26
Mar
2011

Due centesimi fanno la differenza

Evviva! Finalmente aumentano le tasse. Per “salvare la cultura”  è previsto l’ennesimo aumento delle accise sulla benzina di “soli” 1-2 centesimi.

Dopo la guerra in Abissina, la catastrofe del Vajont, il terremoto del Belice, arriva l’ennesima stangata. Il prossimo passo sarà il contributo per l’intervento umanitario in Libia e l’emergenza immigrazione?

È davvero triste constatare che piuttosto che eliminare sprechi, si decida di aumentare la pressione fiscale, in un Paese nel quale il peso dello Stato è davvero abnorme.

Senza entrare nell’analisi dell’utilità o meno di questi fondi alla cultura, ottimamente analizzata da Filippo Cavazzoni, è incredibile come il reperimento delle risorse sia arrivato ancora una volta dalla benzina in un momento nel quale il prezzo del petrolio sopra i 110 dollari rischia di far aumentare l’inflazione  e pesa duramente sui bilanci delle famiglie e delle imprese italiane.

Non erano possibili dei tagli agli sprechi? Solo alcuni esempi, di cui lo stesso Ministro dell’economia Tremonti aveva parlato. Il famoso taglio delle Province, presente nel programma elettorale del Popolo della Libertà, secondo il Ministro avrebbe comportato dei risparmi solo per 100 o 200 milioni di euro l’anno. Più o meno quanto è stato reperito con l’aumento dell’accisa sulla benzina. Non era meglio eliminare uno spreco piuttosto che aumentare le tasse?

L’eliminazione delle Province, secondo le nostre stime (IBL), potrebbe portare ad un risparmio di quasi 2 miliardi l’anno, pari a 10 centesimi di accise. Perché se proprio si volevano dare i fondi alla cultura, non si è deciso per una misura drastica?

L’ennesimo aumento delle tasse per finanziare spesa pubblica improduttiva sembra chiudere gli occhi di fronte a quanto sta accadendo in Europa.

L’attenzione è giustamente caduta sulla crisi Libica, i massacri del Colonnello Gheddafi o alla scalata francese di Parmalat, ma negli ultimi giorni l’argomento più importante è invece un altro.

Il Portogallo, dopo la Grecia e l’Irlanda si appresta a richiedere il salvataggio dell’Unione Europea. Il premier portoghese Socrates ha appena rassegnato le dimissioni, non essendo riuscito a trovare la fiducia sui tagli necessari a salvare il bilancio dello Stato.

Un Paese bloccato, che ha registrato una caduta del prodotto interno lordo nell’ultimo trimestre dello scorso anno, e che non rispetta le stesse previsioni di deficit consegnate alla Commissione Europea. Nel 2010 il rapporto deficit/PIL del Paese Luso dovrebbe superare l’8 per cento e mantenersi sopra il 5 per cento anche nel 2011.

Dopo il Portogallo, sarà probabilmente il turno della Spagna, con i suoi enormi problemi delle cajas pubbliche.

E dopo la Spagna? L’Italia, che dunque ha bisogno di fare sacrifici.

Il  Governo Italiano che ha appena ridato oltre 400 milioni di euro alle Regione per il Trasporto pubblico locale sta andando nella direzione opposta a quella necessaria. Una riforma seria del TPL, attesa da troppi anni dal nostro Paese, potrebbe far risparmiare altri 2 miliardi di euro l’anno alle casse pubbliche. Se solo le aziende di trasporto (quasi tutte pubbliche) raggiungessero l’efficienza di quelle degli altri Paesi Europei, questo potrebbe essere il risparmio: altri 10 centesimi di accise.

Venti centesimi di risparmio non sarebbe una cattiva misura economica per rilanciare l’economia ed invece si aumentano per l’ennesima volta le tasse.

La direzione intrapresa va dritta contro le esigenze dei mercati finanziari, già nervosi per le conseguenze dell’aumento dei prezzi del petrolio e il relativo rallentamento economico.

C’è il rischio dunque di un duro scontro con la realtà economica e per l’Italia sarebbero dolori.

