6
Mar
2011

Rinnovabili e/o nucleare? Di Paolo Mutti

Riceviamo da Paolo Mutti (amministratore delegato di Solsonica) e volentieri pubblichiamo questo articolo comparso, per la prima volta, su MF del 2 marzo 2011.

L’acceso dibattito in corso oggi nel Paese sull’eccessivo costo del fotovoltaico mostra tutti i limiti di una miope radicalizzazione e ideologizzazione delle scelte di politica energetica. Occorre qui ricordare che l’energia non ha colore politico né aiuta nessuno affrontare le scelte energetiche di un Paese mediante la demonizzazione dell’una o dell’altra alternativa. Le scelte energetiche di un Paese devono essere bensì realizzate tenendo conto delle diverse alternative possibili per comporre il mix energetico più adatto che porti a diminuire la dipendenza dai combustibili fossili.

L’Italia ha bisogno mediamente di 35 GW di potenza elettrica; il fabbisogno oscilla in realtà tra la notte e il giorno da circa 30 a 50 GW; si ha cioè la necessità di una potenza elettrica di base pari a 30 GW e una di picco pari a ulteriori 20 GW. Circa l’80% dell’energia elettrica viene prodotta mediante il consumo di combustibili fossili, in particolare gas, o viene acquistata dall’estero. L’energia elettrica in Italia è quindi: costosa, di alto impatto ambientale e fortemente dipendente da paesi esteri per il suo approvvigionamento.

Allo stato attuale esistono solo due alternative possibili per poter diminuire la dipendenza energetica del Paese dai combustibili fossili: il nucleare e le rinnovabili.

Un impianto termonucleare ha le seguenti caratteristiche: costo di generazione basso, necessità di funzionamento continuo  – il nucleare è quindi adatto a generare la potenza elettrica di base, tempi di realizzazione molto lunghi,  dieci anni o più. Inoltre, non si può ignorare che il problema dello smaltimento delle scorie radioattive non ha ancora trovato una soluzione, almeno con la presente generazione di reattori.

Tra le rinnovabili, il fotovoltaico è senza dubbio quella che sta avendo la maggiore crescita e diffusione. L’Italia è infatti ricca di sole; basterebbe un’area pari a circa lo 0,3% della superficie totale dell’Italia per produrrei 20 GW necessari di fabbisogno elettrico di picco. Un impianto fotovoltaico ha le seguenti caratteristiche: opera durante il picco di consumo dell’elettricità, è facilmente interrompibile, ha tempi di realizzazione molto bassi, dell’ordine di mesi. Per quanto riguarda il costo di generazione elettrica, nonostante esso sia sicuramente superiore al nucleare, anche se in continua diminuzione, è compensato dal fatto che l’impianto fotovoltaico può essere posto direttamente sul punto di utilizzo dell’elettricità, quindi a valle dei costi legati alla distribuzione.

Le caratteristiche del nucleare e del fotovoltaico sono quindi, come si può vedere, fortemente sinergiche e complementari. Per questa ragione entrambe queste scelte vanno sostenute insieme, senza che l’una venga utilizzata strumentalmente a discapito dell’altra. Questo si può fare continuando il supporto agli incentivi al fotovoltaico, soprattutto quando esso viene utilizzato in regime di autoconsumo e di scambio sul posto, e aumentando l’impegno a ricostruire il know-how necessario all’industria nucleare, soprattutto nella ricerca dei reattori di IV generazione.

In entrambi i casi, è però fondamentale aiutare lo sviluppo di una filiera industriale italiana, sia nel fotovoltaico sia nel nucleare,che sia in grado di realizzare e difendere il futuro energetico del Paese.

Queste sono da ritenersi le priorità energetiche del Paese: altro non è dato.

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31 Responses

  1. Rinaldo Sorgenti

    Davvero interessante ed utile dibattere del tema posto da Paolo Mutti, con lo scopo e l’obiettivo auspicabile di riuscire a convincere gli attori decisionali, ma anche il largo pubblico dei consumatori, di quanto sia precaria la situazione energetica del nostro Paese ed in particolare – soprattutto in questo momento contingente di straordinarie modificazioni dell’assetto di molti Paesi Nord-Africani e Medio-Orientali, da cui l’Italia dipende in maniera determinante per i propri approvvigionamenti energetici – quanto sia a rischio la nostra sostenibilità!

    E’ quindi più che auspicabile riuscire a condividere l’obiettivo di ridurre il contributo dei combustibili fossili per alimentare il sistema elettrico nazionale (oggi assurdamente sbilanciato per oltre l’80% del totale) e superare l’ingiustificato ed anacronistico ostracismo – di chiara matrice ideologica e strumentale – nei confronti del nulceare, a cui l’Italia non ha peraltro MAI saputo/potuto rinunciare. Infatti, da oltre 20 anni l’Italia è cronicamente importatrice e tributaria per il proprio bilanciamento elettrico dall’importazione d’oltralpe di elettricità prodotta dal nucleare in Francia, Svizzera e Slovenia, per circa il 15% dei propri consumi medi annuali.
    Sorge quindi spontaneo un quesito banale ma assoluto: ma se il sistema Paese non è in grado di rinunciare a questo 15% di import (da Nucleare), perchè non dovremmo produrlo direttamente a casa nostra, vista l’assoluta ininfluenza per altri aspetti emotivi della dislocazione degli impianti? (ben 26 Unità produttive da Nucleare sono dislocate a meno di 200 km. dai ns. confini, tutt’intorno alle Alpi!).
    Quindi, l’obiettivo proposto all’inizio della presente legislatura di rivedere il ns. “Mix delle Fonti” per produrre l’elettricità in Italia, che si scompone in 4 petali di un immaginario ma salutare “quadrifoglio”, costituito da:

