7
Apr
2016

Risanare Bagnoli è un banco di prova nazionale, sbaglia chi tira le pietre

Quel che è avvenuto ieri a Napoli deve fare molto riflettere. Perché ha una portata non solo napoletana, ma nazionale. C’è un governo che si presenta col suo premier a Napoli per la prima riunione in vista del piano di bonifica integrale dei 230 ettari dell’ex area Italsider a Bagnoli. Che ha stanziato per questo 272 milioni di euro. Che apre il 14 aprile la conferenza dei servizi, per consentire l’ascolto di tutti gli Enti Locali e le diverse espressioni del territorio, a cominciare da Comune di Napoli e Regione Campania. Con una data certa entro la quale chiuderne i lavori, un mese, per procedere poi all’avvio delle bonifiche e dei nuovi progetti, messi a punto sinora da Invitalia con il commissario Salvo Nastasi.

Eppure, di fronte a questo, la reazione del sindaco de Magistris e della sua giunta è, come preannunciato, di chiusura totale. Nessuna partecipazione alla cabina di regia. Due assessori anzi hanno preferito partecipare alle manifestazioni di piazza, sfociate poi in scontri con 11 agenti feriti. Il progetto del governo viene considerato dalla giunta un arbitrio illegale. Malgrado il giudice amministrativo abbia pienamente rigettato l’impugnativa presentata dal Comune contro l’articolo dello sblocca-Italia che ha avviato il progetto di bonifica. Per carità, si può dissentire su tutto. Ma l’amministrazione napoletana che respinge financo il confronto, e preferisce manifestazioni che diventano scontri di piazza, non manifesta un legittimo dissenso politico. Rischia invece di alimentare, come istituzione municipale, un’atmosfera che sembra evocare una vera e propria guerra civile.

Ci sono tre punti almeno su cui riflettere. E’ un esproprio nazionale delle competenze napoletane? C’è un’alternativa percorribile e migliore? E questa scelta, riguarda davvero solo Napoli, oppure ha un carattere nazionale?

La risposta alla prima domanda discende dalla storia. Lo stabilimento Italsider nasce nel 1905. La crisi delle sue diverse produzioni data alla fine degli anni Sessanta. Il piano regolatore di Napoli del 1972 comprende il primo progetto per la deindustrializzazione dell’area. Che in realtà vedrà la luce solo in una variante al piano regolatore approvata 24 anni dopo, nel 1996, quando gli stabilimenti hanno cessato da anni la produzione. La Bagnoli spa del Comune di Napoli aspetterà il 2006 per lanciare il concorso internazionale per i progetti di un parco urbano, un parco dello sport, il polo tecnologico dell’ambiente, e un’area ricettiva per il progetto di porto-canale. Ma tutto s’ingolfa. La vendita delle aree per la realizzazione dei progetti, mentre gli anni passano, vede gli operatori non credere più alle promesse. Le aste vanno deserte. Le opere intraprese restano interrotte. Nel 2013 Bagnoli Futura è morta, i carabinieri sequestrano le aree e l’ipotesi è il disastro ambientale. A metà 2014 la Bagnoli spa è dichiarata fallita dal Tribunale. I fatti parlano chiaro: dal 1972 al 2016 sono passati la bellezza di 44 anni. E Napoli e la Campania da sole non ce l’hanno fatta. Ergo quello odierno non è un esproprio, ma la via da percorrere per affrontare e guarire nazionalmente un bubbone pluridecennale.

L’alternativa al progetto del governo, con tutto il rispetto per le 60 slides presentate mesi fa dal sindaco de Magistris, non c’è. Non solo perché Napoli non ha le risorse finanziarie da destinare a un progetto di ristrutturazione urbana di simile portata. Ma perché a questo punto il significato da annettere all’intervento è quello di un vero e proprio riscatto non solo per Napoli, ma per l’intero Mezzogiorno e per tutto il Paese. Renzi parla con l’enfasi eccessiva che spesso lo contraddistingue. Ma quando ieri il premier ha detto “ci sono 272 milioni di euro per la ripulitura di Bagnoli, sono i denari che servono a Bagnoli per tornare in mano ai napoletani, a Napoli per essere capitale del Mezzogiorno e all’Italia di essere una nazione degna del futuro”, le sue sono state paroleper una volta a mio giudizio  ben dette.

Tornare da Posillipo a Nisida alla linea di costa del 1905, realizzare il porto turistico e lo stadio della vela, rilanciare la Città della scienza, rimuovere quell’orrendo ecomostro rappresentato dalla grande colmata di cemento, ridurre le cubature edilizie previste anni  ani fa per il residenziale e il commerciale e aumentare quelle destinate a servizi. Fare tutto questo entro il 2019, in vista delle Universiadi che Napoli ospiterà. Con norme rigorose anti corruzione e anticamorra, su cui l’ANAC di Cantone è già impegnata. Che cosa c’è di irrimediabilmente sbagliato in tutto questo, tanto da contrapporvisi come se si trattasse di un’invasione aliena? Come si può davvero respingere un progetto che finalmente si assume la responsabilità di fare della maggiore area metropolitana del Sud un banco di prova non nazionale ma europeo, per uno dei più grandi progetti di risanamento su scala continentale?

