18
Giu
2013

Quattro novità che ci sfidano

L’istituto Bruno Leoni ha dato una nuova veste al suo blog, e riprendo da oggi a scrivervi dopo un semestre, la pausa obbligata imposta dalla campagna elettorale e da quel che me n’è colpevolmente venuto.

Solo quattro semplici e nette considerazioni, non ispirate all’heri dicebamus perché il mondo e l’Italia cambiano intorno a noi, e perché ovviamente anch’io non sono lo stesso di prima.

La prima è di contesto globale. In questo semestre si sono sprecati i brindisi di trionfo politici e mediatici per l’ulteriore spinta venuta dalle politiche monetarie iperlasche, in sintesi per l’aggiunta della Abenomics giapponese al QE3 della FED. È sembrato a molti l’uovo di colombo, abbinare da parte di Tokyo un’ulteriore vigorosa spesa pubblica in deficit a un raddoppio della base monetaria in 18 mesi, con acquisti mensili sui mercati tali da raddoppiare gli 85 miliardi della FED, e con l’obiettivo di alzare inflazione e consumi, svalutando lo yen e aiutando l’export del Sole nascente. È stata una mossa che ha disallineato molte teste, nel mondo. Una delle ricostruzioni più pungenti del contrasto tra monetaristi e fiscalisti – o se volete “tutto il potere all’inflazione” contro “resta più saggio ridurre deficit, debito pubblico ed eccessi di tasse” – la trovate qui.

C’è chi ha allineato Milton Friedman a Keynes, come padri congiunti del sostegno agli elicotteri dell’easy money. Ma per fortuna c’è una differenza, tra il massiccio consumo di alcol che induce dipendenza e solo nel lungo termine fa scoppiare il fegato in cirrosi, e le sbornie che passano presto. La Abenomics dovrebbe iscriversi nella seconda categoria. Nell’ultimo mese ha già mostrato la sua devastante portata. In Giappone, consumi a breve e crescita sembrano riprendersi. Ma aver aggiunto il Pacifico all’Atlantico, in termini di oceanica liquidità, ha, nell’ordine: innalzato pericolosamente i rendimenti decennali del debito pubblico giapponese, che è mostruoso (240%del Pil); prodotto enorme volatilità, a cominciare dalla Borsa di Tokyo dove il Nikkei ha perso 20 dei 70 punti guadagnati in poco più di 6 mesi; esteso e potenziato il carry trade mondiale, visto che denaro a costo negativo può essere reimpiegato istantaneamente in titoli high yields sovrani come no. Poi, è bastato che dalle minute della Fed uscissero accenni alla necessità di fare un po’ di tapering, iniziare a moderare il Q3 se la crescita Usa si assestasse intorno al 2% visto che il balance sheet dell’istituto centrale è cresciuto nell’ordine dei trilioni di dollari, perché in pochi giorni si scatenasse il panico. Cioé nell’ordine: stop alla svalutazione rapida dello yen, per l’effetto inverso di indebolimento del dollaro; fuga dagli high yields a livello mondiale; riabbandono dai titoli sovrani di Paesi più a rischio, tra cui ovviamente anche quelli dei paesi eurodeboli.

È una salutare correzione da eccessi di offerta monetaria, e dovrebbe indurre a riporre lo champagne che con troppa frenesia tanti politici avevano stappato, immaginando che stampare moneta sia sostitutivo e gratis rispetto ai tagli di spesa per meno tasse e meno debito pubblico, e alla promozione di una più elevata produttività. La metto già piatta e tagliente: tanto più si vive e opera in un Paese ad alto debito pubblico da troppe tasse e bassa crescita da poco credito e bassa competitività, tanto meglio è se le illusioni dell’easy money svaniscono presto, o appaiono quanto meno agli occhi di tutti insieme alla portata devastante delle loro arcinote conseguenze negative.