    * 25% Nucleare;
    * 25% Carbone;
    * 25% Gas;
    * 25% Rinnovabili;

    diventa davvero l’obiettivo indispensabile per creare anche in Italia consizioni di sostenibilità ormai improrogabili. Noterete che in tal modo si otterrebbe anche una ragionevole riduzione del contributo dei combustibili fossili, che si collecherebbe in linea con la media Ue27 del 50% assoluto.

    Pur condividendo quindi le considerazioni fatte dall’autore dell’articolo qui sopra, qualche perplessità, o necessità di chiarimento, emerge in relazione al capoverso che cita:

    ” Tra le rinnovabili, il fotovoltaico è senza dubbio quella che sta avendo la maggiore crescita e diffusione. L’Italia è infatti ricca di sole; basterebbe un’area pari a circa lo 0,3% della superficie totale dell’Italia per produrre i 20 GW necessari di fabbisogno elettrico di picco.”

    Che il Solare FV stia crescendo molto velocemente è un dato di fatto (siamo infatti un Paese ricco!), ma bisognerebbe seriamente domandarsi perchè e come. Non basta infatti dire che l’Italia è “ricca di sole” quando si rifletta sul fatto che gli impianti a Solare FV lavorano mediamente solo 1200-1400 h./anno! Ancora più fuorviante potrebbe apparire l’affermazione dell’apparente “limitata” superficie necessaria per raggiungere un assurdo e faraonico equivalente di 20 GW di “POTENZA” installata, perchè questo corrisponderebbe solo ad un dissanguamento tragico di risorse per duplicare un’estensione inimmaginabile di pannelli FV dai quali però non si otterrebbe certo l’equivalente energia elettrica che ci possono dare analoghi 20 GW di POTENZA installata a Nucleare o a Carbone, fonti queste considerate quasi ovunque nel Mondo come: “Fonti di Base”, data appunto la loro programmabilità di generazione, tale da consentirci di disporre dell’elettricità quando serve ed ovunque. Non è infatti dell’elettricità prodotta da un impianto di “picco” (estemporanea, non programmabile e comunque costosissima) di cui il Paese ha bisogno per risolvere i propri problemi di competitività e sostenibilità nel contesto globale.

    E’ importante invece realizzare come e quanto debbano davvero risultare complementari tutti questi sistemi di generazione elettrica, opportunamente programmati e dislocati sul territorio per beneficiare degli aspetti fondamentali che il disporre di abbondante elettricità, a costi ragionevoli e competitivi, rappresenta per l’Italia, notoriamente priva di risorse naturali ed estremamente dipendente dalle importazioni di combustibili per il proprio benessere e sviluppo.

    Un’altro fondamentale malinteso dovrebbe essere infine superato quando si parla di: “contributo delle F.E.R.” per la generazione elettrica nei Paesi Ue27. Non si comprende infatti perchè in tale obiettivo (17% per l’Italia sui consumi finali di energia, non debba conteggiarsi il rilevante contributo che l’Italia ha saputo (con la saggezza e gli investimenti dei nostri nonni e nostri padri) realizzare con le numerose installazioni idroelettriche, nonoriamente la principale fonte di energia rinnovabile!
    Ma perchè l’Italia dovrebbe essere “penalizzata” e non conteggiare per il raggiungimento del proprio obiettivo vincolante dal contributo della principale e più economica F.E.R. oggi già disponibile? Solo perchè (con la sola eccezione della Francia, con cui condividiamo una larga parte del sistema alpino) gli altri Paesi non sono stati in grado di sviluppare un sistema idroelettrico così ampio e funzionale?

    Sarebbe ora che il nostro sistema politico comprenda che l’Italia ha il dovere ed il diritto di farsi riconoscere anche le proprie valenze e non sempre e solo subire condizionamenti e penalizzazioni come per esempio ci sono state imposte con l’assurdo e vessatorio “B.S.A. – Burden Sharing Agreement del 1998” (cioè la riduzione delle emissioni di C02 per raggiungere l’obiettivo di Kyoto del -8% accettato dalla Ue per il periodo 2008-2012. In una ripartizione equa e proporzionale (come avrebbe dovuto essere definito) il nostro Paese avrebbe avuto diritto ad un obiettivo del +10% (tale èra ed è l’efficienza del ns. sistema produttivo ed emissivo), anzichè il penalizzante e vessatorio -6% rispetto alle emissioni del 1990. La differenza fanno circa 100 Milioni di tonn. di CO2 che ci sono state estorte (e graziosamente distribuite in eccesso a Germania, Francia, U.K. e Olanda, più quote minori ad altri Paesi) che ad un valore teorico di soli 20 Euro/tonn. fanno ben 2 Miliardi di Euro/anno che gravano indebitamente sul ns. sistema Paese!

