22
Gen
2012

Decreto liberalizzazioni: Quale spinta per l’economia dall’aggiunta di 5000 farmacie? – di Fabrizio Gianfrate

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Fabrizio Gianfrate.

Come si realizza il risparmio per il cittadino e su quale classe di farmaci, aumentando di 5000 unità il numero delle farmacie? Non certo su quelli a carico del Ssn, avendo questi i prezzi fissati per legge dallo Stato e quindi devono restano gli stessi. Costituiscono la metà del mercato della farmacia.

Il cittadino risparmia su quelli a pagamento diretto? Ma già meta di questi, gli OTC, quelli senza obbligo di ricetta e che sono il 10% circa del mercato dei farmaci, sono stati liberalizzati anni fa in supermercati e parafarmacie, con un effetto di riduzione di prezzi mediamente del 10% . Se da 22000 punti vendita (18000 farmacie, 3500 parafarmacie e 400 corner nei supermercati) si passa a 27000 si può difficilmente sperare in ulteriori ribassi, dato che il numero dei punti vendita é già capillare e copre ampiamente la domanda sul territorio, ma soprattutto perché la nuova farmacia delle 5000 previste, come impresa neocostituita dal farmacista neolaureato difficilmente avrà la forza economica e commerciale con i fornitori e le capacità di realizzare economie di scala superiori a Coop e Auchan tali da praticare prezzi piú bassi di loro o della farmacia economicamente solida e consolidata.

Quale dovrebbe essere allora la spinta alla crescita dell’economia nazionale (cresci Italia) dall’apertura delle nuove 5000 farmacie? Magari aumentando i punti vendita si allarga il mercato di quei farmaci? Ma allora si fanno spendere di piú i cittadini per comprare farmaci anche quando non gli servono. Non mi pare il modo piú sano per spingere l’economia. Fortunatamente non sarà cosí perché compriamo quei farmaci quando ne abbiamo uno specifico bisogno, infatti il loro mercato e piatto da anni.

Quindi a mercato piatto e prezzi che non scenderanno ulteriormente per i motivi appena esposti, si ridistribuirà tra 27000 quanto finora avveniva tra 22000.

Quei 22000 avranno quindi di meno. In particolare le 18000 farmacie avranno di meno rispetto a prima. Molte di esse dovranno quindi tagliare i costi, a decremento del servizio (uno o piú farmacisti collaboratori in meno, ecc) compensando in negativo l’eventuale nuova occupazione delle nuove 5000, dato il mercato piatto. Forse qualcuna, in paesi piccoli o località disagiate, montane o simili, dovrà persino chiudere, interrompendo quindi il servizio di dispensazione anche e soprattutto dei farmaci del Ssn. Insomma un mero effetto re distributivo di un mercato piatto, con pure il rischio di deteriorare il servizio al cittadino/paziente.

Va ricordato, circa il conto economico della farmacia, che negli ultimi tre anni con l’aumentare rilevante del numero di ricette e la riduzione del valore medio unitario delle stesse, i costi sono cresciuti e i ricavi diminuiti.

E poi non va dimenticato che le farmacie sono esercizi per le quali e assai difficile evadere le tasse: metà dei loro incassi sono per i farmaci pagati dal Ssn quindi é impossibile. Per l’altra metà ognuno di noi può scaricarsi lo scontrino dalla dichiarazione dei redditi, una delle pochissime detrazioni possibili a tutti e non solo ai lavoratori autonomi.

Ultimo appunto: si criticano le farmacie perché vendono anche generi di largo consumo “sanitario”, integratori, pantofole, cosmetici, saponi, ecc. venduti in supermercati, profumerie, e altri esercizi. Ovvero si critica con la mano destra la liberalizzazione della vendita mentre con la sinistra si scrive il decreto sulle liberalizzazioni. A dir poco buffo.

Insomma, concludendo, si comprende poco, dato l’obiettivo di far crescere l’economia, come sia possibile contribuire a farlo aumentando il numero delle farmacie.

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9 Responses

  1. claudio

    Probabilmente esistono dei luoghi con un buon potenziale in termini di business e di servizio alla cittadinanza in cui verrano realizzate delle nuove farmacie, e questo è un bene.
    D’altro canto la Sua analisi sulle conseguenze reali e generali della novità è difficile da smontare.
    Se si vuole che il servizio migliori e che i prezzi si abbassino, si permetta di vendere farmaci a chiunque abbia i requisiti di sicurezza e competenza.
    Altro discorso è quello delle aperture nei luoghi o nelle ore non remunerative, o quello dei servizi di prenotazione delle analisi: i sevizi di questo genere vanno pagati a parte alle farmacie che decidono di convenzionarsi con il Servizio Sanitario, anche per non dare argomenti a chi si oppone alle liberalizzazioni.

  2. Non so,che differenza passi tra Berlusconi e Monti.Il primo,promise un milione di posti di lavoro,il secondo ,con questo mezzo decretino dice,che i giovani avranno più oppurtunità e,che il PIL aumenterà del 10/11%.Monti,omette di dire che il PIL forse aumenterà del 10/11% in 30 anni!

    Quando,la classe politica smettera di trattarci da deficenti!!!

