4
Mar
2021

Ora serve una campagna vaccinale lean, direbbe Hayek

Quali lezioni trarre dal pensiero dell’economista austriaco e dal metodo di Lean Production sul ruolo dello Stato e del mercato nella distribuzione dei vaccini?

di Emiliano Valerio Morgia

Mentre la campagna vaccinale in Italia stenta a decollare e infuriano le polemiche di governo, opposizione e regioni sull’Europa e sulle “perfide” aziende farmaceutiche, si continua a decidere su aperture e chiusure, su categorie e attività consentite, in quali luoghi e in che orari. Una vicenda che ci offre molti spunti di riflessione, soprattutto se riusciamo a gettare lo sguardo avanti, distogliendolo dallo specchietto retrovisore.  

Uno di tali spunti può venirci dalle idee di Friedrich von Hayek e da quelle che, nell’industria automobilistica, hanno formato la base del Lean Thinking: ovvero il sistema di gestione della produzione sviluppato da Toyota e volto a minimizzare gli sprechi.

In apparenza, questi due approcci sembrano legati a mondi molto diversi: da un lato i sistemi economici e il ruolo che mercati e Stato vi rivestono, dall’altro i processi industriali e le linee di produzione e assemblaggio che trasformano le materie prime ed i semilavorati in oggetti concreti come le auto che guidiamo tutti i giorni le dosi di vaccino. Qual è il comune denominatore? 

La risposta sta nel guardare non tanto al pensiero dell’Hayek economista, bensì a quello dell’Hayek sociologo e filosofo della conoscenza: forse meno noto al di fuori di ristrette cerchie di addetti ai lavori, ma altrettanto affascinante. Per questo è quasi provvidenziale che si sia tornati da poco a parlarne grazie al saggio dedicatovi da Alberto Mingardi, uno dei maggiori studiosi italiani del pensiero dell’economista austriaco. Nel suo recente lavoro (Contro la tribù. Hayek, la giustizia sociale e i sentieri di montagna), Mingardi comincia ricordando la passione che Hayek nutrì sin da giovane per le arrampicate e la usa come potente metafora per ricostruirne la teoria delle istituzioni e della conoscenza.

Proprio come scalare il versante impervio di una montagna, anche contenere il rischio durante una pandemia è un’attività complessa. E proprio come fabbricare un’auto, richiede di coordinare molti processi avendo a propria disposizione risorse limitate. Bisogna trovare delle cure efficaci per guarire i malati, mantenere basso il numero dei contagi per assicurare un adeguato “respiro” agli ospedali, gestire i tamponi, tracciare i contatti, sviluppare dei vaccini sicuri ed efficaci per poi distribuirli all’intera popolazione dando la massima priorità ai soggetti più fragili ed esposti. 

Negli scorsi giorni, tra una polemica sulle clausole contrattuali con le case farmaceutiche e l’altra, può esserci capitato di pensare: stiamo seguendo il sentiero giusto? 

Ecco, di fronte a questo nostro smarrimento, sembra quasi di vederlo sorridere Hayek. Non so voi, ma io me lo figuro con un’aria tra il divertito e il preoccupato. Non dice “io ve l’avevo detto!”, ma si capisce che un po’ deve trattenersi.

Il sentiero hayekiano della Gemba Walk

Com’è che prendono forma, i sentieri di montagna? O i meccanismi delle società complesse, che per Friedrich von Hayek sono ad essi paragonabili. Riflettendoci un attimo, noteremo come di rado essi nascano in modo  deliberato, come frutto di un progetto definito a priori nei suoi minimi particolari. Al contrario, essi nascono in modo organico: grazie ai tanti anonimi escursionisti che, dirigendo i loro passi sull’erba, l’hanno calpestata e resa più agevole per noi da percorrere. Insomma, Hayek fa per le istituzioni un po’ quello che Darwin aveva già fatto per gli organismi che si evolvono sulla Terra: solleva il velo e mostra come non esista alcun Orologiaio che disponga sin dall’inizio del design intelligente. C’è soltanto l’incessante lavorio del processo per tentativi ed errori di un gran numero di individui.   

In ciò, Hayek si discosta nettamente dalla tradizione utilitaristica di Jevons, Marshall e Walras: questa, infatti, faceva riferimento ad un homo oeconomicus perfettamente razionale e calcolatore. Ispirato da Adam Smith e da Carl Menger, Hayek sa bene che la conoscenza è parziale, diffusa, difficile da aggregare.

Quali sono le potenziali strozzature che possono mettere in difficoltà una casa farmaceutica nel fornire certe dosi di vaccino entro una certa data? Quali clausole includere nel contratto di fornitura? È giusto consentire anche ai soggetti privati di acquistare un vaccino, o per lo meno di coadiuvare lo Stato nel distribuirlo? 

Difficile immaginare la risposta a queste domande se non si è mai visto come funziona una linea produttiva o una catena logistica.

Figura 1 – Prima spedizione del vaccino Pfizer-BioNTech verso gli Statu Uniti, a dicembre (credit: Michael Clevenger/Getty)

Questa idea è profondamente radicata in uno degli strumenti-chiave del Lean Thinking, ossia la Gemba Walk. Gemba è la versione romanizzata del termine giapponese genba (現場), che indica la “scena”, la postazione di lavoro, il luogo in cui accadono le cose. Quando parliamo di Gemba Walk intendiamo l’azione di mettere su le scarpe antinfortunistiche (un po’ come Hayek metteva su gli scarponi da montagna) ed andare a vedere coi nostri occhi cosa succede sulla linea di produzione.