    Chissà se i ns. parlamentari Ue hanno infine compreso qual’è il compito che gli altri loro omologhi svolgono in Europa e se non sia infine il caso di omologare anche il ns. comportamento a Bruxelles. Che l’Italia sia sempre stata un Paese generoso è indubitabile e gratificante, molto meno quando questo poi si ripercuote – senza alcun concreto beneficio ambientale – sulla ns. economia ed occupazione.

    Parliamone, per favore, parliamone senza pregiudizi.

    Rinaldo Sorgenti

  2. Massimo Peruzzo

    Il discorso ha un senso. io però, non sono favorevole all’attuale tipologia di incentivi al fotovoltaico: troppo dispendiosi e non creano know-how. è giusto incentivare il settore, ma sarebbe più proficuo incentivare la crescita di realtà industriali che creino celle fotovoltaiche, piuttosto che regalare soldi a società estere che attualmente producono. comunque, la vedo assai dura ricostruire in questo paese una cultura per il nucleare. c’è ancora gente che pensa che basti un “po’” di risparmio energetico per ridurre drasticamente il fabbisogno energetico.
    invece, se non ricordo male, il problema delle scorie potrebbe trovare a breve una soluzione. Mesi fa, in una puntata di Nove in punto, Oscar Giannino ha intervistato una persona (di cui mi sfugge il nome), che prospettava come in Canada stiano pensando di stoccare le scorie in depositi a profondità di 20 – 30 km. In questo modo è oggettivamente impossibile alle radiazioni tornare in superficie, tenendo conto che le falde acquifere a cui attingiamo non sono così profonde. a quelle profondità, nemmeno una reazione termonucleare spontanea (e perciò incontrollata) potrebbe raggiungerci. Potrebbe diventare un bel business anche per il nostro paese.

  3. francisc

    Con il nucleare non si ha l’indipendenza dai paesi esteri, visto che neanche il combustibile fissile è presente in Italia, e nemmeno l’abbassamento dei prezzi dato che ricomparirebbe la voce dei costi di smaltimento rifiuti e ammortamento degli impianti elettronucleari.
    Sono d’accordo sul mix ma senza il nucleare, è troppo potente e pericolosa; si provi a immaginare se qualche appalto cade nelle mani mafiose.
    Ritengo imprudente far sorgere degli impianti in una società in cui è più importante il profitto del bene comune

  4. Denis

    Sono un operatore elettrico e fotovoltaico e credo che sicuramente abbiamo bisogno di mix di fonti energetiche , non sono daccordo ,ora, sul ritorno al nucleare perche’ mi sembra solo un modo per spostare in avanti il problema e SICUARAMENTE un modo per avere delle belle tangenti per chi dovra gestire gli appalti(di qualsiasi idea politica sia).Sono stato tra quelli che ha suo tempo sbagliando gli ho votato contro , ma ora con i tempi di realizzazione cosi’ lunghi e’ inutile cercare di ripartire piuttosto togliamo i 3,7 miliardi di euro di contributo per le energie prodotte dalle assimilite che bruciano carbone e diamoli per altri tipi di energia quale la biomassa dalla quale si ricava anche calore o idrica .Per quello che riguarda il fotovoltaico non scandalizziamoci su chi produce i moduli ,perche se ci guardiamo in casa dovremmo buttare i 3/4 di quelo che abbiamo perche prodotto fuori. In primis possedete una fiat o un’ altra marca??? e il telefonino??? eil computer??? unj saluto a tutti

  5. ALESSIO DI MICHELE

    In tutti i discorsi sull’ energia elettrica italiana non ho mai sentito parlare di risparmio: eppure mi giungono voci drammatiche sui “fattori di potenza” dei motori elettrici e degli impianti di luce fluorescente del bel paese, correggibili con pochi euro di condensatori, sulla quantità abnorme di corrente che va in forni sotto i 500 gradi, sull’ ancora incredibile abbondanza di lampade ad incandescenza. Il risparmio può essere conveniente, in primis per il portafoglio: ho avuto esperienza di un impianto gpl sulla macchina che mi ha reso il 38% straprudenziale abbondante all’ anno sotto forma di risparmio, cioè con niente tasse e niente insolvenze dei debitori, e potrei continuare. Il risparmio sull’ energia (non DELL’ energia) è assai lucroso, ma gl’ italiani non lo vogliono capire. E qui non è una colpa delle burocrazie parassitarie e stataliste: la paura di risparmiare è sintomo di un popolo di miserabili, quale noi siamo, indipendentemente dal suv posteggiato sotto casa.