    MAH…

  3. Peter

    Per quanto riguarda le 5.000 farmacie, sicuramente darà una scossa al mercato… in termini di: nuove paretite iva, l’ affitto di locali, la vendita di arredamenti e attrezzature, l’ assunzione di eventuali dipendenti… ecc. Lo stesso vale sia per i taxisti che per altre le professioni.

    Quindi, l’ aspetto del risparmio al cittadino non rientra tra gli scopi di tale riforma… almeno nell’ immediato.

  4. Matteo M.

    L’analisi è corretta ma ha un difetto, a mio modestissimo avviso, ossia quello di concentrarsi quasi esclusivamente sul “prezzo”. Le liberalizzazioni non hanno solo lo scopo di far scendere “il prezzo” del prodotto venduto, ma devono essere viste anche come uno strumento in grado di agire sulla “struttura sociale” di un paese. Valutare solo il prezzo del prodotto è altamento riduttivo, perchè le liberalizzazioni sono soprattutto nel nostro Paese uno strumento di “ingegneria sociale”. Istituire nuove farmacie significa dare la possibilità a nuovi soggetti di poter aprire un nuovo esercizio, significa rompere (in parte) lo schema di “trasmissione ereditaria” (abbastanza comune nella farmacie) della licenza, significa ridurre (o comunque distribuire su un paniere più ampio) le rendite di posizione aprendo la possibilità a nuovi soggetti (magari giovani) di entrare nel mercato.

  5. Sono d’accordo. E’ una analisi realistica e concreta.
    Queste liberalizzazioni bizantine e gattopardesche e casta nel settore dei farmaci di Monti/Catricalà (che ha dimenticato quanto scritto in Zavorre d’Italia) sono una presa per il C. senza la liberalizzazione della fascia C non cambierà niente.
    Dopo le lenzuolate di Bersani la rete distributiva è satura, non è di più rete che si ha bisogno ma di maggior numero di specialità farmaceutiche su cui è possibile aumentare la concorrenza e quindi la riduzione dei prezzi come è accaduto con la nascita del secondo canale (le parafarmacie) in concorrenza con le farmacie.
    I pericoli che Federfarma sventola, come già fatto con la la nascita delle parafarmacie, non esistono dato che anche nelle parafarmacie e GDO è presente un laureato.
    Liberalizzare così vuol dire sono le mura della farmacia che fanno il professionista e non la competenza del laureato.
    Questa buffonata di liberalizzazioni non funzionerà: non ci sarà la riduzione dei prezzi, i costi di distribuzione aumenteranno, a che pro farla?
    L’unica cosa vera e orientata al cittadino è quello di proseguire nella logica delle lenzuolate, i fatti ne dimsostrano l’efficacia, quindi non più punti vendita ma più farmaci (e canali) in sottoposti alla concorrenza.

  6. luigi zoppoli

    L’errore è continuare a pretendere di liberalizare e costruire la concorrenza a colpi di legge. Andava liberalizzato il mercato e basta corredandolo di una cornice normativa adeguata dato il tipo di prodotto. 5000 farmacie in più non rendono concorrenziali un bel niente ma ampliano i rentier.

  7. erasmo67

    Quelle che chiamano liberalizzazione semplicemente non lo sono !
    Liberalizzare le farmacie, i taxi , i notai … vuole dire sempliemente che chi ha titolo di studio adeguato e opportuna abilitazione professionale in base ad un esame è titolato ad esercitare la professione senza alcun vincolo.

    Quello che è stato fatto invece non è altro che dividere una torta, che è sempre quella, in più fette, nel caso dei farmacisti e dei notai la torta è bella grossa e quidni qualche fetta in più ci sta ma è una valutazione ovviamente soggettiva.

    Per i taxi invece si potrebbe fare di più e meglio ingrossando la torta: le grandi città soffocano di traffico? si limiti drasticamente la circolazione in centro e si utilizzino i taxi a prezzi molto più bassi per spostare le persone con la flessibilità del Taxi in complemento agli altri mezzi pubblici. Così i taxisti potranno effettivamente lavorare di più, fare più corse al giorno, anche a tariffe inferiori, migliorare il servizio e fare produttività senza ridurre il loro reddito.
    Tutto il resto sono palle ! E ci avanzano tutte !

  8. Alessandro

    Ma se stanno quasi alla fame come mai le farmacie vengono comprate ancora OGGI al doppio del fatturato? Le farmacie hanno un fatturato MEDIO nazionale di 1,5 mnl di €.
    Mi spiegate come sarebbe possibile per una azienda che fattura 1,5 mln pagarsi un mutuo di 2,0 mln di € se non con utili colossali (si finanzia fino al 75%)?
    E’ indispensabile AZZERARE il valore economico della licenza per la fascia “A” e permettere a chi ha i titoli di aprire dove volgia nel rispetto solamente del quorum degli abitanti al fine di garantire la capillarita’.
    Arrivati alla pensione la licenza deve essere riconsegnata al comune,punto e basta.
    Non e’ per finti risparmi ma perche’ in Italia ci sono 60000 farmacisti non titolari
    che fino a prova contraria sono cittadini italiani e che vorrebbero avere pari opportunita’ con i titolari.

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