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24 Responses

  1. carlo grezio

    d’accordo con il senso generale dell’articolo.
    Sulla riduzione strutturale della spesa pubblica : questo governo ed il suo ministro simbolo (tremonti) sono assolutamente incapaci di individuare riorganizzazioni strutturali che riducano l’abnorme e crescente impatto della spesa pubblica.
    Curioso l’approccio sulle province : non le tagliamo perchè risparmiemmo poco (vero).Il significato di questa affermazione è il seguente : le province servono forse a poco, ma costano poco, non sprecano molto, non fanno grossi danni.Bene allora perchè non pensare a tagliare le strutture che costano moltissimo, sprecano moltissimo, fanno enormi danni : eliminare le regioni sarebbe l’unica vera cura definitiva al taglio della spesa pubblica, dopo che la spesa centrale è stata di fatto estremamente ridotta e gli investimenti azzerati (con grave danno del pil).Se siamo tutti d’accordo che questo paese deve rinunciare ad almeno uno dei quattro livelli amministrativi (comune, provincia, regione, stato), quello da eliminare sarebbe senz’altro la regione.
    Comuni aggregati fino a minimo 15.ooo abitanti, città metropolitane con eliminazione delle province doppione e stato !! Ne nascerbbe una semplicissima organizzazione federalista di tipo cantonale (90 province autonome + 8/10 città metropolitane)con la tranquilla possibilità di evitare ambizioni secessionistiche, ambizioni di politica estera disastrosa.Taglio consistente ed immediato del milione di persone che campa di politica in modo parassitario se non truffaldino.
    Semplice controllo dei cittadini sulla amministrazione della cosa pubblica.
    Riorganizzazione della sanità su basi logiche, non regionali.
    Pensate cosa vuol dire eliminare pseudo governatori, pseudoparlamentini regionali, pseudoburocrazie regionali inutili e dannose.Eliminazione delle regioni autonome ed ordinarie.Stato centrale più efficiente e dedicato alla gestione dell’interesse nazionale, eliminazione del senato.
    Ah dimenticavo un problema : qui di federalisti veri e sufficientemente colti non se ne vede nemmeno l’ombra…qui ci sono solo leghisti….

  2. LucaS

    1-Già aumentare le tasse è una cosa pessima, considerando il loro livello. Farlo tassando la benzina è 10 volte peggio! Ma la cosa che mi fa letteralmente imbestialire è che quei fondi andranno alla cosiddetta “cultura” (è un eufemismo)… senza dubbio il tipo più inutile ed irritante (per me) di spesa pubblica. Per quale motivo uno che fa il pieno dovrebbe pagare per la “cultura”? Che se la paghino quelli ai quali interessa! Se è davvero una cosa cosi preziosa come dicono qual’è il problema? Aumentate i prezzi dei biglietti dei musei per esempio, ma scordatevi i miei soldi!
    Dipendesse da me i fondi per la “cultura” sarebbero zero e chiederei indietro anche quelli spesi in passato se fosse possibile recuperarli! licenzierei all’istante tutti i dipendenti pubblici che “lavorano” in questo settore e privatizzerei ogni museo lasciando agli imprenditori la libertà di assumere chi vogliono e non necessariamente di mantenere a vita quelli che fanno finta di lavorarci adesso! PS Io non sono contro la cultura! Anzi! Ma 1-sono per la cultura quella vera, cioè quella scientifica (matematica, statistica, fisica, chimica, ingegneria, informatica…), e non certo quella artistica (arte, letteratura, cimema, fotografia, musica, teatro…) che è tutto meno che cultura, al massimo sono hobbies interessanti per quelli ai quali piacciono! 2-credo fermamente che lo stato non debba impicciarsi in questo campo: primo perchè non è il suo mestiere, secondo perchè più si impiccia e più fa danni!
    2-Io non vedo l’ora che i mercati mettano l’Italia nel mirino… sul serio! Solo in quel momento i politici saranno letteralmente con le spalle al muro e dovranno ridurre le spese. Se non sono con le spalle al muro non si muovono, basta guardare cosa è successo negli altri paesi! L’importante è che i tedeschi tengano duro in modo che non sia la BCE a dare i soldi che gli investitori si rifiutano di prestare ai governi bancarottieri.
    3-Ecco un altro autore che finalmente critica Tremonti, anche se in realtà è come sparare sulla croce rossa nel senso che ne ha fatte cosi tante che criticarlo è troppo poco, bisognerebbe quantomeno chiedere che si dimetta o per inettitudine o per ignoranza professionale! Giannino se c’è ancora batta un colpo!

