17
Dic
2021

Consigli di lettura per il 2022 (prima parte)

Quali libri leggere o regalare per ripensare alle ragioni di una libertà così precaria come abbiamo sperimentato nel corso di questi ultimi tempi? Anche quest’anno, membri del team IBL e collaboratori dell’Istituto consigliano alcune letture per le feste natalizie e per i prossimi dodici mesi.


I. Morgan, Reagan: American Icon (I.B. Tauris, 2016)*

Se sapete troppo poco su Ronald Reagan e volete colmare questa imperdonabile lacuna questo libro fa davvero al caso vostro. Iwan Morgan, professore di studi americani allo University College of London, mette insieme una biografia essenziale che parte dagli esordi di Ronnie come giovane radiocronista e poi attore, passa per i suoi anni di gavetta politica come sindacalista prima e testimonial della General Electric poi e arriva alle esperienze politiche: da governatore della California fino alla consacrazione come presidente che contribuisce in maniera determinante al collasso del blocco comunista sovietico, vincendo la Guerra Fredda. L’autore non può essere considerato uno che sta dalla stessa parte politica di Reagan e per questo costruisce un percorso essenziale basato sui fatti e ricco di fonti autorevoli e sempre ben bilanciate. Non risparmia critiche a Reagan, prova a sfatare alcuni miti relativi alla politica economica e ne evidenzia errori e mancanze. Ma, con piglio seriamente accademico, sa riconoscerne i meriti e le virtù e così l’affresco che ne viene fuori rende certamente giustizia a un gigante della libertà, divenuto davvero un’icona e non solo americana.

Carlo Amenta, direttore dell’Osservatorio sull’economia digitale IBL


T. Boeri e S. Rizzo, Riprendiamoci lo Stato. Come l’Italia può ripartire (Feltrinelli, 2020)

Di libri sulla pubblica amministrazione e sul suo inefficiente funzionamento ne sono stati scritti molti. Ma quello di Tito Boeri e Sergio Rizzo si segnala perché cala nel concreto una serie di affermazioni sulla “burocrazia”, attraverso il racconto di diversi episodi accaduti negli anni. Innanzitutto, dalla lettura emerge quanto le relazioni tra i cittadini e le amministrazioni siano complicate da un groviglio di norme affastellate e poco coerenti, dalle quali scaturiscono procedure farraginose e adempimenti onerosi. Questo meccanismo è emerso in modo ancora più evidente con l’inizio della pandemia. Tuttavia, il problema non è solo quello regolatorio. Una delle componenti più rilevanti delle inefficienze dell’apparato amministrativo è individuato in ciò che Boeri e Rizzo definiscono come “poliburocrazia”, cioè “l’intreccio perverso fra politica e amministrazione che affligge da anni la nostra macchina pubblica”. Il libro offre anche alcune soluzioni per riformare lo Stato: “Tanti piccoli interventi ben congegnati per valorizzare la terzietà e l’indipendenza delle amministrazioni pubbliche, resistendo alle costanti pressioni e intrusioni della politica”. Non solo la separazione tra politica e amministrazione, ma anche, ad esempio: l’abolizione del cosiddetto spoils system, che “distrugge la continuità amministrativa”; il concorso come unico canale per il reclutamento del personale nella pubblica amministrazione; la misurazione dell’efficienza delle amministrazioni, in termini di risultati, sulla base del giudizio degli utenti; la valutazione degli impatti delle politiche pubbliche; trasparenza e concorrenza negli appalti; più donne ai vertici delle strutture. Serve evitare gli errori che hanno costellato scelte operate da governi precedenti, delle quali il libro è denuncia e testimonianza. Ma soprattutto, e prima di tutto, è necessario scardinare il “principio inviolabile che il cittadino è suddito”.

Vitalba Azzollini, Fellow IBL


D.N. McCloskey con A. Carden, La grande ricchezza. Come libertà e innovazione hanno reso il mondo un posto migliore (Luiss University Press, 2021 [2020])