La seconda considerazione riguarda l’Europa. In questi mesi si è diffuso un comune sentire in tutti i Paesi eurodeboli e soprattutto in Italia e Francia, la quale ha finalmente scoperto il bluff dei suoi deboli fondamentali economici. Il comune sentire è quello di una “svolta”, ma naturalmente quella più facile, almeno a parole. Spacciando in chiave europea le conseguenze anti austerità della polemica scatenata da Krugman contro Rheinardt-Rogoff, saltando in groppa a ogni ammissione del Fmi di aver sottostimato gli effetti di decrescita della Grecia, l’idea che si radica tra gli eurodeboli è che di riffa o di raffa si debba tornare a spendere con deficit pubblici più elevati, e che o i tedeschi lo capiscono, oppure fa lo stesso. Ora, l’euro è pieno di difetti, alla moneta unica non hanno fatto seguito – dovevano essere precedenti – l’unificazione dei mercati dei beni e dei servizi, necessaria ancor più di una politica davvero comune, fiscale e di bilancio. Ma l’aria che tira sulla “svolta” europea non ha a che vedere coi difetti dell’euro, da sanare se sanabili o da porre alle spalle rinunciandovi in una maniera non traumatica, o meglio la meno traumatica possibile cioè concordata. La svolta che molti invocano vuole semplicemente apprestare una nuova, illusoria, via di fuga. Basata sugli stessi errori che a un Paese come l’Italia sono già costati carissimi: le svalutazioni competitive monetarie, il miraggio che l’inflazione non sia una tassa sui più poveri, e che l’ammontare del debito pubblico in continua crescita non sia un problema ma solo un modo per arricchire gli intermediari e i mercati. Non confido che i tedeschi dicano testardamente no. Mi auguro semplicemente che in Italia sia possibile un dibattito in cui imprenditori come intellettuali restino con la testa sulle spalle, invece di inseguire su questa via Grillo e Berlusconi.

La terza e la quarta riguardano l’Italia. E sono brevissime. È cambiata anch’essa, in sei mesi. Eccome se è cambiata. C’è il governo Letta, dopo Monti e il disastro post elettorale di Bersani. Ed è cambiata nella crisi, che peggiora con l’aumento contestuale del debito pubblico, del fabbisogno e delle entrate pubbliche. Per chi la pensa come noi, non c’è alternativa a una quotidiana fatica improba, continuando a chiedere tagli di spesa pubblica per meno imposte su lavoro e impresa, interventi a favore della produttività e della concorrenza, misure nel credito per liberare capitale bancario oggi assorbito da titoli pubblici e sofferenze in verticale aumento. È cambiata l’Italia anche per chi si è illuso – parlo di me e per me – di una possibilità più ampia di dare un matto ai liberali in politica. È stato un errore. La storia non ammette accelerazioni improvvise, se non populiste. E di quelle non ne mancano davvero, in Italia. Bisogna molto lavorare di cultura e consapevolezza, intorno ai temi che sono nostri cioè del Bruno Leoni, perché un domani non centinaia di migliaia, ma qualche milione di italiani le abbracci se troverà chi vorrà dar loro gambe pubbliche diverse da quelli delle iniziative culturali. Mi limito a un esempio. Vi leggo tra le 80 misure del “decreto del fare”, ciò che nel comunicato stampa passava come semplificazione e come no al pignoramento dei beni d’impresa per ragioni di debito fiscale, venendo incontro alle difficoltà delle aziende. Si prevede che “i beni di cui all’articolo 515, comma 3, del codice di procedura civile, anche se il debitore è costituito in forma societaria ed in ogni caso se nelle attività del debitore risulta una prevalenza del capitale investito sul lavoro, possono essere pignorati nei limiti di un quinto, quando il presumibile valore di realizzo degli altri beni rinvenuti dall’ufficiale esattoriale o indicati dal debitore non appare sufficiente per la soddisfazione del credito”. Ecco, in quel “presumibile” c’è tutta la discrezionalità pubblica contro cui dobbiamo combattere. E fa irrimediabilmente capolino persino laddove si annuncia il contrario, tanto è forte la presa, nel nostro Paese, dello Stato e delle sue deformazioni

34 Responses

  1. AP

    Eccellente Oscar!

    Sono molto contento per te e fammelo dire anche per me…ti ho sempre letto con estremo interesse e piacere! Con te apprendo qualcosa ogni giorno e mi spingo a documentarmi sempre di più!

    Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto e che (meno male) continuerai a fare sempre di più!

    Un abbraccio

    Alberto P.

  2. fabry

    Grande oscar welcome back.

