4
Giu
2010

Shit happens

Nove scienziati della Commissione grandi rischi sono indagati dalla procura dell’Aquila per omicidio colposo, in quanto avrebbero sottovalutato il rischio sismico nei giorni precedenti il disastroso terremoto del 6 aprile 2009. Pochi giorni fa, il presidente americano, Barack “tappate quel maledetto buco” Obama, ha licenziato Elizabeth Birnbaum, capo del Minerals Management Service, e annunciato una moratoria sull’offshore drilling nel Golfo del Messico. Un comune denominatore unisce queste due notizie, e tante altre simili che riguardano incidenti meno tragici. E’ la presunzione che per tutto si possa trovare sempre un responsabile, una testa da far rotolare, una soluzione. E’ la consolante illusione che tutto possa andare bene sempre, se abbiamo le leggi giuste. Purtroppo ho una brutta notizia: l’ultima volta che ho controllato, l’uomo era stato scacciato dal giardino dell’Eden e non gli era più stato permesso di farvi ritorno.

Le due vicende della piattaforma Deepwater Horizon e del terremoto dell’Aquila sono, naturalmente, molto diverse. Tendo a pensare che Bp non sia esente da responsabilità per il disastro del Golfo del Messico. Bp è notoriamente una compagnia relativamente poco attenta alle questioni della sicurezza, come ha riconosciuto anche il New York Times e come yours truly sostiene fin dal primo giorno (forse perché troppo impegnata a investire attenzione e risorse nel lobbying a favore dell’introduzione del cap and trade negli Usa). Diversamente, trovo davvero improbabile che i sismologi italiani possano essere anche solo sospettati di aver sottovalutato il terremoto che si stava per scatenare. Tuttavia, la domanda rilevante, in questo momento, non è se e quali responsabilità e da parte di chi sia possibile, con ragionevole certezza, tracciare. Le domande rilevanti sono: se tutto fosse andato per il verso giusto, avremmo potuto evitare, con assoluta certezza, una o entrambe le catastrofi? E, posto che le catastrofi si sono verificate, dovremmo dedurne che l’attuale regolamentazione è insufficiente e va inasprita?

Sul primo punto, francamente, trovo perfino imbarazzante dovermi soffermare. Le “buone pratiche” possono minimizzare, ma non eliminare, i rischi. Ecco la cattiva notizia: a volte delle cose, generalmente buone, vanno male. Succede. E’ la vita. Shit happens, dicono gli americani. Ti sei appena lavato rasato e vestito e messo la cravatta nuova, esci di casa e vieni stirato da un pirata della strada. Succede. Sarebbe meglio che non succedesse? Certo. E’ possibile che non succeda? Sicuramente: non uscire di casa.

Questo però mi porta alla seconda questione: conviene non uscire di casa, per evitare di essere investiti? Non conviene. Non conviene perché il valore di tutto ciò a cui rinunceresti vale molto di più del rischio di essere investito. Infatti, c’è anche la buona notizia: generalmente non vieni investito. Il petrolio ci ha resi ricchi. Il petrolio, che sta inquinando il Golfo del Messico e perciò è un bastardo, ci ha dato le automobili, l’elettricità, la plastica, ci ha dato la civiltà industriale con tutte le sue mille storture e tutti i suoi milioni di benefici. La stessa estrazione di greggio offshore, che d’ora in poi sarà per tutti sinonimo della chiazza che si riversa sulle coste della Louisiana, avviene in condizioni di accettabilissima sicurezza in innumerevoli piattaforme in giro per il mondo, in tanti mari diversi, e nessuno se ne accorge e anzi tutti ne siamo felici perché anche grazie al greggio cavato dai fondali oceanici possiamo uscire di casa e, con un giro di chiave, innescare il miracolo del fuoco, dei cilindri e dei pistoni e lasciarci trascinare dal nostro carro d’acciaio virtualmente dovunque.

