28
Gen
2010

Quei ponti fra la conoscenza ed il potere

Come ogni anno James McGann dell’Università della Pennsylvania, già autore di numero studi sui think tank , ha pubblicato il rapporto mondiale “Go-To Think Tanks”. I lettori di Chicago Blog sono ormai familiari con il mondo dei “serbatoi di pensiero”. Come scrive Mc Gann:

Think tanks, or public policy research institutions, have begun to prove their utility in the domestic policy sphere as information transfer mechanisms and agents of change by aggregating and creating new knowledge  through collaboration with diverse public and private actors.

In buona sostanza i think tank agiscono come “ponti fra la conoscenza d il potere”. E’ bene leggere nel dettaglio i dati presentati dalla ricerca di McGann. La prima cosa interessante da segnalare è la continua crescita del numero di think tank presenti nel mondo. Esistono oggi oltre 6300 think tank in 169 Paesi. Il dato è da valutare  tenendo conto della crescita del numero nel corso degli anni.

Per ciò che concerne la diffusione su scala geografica, Europa (28%) ed U.S.A. (30%) fanno registrare il numero più alto di think tank. C’è da dire che le strategie, il mercato delle idee e l’impatto dei think tank nelle due realtà sono totalmente diversi. Da segnalare l’aumento dei think tank in Cina.

Veniamo ai nomi. Ottimo posizionamento per la Brookings Institution (prima al mondo, prima negli Stati Uniti). La Chatman House si segnala come miglior think tank non americano. Tra i primi dieci negli Stati Uniti, oltre alla già menzionata Brookings, segnaliamo ilCarnegie Endowent for International Peace (2°), la Heritage Foundation (5°), Il Cato Institute(7°). Solo nono l’American Enterprise Institute. Da segnalare l’ottima prestazione del Center for American Progress dell’obamiano John Podesta premiato come il think tank che ha avuto il maggior impatto sulle public policies. E’ da queste parti che bisogna guardare per capire le mosse dell’amministrazione Obama.

Quattro le istituzioni italiane presenti nella classifica: l’istituto Bruno Leoni 36° in classifica, e poi l’Istituto affari internazionalil’Aspen Institute ed il Centre for Economic and International Studies.

C’e’ un trend chiaro che emerge dal rapporto: anche nel mondo dei think tank la globalizzazione ha fatto e sta facendo la differenza. Entrare in un network per scambiare informazioni, best practices e soluzioni di policy da adattare alle singole realtà nazionali è indispensabile per sopravvivere nel mercato globale delle idee.

L’Italia non se la passa bene. A parte le iniziative di alcuni capitani coraggiosi, sembra che attori pubblici e privati in questo, come in altri settori abbiano fatto una scelta sul dove andare. O meglio, hanno optato per la più agevole delle soluzioni. Quella di non partire.

1 Response

  1. Rino P.

    Vado forse OT.

    IlSole24Ore pubblicizza da oggi l’uscita di una raccolta di volumi con i classici dell’economia.
    I titoli sono i soliti … A.Smith – Walras – Marx – Pareto – KEYNES – Fisher – Modigliani e altri. Tra i classici noto con dispiacere che non ci sono i nostri cari Hayek e Mises. Si tratta di NON economisti o si tratta di autori POST-MODERNI?

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