    Come citato in questo Blog, Japan e Europa devo risolvere grossi problemi. La teoria giapponese la dove non funzionasse sarebbe un suicidio assistito , per l’Europa o capisce che per ridurre debito non si deve distruggere welfare e aumentare tasse o sarà la fine..

    http://italyworkinprogress.blogspot.it/

  3. Riccardo

    Tu non manchi di chiedere scusa, questo è ciò che vedo tutte le volte che leggo qualcosa di tuo, che è sempre di ottimo livello (sottolineatura inutile);
    per quanto mi riguarda ti sei scusato a sufficienza;
    ah, un’altra cosa: NON AVERE la laurea NON IMPLICA essere ignoranti o non avere valore, come ancora il tuo caso specifico dimostra (sai quanti accademici ti invidiano la tua cultura?);
    d’altra parte, AVERE la laurea, titoli, onoreficienze, baci accademici, NON IMPLICA garanzie di buon operato, né tantomeno IMPLICA buonsenso; come altri hanno dimostrato.

  4. Francesco_P

    Bentornato!

    Ieri s’è scatenata la solita vuota polemica sulle affermazioni di Berlusconi a Pontida sulla possibilità di sforare il debito pubblico per ridurre le tasse. Affermazione discutibile, ma le reazioni della UE (dichiarazioni di Olli Rehn), della solita sinistra salottiera e dei media irregimentati è stata ancor più deludente cercando di trovare giustificazioni al fatto che sia antieuropeo cancella l’aumento dell’IVA e sospendere il pagamento dell’IMU sulla prima casa. Eppure queste tasse, particolarmente recessive e punitive dei ceti più deboli e dei piccoli imprenditori, sono solo una goccia nel mare delle entrate fiscali. Nessuno ha detto: “agiamo sulla “junk public expenditure”, che un vero e proprio oceano a cui attingere per la riduzione della pressione fiscale.

    Io amo ciò che è politicamente scorretto e quindi preferisco la dizione italiana: spesa pubblica spazzatura.

    Personalmente ritengo molto importante mettere il dito nella piaga di una spesa pubblica gravata da processi amministrativi a dir poco folli (non s’offendano i matti), procedure d’acquisto che porterebbero al fallimento qualsiasi azienda nel giro di pochi mesi, enti inutili, ecc., tutte cose conosciute e comprese dalla gente, ma – a mio avviso – nei cui confronti non si è fatta ancora una vera e propria campagna politica nel Paese.

    Il governo Letta è il male minore per l’Italia in questo momento, ma è pur sempre un compromesso fra “statalisti di centro-sinistra”, maniaci della tassazione, e statalisti di “centro-destra”, maniaci del debito. Va criticato e stimolato dal basso.

  5. Giorgio L.

    Oscar, bentornato anche da parte mia.

    Potresti soffermarti maggiormente sul discorso Friedman-Keynes-sbornia-cirrosi? Non sono sicuro di aver capito che cosa intendevi dire e la cosa mi interessa alquanto. Anche perché vedere così accomunati diavolo e acqua santa non può che suscitare interesse.

  6. Sergio Baldini

    Bentornato Giannino! Ti leggo sempre con grande piacere, condividendo appieno le tue analisi.
    Mi piace sentirti affermare che il creare una cultura liberale risulta essere una impresa più difficile di quanto potessi pensare; sono d’accordo e ho sempre sostenuto che questo fosse il più grande problema, forse un pochino sottovalutato, per una rapida affermazione del movimento da te creato (e sottolineo da te). Ti sarò grato se vorrai continuare in queta ardua impresa garantendoti sempre il mio modesto appoggio. Sergio Baldini

  7. DRM

    Molto bene, ora la seguirò assiduamente, spero anche che bastoni a dovere la nostra Agenzia delle Entrate, io nel merito per non aver pagato (era giorno festivo, per la verità 3 giorni festivi consecutivi, ora devo veder decadere le rate concesse di cui due già pagate, e pagare ad Equitalia ben € 7.000 in più se sull’unghia, diversamente diventeranno udite udite, ben € 22.000 in più.
    CHE DIRE??? io non ho oltre al denaro nemmeno le parole.