  3. Rothbard

    Hollywood ha finanziamenti pubblici? Broadway? Se gli enti lirici non vendono biglietti a sufficienza per campare, perché non interrogarsi sulle ragioni? Se l’ennesima replica di “Uno, nessuno, centomila” non riesce a racimolare i soldi per la cena, non sarà forse un segnale eloquente che indica che i linguaggi vanno aggiornati?

    Siamo alle solite. Il consumatore avrebbe molto più potere del cittadino, ma guai a permetterlo!

    Meglio proclamare l’importanza di un voto (un quarantamilionesimo di voto ogni cinque anni …), anziché la piena libertà di indirizzare i propri sudati soldi verso i beni e i servizi a cui si è più interessati.

    “Omologazione, omologazione, omologazione!”, è il grido che si eleva dai cortei di sostegno al FUS.

    Capisco perfettamente gli “artisti” e gli “intellettuali” che hanno difeso con unghie e denti la loro comoda fonte si sostentamento, senza la quale avrebbero dovuto confrontarsi con il mercato (leggi: confermare QUOTIDIANAMENTE la loro arte e il loro sapere).

    Non capisco, invece, quei sedicenti fruitori di cultura che ingrossano le fila dei manifestanti: da un libero e rinnovato confronto tra le arti e gli artisti sarebbero stimolati e potrebbero partecipare in misura maggiore.

  4. guido

    era più logico tassare il superfluo, come cinema, sigarette o superalcolici che la benzina, i cui aumenti poi si ripercuotono su tutti i beni e o servizi che devono essere trasportati su ruote(cioé quasi tutto!)
    ma evidentemente in questo paese nulla è più prioritario del superfluo e dell’accontentare le caste.
    bene, potremo continuare ad usufruire delle grandiose opere culturali di Fo, De Sica , Boldi o Guzzanti che ringraziano e passano alla cassa. Stato stipendificio come sempre. E parlo da artista, che i soldi statali non li vuole ma se la gioca sul mercato.
    E poi Frattini se ne esce anche col dare soldi ai tunisini per incentivarli a tornare a casa (dice son soldi Europei, ma da dove vengono?) però poi per togliere due lire di tasse sembra debbano spellarsi vivi.
    Perché non abbiamo amministratori come Giannino ma queste pallide imitazioni di pseudo liberisti?
    che mi pare cerchino sempre legittimazioni a sinistra, ma poi se ne fregano di deludere coloro che li hanno eletti. ma partite iva e imprese, a quale santo devono votarsi (o votare)?

  5. L’idea di sopprimere le province a me non sembra funzionale e i risparmi sono sopravalutati.
    Si risparmierebbero (forse) i costi della politica. Ma il personale non potrà sparire. E i trasferimenti e le riorganizzazioni si pagano. Come minimo nel breve ci sarebbe un aggravio di costi. Ma il problema vero è che tra comune e regione resterebbe il vuoto. Chi finanzia le opere provinciali. La questione mi sembra nasca più dall’ignoranza su cosa facciano le province (curioso l’intervento di carlo grezio che alla fine cita una svizzera che non è paragonabile a noi e sulla suddivisione amministrativa-territoriale risente di elementi storici che non sono il massimo dell’efficienza).

    La soluzione vera è unire, non far sparire. Regione come molise non hanno senso. Però più che sulle regioni si può intervenire su comuni e province. Province sotto il milione non hanno in generale senso, e dimezzeremmo tranquillamente il loro numero. In Lombardia per dire potrebbero rimanere Mi, Bs, Bg, NordOvest, Pianura.

  6. No condivido affatto con LucaS sulla “cultura vera, cioè…” perchè la cultura è una. Quelli che noi oggi consideriamo fisici, astronomi… allora si consideravano diversamente: Newton si considerava teologo e politico, Pascal un filosofo, Keplero un indovino…
    Invece ricordo che la cultura che conta non è quella che vive nei sussidi dello stato. Mentre Van Gogh, Cezanne, Gaugin dipingevano i loro capolavori, le accademie erano ferme in ben altre direzioni.
    Condivido invece il nesso dell’articolo: ogni taglio ai servizi o aumento delle tasse senza riduzione degli sprechi ha un unico messaggio: in italia ci sono dei privilegiati che non si possono toccare. Non appartenete alla casta? pagate!