  6. Ora come ora sarebbe un’autogol avviare la costruzione di nuove centrali nucleari poiché destinate solo alla distribuzione di denaro pubblico ai soliti nomi noti. L’unica fOnte nucleare sulla quale investire è la fusione fredda. nel mentre si deve spingere sulla riqualificazione energetica dei soggetti attivi (repowering) e passivi (retrofit energetico edifici). Il solare fv e solare termico hanno i loro limiti ben noti, ma vanno sfruttate.
    Ing. D’Elia Giuseppe

  7. L’indipendenza dall’estero del nucleare è molto maggiore rispetto al petrolio e al carbone: prima di tutto è possibilissimo avere riserve per 10 anni di produzione, dato che il costo del carburante è minimo rispetto al costo di produzione dell’energia e occupa poco spazio fisico.
    Se un fornitore aumenta troppo i prezzi oppure smette di rifornire c’è ampio tempo per trovare altri fornitori o prendere provvedimenti differenti.
    In secondo luogo, sia giapponesi che francesi stanno sviluppando la tecnologia per estrarre l’uranio disciolto nell’acqua marina. Anche se costasse 10 volte il prezzo attuale dell’uranio, non inciderebbe particolarmente sul costo dell’energia prodotta.
    Terzo, dei reattori al torio userebbero un materiale estremamente abbondante, per cui sarebbe difficile per i paesi estrattori fare cartello.

    Se i consumi in Italia sono di 56 GW di picco, di cui 30 di base, è fondamentale che la produzione di base sia in grado di immettere nella rete più del minimo richiesto. Come pensiamo di avere una transizione alle auto elettriche se la rete è in grado di produrre esattamente quello che viene consumato? Il vantaggio delle auto elettriche è che la loro ricarica, con una SmartGrid, può essere gestita in modo da consumare energia quando ci sono i minimi di consumo (di notte al 99%) e, se necessario, reinmettere energia nella rete se questa è richiesta improvvisamente.

    Una sovrabbondanza di energia a basso costo (carbone e nucleare) permetterebbe di avere investimenti in produzione industriale e quindidi creare lavoro e crescita economica.

    Il nucleare, in teoria, permetterebbe di avere una modalità di pagamento dell’energia elettrica non a consumo ma a potenza massima. Se si fa un contratto di 3 KW, si paga un fisso mensile indipendente da quanto si consuma (fino a 72 KWh al giorno). Se si vuole di più si paga di più, come si fa con gli abbonamenti internet.

    Questo permetterebbe agli investitori che costruiscono le centrali di prevedere molto più facilmente i ricavi e quindi ridurre i tempi di ammortamento e quindi i costi generali e, di conseguenza, il costo stesso dell’energia.

  8. Unico elemento di criticità il fatto che le riserve di Uranio stiano iniziando a scarseggiare, o perlomeno i metodi di estrazione non progrediscono di pari passo con l’aumento della domanda. Il prezzo dell’uranio è cresciuto oltre i 70$/libbra.
    Già ora si stanno consumando 180 milioni di libbre di uranio/anno, a fronte di una produzione di 140 milioni di libbre, finendo per intaccare le riserve. Ci sono stati problemi in alcune miniere australiane e ci vogliono oltre 10 anni per mettere a regime nuove estrazioni.
    La notizia buona,tuttavia, è che il prezzo dell’Uranio incide in minima parte sul costo dell’energia nucleare, determinato in larga parte dalla spesa (faraonica) per la costruzione delle centrali.
    Sulla produzione di energia nucleare in Italia sono abbastanza scettico per questi motivi.
    A mio parere, converrebbe continuare ad acquistare energia prodotta col nucleare da paesi come la Francia, dove la tecnologia è già sviluppata, e concentrarsi su altro. Cercherò di studiare meglio i dati.

  9. Giuseppe Paolo Marta

    @ALESSIO DI MICHELE
    questa me la devi spiegare,io pensavo che la temperatura dei forni fosse decisa in base allo scopo degli stessi,se fosse esclusivamente una questione di consumi sarebbe decisamente meglio ma mi pare una cosa poco praticabile.

  10. Mi è piaciuto sopratutto il modo di affrontare l’argomento senza furori dogmatici , come invece purtroppo si legge o sente quasi sempre.

  11. Giuseppe Artizzu

    Considerare le rinnovabili (tranne le biomasse) principalmente in termini di contributo al mix di generazione è almeno in parte un errore logico.

    Gli impianti termoelettrici convenzionali (incluso, con qualche qualifica, il nucleare) convertono un vettore energetico in energia secondaria. Gli impianti FER catturano direttamente una fonte primaria, convertendola in secondaria. Concettualmente sono più simili a pozzi di petrolio o miniere di carbone che a impianti di generazione convenzionale. Le FER vanno viste come elemento del mix di approvvigionamento, il contributo al mix di generazione è un aspetto derivato, ancorché fondamentale.