Quindi, lasciandoci catturare dal gorgo della paura non ci aiuterà. Anzi,peggiorerebbe le cose, complicherebbe la vita e la renderebbe meno degna d’essere vissuta. Come scrive Massimo de’ Manzoni sul Giornale. Come spiega Sheldon Richman su Master Resource. Come evidenzia Michael Giberson su Knowledge Problem. C0me mostra Randal O’Toole su The Antiplanner:

The tragic explosion that killed 11 people and led to millions of gallons of oil spilling into the Gulf of Mexico has many people, even die-hard auto enthusiasts, arguing that we should undertake a crash program to find alternatives to petroleum to fuel our transportation system. While it is nice to fantasize that some sort of “race-to-the-moon” research program will uncover magically new energy sources and technologies, realistically it isn’t going to happen.

La regolamentazione, di per sé, non ci salverà. Potrebbe perfino peggiorare le cose, facendoci sprecare risorse preziose. Ma soprattutto la regolamentazione, per quanto perfetta e informata alle migliori intenzioni, non ci libererà dall’imperfetta natura umana o, se preferite, dal peccato originale. Non renderà perfetti i nostri manufatti, i nostri atti, i nostri processi. Non ci libererà dall’errore (anzi, potrebbe renderlo più probabile). Cedere alla presunzione fatale di poter conoscere tutto, e dunque prevenire tutto, non ci renderà né onniscienti né onnipotenti né immortali.

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13 Responses

  1. carlo

    A l’Aquila ci sono state molte piccole scosse premonitrici , e qualche segnale strumentale poco prima del botto . Una maggior attenzione , e minor supponenza ,avrebbe potuto salvare delle vite , senza toccare la faccenda delle case costruite alla carlona . Insomma , è come per gli smottamenti delle montagne e le esondazioni dei fiumi . Gli allarmi e le segnalazioni ci sono … eppure si continua a costruire … E non si può parlare più , e solo, di fatalità.Grazie

  2. bill

    Io non ho mai sentito parlare dlle’evacuazione di una città in previsione di un terremoto. Voi sì?

  3. I terremoti non si prevedono, al limite si avvertono. Se si potessero prevedere, il Giappone, che è uno dei paesi a maggior rischio sismico al mondo, nonché quello che investe maggiormente nella sismologia, lo farebbe. Il mito dello scienziato solitario che vede la tragedia che gli altri minimizzano perché costretti dalle lobby o perché incompetenti è per l’appunto un mito creato da Hollywood nei filmacci di serie B che come ogni estate verranno trasmessi a breve su Canale 5. Questo è il limite degli esseri umani, almeno a questo punto della nostra storia, se un giorno si scoprirà il modo per prevedere i terremoti, allora se ne potrà riparlare.

  4. stefano

    Vangelo quanto scritto nell’articolo.
    Per quanto riguarda l’evacuazione di intere città, no non ne ho mai sentito parlare.
    Se poi ci pensiamo bene, l’Italia è praticamente tutta a rischio sismico.
    Trasferiamoci in Svizzera.
    @carlo: non mi risulta che si riescano ancora a prevedere i sismi, se la teoria di quel signore che parla di misurazioni di gas radioattivi si rivelerà valida potremo usarla in futuro, ma, ora come ora, non mi pare affidabile. E’ un po’ come l’iridologia, se ci credi… io no.
    Vedi poi, le case del centro storico non sono ancora ricostruite, si è cercato di mettere un tetto sulla testa cresndo un nuovo abitato, e mi pare in modo egregio.
    Ovviamente si sarebbe potuto optare per i ben più comodi container, dove vivono ancora vittime di altri terremoti, quelli graziosamente assistiti da governi più socialmente caritatevoli.
    Per dire, caro carlo (uso la minuscola perché l’hai fatto tu, non in senso dispregiativo) che tutto sommato questa volta non si può dire male di come si è comportato questo governo. Con tutti i suoi difetti, ma ho visto di peggio a costi ben maggiori.
    Ciao.