    PS. per abolire province o regioni occorre una modifica alla costituzione, cioè non è facile da fare. Per abolire i consigli di circoscrizione che costano e non servono a nulla così come sono fatti, basta abrogare una legge.
    Iniziamo a raccogliere firme?

  7. Meno male, qualche sacrificio durante l’anno, ma potrò godere ancora di “vacanze di natale a..” grazie Tremonti. Ho preso ogni speranza, in Italia non si può cambiare nulla, basta battere i piedi e fare casino che tutto resta com’é. Situazione cristallizzata. Fino a quando potrà durare?

  8. romain

    Ottimo articolo; alcune mie brevi considerazioni che apparentemente non c’entrano ma invece c’entrano. Si parla dell’aggravio delle accise sulla benzina per finanziare lo spettacolo, ma nessuno ricorda un’altra tassa odiosa rispolverata dal governo, il ripristino della tassa di soggiorno. Si critica giustamente Tremonti, con la sua politica finanziaria quanto meno miope, e nessuno ricorda che noi avevamo un ottimo ministro delle finanze in pectore, il liberale liberista On.Prof.Antonio Martino, ora ingiustamente emarginato. L’abolizione delle province non comporterebbe un piccolo risparmio, ma uno grande, almeno 10 volte superiore a quello interessatamente ipotizzato: ma perchè intanto non impegnarsi a non creare nuove province? (ultimamente ne sono state istituite altre 7, più inutili di quelle inutili): l’abolizione delle regioni è stata proposta per scherzo; è stato Feltri a dire: se non riusciamo ad abolire le province, almeno aboliamo le regioni!

  9. piero

    Ciò che trovo particolarmente odioso in questa faccenda é che abbiano agito come casta o lobby personaggi che hanno pesantemente abusato della loro immagine pubblica. Attori, cantanti, musicisti, direttori d’orchestra: tutta gente che quando parla “pesa” solo perché approfitta della propria notorietà ( ovviamente guadagnata con “opere” già abbondantemente finanziate con denaro pubblico) per succhiare allo stato altri quattrini. E magari altri che potrebbero avere bisogni più importanti ma non hanno voce e potere di ricatto morale, non riescono ad ottenere nulla.

  10. sigfried

    @roberto

    l’abolizione delle province non dovrebbe essere complicato…

    basterebbe assegnare le funzioni ai comuni capoluoghi

    licenziare se possibile il maggior numero di dipendenti licenziabili (utopia)

    fare riassumere dai comuni quelli …indispensabili (:D:D:D)

    e tanto per non lasciare all’inizio vuoti incolmabili tra comuni e regioni

    convocare semestralmente un consiglio chiamiamolo così “circondariale”

    presieduto da prefetto e sindaco del capoluogo

    (gli altri membri saranno i sindaci dei comuni del circondario)

    consiglio senza …………portafogli ( gettone di 10 euro a partecipante!!)

    ma con compiti di coordinamento delle singole comunita’….

