22
Gen
2014

Hollande a due o quattro ruote?

La grandeur francese colpisce ancora (cit. Ugo Arrigo). Può sembrare incredibile ma in questi giorni è passata sottovoce un’operazione che farebbe impallidire anche l’Italia.

Nel nostro paese siamo abituati alle operazioni di Stato, ma anche l’ultima avventura con l’entrata di Poste Italiane in Alitalia in realtà è poca cosa rispetto a quanto successo in Francia.

L’operatore automotive PSA, che controlla Peugeot e Citroen, ha registrato nel 2012 una perdita storica pari a 5 miliardi (dovuto in parte ad operazioni straordinarie) e chiuderà il 2013 con circa 800 milioni di euro di rosso.

E cosa decide di fare lo Stato Francese? Entrare nel capitale con 750 milioni di euro (10 volte l’intervento di Poste in Alitalia) per prendere il 14 per cento dell’azienda.

Un’azienda decotta dove la famiglia Peugeot non aveva le disponibilità per fare l’aumento di capitale necessario. Ma la mano visibile è intervenuta in aiuto alla famiglia amica.

Sono entrati anche i cinesi di Dongfeng, anche loro impresa di Stato. Un’operazione di sistema la chiamerebbero in Italia. O un’operazione di sistemazione dei problemi della famiglia Peugeot con i soldi dei  contribuenti francesi.

Da dove derivano i problemi dei francesi?

La casa francese è troppo concentrata sul mercato europeo e sui segmenti a bassi margini. In particolare vende in Europa ancora il 58 per cento del totale dei suoi veicoli. Bisogna anche dire che sta riuscendo, seppur lentamente ad entrare nel mercato cinese e in quello del Latino America, ma le percentuali di vendita sono ancora troppo basse.

Il produttore ha registrato nel 2013 una contrazione delle vendite di quasi il 5 per cento, restando ben sotto la barriera dei 3 milioni di veicoli. Rimane il secondo produttore europeo (Fiat è invece il settimo) con circa l’11 per cento della quota di mercato, ma sconta un posizionamento eurocentrico.

E l’Europa è il “mal di testa” di tutti i produttori automotive, dato che il mercato è in contrazione da anni ed esiste una sovra capacità degli stabilimenti.

Infatti ne dovrebbero essere chiusi diversi, ma in Francia chiudere uno stabilimento è un tabù. Le tensioni sociali sono molto forti e una disoccupazione cronica ben sopra al 10 per cento non aiuta a prendere delle decisioni coraggiose. Anzi.

Il Governo Sarkozy negli scorsi anni ha sussidiato per miliardi di euro le case automobilistiche francesi con la speranza di ridare competitività al settore.

Chiaramente la politica dei sussidi non solo non ha funzionato, ma avuto degli effetti dannosi.

Il problema alla base della Francia, non è dissimile da quello italiano, è che il sistema paese sta perdendo competitività, come dimostra anche l’andamento del costo del lavoro per unità di prodotto.

Mentre in Spagna questo indicatore sta scendendo ormai da qualche anno, grazie alle riforme effettuate negli ultimi anni, in Francia nessun Presidente ha avuto il coraggio di riformare uno Stato che è pesante a dir poco.

La Francia perde competitività e i produttori automotive hanno poco interesse a restare  nel paese, nonostante le pressioni governative.

Veniamo ai dati. In Francia nella prima metà del 2013 si sono prodotti 910 veicoli, con una riduzione del 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Se si fa un confronto con l’Italia, la Francia sembra un grande produttore, ma ormai il nostro paese è diventato un prefisso telefonico nel panorama della produzione auto globale (L’Italia ha prodotto lo 0,8 per cento del totale).

Facendo il confronto tra la Francia e altri importanti paesi produttori, si vede come le politiche dei sussidi ai produttori siano state fallimentari. In Spagna si sono prodotte infatti 1,16 milioni di veicoli, circa il 27 per cento in più della Francia nel primo semestre dello scorso anno. Ma anche la Thailandia produce più auto della Francia.

In Spagna non esistono più grandi produttori nazionali, ma ha saputo attrarre i produttori stranieri dal Giappone agli Stati Uniti grazie ad un buon know how e ad una ottima competitività del paese.

La Francia e la sua grandeur ha prodotto l’ennesimo fallimento di Stato con il successivo intervento del contribuente.

La Commissione Europea dovrà sorvegliare attentamente a quello che rischia di configurarsi come un aiuto di Stato, tanto che il mercato ha reagito con una caduta di oltre il 10 per cento alla notizia dell’entrata dei soci pubblici.

Hollande, che aveva appena annunciato la sua svolta pseudo-liberale con tagli per 50 miliardi di euro in tre anni, ha subito smentito sé stesso, dimostrando che non solo ama gli scooter, ma anche le auto.

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1 Response

  1. Mike_M

    E’ la solita politica statalista a spese dei contribuenti. Ovunque venga praticata, crea solo danni in quanto altera il fisiologico funzionamento del mercato. PSA e Alitalia sono aziende sostanzialmente fallite. Lasciamo che vadano incontro al loro naturale destino.

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