  8. Ben tornato anche da parte mia!
    In tutti questi discorsi sul “debito” mi sembra che manchi un particolare che invece ogni persona umana fa quando si tratta di un debito privato: debito per farci cosa?
    Qui sta secondo me il problema, nella mancanza di una prospettiva: nella storia sono stati fatti debiti per costruire infrastrutture, per fare guerre, per accelerare la crescita… qual è il fine del nostro debito?
    A vedere bene pare per mantere una casta burocratica che non solo è improduttiva, ma che complica la vita alla gente comune. INVALSI con le scuole che crollano, PRA e Motorizzazione Civile, marche da bollo e versamenti alla posta per avere 1 documento 1, autorizzazioni a non finire… e piuttosto non curiamo i malati, ma manteniamo questo scempio!

  9. Galis

    Analisi lucide come quelle di Giannino non vengono prodotte neanche da accademici e parrucconi vari. Complimenti come al solito !!

  10. Paolo

    Attenzione: con il passaggio a leoniblog.it non funziona più il salvataggio del testo degli articoli nell’archivio di Instapaper. Viene salvata solo l’intestazione della pagina. Vi prego di rimediare: Instapaper è un servizio molto usato da ” le nuove generazioni, più a loro agio nell’uso della rete come strumento primario per la ricerca di informazioni e punti di vista”.

  11. Paolo

    Bentornato! Sentivamo tutti la tua mancanza

    Una veloce considerazione in merito ai tuoi punti: da liberista credo che il mercato abbia sempre ragione, ora il mercato ci insegna che il rapporto di cambio attuale per l'”euro italiano” non è corretto. Da liberista sono abituato ad osservare la realtà e accettarla per quello che è. Perchè tu continui a dire che l’euro non è (nemmeno parte del) problema? non lo capisco. Capisco dire “risolviamo prima i nostri problemi endemici e poi vediamo come va”, ma la questione mi pare altra: per una serie di ragioni, sia economiche (i tassi che gli stati pagano per indebitarsi sono diversi tra loro e quindi un euro italiano non costa come un euro tedesco o greco) che legali (mancata implementazione di una unione fiscale, mancata implementazione di una autorità di vigilanza bancaria, non esiste un “level playing field” nemmeno sui numeri e ognuno contabilizza identiche poste di bilancio in maniera diversa tanto per dire che parlare dei vari rapporti debito/PIL è come parlare del sesso degli angeli, oltre al fatto che i controlli di capitale ci sono in Eurolandia e sono destinati a rimanere, e probabilmente ad essere estesi ad altri paesi oltre a Cipro) l’Euro è una delle ragioni per cui l’economia italiana non va, non dico che sia l’unica ma se veramente il cross Lira/USD dovrebbe essere 1,18/1,20 come dicono TUTTE le banche e TUTTI gli analisti, non credi che un cross a 1,32 sia un problema? Anche perchè permettimi di dire che le riforme economiche che entrambi ci auguriamo non avverranno mai anche se restiamo nell’Euro, sarà necessario probabilmente il ns. prossimo default (si può scrivere che secondo diversi analisti faremo default al termine del primo quarter del 2014?). Non è che il rigore imposto da conti pubblici in dissesto stia producendo un retrenchment dello stato e una politica fiscale espansiva, sta avvenendo il contrario! La spesa pubblica sul totale del PIL è in costante aumento e l’unica politica fiscale che fa il governo è introdurre nuove tasse!

    Insomma dato che ti stimo (e che nonostante tutto ho votato FARE, se raccontavi di essere andato allo Zecchino d’Oro per me non è un problema, sei una persona “larger than life” MA seria e che ha presentato proposte chiare e realistiche) non capisco (più) questa tua posizione sull’Euro: mi pare che da un punto di vista strettamente liberista l’Euro sia una cosa che non sta in piedi, perchè non ammetterlo? o sbaglio io?

  12. Gianfranco

    Un fantasma! Un fantasma!

    Alla fine di martellarlo nella testa del pueblo mentre questo stesso sta subendo le pene dell’inferno, ed appena le chimere di Silvio e Giuseppe si saranno rivelate per cio’ che sono, vedra’ che verra’ il tempo di mietere.

    Pero’ il passaggio imprescindibile, nella mia umile opinione di grasso imbecille, rimane uno: agli statali dovranno saltare gli stipendi ed agli anziani consegnate le tessere annonarie.

