25
Ago
2015

Spiaggia bene comune nel mare dei luoghi comuni—di Gemma Mantovani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gemma Mantovani.

Una nota attrice comica italiana è tornata, lo scorso week end, alla ribalda della cronaca per essersi recata in uno stabilimento balneare ligure, aver rivendicato animatamente il diritto di poter stazionare sulla battigia ed essere stata allontanata dal gestore del bagno perché, secondo lui, il preteso diritto, l’attrice comica romana, non ce l’aveva. Chi ama il mare, prendere il sole e fare i bagni, sarà in cuor suo certamente un po’ solidale con la comica che dalla sua pagina facebook ha inveito contro le canaglie che ci vogliono togliere il diritto di andare al mare e contro i politici corrotti che hanno permesso questo. E qual è la parolina magica che associata a una cosa bella come la spiaggia accende la passione, ancor più se siamo nella calura di agosto? Ma ovvio, spiaggia… benecomune! La retorica benecomunista, ancora una volta, scalda i cuori ma rischia di raggelarci le meningi. Per citare una frase della divertentissima parodia di un santone televisivo, Quelo, fatta dal fratello comico della nota comica: “La risposta è dentro di te, ma è sbagliata”.
Le spiagge sono beni demaniali, il proprietario è lo Stato ma non sempre e ovunque possiamo stendere il nostro telo da mare/salviettone: come la comica ben sa, alcune spiagge del litorale italiano, per il wwf, il 25% delle coste fruibili italiane, e come peraltro accade nel resto d’Europa, sono gestite da imprenditori che operano in regime di concessione
Per alcuni questo ha incrementato le costruzioni, gli abusi, la rovina ambientale e paesaggistica delle nostre coste, ma soprattutto ha permesso in certi casi l’inammissibile negazione del libero accesso alle spiagge.
Per altri, al contrario, non solo ciò ha rappresentato una fonte di reddito e di lavoro per moltissimi cittadini ma ha permesso un controllo degli accessi, la possibilità di monitorare e gestire fenomeni di congestionamento e depauperamento naturale e quindi ne ha migliorato sia lo sfruttamento sia la preservazione.
Ma la comica romana non è capitata in Liguria per caso: non è affatto una sprovveduta.
Sulle concessioni italiane per gli stabilimenti balneari pende da anni sull’Italia la spada di Damocle della compatibilità delle proroghe infinite delle concessioni con i principi fondamentali del trattato Ue sulla tutela della concorrenza, trasparenza, non discriminazione, libertà di stabilimento; tanto che recentemente il Tar della Lombardia (si tratta di un caso capitato sulle spiagge del Garda) ha sollevato la questione proprio davanti alla corte di giustizia dell’UE.
Si ripete, nulla avviene per caso, e oltre evidentemente alla comica ed ai benecomunisti, anche molti altri stanno attendendo che venga emanata la legge relativa al regime del concessioni che coinvolge tutto un mondo di norme, dal codice civile, al codice della navigazione, regolamenti, autorizzazioni comunali, regionali, corti varie echipiunehapiunemetta che rappresenterà sicuramente un grande campo di battaglia. Da una parte i soliti buoni: spiagge diritto di tutti, bene comune, diritto inviolabile dell’umanità, il mare è mio e me lo gestisco io, ecc.ecc.; e dall’altro i soliti cattivi che avidamente vogliono arricchirsi sfruttando la natura e far accedere alle spiagge solo i paganti e magari benpensanti.
Comunque la si guardi, i contendenti in questione non offrono adeguate, concrete e utili soluzioni: da un lato, la solita invettiva retorica benecomunista e, dall’altro, la conservazione dello status quo degli attuali concessionari: posizioni che hanno un minimo comun denominatore, quello di essere sicuramente entrambe assolutamente illiberali!
L’iniziativa privata non è sfruttamento di per sé e la ricerca del profitto e conseguenti particolari limiti all’accesso della fruizione di una cosa non sono di per sé antisociali. Ricordo da bambina anni di vacanze nelle spiagge del nostro magnifico sud, del tutto libere, anzi, liberissime, trattate come veri e propri immondezzai, discariche a cielo aperto: questo era ai miei occhi veramente antisociale.
Il controllo da parte dello Stato proprietario del bene demaniale è indispensabile, fa sì che le concessioni non vengano assegnate e gestite da imprenditori scellerati, ma ciò non toglie che spiaggia bene comune, ossia libera sempre ovunque per tutti, voglia necessariamente dire migliore organizzazione gestione e fruizione delle risorse naturali. Ben venga la possibilità di far concorrere in modo regolato e trasparente nuove proposte di gestione delle attività balneari al meglio, cosicchè l’iniziativa privata potrà concorrere per raggiungere il suo fine, il profitto, e contemporaneamente concorrere alla miglior tutela dell’ambiente, la stessa fonte del suo profitto, attraverso la creatività, le idee, le iniziative, tipiche della libera impresa privata.
Non c’è spazio per soluzioni arroccate l’una ad un “hippismo” fuori dal tempo e senza costrutto, proprio perché le spiagge libere italiane non sono meno sporche e meno inquinate, anzi; e l’altra ad una pretesa di privilegio a gestire un bene pubblico per l’eternità, ingiustificato ed inammissibile, per rispetto della trasparenza, della concorrenza, e per trattare al meglio e ricevere il meglio da questa nostra straordinaria risorsa italica, le spiagge.

