13
Apr
2015

Renzi: “No tagli alla spesa e no aumento tasse”. Male…—di Uberto Cardellini

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Uberto Cardellini.

Sta per essere varato il Documento di Economia e Finanza del 2015. Non è nostra intenzione entrare nel merito della questione, ma la dichiarazione soddisfatta “non ci sono tagli e non c’è un aumento delle tasse” sembra che non si addica a un premier che abbia intenzione di far cambiare verso a questo Paese; essa offre anzi lo spunto per alcune considerazioni critiche.

Anche ammesso che sia così, ci si può ancora accontentare di non aumentare le tasse?

E teniamo conto che quando un Governo italiano non aumenta le tasse, aumenta i contributi ( che possono a buon diritto essere considerati una tassa sociale: non comportano un servizio definito, non sono riscattabili, vengono erogati solo nel lungo periodo).

La tabella 1 mostra quanto un imprenditore sia costretto a pagare allo stato in forma di tasse e contributi. L’esempio si riferisce a un ipotetico commerciante single con un utile di circa 15000€ (il massimo utile che possa usufruire del regime dei minimi 2015) quindi non proprio a un nababbo

Tabella 1

Esempio imponibile: 15000€ *****

Italia*

USA**

Germania***

Tasse

Contributi

Tasse

Contributi

Tasse

Contributi

Aliquote medie

15%

23,5%

10-15%

15,30%

0-14,5% 

————

Valore in € ****

1.821,25

3.525

1.682

2.295

1.416,86

————

Totale trattenuto dallo Stato

     

5.346,25

     

3.822

    

1.416,86

Aliquota reale

     

36,00%

     

27,00%

    

9,00%

* Contributi interamente deducibili

** Contributi deducibili al 50%

*** Contributi non obbligatori. Ciascun imprenditore versa quanto vuole e a chi vuole (stato o assicurazioni private). Per quanto riguarda le tasse, i primi 8.354€ sono esentasse a prescindere da quanto sia il reddito totale.  Redditi oltre questa cifra vengono tassati con aliquote progressive  continue dal 14% fino al 42% (vedere tabella 3)

**** Imposte al netto dei contributi deducibili: base imponibile fiscale  italiana 16.000 euro per legge da cui si deducono i contributi

***** In Italia la base imponibile fiscale in questione, relativa ad un fatturato di 40.000 euro (regime “semplificato” dei minimi) e’ di 16.000 euro a prescindere dai dati effettivi. L’utile di 15.000 nasce invece dalla realtà commerciale. I contributi vengono calcolati su 15.000.

La differenza è evidente. Inoltre bisogna considerare che l’esempio rientra, per l’Italia, nel cosiddetto regime dei minimi, per cui esistono alcune agevolazioni, la principale delle quali consiste nel non pagare l’IRAP. Se quell’utile fosse più alto, supponiamo a 25000€, le tasse per l’Italia aumenterebbero al 28% su tutto l’utile addizionali ed irap incluse: a differenza degli altri paesi le tasse locali in Italia sono incamerate dallo stato e non sono praticamente deducibili: in totale siamo attorno al 4,5% in media. Deducendo i contributi, l’aliquota netta sarebbe circa del 22%. Decadendo le agevolazioni date dal regime dei minimi, tra tasse e contributi lo stato tratterrebbe circa il 49,5%. Nel caso di un utile di 25000€, il 15% indicato in tabella per gli USA non cambierebbe (la soglia di aumento è 29500$, circa 27000€) mentre in Germania non si andrebbe oltre il 18%, grazie alla possibilità di pagare i contributi a parte (nella forma e quantità desiderate e con qualsiasi soggetto si scelga). Si aggiunga che sia in Germania che negli Stati Uniti è previsto il quoziente famigliare, quindi una riduzione consistente delle aliquote per chi è sposato. In Italia questo non esiste. La tabella 2 riassume quanto appena scritto.

Tabella 2

Imponibile: 25000€

Italia*

USA**

Germania***

Tasse

Contributi

Tasse

Contributi

Tasse

Contributi

Aliquote medie

23-27%

23,5%

10-15%

15,30%

0-31%

————

Valore in € ****

5.712

5.875

3.076

3.825

4.261,14

————

Totale trattenuto dallo Stato

     

11.587

     

6.901

    

4.261,14

Aliquota reale

     

46,00%

     

28,00%

    

17%

* Contributi interamente deducibili. Non sono considerate IRAP e addizionali

** Contributi deducibili al 50%

*** Contributi non obbligatori. Ciascun imprenditore versa quanto vuole e a chi vuole (stato o assicurazioni private). Per quanto riguarda le tasse, i primi 8354€ sono esentasse. Redditi oltre questa cifra vengono tassati con aliquote progressive  continue dal 14% fino al 42% (vedere tabella 3)

**** Imposte al netto dei contributi deducibili. Non si deducono da IRAP.

Questo vale  anche per redditi più alti: a titolo di esempio con 75000 euro di reddito (la soglia della ricchezza per il fisco italiano), in Italia si dà allo Stato  il 55% dell’utile, in Germania il 33%, negli USA il 33%.

