali di un paese mantengano, per così dire, un certo “tono”. Ma si tratta di un fine che viene assai meglio perseguito attraverso meccanismi di mercato, che tramite delibere. Non si aprono negozi a capocchia: un dettagliante tende ad investire laddove pensa di essere “benvoluto” e “interessante” per la clientela. Non ci sono straccivendoli in via Montenapoleone: e non certo perché è il Comune di Milano a vietarlo, ma semplicemente perché immobili ed affitti veleggiano a prezzi stratosferici, tarati sul giro d’affari delle lussuose “botteghe” di cui è tappezzato il quadrilatero della moda.Può darsi vi siano vie centrali che non riescono ad attirare negozi di target più alto rispetto a quelli presenti in periferia – ma se ciò avviene, tanto vale chiedersi perché. In parte, responsabile di questo fatto è per l’appunto la pianificazione urbanistica. Come ha ben spiegato Stefano Moroni in diversi suoi lavori (si veda solo questo ultimo “La città del liberalismo attivo. Diritto, piano, mercato”), la pianificazione urbanistica è già pianificazione economica. Pensate alla regolamentazione degli orari di apertura nei centri urbani, che inevitabilmente “drenano” risorse ed esercizi verso i centri commerciali, dove la domanda è immediatamente accessibile, proprio perché per i negozi diventa impossibile “andarsela a cercare” a modo loro. Oppure alle decantate norme anti-traffico, che rendono difficile raggiungere determinati luoghi (gli odiatissimi “iper” viceversa sono dotati di comodi parcheggi). Decidere arbitrariamente quali attività economiche i cittadini possano porre in essere in un certo luogo è già “indirizzarli” verso quelle attività o verso altre.
Con norme differenti, sarebbe più semplice aprire un negozio in città: e quindi anche vedere moltiplicarsi vetrine “decorose” secondo i canoni della giunta di Capriate, ovvero presumibilmente (voglio sperare che la delibera anti-immigrati sia motivata dalla inferiore dotazione di capitale presumibilmente a loro disposizione) esercizi che necessitano importanti investimenti iniziali. Nel momento in cui un’area fosse molto valorizzata, una kebabberia potrebbe starci solo se in grado di reggerne i prezzi. Se lo facesse, sarebbe evidentemente molto apprezzata dai consumatori – quindi, che male potrebbe fare?
Il Comune di Capriate dovrebbe pensare a come diventare più attrattivo, per attività economiche ed esercizi commerciali di ogni tipo – incluse ordinatissime gioiellerie gestite da una famiglia cinese, per dire. Chiudendo d’imperio il centro alle kebabberie fa un cattivo servizio a tutti. Alla sua reputazione, tanto per cominciare. Ai suoi cittadini (se si voleva solo dare un “esempio”, che ciascuno tragga le sue deduzioni sulla giunta del comune bergamasco).  E ai lombardi tutti. Perché diciamoci la verità, per noi che siamo cresciuti in una terra che coltiva il mito del lavoro e della voglia di fare, che proprio i difensori delle “tradizioni” ora si divertano a mettere i bastoni fra le ruote a chi la voglia di fare ce l’ha, è un po’ una vergogna.

You may also like

La guerra tra Cina e Taiwan? Farebbe esplodere il caos a livello globale
Maratona Concorrenza: liberare il commercio al dettaglio
Alcune domande frequenti sugli orari di apertura dei negozi
Sconti folli o follia contro gli sconti?

Leave a Reply