  5. Mauro

    A coloro che non pensano che si possano prevedere i terremoti, faccio notare che non è vero; i terremoti si possono prevedere, eccome! Prevedo che nei prossimi 300 anni vi sarà nella zona dell’Aquila un sisma pari a 5.5Mw Richter, con il 95% di confidenza. Propongo quind di evacuare la zona per almeno 300 anni.
    Il magistrato, se riuscisse a punire gli indagati (basta metterli sotto processo per punirli) riuscirà ad evere, come risultato, solo un aumento di al lupo, al lupo. Complimenti.

  6. Luciano Pontiroli

    Da considerare anche le giustissime osservazioni proposte oggi sul Corsera da Angelo Panebianco riguardo ai proclami del procuratore capo dell’Aquila, che sembra perseguire non l’accertamento della verità – qualunque cosa sia – ma la soddisfazione di pretese aspettative del popolo.
    Mala tempora currunt.

  7. Guido

    Credo che basterebbe che il magistrato in questione ci proponesse la previsione sul prossimo terremoto.
    Dopo di ché, basterà vedere se ci coglie, o se qualcuno farà bene a mandargli un avviso di garanzia.
    Secondo me.

  8. ezio

    E’ possibile che per molti ormai la frase “assumersi la responsabilità”, specie in Italia, sia ormai desueta. Quando sei responsabile di un progetto, non ti assumi solo i meriti e le giuste spettanze, ma anche la responsabilità morale ed il dovere, non di venire licenziato, ma di dimetterti di tua iniziativa. In tempi non remoti per un errore del genere si faceva harakiri. Non dico che si debba arrivare a quello, ma il concetto resta.
    Riguardo al petrolio che ci ha resi ricchi, sarei cauto a generalizzare. Può capitare di venire investiti accidentalmente, ma se il vigile pittosto che vigilare(non multare), viene inviato a fare posti di blocco per fare cassa per il comune, è più facile che ciò succeda. Che questo stile di vita significhi vivere la vita degnamente, è solo una questione di punti di vista.
    Con rispetto, Ezio

  9. Carlo Stagnaro

    @Ezio: non era mia intenzione, naturalmente, negare responsabilità che possono esserci state. Ho scritto molto chiaramente, almeno nel caso di Bp, che penso una parte della colpa vada ricondotta alla cultura aziendale che ha portato in secondo piano le questioni della sicurezza. In un precedente post ho criticato che limita a 75 milioni di dollari la liability delle compagnie petrolifere. Per quel che riguarda l’Aquila, penso che esistano e siano chiare delle responsabilità da parte dei progettisti di alcuni edifici. Non credo lo stesso possa dirsi dei sismologi. Ma, a prescindere da questo, non possiamo illuderci che sia possibile, con una regolamentazione appropriata, evitare qualunque disgrazie. A volte, le cose vanno male anche se uno fa tutto per bene. E se, sotto il profilo delle responsabilità civili, questo può portare a conclusioni relativamente semplici (“Bp paghi”), ben diverso è il profilo penale. A volte, appunto, le cose vanno male anche se ci siamo impegnati a farle andar bene. Shit happens. Non possiamo pensare di prevedere, programmare ed evitare tutto. A volte le cose sono fuori dal nostro controllo. E non c’è modo di evitarlo.

  10. Stefano

    “A volte, appunto, le cose vanno male anche se ci siamo impegnati a farle andar bene. Shit happens”.

    Quindi, fatemi capire, tu fai un buco a più di 1500 metri sott’acqua sapendo che, giustamente, nonostante tutti i tuoi sforzi, qualcosa potrà andare male e… quando poi va male… non hai la soluzione? Si apre una falla e non sai come chiuderla?

    E tutto questo è normale? Shit happens? Capita?

    Straordinario.

    Sono le meravigliose sorti e progressive, suppongo.

  11. Stefano2

    @Stefano
    Bè perché esistano tali sistemi deve esserci, data per assodata la possibilità tecnologica di risolvere il problema, un presupposto:
    deve essere nota la dinamica dell’incidente e le sue conseguenze, e certe volte questo è possibile solo se l’incidente è già avvenuto in passato.

    Alcuni fenomeni vengono scoperti solo per caso. Shit happens.

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