13
Lug
2009

Cattive notizie

UPDATE [22.00] Si apprende che la Banca d’Italia rimprovera a Zopa di effettuare raccolta del risparmio attraverso la giacenza sul conto prestatori (grazie anche a darmix nei commenti a questo post). Personalmente, credo che nella migliore delle ipotesi il provvedimento sia frutto una lettura capziosa delle norme. La più severa regolamentazione dell’attività bancaria rispetto alla semplice intermediazione finanziaria trova, infatti, la sua ratio nella divaricazione tra titolarità ed impiego delle somme versate. La giacenza del conto prestatori, viceversa, non entra mai nella disponibilità di Zopa. Assai più verosimile mi pare la ricostruzione del direttore Giannino, che allude all’arrocco corporativo delle banche. Come osserva correttamente Giacomo Dotta, d’altro canto, i rilievi di via Nazionale non riguardano unicamente Zopa, ma più in generale l’intero comparto del social lending. Insomma, la partita è appena iniziata.

Zopa, il servizio di social lending che ha già distribuito oltre 7 milioni di euro di prestiti, sospende l’attività.

In data 10 luglio 2009 è stato notificato a Zopa il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, su indicazione di Banca d’Italia, ha cancellato dall’elenco degli intermediari finanziari ex art. 106 la nostra società. Come conseguenza immediata ci vediamo costretti a sospendere la trattazione di nuovi prestiti e l’ingresso di nuovi Prestatori.
La società sta valutando tutte le iniziative, anche di natura giurisdizionale, per tutelare la propria posizione e la community. Vi terremo informati su tutte le attività che metteremo in atto per salvaguardare un’iniziativa innovativa, etica, sociale e vantaggiosa per tutti i partecipanti.

[HT: Roberto Venturini]

You may also like

“Game over” per l’Ucraina?—di Richard W. Rahn
Tassazione dei fondi pensione. Ancora un intervento retroattivo—di Marco Abatecola
Ancora contro la tassazione delle rendite finanziarie—di Natale D’Amico
Skyfall — di Gerardo Coco

10 Responses

  1. Alessandro

    Complimenti, che bel paese liberale…
    Protegge le rendite e i capitali all’estero…
    Per fortuna sono comunista!

  2. oscar giannino

    La revoca su abbinata Economia-Bankitalia o lascia intendere violazioni, ammanchi e truffe, nel qual caso attendo curioso di sapere perché quelli di Zopa mi son sempre sembrati di tutt’altra pasta, oppure è la reazione totalmente illiberale a un serio tentativo di bypassare il sistema bancario fondandosi non sul “social” lending, come erroneamente si dice, bensì sull’immediata e reciproca maggior convenienza di prestatori e prenditori. Se così fosse, sarebbe un puro e brutale provvedimento da oscuramento corporativo

  3. Ho aggiornato il post. Quanto alla questione “social lending”, è chiaro che nella definizione figuri – per Zopa e compagnia cantante – una componente di marketing; però, possiamo concordare sul fatto che “social” sia l’architettura del servizio: “social”, come in social network, per alludere ad un movimento nel senso della decentralizzazione e della disintermediazione. Detto ciò, separare il motivo sociale e quello venale è operazione tutt’altro che banale. 🙂

  4. alberto marchini

    NON HO PAROLE.
    Una delle poche iniziative che mi parevano andare nella direzione giusta, di mercato libero, non condizionato, non corporativizzato, che permettavano alla persona di essere libera nelle scelte di destinazione dei propri risparmi o di come trovare mezzi soddisfare i propri bisogni.
    Tutto sommato lo si può anche giudicare come un buon segno: se non fosse andato nella direzione giusta, per aprire gli occhi a tanti, troppi, non lo avrebbero censurato.

  5. paolo

    sicuramente boober è più trasparente per il prelievo, il problema è che essendo automatizzato il sistema di zopa bisogna che il denaro sia disponibile al momento dall’assegnazione del prestito.
    se si risolvesse questo intoppo credo che non ci siano più intoppi per banca italia.

  6. Il modello di business di Zopa è difficile da inquadrare, però direi che ingloba una attività di consulenza indipendente in materia di investimenti (che ai sensi del TUF aggiornato è attività riservata), detiene somme di proprietà dei clienti (cosa incompatibile con l’attività di consulenza), fa intermediazione nel mercato del credito (ovvero gestisce una sorta di MTF del piccolo credito, e la gestione di MTF è ai sensi del TUF attività di investimento riservata).
    Mi pare che Banca d’Italia abbia ragione a non ritenere opportuno l’inquadramento di Zopa tra gli intermediari ex art.106 del TUB, che di fatto non sono soggetti a vigilanza; probabilmente dovrebbe trasformarsi quanto meno in SIM, se non in banca che sarebbe ancora più complicato. Certo, forse Banca d’Italia avrebbe potuto seguire un approccio più morbido piuttosto che costringere di fatto Zopa a chiudere l’attività, però in effetti l’inquadramento come intermediario finanziario ex art.106 mi sembra inadeguato.

  7. Stefano

    In ogni caso la normativa oltre a non favorire il libero mercato del credito è formulata per non recepire i cambiamenti tecnologici.
    Se serve bisognerebbe rendere più semplice ed applicabile la legge.
    Non vorrei che Banca Italia facesse protezionismo del sistema bancario Italiano costituito.

  8. Grazie ad LC per il suo commento. Ovviamente la materia è spinosa e ricca di technicalities. Sull’inadeguatezza dell’inquadramento ex 106 si potrebbe forse convenire; ma i rilievi di Bankitalia si soffermano precisamente sul nodo della raccolta del risparmio. Il che li rende, mi pare, attaccabili sul piano dogmatico, e forse più su quello delle intenzioni.

Leave a Reply