    Esempio: se fossero confermati i 7GW di fotovoltaico annunciati dal GSE a fine 2010, questi sarebbero sì 8.5TWh di producibilità annua, ma soprattutto 212TWh elettrici su 25 anni di vita utile, ossia circa 530TWh termici, ossia oltre 250 milioni di barili di petrolio. Ebbene, questo è più dell’incremento delle riserve certe di Eni nel 2010. Il fotovoltaico ha contribuito nel 2010 alla sicurezza energetica nazionale più di Eni…

    Questo comporta diversi problemi:
    – Se Eni conta meno del fotovoltaico siamo nei guai, conclamati
    – Bisogna mettersi a risparmiare energia sul serio
    – C’è un fondamentale mismatch fra il contributo delle rinnovabili in termini di stock di approvviginamento di lungo periodo e quello in termini di flusso annuo (sono pozzi di petrolio che durano tanto, ma producono poco alla volta)
    – Se, come personalmente credo e l’esempio di sopra conferma, la sicurezza energetica di lungo termine dipenderà sempre più dalle rinnovabili, la quota del mix di generazione (flusso) finirà per essere ben più del 25%, con formidabili problemi in termini di allineamento fra il profilo intragiornaliero e stagionale della produzione e quello del consumo
    – Carbone e soprattutto nucleare, dato il profilo di produzione rigido, aiutano in termini di flusso garantito ma riducono la capacità del sistema di accogliere fonti intermittenti. Un difficile trade-off…
    – A mio avviso, ma non sono neutrale, l’approccio graduale alle rinnovabili (8GW di fotovoltaico al 2020…) non ha senso. Bisogna installarne il più possibile, il più in fretta possibile, sotto vincoli di bilancio e di sicurezza tecnica del sistema. Personalmente, dubito della capacità di Eni e delle sue sorelle maggiori di “tenere il ritmo” con la domanda a lungo, per cause tecniche e geopolitiche. Il cambio di staffetta arriverà prima del previsto, e ad oggi il secondo frazionista ha ottime doti di resistenza, ma sullo scatto è un disastro.

    I punti positivi di questo punto di vista, ahimé, sono solo due:
    – Il nostro mix di generazione attuale, dominato da gas e hydro, è uno di più flessibili del mondo, in quanto a potenziale per la gestione di flussi crescenti di generazione intermittente (anche per disponibilità di stoccaggio, sia nella forma di hydro a pompaggio che di stoccaggi gas). La rete invece no
    – Come dimostrato dal boom del fotovoltaico, se ci sono i soldi e la volontà politica le FER sono in grado di aggiungere “riserve“ ad un ritmo maggiore degli idrocarburi. Pertanto, se si affrontano i problemi di flusso la sicurezza energetica di lungo si risolverà da sola.

    In ogni caso, l’urgenza indifferibile è quella di impostare un dibattito maturo e trasparente di politica energetica, senza tabou. Il pasticcio del decreto legislativo 2020 è l’ultimo e più drammatico episodio di una tragicommedia che deve finire, subito.

  12. Federico Rossi

    Il fotovoltaico è una tecnologia ormai decisamente matura e come tale dovrebbe imporsi sul mercato senza la necessità di essere pompata da incentivi eccessivi e che finiscono per gravare sul cittadino. Molto meglio sarebbe incentivare l’autoproduzione riconoscendo un prezzo onesto ai Wh prodotti. Per quanto riguarda impianti di potenza a livello di centrale (impianti grandi da molti Mw) ritengo la tecnologia fotovoltaica largamente inadatta allo scopo. Produzione distribuita su piccoli impianti istallati su superfici già occupate è la soluzione vincente, ma solo se avremo un mercato onesto che possa proporre i pannelli come un investimento al cittadino. Inoltre si può pensare a generazione di corrente tramite fotovoltaico per i paesi del sud del mondo che non possono sviluppare tecnologie energetiche a basso impatto per il loro sviluppo. L’unica tecnologia solare sul mercato (per la verità ancora da sperimentare sul serio) è il solare termodinamico che risolve molti degli inconvenienti legati alla produzione fotovoltaica, ma ancora siamo agli esperimenti.
    L’altro problema inerente il fotovoltaico, sempre sottovalutato e taciuto dalla propaganda ambientalista, è quello dello smaltimento di importanti quantità di pannelli solari. A oggi mancano piani industriali estesi in tal senso e bisogna studiarli per rendere il settore davvero “verde”.
    Investire a senso unico è folle!! Serve creare un intero ecosistema di fonti energetiche che lavorino in sinergia e di utilizzare le tecnologie a disposizione nei luoghi e con le modalità giuste, non seguendo le mode.
    Piccolo, ma indicativo, aneddoto per chiudere. Alcuni giorni fa ho visto un servizio televisivo in cui si parlava del campo solare da istallare nell’area occupata da una ex centrale nucleare (Trino Vercellese, mi pare), si stava intervistando il sindaco sull’argomento davanti al sito in questione. Non si vedeva nulla dietro ai due protagonisti a causa della nebbia fittissima….decisamente un bel posto per istallare fotovoltaico!!!

