30
Ott
2015

Rai Tivù: oltre il canone c’è di più—di Gemma Mantovani

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Gemma Mantovani.

E’ stato recentemente pubblicato da IBL un interessante paper di Serena Sileoni, molto puntuale e chiaro, sulla proposta di inserimento del canone RAI nella bolletta dell’energia elettrica. Sottolineo in particolare, un passaggio: “Il canone, infatti, ha natura di imposta. (…) La bolletta, invece, riflette il prezzo di un servizio, pur gravato di una molteplicità di oneri tariffari. Nel primo caso, il tributo si paga solo per possedere una tv, a prescindere dall’usarla per vedere la Rai. Nel secondo caso, il pagamento è correlato al consumo di un servizio, il quale si trascina appresso una serie di finalità pubbliche (ma in qualche modo correlata al servizio stesso) quali il finanziamento delle fonti rinnovabili, lo smantellamento degli ex siti nucleari, la mutualità nei confronti delle famiglie in condizione di disagio economico e fisico, ecc”. Perciò, oltre alla pura erogazione di elettricità, in bolletta paghiamo anche quelli che vengono chiamati gli oneri generali di sistema, determinati per legge o decreto, a sostegno di interventi d’interesse generale.
Trovo questa delucidazione molto utile, soprattutto per una distratta che la bolletta non l’ha mai letta, a parte il totalone finale! Ma questa trovata è solo e semplicemente una questione di “praticità” per lo Stato nell’ottenere il pagamento di un’imposta molto evasa oppure, in realtà, in questo modo il governo intende affermare una scelta appunto, come gli oneri, generale e di sistema?
Il canone RAI, trasmigrato nella bolletta elettrica, si trasforma in un onere generale di sistema; è così che il governo decide che al consumo di energia elettrica venga collegata la necessità di finanziare la gestione pubblica del servizio radiotelevisivo in quanto intervento di interesse generale. In questo modo, il sovvenzionamento dei costi del servizio radiotivù pubblico risulta, da un lato, tanto essenziale da essere blindato nel pagamento della bolletta elettrica e con una somma per ora determinata, ma, come gli altri oneri generali di sistema, potrebbe anche avere sorti diverse. Potrebbe esaurire la sua necessità, come, si potrebbe esaurire, prima o poi, l’onere dello smantellamento degli ex siti nucleari, o al contrario, potrebbe aumentare tantissimo, come potrebbe, per esempio, accadere all’onere della promozione della produzione di energie da fonti rinnovabili.
A voler essere molto ottimisti il finanziamento in bolletta della RAI potrebbe davvero esaurirsi con lo smantellamento delle rovine, delle macerie derivate dalla “deflagrazione” della “bomba a idrogeno delle lottizzazioni”: perché la RAI è per certi versi simile ad un sito nucleare da bonificare. Ma a voler essere pessimisti potrebbe iniziare una stagione di rilancio e di crescita vertiginosa di investimenti dello Stato nell’”energia alternativa informativa ecocompatibile” della RAI, onere connesso alle stelle.
“Inoculando” in bolletta l’ei fu canone RAI il governo si dimostra convinto che sia d’obbligo finanziare il servizio radiotelevisivo erogato dalla mano pubblica, perché evidentemente lo ritiene ancora baluardo indispensabile al fine di garantire più libertà: ma questo non è che un “atto di fede” richiesto ai cittadini. Un “atto di fede” sul “mito” della RAI che esorbita totalmente dalla ragionevolezza della nostra costituzione che garantisce a tutti la libertà di espressione, ma mediante qualsiasi mezzo, sia esso pubblico, sia esso privato. Esattamente come, laicamente, gli italiani hanno già chiesto e ottenuto 20 anni fa di eliminare, conformemente alla costituzione, la gestione pubblica del servizio radiotelevisivo. Per fortuna sono finiti da un pezzo gli anni del “pluralismo” di Stato e oggi le sempre più strepitose innovazioni tecnologiche, l’apertura dei mercati, la concorrenza, sono strumenti a garanzia delle nostre libertà.
Tra i non detti, gli “atti di fede”, “gli esperimenti” contabili–fiscali, con la vicenda canone si è passati dallo storytelling alla vera e propria fiction, poco adatta ad una democrazia che chiede di conoscere per deliberare ed anche per pagare e certo non accetta il “paga e taci”.

2 Responses

  1. Nino

    Guardo poco la TV. Preferisco YouTube. Ieri sera spinto dai miei figli entrambi maggiorenni, mi sono convinto a condividere il divano non per una partita o un film su Sky ma per vedere una fiction prodotta dalla RAI a dir loro divertente.Ho resistito 20 minuti a vedere adulti senza responsabilità che facevano i ragazzini alla prima cotta e che avevano come unica preoccupazione L’amore è coppie di tutti tipi compreso due lesbiche e fin qui niente di male, ma che aspettavano un bambino e questo mi ha dato sinceramente fastidio. Ne abbiamo parlato in famiglia e magari gli autori se lo auguravano. La conclusione unanime è stata che effettivamente il canone andrebbe proprio abolito.

  2. FR Roberto

    Se esiste una tassa, ritengo sia dovere di ogni cittadino pagarla (il canone RAI non è un canone, è una tassa).
    Detto questo, se esistesse un buon governo, questo deve ridurre gli sprechi pubblici, e a questo contribuirebbe una vera riforma della RAI, che dovrebbe subire una pesante cura dimagrante.
    Se esistesse un buon governo, questo deve seriamente valutare l’opzione di abolire una tassa che ha alla base dei presupposti inaccettabili.
    Mettere una tassa nella bolletta elettrica, superati i problemi tecnici e legali, sarebbe tremendamente efficace, ma alquanto discutibile…..

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