Se la scommessa a Napoli sarà vinta, davvero e senza retorica un pezzo fondamentale del rilancio italiano e del Sud sarà stato avviato. Il tempo e il modo per discutere e obiettare c’è. Quello che però non va persa, è l’occasione storica di riparare a 44 anni di fallimenti e declino. Non bisogna farlo sbattendo i tacchi. Si possono e devono avanzare tutte le controproposte del caso: ma nelle sedi istituzionali deputate. Ma bisogna crederci intensamente, per costruire insieme una nuova identità che sostituisca quella amaramente descritta nella canzone di Edoardo Bennato, “Vendo Bagnoli”, che già nel 1989 esprimeva tutta la disillusione dei napoletani ai progetti di risanamento. Ed era il 1989: 27 anni fa, trascorsi invano.

 

You may also like

Mille giorni di Renzi: il voto sulle banche è..
Sul commercio mondiale l’Italia sta facendo autogol
Uno Stato pazzo: persino contro i tornado la PA è divisa in lotte di potere
2 mesi di Buona Scuola: 85mila cattedre scoperte. E non è colpa solo del governo..

4 Responses

  1. Emiliano Pepa

    Risanare cosa??? Bagnoli??? E con quale progetto credibile? Con quali Soldi? CHI PAGA? Ma soprattutto … come si fa ad essere sicuri che non diventi l’ennesimo MOSE o l’ennesima SalernoReggioCalabra che va avanti per decenni sulle spalle dei contribuenti.
    Ma voi avete idea di cosa si deve fare a Bagnoli ? Ci siete mai stati di persona in quell’area, su quella spiaggia? Li bisogna rimuovere tutto quello che c’è (e sai quante sorpresine ci potremmo trovare … tipo fusti pieni di chissà quale roba tossica) ed asportare il terreno, compreso la sabbia della spiaggia fino a 30 metri di profondità, perchè oltre ad esserci le scorie di fonderia, il suolo è completamente intriso di OLI, Solventi ed Idrocarburi Policiclici Aromatici che poco hanno a che fare con le attività metallurgiche che si svolgevano, ma che probabilmente sono stati SVERSATI li da malavitosi e gentaglia con pochi scrupoli, in decenni di incuria. Anzi io farei anche un controllino misurando dei carotaggi con un contatore Geiger … non si sa mai.
    Ma poi tutto questo materiale asportato come lo trattiamo?
    Guardate … ormai ne sono venute fuori tante sulla terra dei fuochi, le inchieste insabbiate, il coinvolgimento negli sversamenti di rifiuti industriali di massoneria ed alti funzionari dello stato se non addirittura qualcuno dei servizi segreti, con la camorra che faceva da manovalanza (almeno all’inizio).
    Datemi ascolto … Ma quale risanamento di Bagnoli … gran parte della Campania andrebbe semplicemente evacuata e resa off-limits, non solo per l’inquinamento tossico dei terreni e delle falde, ma anche per l’elevatissimo pericolo vulcanico e sismico.
    Rimane solo da capire dove mandare a vivere tutta quella gente, in special modo i bimbi poveri angeli incolpevoli!

  2. Andrea D.

    Ma per quale motivo ci si deve ostinare a fare un qualcosa di non gradito? Si prenda atto dell’ostilità manifestata, si faccia un passo indietro e si destinino quei soldi ad altre zone/opere per le quali non ci sia tutta quella contrarietà. Che se la vedano De Magistris ed, eventualmente, la Regione.

  3. Giuseppe

    Noto con dispiacere, commenti da soliti itagliani, in risposta all’ottimo post di Giannino.
    Se si continua a osteggiare chi vuole fare bene non si fa altro che favorire chi invece vuole che le cose vadano come sono sempre andate.
    Oggi magari si contribuirà a fermare qualcosa che non beneficia direttamente me ma che mi costerà qualcosa. La prossima volta però sarò io a rimetterci le penne.
    Renzi ha detto ad una intervista al Mattino in risposta alla considerazione del giornalista “Presidente ma ci vorranno molti soldi…”
    “Lo so, va bene tutto, ma mica mi sono rimbecillito.”
    G. “200 milioni?”
    R. “Qualcosa in più.”
    Questo vuol dire che ci sono le risorse e c’è la volontà. Mi chiedo perchè opporsi. Se le cose vanno fatte senza ruberie e con le competenze necessarie, sapete meglio di me che l’opera verrà terminata entro il budget. Eventuali scoperte (e rimozione) di sostanze tossiche non può far altro che avvalorare il fatto che l’opera andava fatta con un ritorno in quel caso, anche maggiore in termini di impatto ambientale.

  4. L’articolo manifesta un approccio di buon senso. Ha stupito anche me l’atteggiamento di De Magistris, soprattutto se si considera il fatto che nessuno ha escluso il comune di Napoli dalla cabina di regia… O forse il problema è che il Comune vuole la regia della cabina di regia? Purtroppo è vero che in oltre 40 anni le forze politiche ed imprenditoriali campane non hanno raggiunto risultati e sono passate da un fallimento all’altro.

Leave a Reply