  13. Riccardo

    Il dott. Mutti ha in gran parte ragione ed esprime con mirabile pragmatismoi le reali forze in campo.
    Ma ha il difetto di scordare una questione tecnica fondamentale.
    I problemi del fotovoltaico non risiedono solo nell’intrinseca intermittenza ma nel fattore potenza e frequenza.
    Consiglio a tutti di ascoltare i commenti del Prof. Bruno Coppi, luminare italiano del MIT di Boston, oppure leggersi “L’illusione dell’energia dal sole” del Prof. Franco Battaglia dell’università di Modena.
    Fermo restando il principio sacrosanto della sinergia energetica tra tutte le fonti, stiamo buttando, anche se ancora non per molto, il denaro dalla finestra sperando che le rinnovabili ci possano sostenere nel fabbisogno annuale che è circa di 40 GWanno di energia alla potenza media di 40GW.
    Fino a che avremo le banche che per vendere i loro mutui per installazioni solari divulgano equivalenze come: 1 Barile di petrolio= 1mq di fotovoltaico credo che non andremo da nessuna parte.
    Saluti

  14. Vittorio Nappi

    Lavoro nel settore energetico dal 1992 e non ho mai letto una sintesi così chiara, lucida, pragmatica e competente. Condivido in pieno

  15. Complimenti al Dott. Mutti,
    articolo largamente condivisibile, che va al di la dei soliti luoghi comuni e dei no ideologici!

    Se più spesso si ragionasse facendo più riferimento alla scienza e alla tecnica piuttosto che alla politica…

  16. giovanna cairella

    le rinnovabili rappresentavano una speranza di nuovi posti di lavoro e maggiore reddito soprattutto per il sud Italia. Ora io avrei anche capito che venisse imposto un contributo da devolvere ai Comuni dove gli impianti vengono installati ma, bloccare tutto, è pura follia, significa porre un freno allo sviluppo in zone già in condizioni di disagio. Intorno a questi impianti, che consentivano a molti giovani ingegnieri di restare a lavorare a casa loro, stava sorgendo tutto un indotto che, da un giorno all’altro, dovrà chiudere bottega. Anche i proprietari dei terreni, infine, avrebbero ricavato dalle loro aziende ciò che ormai, da molti lustri, veniva loro negato. Tutto ciò per 1,70 euro che l’utente pagava in più in bolletta. Ma quando paghiamo di accise sulle stesse bollette? E questi prelievi che sviluppo promuovono? Un governo che si dice in favore del libero mercato non doveva dare una simile stangata!

  17. Pietro

    A livello tecnico mi pare si ignori il solito dettaglio dell’utilita’ del fotovoltaico nei giorni di nuvolo, pioggia o neve. Che cadono soprattutto d’inverno, quando un sognatore potrebbe immaginare di avere il riscaldamento e la luce accese per piu’ tempo che d’estate.
    Affidare la sicurezza energetica di un paese al FV e’ suicida.
    A livello politico, io non voglio che le mie tasse siano girate a privati che si comprano il pannello.

  18. Frank

    Per non farne una questione ideologica penso che i primi 3 punti da affrontare dovrebbero essere:

    – Risparmio energetico
    – Riqualificazione energetica di tutte le unità abitative
    – Sviluppo in tempi rapidi della rete (qualcuno sa quanta energia disponibile non viene dispacciata per i vincoli che la rete di trasmissione impone, o viene dispacciata a prezzi molto più alti del dovuto a causa dei suddetti vincoli?)

  19. Stefano2

    Il rendimento dei pannelli supposto dall’autore dovrebbe essere circa il 2% se non erro. Comunque sottolineo che non si è trattata la questione dell’accumulo. Poiché le rinnovabili, a parte l’idroelettrrico, sono fortemente caratterizzate dall’incostanza della fornitura a livello temporale, nonché da scarsa densità di potenza, mi domando come sia possibile pensare di sostenere una potenza di picco al di fuori dei periodi in cui la fonte è in attività. E’ noto infatti che il problema fondamentale dell’energia elettrica è che non può essere stoccata in grandi quantità. Da dove li tiriamo fuori sti 20 GW?

  20. Stefano2

    Un altro piccolo appunto. Il fotovoltaico non necessariamente opera durante il picco di consumo.

  21. Luca Barba

    @Mirco Romanato

    Io non sono contrario al nucleare in linea teorica, tutt’altro. Personalmente sono anche contrario all’attuale politica di incentivi sul solare.

    I problemi sono implementativi.

    Primo, la tecnologia che ci apprestiamo a comprare è quella di 3 generazione, cioè avremo fra 10-15 anni gli impianti che gli altri si stanno costruendo adesso (con problemi). Ergo non sogniamo su reattori al torio o roba del genere.

    Secondo la dipendenza non cambia granche’ si compra l’uranio, si debbono stoccare le scorie e noi non possiamo fare ne l’una cosa ne l’altra. Il gestore sara’ francese (si certo col modello Alitalia per carita’)

    Terzo la tecnologia e’ d’acquisto.

    Quarto il problema e’ programmatico operativo, non teorico. L’Italia al momento non riesce a portare avanti programmi di questo tipo se non decuplicando i costi e dividendo per 10 le garanzie.

    Quinto il ritorno sull’investimento sara’ in un tempo lunghissimo, ed in un paese che ha enormi problemi di spesa corrente ed indebitamento mi sembra veramente curioso non tener conto di questi fattori.