    Cordiali saluti e bentornato
    Gianfranco.

  13. Vieri

    Bentornato!
    Ero in astinenza da analisi lucide e chiare, la “fuffa” ce si sente e si legge quasi ovunque stava iniziando ad annebbiarmi il ragionamento.
    Un abbraccio da un affezionato lettore (e ascoltatore) di ieri… come di domani.

  14. Signorelli Simone

    Oscar ci sei mancato torna come prima e non essere troppo severo con te stesso non hai fatto nulla di male

  15. Giusi

    Complimenti Oscar!
    Sei l’unico che riesce a dare sempre voce ai miei pensieri.
    Però, perdonami, è vero che la storia non ammette accelerazioni improvvise, ma prego tutti gli amici liberali – e te per primo – di non ripiombare nella nostra atavica timidezza che è il risultato del nostro spesso eccessivo perfezionismo. Voglio essere ottimista: sono convinta che se ciascuno di noi, nel suo piccolo, locale o professionale che sia, continua a diffondere le riflessioni critiche in chiave liberale su tutte le azioni di politica economica che giornalmente ci vengono proposte e fatte passare per “lenzuolate” di liberalismo e semplificazione … beh, forse riusciremo a sedare il populismo imperante!
    E siamo in molti a volerci ispirare alle tue sempre solide considerazioni, quindi datti da fare … noi siamo occupati a rintuzzare ogni giorno il Leviatano che ci opprime …

  16. gabriele

    finalmente!

    capisco l’amarezza per l’esperienza personale, ma non si tratta di evitare le accelerazioni nell’impegno diretto per limitarsi a diffondere cultura: le due cose viaggiano insieme e si alimentano reciprocamente.
    Se torni in prima fila con FID, il mio voto è per te ancora una volta (e comunque grazie per averci messo la faccia).

  17. Riccardo

    Apprezzo molto Oscar Giannino ma lo apprezzerei definitivamente se dicesse che la bomba economico finanziaria su cui siamo seduti è dovuta all immenso travaso di risorse e d’investimenti nei paesi in via di rapido sviluppo (Cina Russia Brasile ecc), travaso avvenuto per arricchire le grandi corporations (con il corollario di sfamare popoli una volta indigenti), dopo che queste avevano tratto il massimo profitto dai consumi dei popoli occidentali.
    Dovrebbe dire che l’occidente ha vissuto da trenta quaranta anni al di sopra dei propri mezzi ed ora tocca pagare il conto, non potremo piu mantenere il nostro tenore di vita (giusto o sbagliato che fosse) qualsiasi cosa facciamo ed anche se seguissimo i suoi (molto corretti) consigli.

  18. piero

    bentornato Oscar , la sconfitta elettorale è stata una sconfitta di tutti noi ma questo non significa che non si debba continuare a provare , il paese è allo sfascio , l’economia è di fatto morta ed ancora si parla di tasse di tasse di tasse. Abbiamo bisogno di voci come la sua

  19. piero

    bentornato Oscar , la sconfitta elettorale è stata una sconfitta di tutti noi ma questo non significa che non si debba continuare a provare , il paese è allo sfascio , l’economia è di fatto morta ed ancora si parla di tasse di tasse di tasse. Abbiamo bisogno di voci come la sua

  20. Orfeo

    Finalmente sei tornato !!!!
    Scusa per il tu ma dopo tanto che ti seguo mi mancavi e quindi ti considero un pò amico , e come sempre (quasi) condivido ciò che hai scritto
    Alla prox

  21. Mike

    Bentornato, caro Oscar ! Il fatto di poter leggerLa ancora in questo prezioso e autorevole Blog è davvero un gran piacere. Buon lavoro !

  22. Claudio

    stimatissimo Oscar Giannino è un piacere sapere che la sua uscita dalla scena è stata momentanea e che si potrà contare di nuovo sulla sua presenza nella scena dell’informazione. Non desidero puntualizzare quanto le è accaduto come vicenda personale, ma credo che parlarne un pò faccia bene a lei alla gente come me che la stima e la segue. Il vero problema di ciò che è accaduto è che lei al momento forse non ha colto è l’enorme valore del fatto che uomo normale senza master internazionali o altri titoli accademici come i suoi colleghi spesso si lustrano, si confronta al massimo dei livelli con vera autorevolezza e preparazione come uno dei massimi esperti e concreti economisti nazionali. Se tutto questo fosse da lei stato dichiarato preventivamente non immagino il vantaggio competitivo che le avrebbe fruttato invece così è stata bruciata una grande occasione di marketing. Per quel che mi riguarda non cambia assolutamente nulla io se posso l’ascolto con grande attenzione sempre in ogni caso.

