17
Nov
2014

Gli immigrati regolari delinquono meno?—di Edoardo Garibaldi

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Edoardo Garibaldi.

L’immigrazione è un tema problematico, una questione sulla quale i pregiudizi sono determinanti per le politiche dei governi, anche perché tali pregiudizi sono generati dalle paure legittime di coloro che periodicamente vanno a votare e temono ciò che non conoscono. Ma la paura, purtroppo, non è buona consigliera: appartiene all’irrazionale e lasciare che determini le scelte dei politici non è auspicabile. Luigi Einaudi scriveva nel saggio “Conoscere per deliberare” che la ricerca del vero non può essere affidata al dottrinario, colui che non ragiona sul fondamento dei dati, ma si abbandona al punto di vista della “sua fede sociale e politica”.

I politici, stando a quello che dichiarano, sembrano comportarsi in questo modo, e a ruota vanno gli elettori. Casa Pound e la Lega di Matteo Salvini hanno riempito piazza Duomo a Milano al grido “Stop all’invasione” degli immigrati che rubano il lavoro agli italiani. Dall’altra parte c’è chi insorge, come Sel e parte del Pd, che fa del terzomondismo la sua bandiera e auspica l’apertura delle frontiere. È lecito domandarsi, però, se entrambi gli schieramenti abbiano mai cercato di andare oltre gli slogan.
Paolo Pinotti, professore della Bocconi ed esperto di criminalità e immigrazione, ha presentato il risultato di due suoi studi all’Ibl in occasione di un Policy Breakfast e ha offerto interessanti spunti di riflessione. Pinotti ha indagato sull’esistenza di un nesso di causalità tra lo status di permanenza illegale su di un suolo e la propensione a delinquere di un soggetto. La domanda è sorta da un dato: anche se i migranti irregolari sono in media tra il 20 e il 30% dell’intera popolazione immigrata europea, sono i maggiori responsabili dei crimini violenti commessi dagli stranieri.

Dagli studi si evince che sì, c’è un nesso di causalità e coloro che risiedono legalmente in Italia delinquono di meno. Sfruttando un evento “naturale” come l’indulto e l’allargamento europeo ad Est, Pinotti ha potuto effettuare un “esperimento” attendibile su un gruppo piuttosto omogeneo di persone. L’indulto di qualche anno fa ha consentito a molti immigrati di uscire dal carcere. Contestualmente, in virtù dell’allargamento a Est dell’Unione europea, alcuni immigrati che hanno beneficiato dell’indulto si sono ritrovati con lo status di immigrato legale (ad es. i romeni), in quanto appartenenti a uno Stato comunitario. Il confronto è stato così realizzato fra immigrati “indultati” dell’Est europa: regolari e irregolari. Coloro i quali si erano macchiati di “reati economici”, una volta liberi e legalmente residenti avevano un tasso di recidiva molto più basso rispetto a coloro che non avevano il permesso di soggiorno e non potevano partecipare all’economia “ufficiale”.

Questo studio offre tre soluzioni eminentemente politiche: 1) ampliare il numero dei visti concessi in un determinato anno in modo da ridurre coloro i quali vivono da irregolari e che quindi sono impossibilitati a partecipare all’economia “ufficiale” del paese; 2) mantenere il numero dei visti uguali, ma rendere effettive le espulsioni in modo da scoraggiare l’ingresso di irregolari e la loro permanenza da irregolari sul nostro territorio; 3) cercare di fare incontrare domanda e offerta di lavoro prima che i migranti raggiungano il suolo italiano.

Ampliare il numero dei visti potrebbe essere una soluzione, ma sicuramente avrebbe un effetto “inflattivo” sugli arrivi e bisogna domandarsi se sia auspicabile. Rendere effettive le espulsioni sarebbe una buona prova per affermare lo “Stato di diritto”, ma non sarebbe la via d’uscita dal medioevo di cui parlava Oscar Giannino nel suo ultimo post. Cercare invece di fare incontrare domanda e offerta di lavoro, in modo da eliminare a priori l’eventualità che il migrante partecipi all’economia irregolare, è la soluzione che porterebbe vantaggi per tutti. Sicuramente, qualunque delle tre strade si decida di intraprendere, sarebbe un deciso passo in avanti rispetto alla confusa e miope politica migratoria seguita in questi anni dall’Italia.

@12edoardo

 

2 Responses

  1. Marco

    non facciamo troppo le mammolette
    faceva lo strillone a Chicago e si chiamava Al Capone
    poi ci furono i Gambino e la pizza connection
    e ancor oggi milioni di persone soffrono sia in italia che in Russia o Stati uniti

  2. Filippo

    Io sceglierei le posizioni 2 e 3 tra quelle da Lei proposte.A cui aggiungerei una sanatoria,ultima e definitiva che riguarda chi da irregolare si trova in Italia e non ha commesso reati.Certo lo farei se l’Italia fosse un Paese serio,che può avere una politica estera degna di questo nome,una politica dell’immigrazione degna di questo nome,un controllo del territorio vero e così via di questo passo.
    Purtroppo so che non è così,le espulsioni non sono effettive perchè spesso i clandestini non sono correttamente identificati,perchè i loro Paesi di origine non li riprendono dato che non sono stati fatti accordi in questo senso.Fare incontrare domanda e offerta è cosa propria di un Paese organizzato,ma non certo dell’Italia.Non esistono strutture che raccolgano le necessità delle imprese e le traducano in richieste di personale all’estero,oppure se ci sono non sono per niente efficaci.In Italia manca ogni tipo di politica,viviamo alla giornata illuminati dall’entusiasmo e dall’ottimismo via twitter che il Premier quasi quotidianamente ci regala.

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