  22. ALESSIO DI MICHELE

    @Giuseppe Paolo Marta:

    se nel forno debbo immettere ad es. 3 kwh di calore, posso farlo in loco col gas, ed allora mi occoreranno, credo, al max 4 kwh di gas; oppure metterci la corrente che è stata prodotta in una centrale bruciando gas per almeno 6,5 kwh (perchè ho comunque perdite termodinamiche, elettriche, magnetiche per la generazione e la trasmissione della corrente). Se l’ elettricità mi serve per saldare l’ acciaio, allora non ne posso fare a meno, perchè mi occorre un arco elettrico (a circa 4500°), ma se debbo farci il pane …

  23. diana

    @Rinaldo Sorgenti

    Il 17% totale è dato da diversi contributi nel settore elettrico, dei trasporti, di riscaldamento/raffrescamento. Per quanto riguarda il comparto elettrico, l’obiettivo al 2020 è quasi il 29% (per compensare il minor risultato atteso negli altri comparti), e la fetta preponderante del totale atteso è data proprio dall’idroelettrico -che purtroppo non potrà crescere ancora molto, essendo ormai quasi tutto sfruttato:

    http://www.sviluppoeconomico.gov.it/primopiano/dettaglio_primopiano.php?sezione=primopiano&tema_dir=tema2&id_primopiano=762

    Per confronto, i famosi 8000 MW di FV attesi al 2020 contribuiranno per circa il 2.7% del totale di energia.

  24. Pier

    Chi progetta rinnovabili dovrebbe anche progettare lo stoccaggio altrimenti il ft proposto o il vento, costano troppo per lo smart grid (70 miliardi in 10 anni).Tra i vari tipi di stoccaggi quello che costa meno di tutti ed Italia trova condizioni ottime è l’hydro pumped up o step francese o phes inglese.I francesi vanno avanti nel rinnovo del nucleare con EPR ma hanno deciso di stoccare via step,riducendo le centrali gas.Cosa che in Italia non decolla perchè amiamo il gas come pochi al mondo, dimenticando che è un fossile.I francesi e giapponesi integrano nucleare di 3°e step.Il mio progetto italiano,presentato al MSE, arriva a stoccare piu’ di 2000 GWh che permette la produzione da 7 a 70 miliardi di litri di carburante rinnovabile e l’elettricità che manca.Attenzione a dire idiozie come quella di stoccare il nucleare con il fotovoltaico perchè è il FT che si stocca da noi negli invasi con ripompaggio ed in Giappone anche con le batterie litio che sono obbligatorie sui bus-tir anche per il condizionamento del mezzo ma ci vogliono le pompe elettriche veloci che da noi sono un sogno.Il nucleare nel mondo si stocca con l’hydro pumped up,produce MW e da questi con RWGS+FTS passo a refuels.Ma se non abbiamo grandi stoccaggi idrici-marini da me progettati, ci attacchiamo al tram del fossile e dello smog perchè le rinnovabili vanno stoccate ed i carburanti rinnovabili di massa non si producono con il ft(costa troppo) ma dall’idrico di pompaggio dato anche l’effetto leva da me teorizzato dal mar ligure al Po nel 2005 che permette di passare da 40 GW di vento in mare a 160 GW e poi stoccando bene con i laghi marini stocchiamo 750 GWh che significano come minimo 15 miliardi di litri di refuels.

  25. Riccardo

    Pier, devo assolutamente saperne di più. Trovi il modo di permettermi di contattarla, i suoi conti sono troppo interessanti.
    Saluti

  26. Rinaldo Sorgenti

    @Denis
    @ Denis
    Mi sembra utile fare una precisazione alla nota dove erroneamente cita:
    ” … piuttosto togliamo i 3,7 miliardi di euro di contributo per le energie prodotte dalle assimilite che bruciano carbone …”.
    I finanziamenti da CIP6 a cui si riferisce, riguardano gli impianti di gassificazione del TAR di Raffineria (Bitume, residuo della distillazione del PETROLIO) e non impianti che bruciano Carbone!

    Circa il Nucleare, i lunghi tempo sono solo dovuti alle “interferenze” burocratiche e politicanti che dilatano a dismisura i tempi tecnici di costruzione che, dall’ordine all’avviaento potrebbero essere invece dell’ordine di 4-5 anni, come per altri impianti convenzionali. Superiamo allora il pregiudizio e la mistificazione che continuamente sentiamo dai mezzi di comunicazione di massa (TV). Rendiamoci autonomi dall’importazione generata dalla stessa fonte Nucleare d’Oltralpe e circa la disponibilità del combustibile Uranio, non sarebbe male riflettere sulla necessità di smantellamento del Nucleare militare che consentirebbe di disporre di combustibile eliminando quello davvero indesiderato: si chiama Nucleare per la pace!

    Molto opportuna invece la riflessione sull’uso, ma anche contabilizzazione (che oggi non avviene!) delle Biomasse legnose per produrre calore, che consentirebbe di raggiungere molto più agevolmente l’obiettivo del 17% da FER sui consumi finali di energia, a costi di un decimo (1/10) di quelli enormi distribuiti a pioggia (prelevandoli dalle Bollette dei Consumatori) a pochi furbi con il Solare Fotovoltaico, che costa carissimo e produce pochissimo, peraltro solo quando il sole brilla, cioe …?

