25
Gen
2010

Qualche parola su Citizens United

La politica costa, ed in Italia lo sappiamo bene. La Corte Suprema lo ha ricordato gli americani. Con la pronuncia nel caso Citizens United v. Federal Election Commission,  (5 voti favorevoli e 4 contrari) la Corte Suprema americana ha stabilito che il governo non può più porre limiti ai contributi dati alle campagne elettorali da parte delle corporations. L’importanza della pronuncia si può percepire dalla reazione di Obama che, nel messaggio settimanale ai cittadini, ha parlato di “un attacco alla democrazia”da parte dei giudici. Naturalmente è possibile valutare la sentenza in vari modi.  Alessandro De Nicola ne fa una puntuale analisi sul Sole24ore evidenziando come, al netto di ogni polemica, gli Stati Uniti abbiano sempre garantito grande trasparenza nel mercato dei finanziamenti politici.

Gli americani si sono divisi secondo le tradizionali linee ideologiche, così se il Cato Institute esulta il New York Times promette battaglia ed invoca l’intervento del Congresso,  Jeffrey Tobin sul New Yorker parla invece di un “bad judgment”. L’analisi più equilibrata è probabilmente quella dell’Economist. Non mi interessa approfondire qui i numerosi tecnicismi della decisione. Una analisi prettamente tecnica richiederebbe altra sede. Vorrei invece accennare ad alcuni aspetti tenuti poco in considerazione nei commenti che ho letto fino ad ora.

E’ interessante notare come uno dei consiglieri più influenti nella cerchia degli Obamiani, il Prof. Cass Sunstein, non avesse previsto questo terreno di scontro fra la maggioranza conservatrice della corte suprema e le tradizionali posizioni liberal. Nel 2005 in Radical in Robes. Why Right swing courts are wrong for America nemmeno un capitolo era infatti dedicato all’argomento.

Altro punto fondamentale è il coraggio che nel corso degli ultimi 30 anni i Repubblicani hanno avuto investendo nel mercato delle idee. Come sottolinea Jack Balkin, Citizens United va analizzata tenendo conto di tutto quel mondo repubblicano che nel corso degli anni ha creduto nelle sue idee ed ha creato delle strutture e formato degli intellettuali capaci di controbilanciare le tradizionali élite liberal. La decisione dunque non è una sorpresa.

Problema ben noto è poi quello della legittimazione dei giudici che, sempre più spesso, affrontano questioni di grande portata politica (vd. Juristocracy di Ran Hirschl). Come conciliare il rispetto della legge approvata dalle maggioranze parlamentari con quello per la funzione giudiziaria? Da questo punto di vista Citizens United presenta una maggioranza conservatrice che, visto il suo attivismo nel caso di specie, non fa i conti con i tradizionali principi conservatori che enfatizzano il rispetto dei precedenti ed i principi del judicial minimalism.

Forse il fatto che siano sempre più spesso i giudici a decidere e non “We the people” è il problema davanti al quale Citizens United ci mette nuovamente di fronte. Citizens Unite!!

2 Responses

  1. Luciano Pontiroli

    Non un commento ma qualche osservazione spicciola.
    Il ruolo dei giudici è diverso nei vari ordinamenti, ma possiamo cogliere un’affinità tra la US Supreme Court e la Corte Costituzionale italiana, perché entrambe sono formalmente chiamate a controllare la costituzionalità delle leggi: al di sopra delle maggioranze parlamentari, transitorie, c’è un patto costituzionale duraturo, che garantisce le minoranze dagli abusi altrimenti possibili (almeno in linea di principio).
    Poi si può sempre andare oltre la forma ed immaginarsi che l’interpretazione della costituzione sia frutto di pregiudizi politici – soprattutto quando si pensa ai metodi di nomina dei giudici dei due consessi. Ma, in the long run, gli squilibri si correggono (almeno spero).

  2. pasquale

    Grazie per le osservazioni.

    Concordo con il ruolo “contromaggioritario” che è assegnato alle corti supreme mediante i processi di costituzionalizzazione. Onestamente tendo a concordare con le posizioni di Ran Hirschl che enfatizzano l’aspetto politico delle decisioni delle corti. Non parlo di “pregiudizi”, ma come Balkin di processi di “Constitutional entrenchment”. http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=930514

Leave a Reply