    ovviamente nessuna norma piu’ o meno costituzionale

    dovra’ impedire che ci si possa riunire con frequenza maggiore

    mensile settimanale giornaliera…insomma a piacere………

    gratuitamente

    sognare non costa nulla………………finche’ non ci tasseranno anche quello

  11. carlo grezio

    Credo che sul problema della riorganizzazione amministrativa dello stato si debba mettere qualche puntino sulle i.
    Il fatto che feltri abbia parlato di abolire le regioni ha semplicemente volgarizzato il problema ed abbassato il livello delle discussione, ma il problema sulla sostenibilità delle regioni è all’ordine del giorno di molte discussioni più serie.
    Proviamo a chiarire il problema : in teoria per amministrare qualche centinaio di migliaia di persone, o anche un milione, in aree densamente popolate come l’italia, si ritiene che sarebbe sufficiente un sindaco (inteso come municipalità, struttura comunale).Ovviamente per ragioni storiche le circoscrizioni che si son via via formate ed istituzionalizzate, urbane o no, possono essere o molto più grandi o molto più piccole.In Italia l’affastellamento di 4 gradi di gestione (comune,provincia, regione, stato) cui si aggiunge poi il livello comunitario europeo ha chiaramente portato ad un abnorme proliferazione di ceti di pubblici burocrati-pubblici amministratori che sono in gran parte nullafacenti, pessimi gestori, causa/effetto di corruttele, ma soprattutto hanno portato ad un rapporto insopportabile tra costo dell’amministrazione e amministrazione gestita.
    Facciamo tre esempi per capirci : metà degli oltro 8000 comuni italiani non raggiunge 10.000 abitanti; solo 33 province italiane hanno più di 500.000 abitanti; solo 7 regioni su 20 hanno pù di 4 milioni di abitanti.Potrebbe bastare quindi procedere ad una razionalizzazione per aggregazioni successive ? a livello di comuni certamente si .A livello di province in parte si in parte no, una volta superata una certa taglia di dimensione geografica del territorio; pensare ad accorparre regioni sembra poco funzionale (se togliamo casi eclatanti come abruzzo-molise, basilicata-puglia…).
    Per il livello province/regioni deve piuttosto porsi quale dei due livelli eliminare. Ora è tutto da discutere che in questa scelta sia la provincia a dover sparire.
    Alcuni motivi : la regione in generale è un invenzione degli anni 70 per dare dignità politica ad una gestione geografico-amministrativa dello stato e soprattutto dare ad una serie molto limitata di politici trombati un passatempo poco costoso poco impegnativo.Con il regionalismo/federalismo si è invece spinto sull’acceleratore dando dignità di governatori e di parlamentini e di onorevoli regionali a gente sostanzialmente inutile.Solo a livello provinciale può rimanere la capacità di controllo sull’azione degli amministratori ; a livello regionale tutto si complica.Infine la storia italiana dei cento campanili pende tutta favore delle province, che potrebbero avere maggiore autonomia , maggiore controllo del cittadino, minori costi, minore corruzione, nessuna ambizione secessionistica.Infine c’e un sentimento molto diffuso nei cittadini che vede la provincia come un ente vicino, che potrebbe accrescere le competenze, ma una volta superato quello preferirebbero risolvere a roma quello che non competesse ad una loro accresciuta autonomia.
    Un novarese, un comasco, un veronese, un leccese, un senese, un catanese preferirebbedi gran lunga misurarsi a Roma piuttosto che impaludarsi nel capoluogo di regione e dover andare a Torino,Milano,Venezia,Bari, Firenze o Palermo…Volendo fare l’esempio di un piccolo stato come la svizzera, la dimensione cantonale (cioè una dimensione provinciale) regge perfettamente; in francia se ne guardano bene dall’essere federalisti e quindi i dipartimneti vanno benissimo, in germania i land hanno radici storiche e dignità capacità tradizioni amministrative che le nostre regioni si sognano.Il problema vero è cercare di fermare il processo degenarativo per cui una lombardia di 9 milioni di abitanti si proietta struttura italiana come se fosse la californi negli stati uniti, e soprattutto evitare che le regioni italiane finiscano tutte per essere amministrate come la regione siciliana, che è il destino sicuro delle attuali psudoriforme federaliste in atto.

  12. Giovanni Bravin

    L’accisa + Iva per creare fondi per il FUS è solo un lato della moneta.
    Non ci hanno detto che ci sarà un aumento di politici nei Comuni oltre il milione di abitanti, che guarda caso sono Roma e Milano (giunte simili).
    Siccome una moneta ha anche il bordo, vedremo nel prossimo futuro quali altre sorprese saranno celate. (Amare sorprese)!

  13. Andrea Tribulini

    Speriamo che almeno termini triofalmente la marcia gloriosa -e senza tempo- del Regio Esercito Italiano alla conquista di Addis Abeba!

  14. fabio anichini

    Da due conti fatti con dati reperiti in rete mi risulta che, con l’ aumento di due centesimi, la somma necessaria alla ricostituzione dei fondi fus sarà recuperata in tre / quattro mesi al massimo, dopodiché, dato che (come sempre) il provvedimento non sarà revocato, il Governo farà una “cresta” di circa 1500 milioni di euro all’ anno, con i quali potrà finanziare le ulteriori spese allegre e mantenere e aumentare le prebende e i privilegi della “casta”.
    E’ ora di smetterla di farsi prendere per il …