    In questi giorni sentiamo strillare che con il Decreto varato dal Governo si mettono sulla “strada” migliaia di lavoratori che hanno approfittato dei lauti incentivi prelevati dalle Bollette per occuparsi di installate i pannelli FV! Ma non è con prelievi forzosi di moneta dalle tasche dei Consumatori che si finanzia un’economia sostenibile, ne tantomeno che si finanzia lo sviluppo di un’industria che sarebbe comunque incapace di competere con i fornitori di tali pannelli (l’80% viene dalla Cina e non solo), quindi non ci potrà mai essere (con le attuali tecnologie, il sorgere di un’industria nazionale. Basti considerare l’esempio della VESTAS (principale produttore di Pale Eoliche Danese) che ha dovuto licenziare 3.000 dipendenti per via della insostenibile concorrenza dei Cinesi che si sono messi a fare l’Eolico a casa loro per l’esportazione.

    Tutti quei soldi (nel 2011 sono previsti 5,7 Miliardi di incentivi per le FER !) mettiamoli allora in infrastrutture produttive che consentano alla nostra industria di competere, visto che siamo il 2° Paese manifatturiero d’Europa e forniamo a queste industria l’indispensabile energia di processo con l’elettricità prodotta ai costi più bassi possibili (come fanno Germania, Francia, UK, Giappone, USA, Spagna, Svezia, ecc. ecc.) con Idro, Nucleare e Carbone. Il picco poi lo copriamo con il Gas mentre le altre FER (salvo Idro) servono ad arrotondare il totale perchè faccia … 100!

    Tutti folli, illusi, ingenui o disinteressati al loro ambiente ed alle loro condizioni di vita, quei Paesi sviluppati citati sopra? Difficile crederlo, vero?

  27. Pier

    160 miliardi in 20 anni per 30 GW di ft sono una esagerazione portata avanti dai soliti profittatori dei soldi pubblici sulle rinnovabili che non cercano l’efficienza ma solo la mungitura alle spalle dello Stato.Si faccia come negli Usa con Chrysler,restituiscano in 10 anni i contributi perchè di rinnovabili assistite non vogliamo piu’ parlarne.Ho sottoposto al Governo il piano per stoccarne 2500 GWh ed arrivare a produrre 250 GW di cui 50 GW elettrici e 200 da convertire in carburanti rinnovabili con un costo in 10 anni di 17 miliardi.
    Dato che il mio progetto piace molto a chi sa fare calcoli di matematica energetica,alcuni vogliono copiarlo male per appena 15GW ma chiedendo sempre i 17 miliardi che prevedo per 250 GW.L’elenco dei copiatori include Terna ed Enel ma non sanno nemmeno copiare bene perchè propongono 15 GW ridicoli contro i miei 250 GW.
    E chiedono soldi pubblici mentre io ,se li ricevo,li restituisco in 10 anni.
    Cosi’ si fa un vero piano rinnovabili con stoccaggio e pensarlo per meno di 2500 GWh si
    fa la figura dei gattopardi che cambiano qualcosa per non cambiare mai niente di sostanziale.L’Italia è piena di progettisti di rinnovabili da ghigliottinare perche’ non prevedono stoccaggi,di progettisti ft che comprano male in Cina,di gattopardi che assicurano al Governo 15 GW di pompaggi che si fanno in 5 laghi di 10 km.2 l’uno per 70 m.di dislivello,una sciocchezza rispetto ai miei 250 GW ma vedrete che vinceranno i soliti gattopardi per una manciata di GW.Chi desidera notizie sul mio piano, contatti caffit@alice.it

  28. Pier

    Il MSE, tramite il Ministro al Senato, cita un progettino ridicolo di Terna per 15 GW sostitutivi EPR nucleare tramite il mio pompaggio-turbinaggio.Ed allora mi incazzo perchè Terna copia un mio progetto in malo modo. Terna progetta 15 GW ad un costo altissimo che furbi non citano.Il mio lago di mare di 80 Km.per 20 km.stocca 16 TWh e produce 600 GW al costo di 17 miliardi.Ora se Terna o Enel ci riprovano a copiarmi il progetto faro’ una causa colossale perchè loro producono appena 15 GW,senza un litro di carburanti rinnovabili che è il vero obiettivo del mio piano.Se prelevo dai 600 GW prodotti dal mio lago di mare,400 GW li tramuto in 70 miliardi di litri di refuels,cosa che i grandi ingegneri Terna-Enel non sanno fare.Con 17 miliardi risolvo i problemi energetici italiani e mi vedo il progetto copiato male per rovinarlo e bloccarlo.
    Ma con 17 miliardi investiti nel lago marino produco 600 GW,cioe’ 100 miliardi all’anno,
    con 160 miliardi investiti nel ft ottengo solo 30 GW senza 1 litro di refuels.
    Il Desertec costa 400 miliardi,le 4 centrali EPR per 6 GW 36 miliardi.
    Voi dove mettereste i Vs.soldi? Non mi dite ft o EPR?

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