    Sui temi da lei posti non ci sono dubbi ma è necessario che qualcuno inizi a dire la verità dove al primo posto c’è un informazione deviante che manipola le persone e generalmente non informa. Il debito enorme che abbiamo ha una sola possibile soluzione che lei spesso ha pronunciato nella sua trasmissione 9 e un punto ed è la spesa pubblica. Nessuno ne vuole parlare ma la spesa pubblica è l’unico punto su cui si può risolvere in un percorso di almeno 20 anni il grave problema del debito. Nessuno ne parla perchè l’argomento non è trattabile chi ne parla finisce male anzi malissimo. Tagliare drasticamente le spese in Italia è impossibile, tutto il resto sono inutili perdite di tempo che non portano da nessuna parte, eppure nessuno ne parla nessun giornale affronta seriamente la questione nessuna trasmissione televisiva viene dedicata alla spesa come se fosse un argomento tabù da nemmeno pronunciare. Lei dovrebbe cercare di dare una risposta a questa domanda del perchè e per quel motivo l’argomento della spesa non è affrontabile che cosa si nasconde dietro tutto questo?
    grazie e buon lavoro

  23. Vittore

    Bentornato Oscar !!!!… 6 mesi di purgatorio… quasi quasi facevi in tempo a scriverlo tu il purgatorio al posto di Dante…
    In ogni caso, mi sono reso conto che in 6 mesi il mio cervello deve essersi un pochino assopito.. visto l’impegno che ho dovuto mettere in campo per conprendere il tuo post 🙂 Il mondo è cambiato in 6 mesi , ma come è cambiato Giannino ? speriamo abbia mantenuto la stessa voglia di combattere di prima ! ..e a proposito di Giappone …speriamo che , così come ercolino sempre in piedi e le bamboline Daruma, valga anche per Oscar il detto” Jinsei nana korobi ya oki” …7 volte giu 8 volte su !!!!

  24. vitto

    Carissimo Oscar Bentornato!!!! …. in 6 mesi quasi aquasi avresti potuto scriverlo tu il Purgatorio al posto di Dante !!! 6 mesi in cui il mondo è cambiato, ma come è cambiato Oscar Giannino ? speriamo che questi 6 mesi non abbiano piegato lo spirito indomito di combattente .. va bene fare cultura, ma se si accompagna ad un po di azione è meglio! …e a proposito di Tokyo …come per Ercolinosempreinpiedi e le bamboline Daruma, spero che anche per Oscar valga il detto ” Jinsei nana korobi ya oki ” 7 volte giù 8 volte su !

  25. Niky

    Grande Oscar! Bentornato! Ti prego torna presto a radio24 che senza di te è diventata la radio dei dipendenti a tempo indeterminato! Nulla togliendo ad alcuno non è rimasto nessuno che abbia un’idea vaga di cosa sia fare impresa in questo paese!

  26. francine

    Finalmente!!!
    Sobrieta’,intelligenza,spirito di sintesi..ci e’ mancato molto..
    Bentornato e buon lavoro

  27. CARLO GREZIO

    analisi come sempre buona e in gran parte condivisibile.
    ovviamente la sua attendibilità è definitivamente compromessa dal lungo elenco di cialtronate commesse e dal disprezzo mostrato per chi aveva anche creduto nell’ipotesi di fermare il declino.
    non sarebbe opportuno che l’istituto leoni affidi ad altri la gestione di questo blog o pensate che basti cambiargli nome…?
    in questo paesi i cialtroni sono ampiamente amati e apprezzati e cosi’ come è stato perdonato e dimenticato tutto e più volte su berlusconi, bossi e grillo, un pietoso velo coprirà anche giannino….
    Non avrei mai pensato di doverla accomunare a quella bella compagnia ma lei è stato veramente una pessima sorpresa.
    laicamente imperdonabile.

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