Vi ricordate il film “Brubaker” (1980)? Il protagonista, interpretato da Robert Redford, è il criminologo Henry Brubaker al quale viene affidato il compito di dirigere il carcere di Wakefield in Arkansas. Ebbene, per rendersi conto delle vere problematiche, prima di insediarsi ufficialmente Henry si finge per alcuni giorni un detenuto all’insaputa di tutti: dei secondini, degli altri detenuti e addirittura del direttore uscente.

Un gesto di umiltà importantissimo, che ci permette di entrare a contatto diretto con la realtà della situazione specifica. Anziché dare indicazioni top-down, magari campate per aria e che non tengono conto di come quel particolare processo viene svolto, andiamo a toccare con mano le difficoltà e le buone pratiche. Verifichiamo in modo empirico dove sono le criticità e dunque a cosa si deve fare attenzione. 

Finora, la vicenda dei vaccini ci ha offerto purtroppo il quadro quasi opposto. Le decisioni top-down dei pochi ottimati e commissari del governo sono state preferite a soluzioni che avrebbero potuto nascere dalla libera iniziativa, per tentativi ed errori, di chi nel Gemba ci vive e ci respira tutti i giorni.

La campagna vaccinale: un problema di Value Stream Mapping

Una delle difficoltà nell’organizzare una campagna vaccinale efficace è che questa consiste di molteplici step, o sotto-processi che interagiscono in modo non banale gli uni sugli altri. Quando questi processi aumentano in numero e complessità, è facile avere la sensazione di non avere tutto esattamente sotto controllo.

E quando un’impresa non ha sotto controllo i propri processi, le conseguenze negative non tardano a venire a galla: problemi di qualità (prodotti fuori specifica), ritardi di produzione, criticità coi fornitori… Tutti aspetti che portano ad un unico risultato: un cliente insoddisfatto, che decide di rivolgersi altrove.

Anche nel caso della campagna vaccinale, i sintomi sono evidenti. Se la forbice tra le dosi consegnate e quelle somministrate si allarga sempre di più, vuol dire che aumenta la scorta: quello che nel Lean Thinking si chiama Work in Process, o WIP. Vuol dire che da qualche parte c’è un “collo di bottiglia”.

Figura 2 – Somministrazione dei vaccini anti-COVID in Italia (fonte: elaborazione ISPI su dati del Ministero della Salute)

Per questo, nel Lean Thinking ci si dota di strumenti come il Value Stream Mapping.  Questo consente di fare una mappatura grafica di tutti i processi e di tutte le attività che concorrono a realizzare un prodotto finale o un servizio: si percorre quindi l’intera catena, partendo dai fornitori di materie prime o componenti fino alla consegna o all’erogazione al cliente.

Inutile dirlo, neppure il VSM è un esercizio top-down per ingegneri o dirigenti. Al contrario, è indispensabile che tutti i responsabili dei singoli reparti e delle singole attività siano coinvolti. Solo loro, ci conferma Hayek, conoscono in forma diffusa tutti i flussi di materiali, informazioni e persone. E dunque in loro risiede la chiave per individuare gli sprechi, che si manifestano come scorte o WIP in corrispondenza dei colli di bottiglia.

Questo è tanto più vero quanto più l’organizzazione è articolata su più livelli di scala diversa (tanto per fare un esempio che ha poco di casuale: Stato centrale, Regioni, Comuni, Asl, singoli ospedali). Il principio guida da seguire per ridurre tali sprechi – che poi si traducono in ritardi, e dunque in potenziali malati – è spiegato bene dalla legge di Little. Immaginiamo il numero di giorni che intercorre tra quando una dose di vaccino esce dallo stabilimento che l’ha prodotta e quando viene inoculata: questo arco prende il nome di Lead Time ed è espresso come:

Lead Time = Totale Work in Process / Tasso medio di completamento

Per migliorare il Lead Time (ed essere quindi sicuri di rispettare le tappe del Piano Nazionale) abbiamo solo due strategie possibili:

  • limitare la quantità di Work in Process (WIP)
  • aumentare il tasso medio di completamento

Naturalmente nel nostro caso agire sul WIP non ha senso, dal momento che ancora adesso i vaccini contro il COVID sono un bene scarso. Prova ne sia il fatto che tutti gli stabilimenti nel mondo li stanno producendo a pieno ritmo. Alcuni stabilimenti nuovi sono stati aperti, mentre altri (come quello di Pfizer a Puurs, in Belgio) sono stati potenziati con ulteriori linee produttive.

L’unica strada è, dunque, quella di aumentare il tasso medio di completamento. Nell’affrontare questa sfida, non è evidente a priori dove possano annidarsi i colli di bottiglia e perché, oppure quali strategie o trovate nel campo della logistica si riveleranno d’aiuto. La soluzione vincente probabilmente sarà il fragile e fortuito risultato della complessa interazione di molti attori: ci serve, dunque, il cast più ampio possibile.

In tal senso, è davvero lungimirante non coinvolgere i privati nella distribuzione delle dosi vaccino? Difendere in maniera ideologica questa prerogativa dallo Stato centrale può voler dire privarsi del contributo dei tanti, anonimi (e spesso umili) frequentatori di sentieri montani della Gemba Walk. Oltre che peggiorare il già arduo rapporto tra principio liberale e principio democratico, le due pietre angolari delle liberal-democrazie che la pandemia ha visto sempre più contrapposte.

Riferimenti

[1] Mingardi A. (2020). Contro la tribù. Hayek, la giustizia sociale e i sentieri di montagna. Marsilio[2] De Lungo D. (2020). Liberalismo, democrazia, pandemia. Istituto Bruno Leoni

You may also like

La proprietà intellettuale? Cambierà, ma è molto più efficiente del populismo vaccinale
L’emergenza del diritto, il rischio che sia permanente
Coronavirus: la tentazione dello Stato-padrone
Perché Guariremo: una recensione del libro di Roberto Speranza

Leave a Reply