You may also like

L’imprenditorialità negata: nebbie e inganni dell’ideologia. Parte 5
L’imprenditorialità negata: nebbie e inganni dell’ideologia. Parte 4
L’imprenditorialità negata: nebbie e inganni dell’ideologia. Parte 3
L’imprenditorialità negata: nebbie e inganni dell’ideologia. Parte 2

13 Responses

  1. Bob

    La solita comica comunista…. Da quando Berlusconi é caduto in disgrazia non ha piú idea di come buttare il proprio tempo dato che nessuno se la fila….lasciamola li…sula bagnasciuga sperando che lo iodio e la salsedine se non la facciano rinsavire la arrugginiscano definitivamente…

  2. FR Roberto

    Non voglio entrare nel dibattito ideologico sollevato, e mettermi a discutere di quale sia la soluzione migliore, però su questo punto il Legislatore era intervenuto nel 2006 all’art.1 comma 251, delle legge finanziaria, stabilendo che:
    “…..è fatto obbligo per il titolare delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine della balneazione…”.

    Onestamente non so se tale prescrizione è stata successivamente superata/cancellata, o come l’abbiano eventualmente interpretata i nostri giudici. Però se c’è una regola va rispettata. Se la regola è ritenuta sbagliata va corretta, ma finché vigente va rispettata.

    Se la cara autrice non fornisce informazioni dettagliate e appropriate (cosa dice la legge in materia?), anche lei si pone nel luogo comune.

  3. Bobcar

    Non ho capito dove sarebbe l’hyppismo di avere spiagge libere ovunque, con libera concorrenza fra diversi gestori che affittano sdraio ombrelloni etc… eliminare i monopoli (perché questo sono le concessioni, monopoli privati) non è forse un principio base del liberalismo?

  4. Gianfranco

    Caro FR Roberto, quella legge la conoscono tutti. Solamente che arriva il bagnino e ti manda via in malo modo.
    Se provi a rompergli la faccia (e’ successo ad un bagnino di mia conoscenza) perche’ esagera ti pigli pure una denuncia.
    Pensi veramente che i giudici abbiano il tempo di mettersi a discutere una causa del genere?
    FR Roberto contro Bagni Belvedere? Testimoni e tutto? Tu che magari sei di Frosinone ma sei andato in ferie nel Salento?
    Se il caro FR Roberto pensa che l’Italia sia un paese dove le leggi vengano rispettate, si pone nel mondo di Oz.
    Saluti.
    Gianfranco.

  5. Andrea D.

    La legge non è chiarissima nell’interpretazione, anche se il buonsenso, visto che deve essere libero l’accesso e il transito,farebbe logicamente supporre l’esclusione del diritto di sosta (se tutti indiscriminatamente avessero il diritto di sostare stendendo il proprio telo per prendere il sole, alla fine verrebbe precluso il diritto al transito). In ogni caso le leggi regionali o i regolamenti comunali spesso intervengono a colmare la lacuna e, nello specifico, il regolamento comunale del luogo ove è avvenuto il fatto (Albissola Marina, l’ordinanza e reperibile online) esclude espressamente il diritto di sosta! Ci aggiungiamo il fatto che la signorina avesse un cane, altra violazione della medesima ordinanza? Ma questo la (poco) nota comica (forse in cerca di un po’ di pubblicità) probabilmente lo sapeva benissimo e, casualmente, si è dileguata prima dell’arrivo delle forze dell’ordine! O forse aveva solo urgenza di rientrare e diffondere tramite social il suo messaggio benicomunista. Dopo “la terra ai contadini”, la “spiaggia agli spiaggiati”?

  6. FR Roberto

    Caro Gianfranco,
    io sono ben conscio che in Italia le leggi non sono rispettate, ed è proprio di questo che mi lamento.
    Mi piacerebbe pormi nel Mondo di OZ, ma purtroppo so di vivere in uno stato feudale, dove i vassalli sono i vari Casamonica, Casalesi, i mafiosi in doppio petto, tutti circondati da delinquentelli e furbetti.
    E senza volerlo, poni un altro problema tutt’altro che marginale: tanti italiani sporgono denunce per “cavolate”, e di conseguenza forze dell’ordine e magistratura perdono tempo per cause ridicole, molto più ridicole da quella da te esemplificata.