Il mio libro consigliato – anzi, super consigliato – è una delle ultime fatiche di Deirdre McCloskey, scritto con Art Carden. Il sottotitolo dell’opera è decisamente esplicito e rappresenta una bella sintesi del file rouge del libro: lo stretto binomio tra meccanismi di creazione della ricchezza diffusa e libertà (libertà liberale, aggiungerei). Nulla di così nuovo certamente, anche se non si batterà mai abbastanza su questi tasti. V’è un elemento da aggiungere, però. La grande ricchezza è un libro fondamentalmente ottimista, dell’ottimismo della ragione e in particolare della ragione empirica. Di contro, tutti i pessimismi sull’evoluzione della storia, vecchi e nuovi, sono errati e gli autori ce lo dimostrano su base fattuale in modo sintetico e convincente. In questo ricorda un altro insuperato grande classico di qualche anno or sono, l’ottimista razionale di Matt Ridley. Di ottimismo (della ragione soprattutto) abbiamo un grande bisogno in questo momento storico, dopo che il Covid ha reso normale il pessimismo nelle sue forme estreme di allarmismo, quando a volte non di “terrorismo“ sociale. Altro filo rosso del libro è l’elogio delle virtù borghesi, sulla linea della grande trilogia di McCloskey. E’ per questo aspetto un ottimo riassunto del pensiero di McCloskey, ampiamente espresso nella sua trilogia. L’opera è discorsiva ma rigorosa e quindi di lettura relativamente facile, a tratti appassionante. Emergono le note doti comunicative di McCloskey e anche questa sorta di dialogo implicito con il coautore risulta efficace sotto il profilo espressivo. In definitiva, per parafrasare una definizione data da Nicola Rossi a Capitalismo e libertà di Milton Friedman, ne viene fuori una sorta di manuale di autodifesa contro il politicamente corretto dei nostri tempi, dallo Stato imprenditore ad altre sciocchezze del genere.

Andrea Battista, consigliere di amministrazione IBL


D. Kahneman, O. Sibony e C. Sunstein, Rumore. Un difetto del ragionamento umano (Utet, 2021)

Dopo Pensiero lento e veloce, il Nobel per l’economia Daniel Kahneman propone un secondo libro destinato al grande pubblico. Questa volta con due coautori: Olivier Sibony (HEC Paris) e Cass Sunstein (Harvard Law School). Se il primo libro diretto al grande pubblico si concentrava sulle trappole cognitive e sugli errori sistematici nelle nostre decisioni, i cosiddetti bias, che ci consentono di osservare decisioni distorte “in media”, questo secondo libro analizza il rumore (noise) nelle nostre decisioni, ovvero la variabilità non sistematica (non spiegata). Un esempio per capire questa differenza, ampiamente utilizzato nel libro, è quello di giudici che di fronte a uno stesso caso giudiziario emettono sentenze diverse. Cerco di spiegarmi: giudici la cui squadra del cuore è stata sconfitta nell’ultima partita di campionato, in media emettono sentenze più dure (per chi non crede, vedere qui). Questo è un bias, cioè una deviazione sistematica. Ma tra questi giudici, oltre che differenze sistematiche, ovvero in media, ci saranno comunque anche differenze individuali: variabilità non sistematica, non spiegata, appunto, rumore. Nel libro vengono presentate varie fonti di questo rumore e vari modi per provare a ridurne la portata. Un libro da leggere con la consapevolezza che rumore e variabilità sono da considerarsi risorse per la maggioranza delle decisioni umane, ma che risultano essere problematici in situazioni specifiche in cui l’imparzialità della decisione è un valore e la variabilità non è desiderata. Queste situazioni sono spesso presenti nell’ambito pubblico, tanto nel sistema giudiziario quanto nell’erogazione dei servizi ai cittadini, dove l’imparzialità del decisore pubblico e il trattamento “uguale per tutti” vengono dati per scontati. Questo libro ci ricorda che sono in realtà una chimera.

Paolo Belardinelli, Research Fellow IBL


G. Agamben, Stato di eccezione (Bollati Boringhieri, 2003)

Da circa due anni il Covid ha fatto sprofondare il mondo e in particolare una larga maggioranza dei Paesi occidentali in una spirale autoritaria di cui è difficile intravedere la fine. Sebbene le cure siano state affinate e un discreto numero di vaccini molto efficaci sia stato distribuito ad una larghissima maggioranza della popolazione e, in particolare, ai più fragili, i governi giocano al rialzo e continuano ad applicare misure di contenimento che nulla hanno a che fare con la salute dei cittadini e che violano alcuni diritti fondamentali e inalienabili, promuovendo tra l’altro spaccature all’interno della cittadinanza. Viene perciò naturale iniziare ad interrogarsi su questo “stato di emergenza” divenuto ormai “stato di eccezione”. Ed uno dei filosofi italiani contemporanei più letti, Giorgio Agamben, si interroga su questa tendenza nel libro Stato di eccezione. Frutto di una riflessione decennale sul rapporto tra potere, politica e vita, Stato di eccezione è stato ristampato a maggio 2021, dopo una prima edizione del 2003 e fornisce uno schema concettuale e storico imprescindibile per comprendere la situazione eccezionale in cui ci troviamo attualmente, che non è che il frutto di tendenze sottostanti presenti da decenni. Per opporsi allo stato di eccezione divenuto ora paradigma esplicito di governo servono strumenti concettuali adeguati e questo libro ne offre un’introduzione essenziale per comprendere i rischi del nostro presente.