Per dare una idea di quale sia la struttura delle aliquote nei tre paesi per le persone fisiche (imprenditori e dipendenti) single e senza figli  , alleghiamo la tabella 3 (esistono deduzioni ulteriori per i dipendenti in ognuno di questi stati)

Tabella 3

Italia

USA*

Germania **

Reddito (€)

Aliquota (%)

Reddito (€)

Aliquota (%)

Reddito (€)

Aliquota (%)

fino a 15.000

23

fino a 8.400

10

fino a 8.354

0

Tra 15.001-28.000

27

Tra 8.400-34.200

15

Tra 8.354-13.469***

14-23,97

Tra 28.001-55.000

38

Tra 34.200-83.000

25

Tra 13.469-52.881 ***

23,97-42

Tra 55.001-75.000

41

Tra 83.000-173.000

28

Tra 52.881-250.730

42

oltre 75.000

43

Tra 173.000-376.000

33

oltre 250.730

45

oltre 376.000

39,5

* Cifre in € approssimate a causa della variabilità del cambio dollaro-euro. Esiste il quoziente famigliare che per persone sposate abbassa le aliquote a parità di reddito.

** Esiste il quoziente famigliare che per persone sposate abbassa le aliquote a parità di reddito. A questi scaglioni si aggiunge una imposta sociale per la Germania Est del 5,5% sulla  aliquota  stessa ( p.es: 5% del  14%). La presenza di una “no  tax area” riduce l’aliquota effettiva di ciascuno scaglione. Per i dipendenti la “no tax area” è maggiore di 1000 euro

*** Le aliquote sino ai 42000 euro sono progressive senza soluzione di continuità  e con diversa  pendenza, non sono come in Italia  ed Usa “piatte”

Come si vede, anche per i lavoratori dipendenti la tassazione è notevolmente più bassa negli altri due paesi (in Usa lo sono anche i contributi: 7,30% a carico del datore, 7,30% a carico del dipendente. In Italia sono rispettivamente il 20 ed il 10 %. La Germania invece ha un 20 e 20 %: ma nel maggior carico al dipendente è incluso l’assegno di disoccupazione  e l’assistenza infermieristica a casa. Se si paragona lo stipendio di un dipendente single italiano – tra i 24000 ed i 48000€ lordi all’anno – con uno tedesco si scopre che il netto è pressoché uguale.  I maggiori stipendi tedeschi sembrano essere legati alla minore tassazione/contribuzione sui datori di lavoro,  non sui dipendenti . Negli USA invece la t/c è in generale piu’ bassa su entrambi i soggetti).

In Italia le tasse ed i contributi sono più alti a livello generale ed a partire dalla media e piccola borghesia. Non c’è da stupirsi dunque se USA e Germania vanno meglio di noi sul fronte della crescita. La nostra economia è asfissiata dal carico fiscale. Esso va drasticamente ridotto e per farlo l’unico modo è tagliare la spesa pubblica (che sia quella primaria o quella per interessi attraverso le privatizzazioni e quindi la riduzione del debito pubblico). Se l’intenzione fosse realmente quella di cambiar verso, soddisfazione andrebbe mostrata solo nel caso in cui, alla presentazione del DEF, sia possibile dichiarare “ci sono consistenti tagli alle spese e alle imposte”.

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7 Responses

  1. Gaetano Morgante

    E’ palese che i nostri governanti non abbiano la minima intenzione di ridurre la spesa pubblica improduttiva, d’altronde è in parte una spesa clientelare che garantisce loro il consenso e quindi il potere oltre a garantire loro copiose e continue tangenti con cui intendono perseguire il fine per cui sono entrati in politica, ovvero arricchirsi rubando le risorse dello Stato e quindi le nostre risorse. La prova del nove riguardo tale palese fine ultimo dei nostri politici è data dalla mancata approvazione di una legge anticorruzione severa e in grado di disincentivare la corruzione. D’altronde chiedere ai politici che abbiamo una cosa del genere sarebbe come chiedere a Barabba di procurarsi i chiodi per essere crocifisso. Riguardo la pressione fiscale in Italia oltre ad essere vera la tabella riportata nel post, occorre considerare che dopo essere stati tassati con le imposte dirette proporzionali al reddito, con ciò che resta, ed è ben poco, occorre pagare le imposte indirette ovvero l’IVA, l’imposta di registro, le accise sulla benzina, sul gas, sull’acqua, sulla corrente elettrica, sulla musica etc.etc.. Fatti tutti i debiti conti lo Stato su redditi medi, tra imposte dirette e indirette trattiene circa il 70% e lascia al cittadino un magro 30%. La cosa più assurda è che con una pressione fiscale simile vi sono ancora intere categorie che non pagano imposte come il settore agricolo. Dopo aver distrutto il Paese adottando una politica economica neoliberista che ha fatto chiudere la metà delle aziende e aver adottato una moneta unica che di fatto ha ingabbiato il Paese in parametri teutonici che hanno una ragion d’essere solo in Germania, i nostri politici asserviti alle lobbies internazionali si rifiutano di ridurre la spesa pubblica, anzi pretendono di alzarla aumentando ulteriormente il prelievo fiscale di ulteriori 100 miliardi nei prossimi 4 anni. Siamo in mano a politici totalmente disonesti e radicalmente incapaci il cui unico fine è il potere e l’arricchimento personale che questo garantisce loro.