  7. Andrea D.

    Scusi Bobcar, ma mi sfugge come vedrebbe Lei la libera concorrenza di cui parla? Se sulla spiaggia non in concessione, quindi in libera concorrenza, come dice Lei, ci metto io i miei lettini e i miei ombrelloni, mi pare ovvio che non possa metterceli Lei! E allora la concorrenza dove sarebbe? Come la regoliamo questa cosa? Chi prima arriva meglio alloggia? Vince il più anziano? O il più forte? Il più cattivo? Non Le sorge il dubbio che si tratti di un monopolio naturale e che il sistema delle concessioni sia una via per rendere il monopolio più competitivo, più concorrenziale? Le concessioni frazionano l’offerta creando concorrenza tra i vari gestori (altrimenti un solo operatore potrebbe occupare tutto lo spazio, creando sì un vero e proprio monopolio). Che poi in Italia le leggi siano fatte male (e lo sono, ma i privilegi sono duri a morire), è un’altra storia, ma senza un sistema di concessioni le cose andrebbero peggio, non meglio. Vanno fatte meglio, ma, a mio modesto avviso, sono necessarie, non Le pare?

  8. Gianfranco

    “io sono ben conscio che in Italia le leggi non sono rispettate, ed è proprio di questo che mi lamento”

    il punto e’: serve?

    🙂

  9. Anonimo

    Come si possa difendere l’attuale sistema paramafioso delle concessioni è un mistero. Lo Stato incassa pochissimo, non c’è vera concorrenza, i cittadini pagano tariffe elevate e il reddito è in gradissima parte evaso (quante volte avete ricevuto una ricevuta del noleggio ombrellone). Le spiagge libere sono pochissime. All’estero e questo fenomeno della preponderanza degli “stabilimenti balneari” è solo italiano… Francia, Grecia, Croazia, Spagna spiagge libere con docce e servizi sono la norma e non l’eccezione.
    Quando la smetteremo di vedere il mondo attraverso la lente dell’ideologia (la Guzzanti è di sinistra ergo sbaglia) sarà un bel giorno…

  10. andrea61

    Per completezza di informazione, la Regione Liguria ha da tempo emanato un regolamento attuativo delle Legge Nazionale in cui è specificato che non è consentito lo stazionamento sulla battigia. Dunque è giusto discutere di leggi e di come dovrebbe essere regolata la materia degli stabilimenti balneari, ma la Guzzanti, da un punto di vista legale, ha completamente torto.

  11. gianni

    Caro Andrea D., di fatto è spesso così: gli stabilimenti sono gestiti da personale dipendente di una società proprietaria di più concessioni, solitamente legata a qualche cosca malavitosa. Casomai si dovrebbe porre il divieto di detenere più di una concessione (altrimenti addio concorrenza) e soprattutto dare una scadenza congrua alla concessione stesse ed un prezzo altrettanto congruo. Ci sono spiagge che rendono milioni all’anno, che per la concessione pagano meno di 100.000 euro annui. Ma forse proprio il fatto che le società che detengono le concessioni sono “particolari”, spiega come mai il settore sia al contempo ingessato e normato da leggi approssimative che lasciano spazio a molteplici interpretazioni.

  12. Bobcar

    Io non capisco cosa ci sia da capire, dove sta scritto che questi benedetti lettini e ombrelloni debbano essere già collocati sulla spiaggia, a prescindere dal fatto che vengano utilizzati o meno? quello sì che è ridicolo, soprattutto se si considera che spesso sono tutti vuoti! si potrebbe avere una spiaggia libera, con tutti i gestori di questo mondo ad affittare gli ombrelloni senza per questo occupare inutilmente vaste porzioni di spiaggia ed impedendo ad altri di usufruirne, o sembra troppo complicato?

  13. Andrea D.

    Caro Gianni, quasi nulla da eccepire, la mia non è una difesa dello status quo, mi sembrava di averlo scritto abbastanza chiaramente: le nostre leggi sulle concessioni sono fatte male, ma i privilegi sono duri a morire. Per cui concordo, con l’unica obiezione che il profitto del gestore (che dipende dalle sue politiche di pricing e delle sue capacità) lo tasso ai fini dell’imposta sul reddito, non col valore della concessione (questo non toglie che, ad oggi, il valore di molte concessioni sia scandalosamente basso).

    Anonimo: la Guzzanti, nel caso specifico, aveva torto! Oggettivamente, leggi e regolamenti alla mano, destra o sinistra non c’entrano. Quando la smetteremo di vedere il mondo attraverso la lente dell’ideologia (la Guzzanti è di sinistra ergo ha ragione) sarà un bel giorno… 😉

    Bobcar quello che rivendichi è il divieto di sfruttamento del bene comune. Se invece, almeno parzialmente (in Italia, se non erro, mediamente il 40% delle spiagge è libero), voglio consentirne lo sfruttamento economico, il sistema delle concessioni è meglio del Far West.

Leave a Reply