Nicolò Bragazza, Fellow IBL


A. Dumas, Il conte di Montecristo (Einaudi, 2015 [1844])

Il mio suggerimento di lettura è un capolavoro assoluto, avvincente e grandioso: Il conte di Montecristo pubblicato da Alexandre Dumas nel 1844. Lo consiglio perché trovo che produca, almeno questa è stata sempre la mia esperienza di lettura, un puro godimento a livello delle strutture narrative del cervello, di cui faccio fatica a trovare equivalenti. Può essere un modo di staccare da un ammorbante clima di afflizione pandemica predicata e praticata. La psicologia elementare – quasi una psicologia evoluzionistica ante-litteram – che istruisce la storia coinvolge dall’inizio alla fine, senza trascinare in contorsioni etiche – si rimane al livello della morale e si vedono le naturali inclinazioni umane agire al loro meglio. In tempi dominati dall’incertezza, immergersi nel racconto delle cause e negli effetti dell’invidia e della cattiveria, del capovolgimento della fortuna mediato da un’esperienza di maieutica socratica e di una vedetta intelligentemente consumata attraverso circostanze calcolate nei modi e nei tempi attesi, trovo sia un’opportunità di qualche interesse.

Gilberto Corbellini, membro del Comitato editoriale IBL Libri


F.A. Hayek, L’ordine sensoriale. I fondamenti della psicologia teorica (Società aperta, 2021 [1952])

Per quanto poco nota, a lungo trascurata e reputata dagli stessi studiosi di Friedrich A. von Hayek un’opera di difficile comprensione, L’ordine sensoriale è forse la sua opera più affascinante (e quindi, come la mente umana, anche misteriosa). Senza dubbio, e in ragione del suo contributo alla questione fondamentale della filosofia: la conoscenza umana, è l’opera che pone Hayek tra i maggiori filosofi del XX secolo. Nella Prefazione ho indicato 24 ragioni per leggere l’opera, ma qui mi limito a ricordare che chi la leggerà verrà ben ripagato dalla nuova luce che ne verrà proiettata sulla comprensione del mondo e, in particolare, riguardo alla possibilità di elaborare un’adeguata teoria esplicativa dei princìpi costitutivi della formazione ed evoluzione di ogni tipo di ordine e, in particolare, di quella tipologia di ordine di cui si occupano le scienze sociali teoriche e che costituisce la premessa della concezione “austriaca” del miglior regime politico.

Raimondo Cubeddu, Senior Fellow IBL


J. Lepore, Queste verità. Una storia degli Stati Uniti d’America (Rizzoli, 2020 [2018])

Ancora oggi è attuale la domanda di Alexander Hamilton, se una società sia capace di essere governata attraverso la riflessione e le scelte, invece di essere travolta dagli eventi e condizionata dalla forza. A questa domanda se ne affianca un’altra, più angosciante, per chi è interessato all’esperimento americano, e cioè se quell’esperimento non sia definitivamente tramontato. Ma forse queste domande sono il frutto del tentativo di semplificare la storia, di trovare in essa un destino, un fine – una filosofia, come si diceva una volta. Questo libro fondamentale sulla storia degli Stati Uniti è anche un libro che, nel mostrarci il cumulo di contraddizioni e contrasti che la caratterizzano, si svela come una esortazione ad abbandonare la ricerca di un senso, di un destino manifesto nella storia di quel Paese. Pertanto, se proprio un senso occorre trovarlo nella storia degli Stati Uniti, è che è condannata a ricercare di continuo una more perfect Union, che è il correlativo a livello federale della pursuit of happiness a livello individuale: un esperimento che procede per tentativi e errori, un continuo bricolage. Per chi crede nella perfettibilità e non nella perfezione, gli Stati Uniti rimangono ancora l’esperimento più interessante.