  15. Alberto

    Dire vergognoso è dire poco..non mi reputo un disfattista ma guardando il modo di agire dei nostri rappresentanti non posso che perdere ogni speranze in un futuro degno.Come al solito si è preferito mettere le mani in tasca al cittadino piuttosto che fare qualcosa.Per quanto mi riguarda propongo alle prossime elezioni scheda bianca o nulla, perchè nessuno è capace di Fare qualcosa di degno,che sia Berlusconi ,Vendola,Bersani o chiunque altro.Non vedo l’ora di buttare via il passaporto italiano…perchè a 25 mi vergogno profondamente di essere italiano e soprattutto di avere questa classe dirigente (che è lo specchio dell’italiano medio).Fuggir Fia il meglio…

  16. Marco Jarach

    Lo Stato Italiano spende per le auto blu il triplo del bilancio destinato alla cultura e non aiuta l’ industria turistico-alberghiera lasciando che l’ Italia scivoli da 1° posto della classifica al …28°.- Le industrie chiudono o vanno vendute a stranieri e il turismo crolla ! Con cosa pagheremo il deficit ?

  17. Logos

    @carlo grezio
    Sono d’accordissimo con te, anche perchè al taglio delle province si oppose proprio la Lega che grida “Roma ladrona”. Insomma un altro aumento da parte di chi diceva che non avrebbe messo le mani nelle tasche dei cittadini! Ci sono attimi che penso sia meglio ristrutturare il debito x aprire gli occhi ai cittadini italiani, lì anche oggi a manifestare per le cazzate del premier!!!!!!!!!!

  18. Giovanni Bravin

    @Logos
    Le mani in stasca agli Italiani, lo fanno i borseggiatori professionisti, e se qualcosa va storto, rischiano in prima persona. I politici lo fanno fare agli altri, mai loro!

  19. lo scimmione

    Firmo, con convinzione, la proposta di “Roberto” di mettere in atto ogni pressione affinchè vengano aboliti i consigli di circoscrizione. E’ un lodevole inizio anche se, a mio giudizio, non sufficiente. Regioni e Province costituiscono un doppione, non in quanto si abbia una perfetta sovrapposizione di compiti fra i due enti, ma in quanto molte funzioni possono essere vantaggiosamente accorpate (le diverse strade provinciali, p.e., possono essere proficuamente curate da un unico ufficio a livello regionale); di altre funzioni è opportuno verificare l’utilità …. o l’eventuale dannosità. Avviene che, mentre in molti ambiti “la funzione crea l’organo”, per quanto riguarda la burocrazia “l’organo crea la funzione”. Se dessi vita, nel caseggiato dove abito, ad un “comitato per la risoluzione delle controversie fra condomini”, con obbligo di riunione mensile, ci scommettete che non rimarrebbe inoperoso? le varie signore Marie e Terese si lambiccherebbero il cervello per farlo lavorare e, se i membri del comitato ricevessero un gettone di presenza, le riunioni diverrebbero settimanali. Scherzi a parte, il riesame che si renderebbe necessario in occasione della ristrutturazione, per distribuire i compiti delle Province fra Regioni e Comuni, evidenzierebbe anche la possibilità di abolire qualche ufficio e di semplificare gli adempimenti per i cittadini. Attualmente, per dare inizio ad alcuni tipi di attività, bisogna ottenere il benestare di più enti: sarebbe bene che molti di questi permessi – sceverando fra quelli esclusivamente formali e quelli intrinsecamente utili – venissero concessi al livello più basso, dal Comune.
    Vi è il dubbio, ragionevole, da parte di qualcuno se sia più proficuo abolire le Province o le Regioni. Propendo per l’abolizione delle Province. E’ vero che le Province sono “più vecchie” e più legate al sentire delle popolazioni, ma le Regioni, nell’attuale organizzazione dello Stato e con gli sviluppi previsti in senso federale, meglio si prestano a permanere: lo loro soppressione creerebbe uno sconquasso politico e… non ne usciremmo più.
    Qualcuno ha avanzato dubbi sulla capacità della attuale compagine ministeriale, e di qualche ministro in particolare, di attuare i tagli agli sprechi di cui stiamo trattando. Si condividano o no questi giudizi, penso che la peggior cosa sia rinunciare alla lotta: bisogna “fare la guerra con i soldati che abbiamo”. Penso quindi che sia opportuno continuare a “firmare” per la abolizione degli sprechi.
    Continuo ad essere convinto che, proprio perchè il governo attuale non ha alcuna possibilità di essere riconfermato alle prossime elezioni se non avrà attuato il programma di semplificazione e “snellimento” dello Stato per cui era stato votato, la lungimiranza ed il coraggio della disperazione dovrebbero indurlo a mettere da parte il timore di scontentare gruppi o settori. Questo vale anche per la Lega.
    Parteciperò ad ogni sottoscrizione per segnalare gli obiettivi dei possibili tagli e spero che persone più informate di me possano indicare enti inutili e procedure che comportano sprechi. Se il governo hon vorrà tenerne conto, avrò almeno la convinzione di aver fatto il possibile e, non essendo ceerto disposto a votare per la sinistra statalista o per gli opportunisti del centro pronti a sposarla, il giorno delle elezioni andrò tranquillamente al mare o, a seconda del tempo, a passeggiare sotto la pioggia.

