8
Gen
2021

Sì, la vita è tutta un bonus

“Sì, la vita è tutta un quiz…perché è col quiz che ci danno i milioni, evviva le televisioni”: ricordo benissimo Arbore e Frassica che cantavano questa canzone. Non ricordo come si intitolasse il programma, ma ero bambino e ricordo bene il ritornello, che all’epoca canticchiavo spesso.

Sono passati ben più di trent’anni – credo – e la vita non è più tutta un quiz: la vita è diventata tutta un bonus.

Almeno così viene da pensare leggendo la Legge di Bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178), che ne contiene un numero veramente notevole, in grado di coprire ogni ambito dello scibile e della vita.

Scegliendo fior da fiore a modestissimo – e opinabilissimo – avviso dello scrivente alla testa della classifica, almeno per la creatività, si pone il “bonus idrico” che si staglia gagliardo al comma 62 dell’articolo 1 (badate bene che non menzionerò più il numero dell’articolo: tutte le regole possibili e immaginabili sono contenute nell’articolo 1, che ha il modico numero di soli 1150 commi): “Alle persone fisiche residenti in Italia è riconosciuto, nel limite di spesa di cui al comma 61 e fino ad esaurimento delle risorse, un bonus idrico pari ad euro 1.000 per ciascun beneficiario da utilizzare, entro il 31 dicembre 2021, per interventi di sostituzione di vasi sanitari in ceramica con nuovi apparecchi a scarico ridotto e di apparecchi di rubinetteria sanitaria, soffioni doccia e colonne doccia esistenti con nuovi apparecchi a limitazione di flusso d’acqua, su edifici esistenti, parti di edifici esistenti o singole unità immobiliari”.

Se devi cambiare il lavandino dello studio professionale o quello della tua azienda, quindi, mettiti l’anima in pace: il bonus non fa per te. 

In ogni caso il bonus per la sostituzione del rubinetto non è per tutti: il fondo stanziato per alimentarlo è pari a 20 milioni di euro. Immagino che ci dovrà essere la lotteria del bonus: una versione idrica del click day.

Comunque non pensate di poter mettere il miscelatore che preferite o il lavandino dei vostri sogni: il comma 63 è scritto per smorzare il vostro entusiasmo perché “il bonus idrico di cui al comma 62 è riconosciuto con riferimento alle spese sostenute … per: a) la fornitura e la posa in opera di vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a 6 litri e relativi sistemi di scarico …; b) la fornitura e l’installazione di rubinetti e miscelatori per bagno e cucina, compresi i dispositivi per il controllo di flusso di acqua con portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto, e di soffioni doccia e colonne doccia con valori di portata di acqua uguale o inferiore a 9 litri al minuto, compresi le eventuali opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti”.

Rubinetto sì, dunque, ma solo quello che dice lo Stato.

Al secondo posto per la creatività credo si debba menzionare il bonus previsto dal comma 114 “al fine di sostenere il settore dei festival, dei cori, delle bande musicali e della musica jazz”. La musica classica non ci piace, le filarmoniche ci stanno sullo stomaco: il jazz sì, il blues no. Che poi la differenza tra un certo tipo di jazz caldo e il blues è tutta da discutere, capiamoci.

Comunque la dotazione è misera misera: 3 milioni di euro per l’anno 2021.

E vabbé, tanto lo spettacolo è bello se dura poco.

Guardando e scrutando i 1150 commi della legge di bilancio la vista può risentirne, ma allora interviene il “bonus vista”: il comma 437 istituisce il fondo tutela della vista, che il comma 438 utilizza per un voucher di 50,00 euro per l’acquisto di occhiali (da vista, non da sole, come stavate certamente già pensando!) o per lenti a contatto (correttive, non colorate!)

Anche qui però, le richieste dovranno essere piuttosto moderate e austere, perché il fondo ha una dotazione di soli 5 milioni di euro l’anno dal 2021 al 2023.

Una menzione d’onore deve poi essere sicuramente tributata al “bonus cellulare”: un’ideona non priva di fresca originalità. A mente del comma 623 ai nuclei familiari “con reddito ISEE non superiore a 20.000 euro annui, con almeno uno dei componenti iscritti a un ciclo di istruzione scolastico o universitario non titolari di un contratto di connessione internet o di un contratto di telefonia mobile, che si dotino del sistema pubblico di identità digitale (SPID), è concesso in comodato gratuito un dispositivo elettronico dotato di connettività per un anno o un bonus di equivalente valore da utilizzare per le medesime finalità”.