Paolo Di Betta, Fellow onorario IBL


A.B. Wildavsky, Searching for Safety: Social Theory and Social Policy (Palgrave, 2017 [1988])

Poco conosciuto in Italia (sebbene nel volume nel 2004 curato da Donatella Campus e Gianfranco Pasquino, dedicato ai maestri della politologia contemporanea, gli sia dedicato un capitolo), Aaron B. Wildavsky è studioso che ha mostrato una varietà di interessi: dalla storia della tassazione alle elezioni presidenziali, dalle politiche di bilancio alle questioni culturali. Nel 1988 ha scritto un volume nel quale ha evidenziato come un approccio razionale al rischio obblighi a riflettere su come la sicurezza sia prodotta attraverso un processo di trial and error che in ogni momento soppesa costi e opportunità. Dato che siamo sempre in una condizione di relativa ignoranza, è fondamentale che l’appello all’esigenza di evitare pericoli non chiuda allora al dibattito delle idee, al confronto delle ipotesi, alla proposizione di ipotesi e tesi anche tra loro discordanti. Il volume inizia presentando il paradosso dello jogging, legato al fatto che l’esercizio fisico in linea di massima riduce i rischi di problemi di salute, ma al tempo stesso può comportare – ad esempio – problemi di carattere cardiaco. Rischio e sicurezza, insomma, sono due facce della medesima medaglia.

Carlo Lottieri, direttore Dipartimento Teoria politica IBL


F. Santelli, La Cina non è una sola. Tensioni e paradossi della superpotenza asiatica (Mondadori, 2021)

Filippo Santelli è stato il corrispondente di Repubblica da Pechino per tre anni, dal 2018 al 2021, e già questo basterebbe a rendere interessante questo libro. Ma il motivo per cui lo consiglio è un altro: per chi come me ha amato Come la Cina è diventata un paese capitalista di Ronald Coase e Ning Wang, il libro di Santelli ne è un naturale complemento. Se il primo aveva un approccio per così dire top down e deduttivo, il secondo affronta i grandi temi della Cina contemporanea a partire dagli aneddoti dell’autore. È la conclusione generale, però, ad essere comune: ed è che la Cina è tante cose diverse, sovrapposte fra loro e pertanto indistinguibili. Questa conclusione ha vissuto la sua più emblematica prova sul campo nella gestione del coronavirus, dapprima negato per evitare contraccolpi reputazionali e poi combattuto con efficacia inflessibile. Particolarmente interessante è, nel governo della pandemia, il ruolo che Pechino ha assegnato alla tecnologia, considerata non tanto come soluzione ai problemi che di volta in volta dovevano essere risolti (dai test al tracciamento, fino alla campagna vaccinale) ma come mezzo di propaganda patriottica.

Giacomo Lev Mannheimer, Research Fellow IBL


R. Dreher, La resistenza dei cristiani. Manuale per fedeli dissidenti (Giubilei Regnani, 2021 [2020])

Un manuale per cristiani dissidenti, recita il sottotitolo, ma anche un non credente che abbia a cuore il destino della nostra cultura e della nostra civiltà troverà in questo libro importanti spunti di riflessione. Il titolo originale del libro (Live Not By Lies), a sua volta, riecheggia l’ammonizione di Aleksander Solzhenitsyn a non ripetere pubblicamente, per paura o convenienza, le menzogne che oggi sottendono il regime (perché oggi, almeno in America, si può effettivamente parlare di un regime). Tessendo le fila dell’antinomismo che sottende tanta storia della sinistra rivoluzionaria, con la sua pretesa di rifondare la realtà stessa e di annientare la memoria culturale dei popoli con quel managerialismo progressista, con la sua pretesa di onniscienza degli esperti e di pianificazione e controllo della realtà, oggi saldamente alleato al Big Business (specialmente Big Tech, con la sua presa ferrea sugli strumenti di comunicazione e la soppressione del pensiero dissidente) Dreher delinea in modo credibile un possibile, imminente passaggio ad un totalitarismo soft, in cui ogni aspetto della nostra vita sarà soggetto alla supervisione di controllori (non necessariamente umani) e le sanzioni non saranno cruente, ma consisteranno in una esclusione dagli strumenti (dall’accesso a internet al nostro conto in banca) che rendono possibile la vita nella società contemporanea.

David Perazzoni, responsabile Tecnologia e sviluppo IBL


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