  20. L’on. Pionati (innanzitutto abolirei l’appellativo onorevole viste le persone che possono utilizzarlo e che non mi sembrano proprio degne di tale titolo) ha perso un’occasione di dimostrare intelligenza, restanto zitto. Quello che ha detto di Lei è semplicemente “stupido”. Perchè invece di aumentare le accise, non è stato deciso di DIMINUIRE non dico ABOLIRE il rimborso delle spese elettorali ai partiti, che è veramente scandaloso, tanto più che avevamo votato contro il finanziamento pubblico dei partiti.
    I Radicali, che normalmente sono i più sensibili a determinati argomenti, perchè non propongono un referendum per l’abolizione del rimborso di cui sopra.
    Quante promesse false da parte di tutti: è diminuito il numero del parlamentari, dei consiglieri regionali e via di seguito? Sono state abolite le provincie? Perchè tutti si riempiono la bocca con la frase trita e ritrita del “bene del Paese”. Quale Paese? Non certamente l’Italia! Sono talmente delusa che – dopo aver votato spesso – turandomi il naso, mi è passata la voglia di farlo. Mi chiedo spesso: come posso agire per tentare di far cambiare anche minimamente l’andazzo? Non c’è nessun partito, anche piccolo, in cui veda aspetti positivi. I Radicali mi piacciono abbastanza, ma non condivivo alcune loro posizioni e poi sono troppo piccoli per incidere. Inoltre ho l’impressione che anche loro, quando fanno parte di una coalizione, tendano ad adeguarsi.

  21. Andrea Chiari

    Capisco la filosofia del sito e in parte la condivido: aumentare le
    tasse per aumentare le spese non va bene, anche se si tratta di piccole
    aggiunte. Faccio però presente che se questi 1-2 centesimi per la cultura
    fossero monitorati e non finissero, come altre volte, nel calderone
    indifferenziato per poi reintrodurre domani un’altra aggiunta
    fidando nella comune dimenticanza, forse si potrebbe anche accettare.
    Almeno, di tutta l’accisa fiscale, sarebbe un ammontare conosciuto e
    finalizzato. Tutto il resto, rimarrebbe oscuro: magari ci fosse una distinta
    delle voci di spesa alimentate con la benzina, uno si renderebbe conto dove
    finisce il suo denaro! Ma c’è un’altro aspetto delle spese culturali che è
    una tassa nascosta: quando un comune destina alcuni milioni di euro al
    proprio teatro, per fare un esempio, utilizza risorse comunque provenienti
    dalla fiscalità, a beneficio di 1.000, forse 2.000 abbonati o appassionati,
    magari del ceto medio o medio-alto. Giusto, non giusto? Non so, ma sarebbe
    bene parlarne in modo schietto non nascondendosi dietro l’argomento che la
    cultura non si tocca. Uno o due teatri nazionali (come la Scala) che
    avessero scopi di rappresentanza culturale all’estero e di alta produzione
    vanno bene, ma domandiamoci: non sarebbe il caso, modestamente, che chi
    vuole andare a teatro se lo paghi? Non stiamo parlando del pronto soccorso.

  22. salvatore

    penso che noi Italiani dovremmo abbandonare il sogno che ci ha accompagnato dagli anni 70 ai 90, la fantapolitica di allora ci proponeva un modello che ci faceva pensare che i soldi non finissero mai. Oggi più che mai ogni strada che viene percorsa, per forza di cosa, ne pregiudica un altra. MI chiedo: fino a quando si potrà mettere una “pezza” per arginare la falla che con il passare del tempo diventa sempre più grossa??

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