  2. Danilo

    Sarebbe interessante vedere quante aziende rientrano nel regime di fatturato minimo nei paesi considerati, per verificare se in Italia siano tutte appiattite sui minimi come spesso si sente. Infatti, escluso il caso US che è meno paragonabile all’Italia, come si vede dalle tabelle Germania e Italia si avvicinano come tassazione reale e mi chiedo se in Italia la tassazione sui redditi bassi sia così alta per sopperire alla mancanza di redditi dichiarati nelle fasce più alte.

  3. U Cardellini

    Gentile Danilo, lei sta ahime riprendendo un refrain che ci è stato imposto da anni di puublicistica statale: in primis vorrei però farle notare che anche solo le imposte NON sono simili tra Italia e Germania: o le sembra lo stesso pagare 1400 euro di tasse o 2250 (senza i contributi) a 15.000 euro?
    Per il resto lei fa un errore abbastanza classico e che si deve a quello che tutti noi leggiamo ogni dì sui giornali. Considera solo le tasse e non i contributi , che sono invece tasse sociali: difatti nella pratica lo stato non distingue tra le due nel loro uso, vanno in una “cassa comune” . Gli imprenditori tedeschi non pagano l’Inps. Gli americani pagano il 15%…… eliminiamo l’evasione Inps eliminando lInps sui datori, piuttosto !
    In quanto all’evasione in se: i dati ufficiali della Agenzia dele Entrate dicono che il Nord Italia evade tra il 17 ed il 18% delle imposte, quando la Germania evade il 16 e gli USA il 17. Non direi che nel Nord vi sia emergenza. Al sud si evade il 56%…. ma è pur verio che il PIL è un terzo che nel Nord. Riassunto? L’evasione ( che in media fa il 25%…quando quella europea è al 22%) non può giustificare una tassazione/contribuzione così alta .
    I dipendenti italiani si sono abituati a pensare che hanno un stipendio basso e che è colpa degli evasori: invece come vede il netto è eguale nei due paesi (ma i lavoratori italiani hanno pure…l’assegno didisoccupazione a parità di netto). Non le viene in mente che certe storture sulle PIVA ( tassazione piu’ contribuzione, acconti del 100% per l’anno successivo) tipicamente italiane siano esse cause della evasione e non viceversa? Provi a mettersi nei panni delle PIVa, sentirà un irrefrenabile impulso ad emigrare. Grazie per aver letto il mio intervento. U C

  4. At

    Tutto condivisibile…
    Siamo effettivamente giunti al bivio dove la volontà EU, consenso degli italiani, e probabilità di rielezione del governo corrente coincidono come ha velatamente alluso Shroeder ?
    Non capisco però come possono sperare far digerire una deroga alle salvaguardie senza provvedimenti con copertura “certa” ?

  5. gianni

    Dato l’esorbitante debito pubblico, che ormai sfiora i 2200 miliardi di euro, quale beneficio possono portare 50 – 60 miliardi di privatizzazioni? Senza contare il modo tutto italiano di fare le privatizzazzione, a pure uso e consumo dei vari compagni di merenda.

  6. MARCO

    non se ne fanno un problema
    DEVONO MANTENERE UNA MAREA DI COLLEGHI
    OLTRE IL 15% DEI NOSTRI CONCITTADINI CAMPANO DI POLITICA
    tutte le aziende con oltre il 5$ di familiari in azienda con sinecure discretamente retribuite si estinguono in una generazione per aggravi di costi gestionali eccessivi e inciampi organizzativi
    IL NOSTRO PAESE SENZA TAGLI IMPORTANTI VERRA COMMISSARIATO PER CORRUZIONE E DISSESTO FINANZIARIO
    e speriamo che sia il più presto possibile per la minoranza degli onesti (sovente loro malgrado, per questo votano male pure loro)

  7. flavio

    il lettore gaetano morgante dopo aver scritto “lo stato(s minuscola) trattiene circa il 70% del reddito” denuncia le colpe della politica economica neoliberista. Mi dica che e’ un burlone.

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