Ma solo uno per nucleo familiare, intendiamoci: lo dice il comma 624, che ci ricorda anche quale sia la dotazione di questo fondo: 20 milioni per il 2021. Bene, quindi, ma non benissimo.

Nella stessa logica, che sottende chiaramente a un complesso e articolato disegno di rilancio dell’economia italiana progettato dal Governo, si pone anche il bonus edicola (chiamiamolo così per praticità), istituito dal comma 612, che riconosce a nuclei familiari con determinati requisiti reddituali “un contributo aggiuntivo, dell’importo massimo di 100 euro, sotto forma di sconto sul prezzo di vendita di abbonamenti a quotidiani, riviste o periodici, anche in formato digitale, entro il limite massimo di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022. Il contributo è utilizzabile per acquisti effettuati on line ovvero presso gli esercenti attività commerciali che operano esclusivamente nel settore della vendita al dettaglio di giornali, riviste e periodici”.

Quindi attenzione massima: se il cartolaio ha anche la licenza per l’attività di edicola, allora non è più un’attività commerciale che opera esclusivamente nel settore della vendita al dettaglio di giornali, riviste e periodici. Quindi lì non potete usufruire del bonus. 

Visto che la legge di bilancio si occupa di cellulari e giornali, per equità non poteva dimenticarsi dei televisori. E infatti interviene il solerte comma 614, che concede un bonus per l’acquisto e per smaltimento di apparecchi televisivi.

La creatività, comunque, si conferma alla base di questa legge di bilancio: lo dice esplicitamente il comma 109, che istituisce il “Fondo per le piccole e medie imprese creative”, finalizzato a “promuovere nuova imprenditorialità …del settore creativo” e ciò anche mediante “voucher da destinare all’acquisto di servizi prestati da imprese creative”, ma anche meditando sulla creatività e quindi anche per “consolidare e favorire lo sviluppo del sistema imprenditoriale del settore creativo attraverso attività di analisi, studio, promozione e valorizzazione”.

A scanso di equivoci il comma 112 ci spiega cosa sia il “settore creativo” definendolo come quello “che comprende le attività dirette allo sviluppo, alla creazione, alla produzione, alla diffusione e alla conservazione dei beni e servizi che costituiscono espressioni culturali, artistiche o altre espressioni creative e, in particolare, quelle relative all’architettura, agli archivi, alle biblioteche, ai musei, all’artigianato artistico, all’audiovisivo, compresi il cinema, la televisione e i contenuti multimediali, al software, ai videogiochi, al patrimonio culturale materiale e immateriale, al design, ai festival, alla musica, alla letteratura, alle arti dello spettacolo, all’editoria, alla radio, alle arti visive, alla comunicazione e alla pubblicità”. 

Un filino ampia come definizione, ma si sa: definire la creatività è un’impresa fluida.

Anche qui, comunque, al fondo in oggetto è attribuita una dotazione di 20 milioni all’anno per il 2021 e per il 2022: creativi sì, quindi, ma con parsimonia.

Ma i bonus, in forma di nuovi fondi istituiti qui e là, costellano tutto l’articolato (anzi, a stretto rigore, tutto l’articolo): il comma 276, ad esempio, istituisce il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, con una dotazione di 2 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2022 (per l’anno 2021, evidentemente, era troppo presto), il comma 128 istituisce il “Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura”, il comma 134 crea “un fondo destinato allo stoccaggio privato dei vini a denominazione di origine controllata, a denominazione di origine controllata e garantita e a indicazione geografica tipica certificati o atti a divenire tali e detenuti in impianti situati nel territorio nazionale”, per poi giungere, con il comma 138,  al “fondo per la tutela e il rilancio delle filiere apistica, brassicola, della canapa e della frutta a guscio, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2021”, cioè una sorta di fondo per le varie ed eventuali. Attenzione al guscio: la frutta con la buccia non si merita il bonus. D’altra parte la buccia ha già le fibre, cosa vuole di più?

Non si può dubitare che, con questa visione complessiva, il Recovery Fund verrà usato in modo più che oculato. 

D’altra parte lo sappiamo: la vita è tutta un bonus, perché è coi bonus che ci danno i milioni…

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